In una Valtellina che pochi mesi dopo sarebbe stata devastata dall’alluvione del luglio ’87, e più precisamente in quel di Sondrio, il duo Olaf / Piero stava per dare alle stampe un nuovo numero della fanzine “Dianoia”. Numero che però poi, per motivi che sinceramente ora non ricordo (ma in ogni caso non dipendenti dall’alluvione di cui sopra!), non uscì mai. I nostri continuarono l’attività spostandosi in campi differenti, denominandosi Alpi In Resistenza e perseguendo svariati progetti fra cui ricordo l’ottimo giornale (stampato in tipografia) “La talpa al sole” nella seconda metà dei 90’s. E fu proprio a metà anni novanta che, una sera, i due diedero a me e al Marco alcuni fogli contenenti articoli ed interviste che sarebbero dovuti apparire su quel numero mai uscito, sperando che noi potessimo finalmente portarli alla luce. C’era la traduzione di una lunghissima retrospettiva sui Crass scritta dalla band stessa (che noi pubblicammo su ‘ Nessuno Schema’ # 7 nell’estate ’97) e c’erano anche due interviste che però lasciammo da parte. Qualche anno fa (parlo del 2007, se non erro), durante lo smantellamento di quello che era stato il quartier generale di questa fanza (leggasi la casa dei genitori del Marco, venduta in quell’anno), il mio ex-socio di ‘zine si trovò nuovamente in mano quei fogli (di cui sia io che lui ci eravamo candidamente dimenticati) e me li portò nel caso io fossi ancora interessato a pubblicarli. Beh, perché no? In fin dei conti si tratta di due interviste (fino ad oggi inedite) a due bands importantissime per l’Hardcore italiano degli anni ottanta: i romani High Circle e i milanesi Wretched (i quali, ricordo, cercai di intervistare nel ’92, ma non mi risposero. Mi venne detto che Gianmario, il cantante, aveva dato un taglio netto con tutto quanto riguardava la sua ex band. E in effetti bisogna riconoscere che a tutt’oggi non abbiamo mai assistito a nessuna patetica riunione del gruppo meneghino…per fortuna! E io la mia intervista ai Wretched adesso ce l’ho ;-) !), due bands che per inciso adoro da quasi venticinque anni ormai! Non sento/vedo Olaf & Piero da tempo, per cui (mi rivolgo a loro) se vi capita in mano questa fanza spero apprezzerete questo mio (tardivo!) tributo al vostro operato di un quarto di secolo fa!
(risposte di Massimiliano Ruggeri, il cantante/bassista)
Che cosa avete fatto musicalmente finora?
Un 7” con sei pezzi uscito nell’estate ’85, prodotto dalla band e da un nostro amico. Il singolo è stato distribuito molto bene negli States ed in Europa (e anche in Giappone e Australia). Nel novembre ’86 abbiamo registrato un Lp con nove brani cantati in inglese (il cantante del 7” non fa più parte del gruppo da più di un anno e da allora canto io che suono anche il basso…che faticaccia!), diversi da quelli del dischetto: meno veloci, meglio articolati e molto, molto più melodici. L’Lp si intitola “Out of darkness” ed uscirà a luglio ’87 su Subcore Records, label di Seattle, con la quale abbiamo firmato un contratto di quattro anni (per tre Lp e tre tournée di un mese ciascuna negli States).
Da che esperienze musicali provengono i componenti del gruppo?
Quando cominciammo a suonare assieme nell’inverno ’84, nessuno di noi aveva mai suonato in un gruppo ed avevamo appena preso in mano gli strumenti.
Cosa ne pensate dei gruppi Hardcore / Punk italiani e in che rapporti siete con loro?
Quelli che ci piacciono di più …. [nelle fotocopie in mio possesso manca una parte, quindi non sapremo mai quali erano i gruppi italiani preferiti dagli High Circle, ma credo che riusciremo tutti a dormire la notte prossima, no? ;-) ] …. Con alcuni di loro abbiamo ottimi rapporti, anche di scambio e di distribuzione. La maggior parte ha delle abitudini e degli atteggiamenti diversi rispetto ai nostri, forse, che comunque noi rispettiamo sempre in ogni caso. Con altri abbiamo dei rapporti di amicizia, e questi sono i più belli, ma non ci sono torti, ostilità ed inimicizia con nessuno, almeno da parte nostra…
Pensi che la musica di protesta abbia futuro?
La musica di protesta acquista un preciso valore ed un significato sociale quando è espressione di alcuni strati sociali che fanno della ribellione e della protesta alcune caratteristiche loro proprie. La musica è la forma più espressiva e significativa tra tutte le forme di espressione artistica, soprattutto perché è quella più oggetto di commercio e quindi di diffusione. Ed essendo da sempre tutte le forme artistiche uno specchio ed un amplificatore dei tempi che corrono, sono quindi indissolubilmente legate alle situazioni sociali. La cultura è l’unica cosa che rimane nel tempo, ma prima di essa vengono i fatti e le azioni, che fanno andare avanti la storia. Nei tempi odierni non esistono situazioni sociali come quelle del ’68 o del ’77 e infatti le bands che imprimono la loro musica come colonne sonore dei giorni d’oggi, hanno dei messaggi che parlano di amore, di pace, di problemi dell’individuo e di tutti quei valori universali che sono sempre e in ogni caso attuali. E non si può negare che sia musica di protesta anche questa, anche se certo lo è in modo diverso da quella del passato. Una musica di protesta concreta ed esplicita, come quella di molti gruppi Punk/Hardcore, rischia di diventare un messaggio rivolto a poche persone e di creare un ghetto, specialmente se si usa una musicalità anticommerciale e “fastidiosa” come l’Hardcore. Non riesco a vederci un grande futuro, a meno che tu non la consideri come espressione di una tendenza sempre presente e come parte di una dialettica che fa parte della musica e che come tale avrà un futuro quando le situazioni sociali saranno mature.
Avete trovato difficoltà nelle prime autoproduzioni?
L’autoproduzione per noi è stata una necessità prima che una scelta ed è sempre un’esperienza positiva per rendersi conto delle capacità, possibilità e limiti di un gruppo. Le difficoltà che abbiamo incontrato sono state le stesse degli altri gruppi, credo, cioè lentezze nei pagamenti, poco capitale disponibile per tutte le spese, ecc.ecc.
C’è legame tra musica, politica e modo di vestire?
Se queste cose nascono da una precisa idea e da una situazione interna alla band, il legame c’è ed è anche forte e utile per rafforzare certi messaggi della musica. A parte ciò, vedo la musica, la politica ed il look come tre cose a sé stanti e che sarebbe meglio non mischiare continuamente.
Quali difficoltà incontrate suonando in giro?
Gli alti costi della benzina e dei biglietti delle ferrovie, stanchezza, fame, sete, sonno, nostalgia di casa. Ma soprattutto un pubblico che, mentre è sempre molto disponibile a supportare gruppi di puro Hardcore, spesso è un po’ chiuso nei confronti di una musicalità meno caotica e più melodica come quella degli High Circle, ma questo è anche colpa nostra! E’ sempre poi difficile ricevere un rimborso spese adeguato, ma capiamo che ciò dipende dalle precarie situazioni di certi posti.
Cosa ne pensate delle occupazioni autogestite? E dei collettivi?
Sono delle situazioni positive sotto tutti i punti di vista ed inoltre in Italia rappresentano uno dei punti fermi per la scena Hardcore/Punk. Nei nostri confronti ci sono state spesso delle chiusure ed opposizioni dovute ad alcuni pregiudizi (anche nostri forse), oltre al fatto che non siamo una band politica. Sappiamo veramente poco dei collettivi, oltre al fatto che si occupano di questioni politiche, per lo più politiche che a noi non interessano molto. Abbiamo pochissimi o nessun rapporto coi collettivi italiani, anche se qui a Roma qualche nostro amico fa parte e/o partecipa alle riunioni dei collettivi locali.
Riassumici il messaggio della canzone “Aiuta la tua scena”…
Quel testo lo scrisse il nostro chitarrista, io non l’ho mai apprezzato particolarmente e lo considero come parte del passato. “Aiuta la tua scena” è semplicemente un invito a superare le delusioni che ci sono nelle scene, dovute al fatto che certe posizioni radicali tendono ad escludere tutto ciò che sta al di fuori e questo è decisamente assurdo e controproducente, visto che a Roma ed in Italia siamo troppo pochi per poterci permettere queste scissioni. E’ un invito sempre valido a superare i pregiudizi, essere flessibili ed attivi nel creare qualcosa, eliminare attitudini tipo “ubriachiamoci e facciamo casino” o “diecimila lire per il fumo le spendo, ma tremila per un concerto no!” oppure ancora “io sono Punk, sono tozzo (immagino fosse gergale romanesco – n.d.C.) e nessuno può dirmi quello che devo fare…a parte mamma, papà, professori e datore di lavoro”. E’ un invito ad essere attivi e positivi, un messaggio di pace soprattutto, forse un po’ troppo influenzato dalle situazioni delle scene americane!
Cosa pensi dell’energia nucleare?
L’impiego civile dell’energia nucleare faceva parte delle ricerche del Progetto Manhattan, che poneva in primo piano l’impiego bellico (le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki). E’ stata una scelta energetica dettata nel dopoguerra dalle pressioni di Westinghouse e General Electric, che avevano finanziato il progetto. E’indubbiamente assurdo, oltre che poco salutare, rischiare la pelle per delle scelte di investimento americane e per una politica da governatori coloniali dei nostri sempre presenti uomini politici. Considerando che oggi nella stessa America non c’è più nessuno disposto ad investire un cent per una centrale, viste le alte spese contro i pochi guadagni, la scarsa efficienza ed i clamori dell’opinione pubblica. Potrei accettare l’energia nucleare, anche se rischiosa (ma il rischio fa parte del nostro “beneamato” progresso…), ma solo per accompagnare altri metodi di ricerca di energie alternative (geotermica, eolica, solare, carbone, petrolio, ecc.) ugualmente produttive.
Cosa cambieresti in Italia e perché?
Non ho capito se intendi dal punto di vista politico o della scena Hardcore/Punk. Rispondo alla seconda ipotesi: non approvo molto le tendenze in atto, uno scarso giro di soldi è controproducente per gli stessi gruppi e per i posti che si trovano subissati da problemi economici che ostacolano una più efficiente attività.
Come si comporta Roma nei vostri confronti?
Male: il traffico, lo smog e le multe ci dannano l’anima e ci infettano l’organismo. Per il resto ci sono talora le solite chiusure e pregiudizi, dovuti anche a certe malelingue che passano il tempo a parlar male degli altri. Spesso inoltre abbiamo la sensazione di essere un po’ banditi dalle scene di Roma e questo è qualcosa di molto triste e spiacevole, soprattutto quando ci si accusa di aver fatto o detto cose che erano lontane dalle nostre intenzioni.
Progetti per il futuro?
“Out of darkness” uscirà a luglio ’87, credo, e noi lo distribuiremo in Italia e anche in Europa, oltre a ciò che farà la Subcore Records. Faremo alcuni concerti quest’estate e in ottobre, credo, partiremo per gli U.s.a. per un tour di un mese che è ancora da organizzare (ci penserà la label comunque).
Per info, adesivi, dischi: GIULIANO CALZA – VIA VALLEBONA 28 – 00168 ROMA
Note 2013 (Claudio): L’album “Out of darkness” uscirà effettivamente nel 1987 per la Subcore (etichetta che fece anche dischi per Accüsed e Dehumanizers), non mi sembra però che i tour americani abbiano poi avuto luogo. Successivamente nella band entrerà un nuovo cantante solista e nel 1990 arriverà un secondo lp, “Shadows on the wall”, per l’etichetta romana Break Even Point (gestita dal batterista degli High Circle stessi), e subito dopo il gruppo si sciolse. Giuliano Calza, il batterista, suonerà nei primi 90’s con Headspring e Mind Waltz (bands romane di punk-grunge-garage…più o meno, và!), gli altri non so se avevano continuato a suonare (probabilmente sì, ma con quelle classiche bands ultra-minori che non registrarono mai nulla). Sempre per la B.E.P. verso fine anni novanta uscirà un cd-raccolta, “Sell out 85/90” (quattordici pezzi con particolare riguardo verso quelli dei due albums). Sia il 7” (contenente l’inno “Aiuta la tua scena”, poi coverizzato da un’altra band romana, i Growing Concern) che i due lp, seppur diversi fra loro, sono dei gran dischi, cercate di recuperarli perché non ve ne pentireste di certo, anzi!
(risposte di Gianmario Mussi, il cantante)
Cosa avete fatto musicalmente finora?
Fino ad ora abbiamo fatto tre 7” [split con gli Indigesti, sei pezzi, nell’82, “In nome del loro potere tutto è stato fatto per distruggere il mondo in cui vivi” (otto pezzi) e “Finirà mai?” (cinque pezzi) nell’84] e due Lp [“Libero di vivere, libero di morire” (17 pezzi) nell’84 e “La tua morte non aspetta” (6 pezzi) nell’86, che è più un Ep a 12”]. Dei tre 7” abbiamo venduto circa settemila copie in totale, di “Libero di vivere…” quasi seimila e dell’ultimo più di tremila, dato aggiornato ad oggi. Stiamo inoltre preparando un 7” compilation con sette/otto pezzi dall’83 all’86 per una diffusione specialmente in America e nel resto d’Europa, e stiamo anche lavorando (con grosse difficoltà) alla realizzazione di un nuovo Lp che uscirà in autunno. Siamo inoltre comparsi con uno o più pezzi su una quarantina di compilations su disco o cassetta.
Da che esperienze musicali provengono i componenti del gruppo?
Per me (Gianmario) e per mio fratello (Fabio, bassista) i Wretched hanno rappresentato la prima esperienza musicale. Daniele (chitarra) invece ha “militato” in una miriade di bands anche molto diverse fra loro tra cui spiccano H.C.N. (uno dei primi gruppi Punk di Milano, attivi nel 1980 e forse anche prima!) ed Indigesti. Zambo (batteria) ha suonato anch’egli in moltissimi gruppi, ultimamente sta suonando anche con gli Impact di Ferrara, che da poco tempo hanno perso il loro batterista, permettendogli così di continuare l’attività (specialmente i concerti) evitando così odiose fermate (che noi conosciamo così bene…).
Cosa ne pensate dei gruppi Hardcore / Punk italiani e in che rapporti siete con loro?
Ultimamente la scena si è molto rarefatta, l’informazione è diminuita, i concerti pure, per cui siamo in contatto e conosciamo meglio quei gruppi con cui abbiamo rapporti di amicizia e collaborazione. Abbiamo sempre preferito i gruppi che esprimono le proprie emozioni ed idee in lingua italiana (molto più immediatamente comprensibile rispetto all’inglese o altre lingue), anche se l’italiano è spesso meno musicale e non invoglia molto all’ascolto, e i gruppi che non portano avanti un discorso solo ed esclusivamente musicale. Al momento ci interessano molto i Kina e gli Impact, cioè quei gruppi che tendono a staccarsi dall’Hardcore tradizionale, cercando sonorità più originali.
Qual è la vostra canzone meglio riuscita?
Il pezzo per cui i Wretched sono ricordati (specialmente all’estero) è da scegliere tra “Mai arrendersi, mai subire” e “Finirà mai?”, ma anche “Spero venga la guerra”, “Disperato ma vivo” e “Combatti”. Il pezzo che più ci soddisfa invece è indubbiamente “La tua morte non aspetta”.
Avete rapporti con collettivi politici?
Al momento non abbiamo molti rapporti con realtà esterne anche e specialmente per il semplice fatto che riusciamo a stento a trovare il tempo per provare a distribuire le nostre cose. In questo senso comunque il più attivo di noi è senza dubbio lo Zambo che, per circostanze favorevoli, ha molto tempo a disposizione e può così collaborare attivamente con il collettivo di Verona (lui è veronese).
Cosa ne pensate dei collettivi e delle occupazioni autogestite in Italia?
I collettivi sono sicuramente le “realtà operative” del “movimento Punk” (anche se quest’ultimo termine è molto vago). Attraverso i collettivi si riesce a tradurre in fatti reali (occupazioni, concerti, meetings, volantinaggi, produzioni e tante altre attività) le idee delle persone e anche delle bands che possono operare all’interno di essi. Senza i collettivi e l’organizzazione che ne deriva risulterebbe molto difficile riuscire ad avere una reale presenza sul territorio e quindi a coinvolgere altre persone attraverso attività più o meno autogestite.
Quali sono le difficoltà che incontrate suonando in giro?
Premetto che è dal novembre ’86 che il gruppo non suona dal vivo, nonostante le molte offerte, e questo per una serie impressionante di casini che da sempre continuano a travagliare la vita di ognuno di noi e quindi del gruppo. In ogni caso negli ultimi tempi sono stati risolti molti problemi come l’adeguatezza del rimborso spese (non esiste il fatto che un gruppo debba “pagare per suonare”, inteso come rimetterci sempre dei soldi, cosa che abbiamo fatto anche noi per molto tempo) e la qualità degli impianti ai concerti. Non abbiamo quasi mai avuto noie con la polizia o storie del genere e, cosa veramente importante, non abbiamo quasi mai vissuto (negli ultimi tempi proprio mai) quel clima di violenza spesso presente all’estero nei concerti. Si può quindi dire che per noi la situazione dei concerti è abbastanza buona, non abbiamo mai avuto grosse difficoltà.
Avete trovato ostacoli nelle prime produzioni autogestite?
All’inizio abbiamo trovato delle difficoltà finanziarie che abbiamo risolto dividendo l’autoproduzione con gli Indigesti di Biella e producendo un disco senza copertina e in totale economia. Adesso riusciamo di volta in volta ad accantonare il necessario per l’attività seguente, in un quasi perfetto ciclo di autoproduzione. Con i soldi ricavati dalle vendite dei dischi siamo inoltre riusciti ad acquistare un po’ di strumentazione come amplificatori, effetti, batteria, ecc. Inizialmente era anche abbastanza difficile la distribuzione del disco, in quanto il “prodotto italiano” era visto con un certo distacco e diffidenza. Adesso le cose sono cambiate, anche se non di tanto, dato che molti preferiscono acquistare dischi esteri piuttosto che dischi o cassette di gruppi italiani.
Come vedete in questi ultimi anni il movimento Hardcore/Punk in Italia?
Sicuramente in questi ultimi due anni il movimento, come già accennavo prima, ha subito un calo in ogni sua parte: nelle fanzines (quelle che escono con regolarità sono molto poche), nei gruppi (si è assistito ad una serie impressionante di scioglimenti) e nelle conseguenti produzioni di dischi e in ogni attività in genere. Comunque esiste ancora gente attiva in tutta Italia, anche se le attività sono in tono minore rispetto agli anni scorsi.
Cosa è cambiato da “Libero di vivere…” a “La tua morte non aspetta” ?
Per quanto riguarda il lato musicale abbiamo in parte soddisfatto il nostro bisogno di creare nuove sonorità, di esprimerci non solo attraverso le vie dell’Hardcore tradizionale e di ottenere un prodotto qualitativamente discreto. Inoltre “La tua morte…” è un disco molto più preparato e molto più curato nei testi, che sono più personali e più sentiti, non limitati solo a slogans di protesta e al rifiuto di determinate tematiche. Continueremo questo discorso nel prossimo lavoro che, tra pezzi più o meno lenti e pezzi veloci, di atmosfera e violenti, cercherà di soddisfare ancora di più il nostro inesauribile bisogno di manifestare le nostre idee ed emozioni secondo i modi che le nostre riflessioni ci portano a proporre.
Si dice che voi siate ormai i portabandiera dell’Hardcore/Punk in Italia, cosa ne pensate?
Non siamo mai stati e non vorremmo mai essere “portabandiera” di qualcosa o qualcuno; non ci sentiamo e non vogliamo essere incatenati a nessun movimento o scena. Siamo solo delle persone che cercano di esprimere in tutti i modi possibili le proprie idee, emozioni, frustrazioni, speranze, attraverso la musica.
C’è legame tra musica e politica?
C’è legame quando per politica si intende l’espressione attraverso la musica delle proprie idee e dei propri convincimenti riguardo a determinati problemi sociali. La musica diventa così strumento anche di espressione politica e non solo d’espressione di emozioni, sentimenti ed energia.
Secondo voi la musica di protesta avrà futuro?
Da sempre esiste una musica di protesta, da sempre esiste gente che usa la musica per esprimere protesta. Fino a che esisteranno insoddisfazione, emarginazione, sfruttamento, ecc. esisterà anche la musica di protesta e quindi il futuro per essa c’è sicuramente, viste anche le condizioni in cui l’uomo vive oggi.
Cosa ne pensate del servizio militare?
Tutti i membri dei Wretched hanno già svolto o stanno svolgendo il servizio civile. Questo perché il servizio civile permette di mantenere integra la propria personalità (anche se in ogni caso è sempre un compromesso con lo stato) e di rifiutare completamente l’obbligatorietà dell’uso delle armi e della violenza, legittimando queste cose anche nella vita civile di ognuno. Il servizio militare, per dirla in breve, è l’apprendimento coercitivo della superiorità delle istituzioni che ti considerano solo un numero e una pedina da usare per il loro mantenimento, la loro violenza, il loro ordine, il loro potere e la loro sfrenata voglia di essere superiori ad altri uomini. E per il mantenimento del loro interesse economico (15.000 miliardi all’anno non sono una sciocchezza)! Quindi speriamo che sempre più persone scelgano di obiettare (civilmente o totalmente), partecipando così allo smantellamento di un inutile obbligo, inutile sperpero di denaro e di vite umane.
Progetti per il futuro?
Come già detto speriamo di risolvere al più presto i problemi con la formazione e di riuscire a realizzare nel miglior modo possibile il prossimo Lp.
GIANMARIO MUSSI – VIA LODOVICO IL MORO 179 – 20142 MILANO
Note 2013 (Claudio): Beh, dai, che i Wretched si siano sciolti attorno al 1988 penso lo sappiate tutti/e (profani/e esclusi/e), aggiungo solo che il 7” preannunciato da Gianmario nella prima risposta sarà dato alle stampe col titolo “1983-1986” nell’87. Dopodiché uscirà anche l’ultimissimo disco a firma Wretched, l’altro 7” “In controluce” (con due soli pezzi) datato appunto ’88. Ristampe, raccolte, ecc. si sono sprecate nel corso degli anni, per cui non avete nessuna scusa: procuratevi un pezzo di storia dell’Hardcore italiano! Qualche ex componente ha continuato a suonare in bands lontane però dal circuito hardcore, almeno che io sappia!