THE DERBY

In questo numero, stando ai progetti iniziali, avrei voluto includere un reportage delle mia prevista trasferta a Como per Como-Lecco dell’ottobre ’00 per la quale avevo già pronto anche il titolo: I survived Como lake (parafrasando le magliette dei finlandesi Children of Bodom che ho visto in giro con appunto la scritta I survived Bodom lake; la storia del Lago Bodom non sto qua a raccontarvela, buon per chi la sa!). Purtroppo quella domenica ero a letto con trentanove di febbre e non potei unirmi ai miei soci Diego e Renza (più un altro paio di loro compagni di viaggio) per la visita al Sinigaglia, anche se così mi venne risparmiato l’umiliante 0-4 subito dal Lecco! Mi è toccato quindi attendere il girone di ritorno e cambiare il titolo di questa pseudo-column in The Derby (stavolta rubando il titolo al pezzo dei Bulldozer dedicato alla stracittadina di Milano, Milan-Inter in pratica).
Precisiamo subito una cosa: io tifo Inter, in seconda battuta simpatizzo per il Genoa (e per il Millwall in Inghilterra) e, soprattutto per motivi campanilistici, seguo con affetto le vicende del Lecco. Sono stato per la prima volta nella curva bluceleste ormai quindici anni fa (ai tempi dei Mods e con la squadra nell’allora Interregionale, l’attuale CND), ma da allora conterò si e no una ventina di presenze al seguito del Lecco (ovviamente tutte in casa al Rigamonti-Ceppi, mai in trasferta); di derby avevo visto solo quello di Coppa Italia di serie C del ’90 con gli scontri post-partita all’imbarcadero di Lecco (gli ultras del Como erano venuti, per l’ultima volta, in battello!), ad altri (tutti negli ultimi anni, cioè da quando le due squadre si sono ritrovate stabilmente in C1, col Como che fa un campionato di vertice e poi perde ai playoff, oppure si assesta tranquillamente a metà classifica, e il Lecco che colleziona stagioni indegne per poi salvarsi miracolosamente ai playout…almeno così è stato negli ultimi due anni e prima di questo derby la situazione non sembra essere tanto differente!) non sono mai andato, o per scarso interesse o per impegni concomitanti (per esempio l’anno scorso, stagione in cui ho visto ben quattro partite del Lecco, ho saltato il derby causa visita al Marco a Helsinki). Ma quest’anno dovevo esserci, soprattutto dopo aver mancato la trasferta a Como (che, lo ammetto, volevo fare unicamente per poi poter buttar giù il reportage sulla fanza!), così mi accordo col succitato Diego (acceso supporter bluceleste che scelse il nome Gradinata Nord, gruppo di cui è stato il primo cantante, ispirandosi proprio alla curva del Lecco) e il Lanzo (che fu l’altro primo cantante dei Gradinata) per un puntello alle 13.30 di domenica 18 febbraio ‘01 sotto casa mia. Assente (poco) giustificato l’Alex, che proprio quel giorno si distruggerà un polso cadendo con lo snowboard (ed era la prima volta che ci andava!). I due arrivano senza neanche troppo ritardo (il Diego accompagnato da una macchinata di quattro suoi compaesani capitanati dal Biscia e anche loro diretti al derby), tiriamo su la Uno bianca del Lanzo (che denota straordinarie ed inquietanti somiglianze con quella dell’Alex!) e imbocchiamo la superstrada verso Lecco (40 km. esatti da Colico, per la cronaca). Per l’occasione avevo deciso di abbigliarmi da ultrà-ignorante di serie C1 (quindi bomber e anfibi), ma il Diego con la maglia del Lecco numero undici (regalatagli da un suo socio che anni fa aveva giocato un paio di stagioni nelle giovanili) aggiunge al suo look quel tocco che fa molto english-ignorant (oltre ad essere “il marchio della sega”, per citare da “Fedeli alla tribù” di John King!) e mi devo, mio malgrado, ritenere sconfitto! In macchina diamo una veloce ripassata alle nostre scarse nozioni sulla rosa dei giocatori lecchesi: insomma, a parte gli eterni capitan Giaretta, Bertolini, Breschi e Calabro, non conosciamo pressochè nessuno (ok, sappiamo anche dei nuovi acquisti Bortolazzi, ormai trentaseienne ex fra gli altri di Milan e Genoa, e Nello Russo -che nel ‘99/00 giocò in serie A poco più di dieci minuti con l’Inter e realizzò un gol all’Udinese-, che oggi sarà però assente per squalifica, di Andrea Conti, figlio del grande Bruno della Roma, e del portiere Mazzi, già in A con l’Empoli, panchinaro di lusso quest’oggi). Conosciamo invece più giocatori comaschi, anche perché i nostri cugini schierano una serie di personaggi con trascorsi mica da ridere: citerei, fra gli altri, Padovano (ex Juve, e meno male che oggi è assente), Olivares (ex di Lazio, Bologna e Bari), Brunner (ex Bologna), Colacone (ex Foggia e Parma) e Carruezzo (ex Cagliari, qualche anno fa idolo di quelli della zine fiorentina “Como Caca”…che non vuol dire Como Merda, ma in questo caso sarebbe bello fosse così! Comunque oggi l’Eupremio non gioca) Arriviamo a Lecco in una tranquillissima giornata pre-primaverile, con un bel sole e senza il minimo accenno di vento; non sembra neanche di essere nella domenica di quel derby lariano che ha mobilitato migliaia di pulotti e sbirri vari per far fronte a dei terribili e temuti incidenti! Parcheggiamo a cinque minuti dallo stadio e quindi dopo cinque minuti siamo sotto la curva di casa: la strategia della società Calcio Lecco di mettere i biglietti a sole 5.000 L. (probabilmente per riuscire finalmente a riempire la gradinata: la squadra oggi si trova al penultimo posto e la zona salvezza dista ben sei punti) pare funzionare e sono molte le presenze davanti all’ingresso: ultras della vecchia guardia, ultras della guardia nuova, ragazzini, ragazze, vecchi, skinheads, metallari capelloni…ci sono proprio tutti. Il Lanzo intanto, mentre siamo in coda, si rende conto di tenere un coltellino svizzero in tasca (“trovata” interessante il giorno del derby!)…imboscamento dell’ “arma” nei pressi dello stadio e entrata più sicura per tutti e tre (io mi dirigo baldanzosamente verso una poliziotta per la perquisizione di rito, ma vengo placcato da un suo collega maschio che si stupisce del fatto che addosso non porto niente, né chiavi, né accendini; “neppure ‘nu borsello?!” mi viene chiesto e io sono lì lì per rispondere “cosa credi, che venga allo stadio a farmi sequestrare della roba da voi stronzi per poi non rivederla più?!”, ma trattengo la mia uscita da A.c.a.b. (all cops are bastard, per i meno addentro!)-Ultrà e mi limito a dire “evidentemente no” alla Elio). Ci piazziamo dove andiamo di solito, cioè dietro la porta a metà gradinata, e io comincio a guardarmi un po’ in giro: i giornali e le trasmissioni televisive locali millantano da una settimana la presenza di oltre mille comaschi, e in effetti a loro è stata riservata anche una porzione dei distinti, ma fra curva ospite e appunto distinti è tanto se i biancoblu arrivano a settecento unità (si evidenziano vari vuoti qua e là). Dai tempi della Fossa Lariana i comaschi sono cambiati parecchio (a cominciare dall’ubicazione nelle partite interne per finire con una certa propensione agli incidenti, pressochè del tutto assente dieci-quindici anni fa), esteticamente optano già da un po’ per un’esposizione di bandiere varie (sullo stile inglese, per intenderci, oppure quello dei veronesi, per restare in Italia) e devo ammettere che adesso sanno il fatto loro: quando cantano danno un’idea di compattezza difficilmente riscontrabile a questi livelli. Il pre-partita è abbastanza blando, quasi senza nessun coro offensivo fra le due tifoserie, ma il bello (che non mi farà rimpiangere le 5.000 spese e, anzi, ne avrebbe meritate ben di più di lire!) sta per arrivare! L’entrata delle due squadre incombe e la tifoseria lecchese comincia a mobilitarsi, posizionando i vari capi e capetti nei punti strategici della curva e srotolando un enorme striscione dietro la porta con la scritta…adesso non ricordo se era “Vi auguriamo la B…SE” (come il coro che sarà gettonatissimo durante il match) oppure “Lecco vi augura la B…SE”, comunque il senso è sempre quello (il riferimento al “morbo della mucca pazza”, insomma)! I celerini e la varia sbirraglia presente (in un impeto di zelo post-ipotetico giro di vite riguardo le intemperanze ultrà) si adoperano per staccarlo e nasce un inevitabile tira & molla con la curva, corredato da un fitto lancio di oggetti che più volte vanno vicini al portiere comasco Brunner (le squadre erano già in campo, ma la partita comincerà con sette minuti di ritardo dovuti a questo teatrino); alla fine lo striscione verrà recuperato dalla curva (grazie ad una mini-invasione di campo da parte di alcuni temerari) ed esposto sopra la gente modello bandierone. Fumogenata di rito e altrettanto rituale lancio dei fumogeni verso Brunner: sto cominciando a divertirmi! Partono i primi cori pro-Lecco, anti-Como e anti-sbirri: la curva sembra discretamente carica! Fra i capetti di cui sopra se ne distingue uno (fra quelli in piedi sulla recinzione del campo di gioco) in abbigliamento proto-paninaro corredato da felpa degli Scorpions (che gli fa guadagnare almeno quattro punti secondo il mio personalissimo cartellino – Rino Tommasi docet), ma la presenza di spicco è il capo-ultrà della nord lecchese, Mich, un vero e proprio showman dalla faccia simpatica, dotato soprattutto di quella giusta dose di autoironia che non dovrebbe mai mancare ad un leader ultrà delle serie inferiori (deve essere spesso frustrante esserlo!). La partita intanto è un inno al non-gioco e sembra più di vedere dei bambini all’oratorio che dei professionisti all’opera: mucchi umani dietro alla palla e campo che sembra la Groenlandia (tutta la popolazione o quasi in una zona, il vuoto altrove)! Delle entrate in stile quarta divisione inglese danno il sapore della “partita della vita” ed è quasi commovente vedere il veterano Bortolazzi, abituato a ben altre platee, entrare in tackle scivolato su un ragazzino del Como! I comaschi sfiorano subito il gol da fuori area, ma il goal-keeper lecchese Arcari mette in angolo. Riparte il Lecco e Breschi per poco non la butta dentro: non ho ancora capito se ha preso il palo, il portiere ha deviato o tutte e due le cose insieme. Non si può dire che sia il Lecco a fare la partita, visto che di calcio in senso stretto se ne vede ben poco (e dire che con l’Inter io ormai dovrei esserci abituato!), ma le occasioni migliori sono nostre, tipo quando a fine primo tempo Pagano centra l’incrocio dei pali dopo una mischia a seguito di un corner. Eccoci quindi all’intervallo, in cui il Diego decide di sfamarsi con la sua personalissima versione del tipico “fish & chips” da stadio inglese, cioè un bel “thè freddo & chiacchiere” (siamo quasi a Carnevale…) acquistato al chiosco della curva. Parte la ripresa e Mister Soldo (che per tutta la partita è stato in piedi vicino alla panchina con un look all-black e una posa che, uniti alla sua ineffabile espressione da omaccione baffuto, lo facevano assomigliare più ad un regista porno anni settanta che ad un allenatore di calcio!) dopo un po’ inserisce Conti I (Conti II è quello del Cagliari): mossa quantomai azzeccata, visto che passano solo pochi minuti e il figlio del Brunetto nazionale appoggia per Bertolini che la mette dentro! Il Rigamonti-Ceppi esplode: vortici in curva, applausi, gestacci…io stesso esibisco le mie dita medie all’indirizzo dei tifosi ospiti. Gol del giocatore da noi tre più criticato, il valtellinese Bertolini da Delebio. Parte l’inevitabile assalto comasco per agguantare il pari, ma c’è poca lucidità nei biancoblu, anche se Arcari deve compiere un paio di interventi decisivi; intanto la curva va a mille, fra sfottò e cori di incitamento (e non viene dimenticato Nicolino Callone, l’ultrà lecchese deceduto di recente travolto da una macchina). Io a un certo punto, senza guardarli prima, mando affanculo un paio di individui che pretendono di farmi alzare le mani per un coro: cazzo ce le ho in tasca, non rompetemi le balle! …poi cerco di vedere con la coda dell’occhio quanto sono grossi i due e tiro un sospiro di sollievo quando capisco che sono solo dei ragazzini! Il tocco di femminilità è garantito, non tanto dalle Wild Girls lecchesi (che esteticamente lasciano parecchio a desiderare!), quanto da una bionda che avrò davanti per tutta la partita e che accende i miei interessi (esclusivamente di natura sessuale, da buon straight edge!), subito frustrati dalla presenza del moroso skin. Intanto in campo si buttano palle in tribuna (un paio anche direttamente fuori dallo stadio), si tirano calci alla sfera di cuoio e alle gambe dei comaschi, e quasi a sorpresa (in C1 mancano tabelloni luminosi e simili!) il derby finisce: la nord è in delirio! Subito i celerini accerchiano la curva con tanto di cani lupo al guinzaglio e qui ho modo di sentire l’uscita hooligano-animalista di un ultrà lecchese che mi manderà a casa con un po’ di speranza in più: “lasciate liberi quei poveri cani, dovrebbero mettere voi pezzi di merda al guinzaglio, non loro!!”. Noi usciamo, raggiungiamo tranquillamente l’auto e altrettanto tranquillamente ce ne torniamo ai nostri paeselli; arrivo in tempo per 90° Minuto (a dire il vero molto prima) e insomma, la giornata ha avuto un suo scopo, via!

AGGIORNAMENTO DI FINE CAMPIONATO: il Lecco, incredibilmente, si è salvato a due giornate dalla fine, senza neppure dover ricorrere ai playout! Il Como invece ha ancora una volta giocato i playoff ed è stato (meritatamente, devo ammettere. Non me ne vogliano i livornesi, intendo per quanto la squadra lariana ha fatto nell’arco dell’intero campionato) promosso in B, quindi l’anno prossimo niente derby…peccato!