Straight Edge in your face

L’IMMANCABILE (E DOVEROSA) PREMESSA: In un primo momento avrei voluto intitolare quanto segue “I’m a person just like you…”, doveroso omaggio non già ai Minor Threat (autori di questa frase), ma a Gege Maggi! Mi spiego meglio: su NS # 6 (dicembre ’95…una vita fa!) avevamo ospitato una sua column divisa in un paio di punti, uno dei quali (sullo Straight Edge) nelle intenzioni di Gege si chiamava proprio così; fummo io e il Marco (anzi fu lui, ma io diedi il mio assenso senza avere il minimo dubbio!) a cambiare l’intestazione nel più corretto grammaticalmente “I’m just a person like you…”, credendoci così dei fighi e stravolgendo completamente il senso del titolo! Dopo quasi sei anni faccio le mie scuse a Gege (da allora taciute per vergogna!), mi pento di non aver riconosciuto al volo l’inizio di “Straight Edge” dei Minor Threat (me ne resi conto a fanza già uscita qualche mese dopo!) e mi sdraio a petto nudo sul bordo della fontana leghista della piazza di Colico: i carboni ardenti prima o poi arriveranno!

INTRO: Lo dico subito, l’ispirazione a scrivere quanto segue l’ho tratta in primo luogo dallo stupendo articolo-fiume del Moscarelli su “Widespread” # 0 (autunno ‘97), se non lo avete letto cercatelo a tutti i costi perché quelle nove pagine sono una delle cose più belle che io abbia mai letto (e non solo in ambito fanzinaro). Lungi dal cercare anche solo di avvicinarmi alle vette raggiunte dal Mosca (personaggio che peraltro non ho mai conosciuto), anche se devo ammettere di aver ripreso alcuni suoi argomenti, il mio è più che altro un tentativo di raccontare come e perché un ragazzo di paese, nato e cresciuto sulle rive del Lago di Como a (relativamente) pochi chilometri dal confine svizzero, in una terra per natura dedita alla produzione e al consumo sfrenato di vino, abbia conosciuto e abbracciato la filosofia dello Straight Edge, vivendo a centinaia di chilometri da qualsiasi “epicentro” del movimento e senza che nessun’altra persona a lui vicina avesse fatto la stessa scelta. In seconda battuta ho deciso di scrivere dello sXe per cercare di spiegare una volta per tutte a parecchie persone (specie locali) perché non bevo mai e non fumo né le sigarette né le canne.

Ok, partiamo in quarta: il sottoscritto è uno Straight Edge. Vabbè, l’ho detto mille volte che odio questo termine e che dovrei più appropriatamente dire che non bevo, non fumo e non prendo droghe (così non dovrei essere istantaneamente associato a X sulle mani, bragoni oversize, capelli scolpiti a rasoio, unity/iron will/proud youth/inner strenght e tutto il campionario solito…che poi magari negli anni è anche mutato un po’), comunque per tagliar corto (userò quindi per tutto questo articolo il termine sXe riferito a me, cosa che generalmente non faccio mai) e mettere un minimo in discussione me, le mie scelte e quello che sento dire ormai da anni riguardo alla linea diritta, la butto là: I am Straight Edge (come sbraitava quel coglionazzo degli Earth Crisis, che tra l’altro pare non lo sia nemmeno più…straight intendo, non coglionazzo…sì, perché, dandole per certe, le menate sul non potersi compromettere con delle azioni dirette per non dover poi venir meno al suo ruolo di guida nella scena poteva anche risparmiarsele!).

Come lo sono diventato? Mah, i primi ricordi risalgono all’estate ‘89 (quella susseguente al 13° scudetto nerazzurro…attendo tuttora, via via un po’ meno fiducioso, il 14°!), il mondo dell’HC l’avevo scoperto da un annetto o poco più e durante la primavera avevo letto qualcosa riguardo una “corrente di pensiero” originata da tale Ian MacKaye (cantante di tali Minor Threat, di cui possedevo una cassetta mal registrata) che, seppur a prima vista sembrava essere una tipica americanata, aveva interessato e anche un po’ intrigato la mia mente adolescenziale. Come i più vecchi ricorderanno (che tristezza dover scrivere queste cose…), durante quella primavera la “NY’s hardest band” aveva fatto tappa per un paio di date in Italia; sto parlando degli Youth of Today di Raimondo Cappo e del loro tour europeo che pare abbia avuto l’effetto acquazzone estivo facendo nascere come funghi porcini gruppi, etichette e zines della fiorente scena continentale (e quindi anche italiana) Straight dei primi anni 90. Anch’io ne fui toccato, seppur in minima parte: mi venne infatti vietato di scendere a Milano (al vecchio Leonca) a vederli, causa risultati scolastici non troppo esaltanti (“o Inter-Verona o il concerto!” mi aveva ingiunto mia mamma, e con l’Inter stellare di quella stagione pensate forse che Ray Cappo e John Porcell potessero in qualche modo competere con Lothar Matthaus e Aldo Serena?!?!), ma una loro intervista apparsa su “HM” (effettuata, pensate un po’, dall’allora singer degli Y.o.T. italiani, i Growing Concern de Roma, al secolo Paolo Piccini) mi diede qualche spunto su cui riflettere e in estate presi la mia irrevocabile decisione: sarei diventato Straight Edge! I miei buoni propositi durarono circa dieci giorni, in cui trovai anche il tempo di scarabocchiare un XXX a Uni Posca sul serbatoio del mio Peugeout 50, poi stufatomi (allora trovavo il tutto un po’ privo di senso e poi avevo cose più importanti a cui pensare: una ragazza che non mi cagava, un’Inter che non sembrava in grado di poter ripetere la stagione appena conclusa, le sortite pescatorie col mio socio Taba da programmare…insomma, roba per cui vale la pena alzarsi la mattina!) ritornai alla mia consueta vita fatta di vizi e debolezze. Scherzi a parte, non ero mai stato, né lo sarei diventato dopo, un inguaribile bevitore / cannaiolo / fumatore / etc., semplicemente mi bevevo un paio di birre se si andava in birreria, se saltava fuori un po’ di fumo partecipavo anch’io al “rito” dando i miei due bravi tiretti e, di nascosto dai miei (non per paura di ramanzine, ma perché in effetti mi sembrava un po’ da coglione farlo, anche per il fatto di avere due genitori non-fumatori), fumavo sigarette, non tantissime, anzi, ma in maniera abbastanza regolare. Ecco, all’epoca dei miei 16/17 anni lo straight edge mi ha dato l’impulso a fare una delle poche cose sensate che abbia mai fatto in vita mia, smettere di fumare (come, diciamo così, “vizio”, dato che le sigarette occasionali si sono sprecate fino ai 20 anni). Per il resto continuai a bere quando capitava e a farmi le canne quando c’era l’occasione. Ho sempre però mantenuto un certo tipo di autocontrollo, nel senso che non ho mai voluto ingranarmi al punto di non capire quello che mi succedeva attorno: quando stavo per superare la soglia dell’ “euforia controllata” o dello “stordimento controllato” (parlando di altre sostanze) -ok, termini idioti che ho coniato io stesso, lo ammetto-, smettevo subito di assumere alcool o altro; non ho mai voluto perdere almeno la consapevolezza di quello che stavo facendo (nel senso che se un po’ sull’allegrotto facevo saltar via lo specchietto di una macchina, che almeno lo capissi da me senza che me lo dovesse raccontare qualcuno il giorno dopo!). E per quanto riguarda il discorso “fumo”, non ne ho mai acquistato un grammo, mi sembrava (e mi sembra) idiota spendere fior di soldi per una caccola o poco più: se ne girava, qualche tiro me lo facevo più che volentieri, ma non ho mai perso il sonno se per delle settimane non se ne vedeva neanche l’ombra. A dire il vero poi, a me bere alcoolici non è che sia mai piaciuto tanto, il 95% delle birre mi ha sempre fatto cagare, idem dicasi per vino bianco e spumanti vari, non mi dispiaceva il vino rosso (come allo stesso Ian MacKaye, no?!) e paradossalmente i miei preferiti erano i superalcoolici, pensate un po’! Comunque generalmente sceglievo bevande non alcooliche, perché in fin dei conti le preferivo e oltretutto mi dissetavano di più. Inoltre nel corso degli anni avevo cominciato a maturare una certa avversione per alcuni “dogmi” tipo il dover bere per forza ogni sera (se no magari non si è uomini, no?! Chissà perché quando sento stronzate simili per reazione mi viene in mente “Too drunk to fuck” dei Dead Kennedys?!), il dover farsi le canne perché se no si è dei bambini (e ne ho visti di ragazzini cedere davanti a simili ricatti morali, quando dare un tiro era l’ultima cosa che avrebbero voluto fare. Per la cronaca la mia “prima volta” è stata da solo, sulle scale esterne del retro della casa di mia nonna, estate ‘87 se non ricordo male; mi ero fatto confezionare una cannetta già pronta da un amico perché volevo provare, ma in pubblico mi vergognavo, temendo di fare qualche figura di merda!) e l’ammirazione verso chi si ingrana e/o stordisce con la puntualità di un orologio svizzero. Così nel novembre del 92 (il mese dovrebbe essere quello!) decisi di compiere il grande passo ed entrai nel mondo della Linea Diritta! L’imput definitivo fu il fatto seguente: ormai da un annetto lavoravo come edile (carpentiere, muratore, manovale, palista, escavatorista, ecc. ecc., ma “edile” fa più figo!) e mia mamma, che non ha mai visto troppo di buon occhio questa mia scelta, tra il serio e il faceto mi disse che ormai, da buon muratorello che ero diventato, potevo cominciare a passare tutte le sere al bar giocando a carte e ubriacandomi (prassi in effetti piuttosto comune fra gli appartenenti a questa categoria); ok, pensai io, passerò una vita a bestemmiare all’indirizzo di scavi che franano, di mezzi che non si avviano, del freddo invernale e del caldo estivo, di mattoni che tagliano le mani, della calce che le brucia…ma lo farò sempre sobrio e lucido, e che cazzo! Il giorno dopo Claudio C., anni venti compiuti da poco, professione…edile, diventò Straight Edge! Da allora non è che sia stato sempre “duro & puro”, anzi, ammetto che due/tre anni dopo una canna me la sono anche fumata, giusto perché mi era venuta la voglia di farlo (questo di sicuro mi scomunicherà per sempre dalla Chiesa sXe internazionale e mi candida all’impalamento nella piazza principale di Cleveland!) …orrore! Eh già, ma allora probabilmente io non sono mica tanto Straight Edge, cos’ho mai detto fino ad adesso?! Ma se non mi faccio problemi a divorare qualsiasi dolce con dentro del liquore (non il contrario comunque), a bere caffè a litri (anni fa ebbi una discussione con qualcuno sul fatto che chi beve caffè non è sXe, e con parametri simili io, da caffeinomane che sono, praticamente divento un drunk-punk ‘77! E in tema di drunk qualche volta mi sono pure concesso il famigerato irish-coffee!), come posso solo pensare di equipararmi a certi XmilitantiX che se potessero brucerebbero gli individui come il sottoscritto nel rogo purificatore che tanto riempie i discorsi di troppi straight edgers di fine/inizio millennio!

“Gli Straight Edge sono quei salutisti che non bevono, non fumano e non ciulano”…tenetevi forte, questa è la definizione che il 95% degli esponenti della scena valtellinese dà al fenomeno (definizione che mi causa lo stesso effetto di un’ esternazione a sfondo calcistico udita in un bar: “…perché l’Inter la g’haa giò el Domorò che l’è staa campiùn del mund!”, ossia farmi cadere lentamente a terra i coglioni… -visto che non mi pare sia stata la Costa d’Avorio, nazione del buon Domoraud, a travolgere il Brasile nella finale di Francia 98! Nota per i non-calciofili). Magari in certi casi è anche vero, ma io mi incazzo parecchio quando sento cose simili perché in effetti non corrispondono al mio modo di vedere lo sXe. Se non bevo e non fumo non è perché non voglio attentare al mio organismo con sostanze nocive (se penso a certe schifezze bisunte che consumo spesso nel cuore della notte…) e mantenere una forma smagliante (?!?), semplicemente voglio essere sempre lucido, in ogni momento della mia esistenza; lo so, non è con una o due birre che mi posso sconvolgere al punto di non capire più cosa mi capita attorno, ma dato che dell’alcool posso benissimo farne a meno e per me non si tratta assolutamente di una rinuncia a qualcosa, mi bevo la mia lemonsoda o il mio thè e sono a posto. Le sigarette…boh, ho smesso da anni e non ne sento il bisogno. Il sesso… (a parte che io, evidentemente sbagliando, la terza X l’ho sempre rapportata al non drogarsi!). Ok, il solito Ian MacKaye coi Minor Threat urlava l’arcinoto “I don’t drink, I don’t smoke, I don’t fuck”, a cui sono state date svariate interpretazioni; personalmente intendo quell’ I don’t fuck come un “lo faccio (il sesso) solo se c’è qualcosa in più di una semplice attrazione fisica” (io non la penso così, per me l’unica cosa che non deve mai venire a mancare in questo campo è il rispetto reciproco, poi il resto va tutto bene, anche se può e deve essere soggettivo); ma questo lo diceva lui (che poi facilmente “é americano e ciula che dio la manda” -n.d. R. Pozzetto) e probabilmente parlava per sé, in rapporto a delle situazioni particolari della sua epoca (albori degli anni 80). Senza divagare ulteriormente su questo punto (tipo citando famose uscite di alcuni esponenti della scena Straight nazionale a proposito di lussuriosi amplessi occasionali multipli!), quello che molte persone (specie qui da me, ma non solo) si ostinano a non capire è che Straight Edge non è (non dovrebbe essere però mi sa che è più giusto, visti i tempi!) un terzetto di regole (dettate da chissà chi) da seguire, tipo la biblica tavola dei comandamenti (paragone che ci può anche stare viste le tendenze cristiane di parte della scena sXe!), pena la squalifica a vita dalla scena HC al primo sgarro. Mi rendo però conto che questa è la mia idea di Straight Edge, che come me la pensano sì in tanti, ma che allo stesso modo sono migliaia le persone che hanno delle tre X un’idea molto più militante; addirittura c’è chi le vede come una rinuncia, un sacrificarsi, un autoflagellarsi (e ritorna prepotentemente l’ideologia cristiana a fare da sfondo…): il rinunciare ai piaceri della vita (che bere e fumare siano piaceri questo è opinabile, per il sesso è ovviamente un altro discorso!) in nome di una non ben identificata forza di volontà che spinge a privarsene (se poi in funzione di un’esistenza eterna da beati nell’ XparadisoX, questo non è dato saperlo!). Da parte mia nessuna rinuncia, nessun sacrificio, solo un modo di vivere in linea con quello che sono…in pratica qualcosa che “fa per me”. Probabilmente se amassi bere & fumare non sarei Straight, perché mai mi priverei di alcool e sigarette varie; è un po’ il motivo per cui sono diventato vegetariano solo all’inizio di quest’anno (“tu non sei straight perché non sei vegetariano!” mi venne detto anni fa…vabbè, non ero straight, sai che sfiga!), dato che, pur non amando particolarmente la carne, adoravo salami e salsicce! Per me non mangiare carne era un’imposizione a me stesso e questa è una cosa che non mi piace, in pratica “non faceva per me”! Poi la carne ha iniziato a farmi schifo, sia per aver finalmente realizzato (scoperta dell’acqua calda…) che in fin dei conti si mangiano dei cadaveri (sì, sarò anche un amante di cinema Horror e Splatter, nonché di liriche Death/Gore Metal, però…!), sia perché evidentemente devo aver ragionato parecchio (anche a livello inconscio) sull’atto in sé, sia soprattutto perché scopro in me un affetto sempre più crescente verso gli animali, unito ad un profondo rispetto (sicuramente maggiore in confronto a quello che provo per un buon 90%, o anche di più, del genere umano), e mangiare la loro carne dichiarandosi animalisti (non che io mi dichari ferventemente tale, ma sicuramente preferisco il mondo animale a quello umano) mi rimanda la mente ad una “mitica” scritta a spray che campeggiava nel sottopassaggio della stazione dei treni di Sondrio a fine anni 80: W i negri…al forno (lo so che a scriverlo non era certo stato un anti-razzista cannibale, però assurdamente, non so perché, questa scritta mi viene spesso in mente quando penso al binomio animalista/mangiatore di carne!).

Non ho mai avuto molti contatti con la scena sXe italiana (men che meno con quelle estere, e ovviamente gli straight-edgers d’oltre confine con cui sono o sono stato in contatto non fanno parte del grande giro dei gruppi e delle etichette più “in”), forse perché è sempre stato un circuito chiuso, poco disponibile verso gli altri filoni del mondo HC, ma esistono le eccezioni: nei primi anni 90 scambiavo dischi con Riccardo, il bassista degli Open Season di Roma, idem con Er Petralia (con lui ancora adesso), che però forse era ed é nella scena xxx solo fino a un certo punto, e i due della Green Records (quando ancora non avevano il negozio; a scanso di equivoci ho fatto scambi con loro anche a negozio avviato), conoscevo un po’ anche il Depla (che all’epoca cantava negli Hide Out) e Alessandro (Mudhead allora, poi Burning Defeat) e pochi altri. In tempi più recenti ho intrattenuto buoni rapporti con Gege di Bastian Kontrario, Nico e Paolo dei With Love (Nico però dovrebbe più che altro essere il Signore incontrastato dell’Emo nazionale!), col Paso di “For the kids” zine (che prima faceva l’altra fanza “Earth Division”), col mio omonimo Claudio (Endless Hate, Bracco, “Pang” zine, ecc.), ovviamente col metallico Borys di Unsung / Disarm / etc., il Morone ed Enrico dei R.o.i.d., più altri che al momento mi sfuggono (non ne abbiano a male!): tutta (o quasi) gente però un po’ al di fuori della scena Straight vera e propria, più che altro queste sono persone che (chi più, chi meno) hanno fatto dello sXe una scelta di vita al di là dell’appartenenza o meno al circuito. Non so se tutti loro sono ancora straight, ma sinceramente non me ne frega nulla. Dal canto mio non ho mai cercato di inserirmi in questa o in quell’altra scena e il mio nugolo di corrispondenti è sempre risultato piuttosto variopinto, col risultato di aver conosciuto parecchi aspetti del pianeta HC e di essere stato regolarmente escluso dagli happenings delle varie scene (polemica gratuita!).

Musicalmente i gruppi del giro Straight (internazionale, intendo, non solo italiano) non sono mai stati fra i miei favoriti assoluti, ma ho nutrito e nutro tuttora una speciale passione per i classici del genere (Youth of Today, Insted, Gorilla Biscuits su tutti, più ovviamente i capostipiti Minor Threat, e non posso dimenticare Chain of Strenght, Judge e No For An Answer), per i belgi Nations on Fire e per un paio di bands della prima ondata tricolore, i Growing Concern degli inizi e i succitati Open Season (che fecero un 7” favoloso e di cui il batterista adesso pare suoni coi fasci Londinium SPQR!!); il resto non l’ho mai cagato più di tanto già a fine anni 80 / inizio dei 90, figuriamoci quando sono arrivati i riciclatori dei riffs scartati dagli Slayer e dai Pantera coi loro urlatori stile “mi sono schiacciato i coglioni con un ferro da stiro bollente” oppure “c’ho sotto una mazza così e se ti inculo sanguini per un mese” (locuzioni che indicano rispettivamente voce urlata-straziata e voce macho). E anche il revival dello Straight HC Old School non mi dice proprio nulla (devo però ammettere che i Good Clean Fun, soprattutto per i loro testi ironico-intelligenti, mi piacciono parecchio!)… In più l’ondata di intolleranza e soprattutto di menti vuote e inquadrate che ha invaso la scena HC sXe negli ultimi anni ha fatto sì che al mio scarso interesse verso la scena “positive” si aggiungesse anche un certo disgusto nel vedere masse di pollastri da allevamento ripetere per la duemillesima volta i tipici argomenti collaudati del genere (vegetarianesimo, veganesimo, animalismo, drug free youth, ecc.), senza nemmeno tentare un approccio personale alla materia (ma sarà paura di uscire dal coro o proprio assenza di personalità?!). Mi fa schifo poi leggere perle tipo “chi non riesce ad essere sXe è un perdente”, cosa che sicuramente io sono, dopo tutto quello che ho scritto, quantomeno agli occhi di questi superuomini (“you know I’m born to lose…” dicevano i Motorhead e di sicuro preferisco di gran lunga essere associato a Lemmy & co. che a tutto il carrozzone militant-straight-vegan-edge!); non capirò mai perché si debba fare delle proprie scelte di vita un motivo di critica e condanna verso chi non le ha fatte o addirittura le ha fatte, ma le ha sviluppate diversamente. Non credo giudicherò mai una persona da quello che beve/mangia/fuma, i miei giudizi (che, pur strettamente personali che sono, restano sempre dei giudizi) li trarrò sempre dal comportamento, dalle cose che uno/una dice e soprattutto fa, e, quasi in primis (inutile negarlo), dall’atteggiamento tenuto nei miei confronti; il resto fa parte delle scelte personali (condivisibili o meno, non è questo il punto) e lasciatemi dire che bere o fumare sono cose davvero secondarie rispetto, per esempio, al modo di rapportarsi alle persone, ad una condotta onesta nei riguardi di chi ci sta di fronte (non sto parlando di questioni di soldi, anche se quando ci sono i soldi di mezzo spesso vien fuori la reale essenza di un individuo!), al gestire la propria vita in prima persona (o almeno al provare a farlo!). Io, ripeto, non sono molto addentro la scena Straight, ma è vero che certe discussioni in quel giro vertono su questioni di vitale importanza tipo (riprendo per l’ennesima volta l’articolo del Mosca!) che marca di pennarelli usare per tracciarsi le X sulle mani (ricordo che quando andavo a scuola i “nonni” del treno prediligevano l’Uni Posca per firmare in fronte i primini il giorno di S. Firmino in ottobre!)?!? E’ vero che si discutono le tecniche di ballo straight edge (sì, è vero, adesso lo so…)? Balli sXe?!? Certo che se sono tutte danze come quella che ho visto a Forlì, in cui un “ballerino” scatenato ha rotto il setto nasale ad un altro danzatore, allora erano meglio quelle della “Capra” e delle sue due socie (mi spiego meglio: a inizio anni 90 io e altri “scenesters” locali alla domenica pomeriggio frequentavamo spesso una discoteca lacustre, dove al venerdì si facevano concerti HC o Metal, che aveva come frequentatrici fisse queste tre ragazze, regolarmente dedite al ballo in perfetta sincronia davanti agli specchi del locale, provando ogni fine settimana delle movenze differenti! Il tutto ovviamente su base Techno/Dance)! Il bello del pogo nell’HC, secondo me, è che ognuno può esprimersi come vuole e/o riesce, senza regole preconfezionate (nel pieno rispetto degli altri pogatori, si intende, naturalmente) e, paradossalmente, adesso come adesso si può, non dico pogare (ovvio!), ma ballare così più in una normale discoteca con musica Dance che non a un concerto HC, dove fra macho-coglioni, ragazzini che confondono il pogo con gli autoscontri, XballeriniX, stage-divers regolarmente calzanti pesantissimi anfibi da ferraiolo britannico (che altrettanto regolarmente si buttano scalciando come muli da soma) e altri simpaticoni, risulta ormai davvero difficile poter godersi veramente concerto e pogo (violent dancers in ascolto, provate a fare i fighi coi vostri balletti a qualche raduno Oi! o addirittura qui da noi in qualche discoteca Cech…a casa non ci tornate interi! Tra l’altro mi sono giunte voci di fatti simili già realmente accaduti…). Del fatto che né le ragazze, né i maschi fisicamente minuti e deboli, quasi mai possono unirsi al pogo, non parlo perché sarebbe come parlare del ginocchio di Ronaldo (argomento stra-abusato…)! Ho divagato un po’ sul pogo, lo so, comunque tornando al giro sXe, quello che mi sembra (parlando da osservatore esterno) è che, e qui scopro ancora una volta la classica acqua calda, ci si chiuda in un mondo confortevole e sicuro, popolato solo da individui simili se non uguali fra loro, i cui problemi sono appunto il come ballare al suono del nuovo gruppo americano “in”, il come vestirsi al prossimo festival straight, quali sono le bands da ascoltare e quali invece da considerare “out” (vedasi l’atroce dilemma Old School o New School), e via dicendo. Io non sono tanto meglio per esempio quando discuto di calcio, sia chiaro, ma ci sono cose più importanti, e il mondo va affrontato ogni giorno, ci si deve confrontare con tutta la schifezza che c’è al di fuori dal nostro piccolo mondo interiore, con l’ignoranza del 90% delle persone (e non esagero…), coi continui tentativi di prevaricazione (in qualsiasi ambito), con la violenza (fisica e psicologica) sempre più crescente, con le inquadrature mentali…e i problemi più gravi spesso non sono il mangiare o il non mangiare carne, ma sono legati al come riuscire a portare a casa quel mangiare (non è un discorso retorico e semplicista come potrebbe sembrare…), unendo ad esso anche tutte quelle altre spese (affitto, riscaldamento, elettricità, macchina, telefono, posta ecc. e perché no, passioni – quella musicale, per esempio) che, non nascondiamoci dietro il dito integralista, esistono e lo sappiamo tutti benissimo. Spesso ho come l’impressione (peraltro condivisa da parecchi) che molti straight edgers siano soltanto dei ragazzi/e viziati (teniamo conto anche dell’età media piuttosto bassa), provenienti da famiglie molto benestanti e molto accondiscendenti, che possono permettersi di vivere in funzione unicamente dello straight edge (con tutto ciò che la cosa comporta: acquisti milionari di dischi, merchandise vario e vestiti “giusti”, possibilità di presenziare a tutti gli happenings della scena, viaggetti oltre oceano o in giro per l’Europa a visitare le varie capitali della linea diritta…); qualcuno, probabilmente a ragione, dirà “ma cazzo, io non sono così, mi faccio un culo da mattina a sera per mettere insieme quattro lire, mi registro i miei gruppi straight preferiti su cassetta e ai concerti ci vado in autostop o sgamando un passaggio a qualcuno, ecc. ecc.”: ok, esiste anche questo qualcuno, ma il viziatone di cui sopra non è un personaggio di fantasia, ne sono più che certo; c’è nello sXe come in ogni altra scena (o in svariati altri ambiti che nulla hanno a che fare col campo musicale/scenaiolo), d’accordo, ma ho come l’idea che la percentuale più elevata di simili personaggi sia proprio in quella xxx…o quantomeno quelli della scena xxx parlano/sparlano/giudicano un po’ troppo per i miei gusti, visto soprattutto che dalla loro posizione è più facile sparare. L’obiezione a quanto ho appena detto sorgerà sicuramente spontanea: perché sarebbe più facile sparare dalla posizione sXe?! Perché alle spalle c’è il branco, per liquidare la cosa in due parole. Mi spiego meglio: nella scena straight vige effettivamente quell’idea di gruppo unito (eh bè, unity!), di linea di pensiero comune, per cui uno può essere sicuro che ci sarà sempre un buon numero di persone pronte a sostenere le sue uscite, cosa che invece in altre “scene” è molto più difficile (se non impossibile) che succeda; oh gente, è solo una mia impressione, magari sono solo un po’ paranoico! Ma è una paranoia che ha le sue origini durante i miei primi anni di militanza (eh eh!) Straight Edge. Per esempio ricordo che molti si stupivano della mia scelta e tanti non ci credevano neppure; questo perché era difficile associare l’idea dello sXe ad un individuo con magliette, che so, di Kina o Anthrax, jeans disfatti, anfibi o scarpone da basket (alla Bay Area Thrasher!), camicie a quadri, giubbetto con toppe di Wretched, Celtic Frost e del Granducato Hardcore, e capelli incolti. Adesso probabilmente corrispondo di più allo stereotipo dello sXe-kid (magari mica più tanto kid!), quello di fine anni ottanta almeno, coi capelli cortissimi, le felpe col cappuccio e le scarpe da trekking (mi manca un bel “true till death” sull’avambraccio e poi sarei a posto!). Lì ho cominciato ad avere l’impressione che la gente “esterna” veda lo sXe come un agglomerato più o meno elitario (quantomeno ben separato dal resto), in cui ci si veste così, la si pensa così e per ogni idea (o cazzata) che vien fuori in quel giro, ci sarà sempre qualcuno che la seguirà e la sosterrà. E quello che mi fa dispiacere di più è che questa gente “esterna” aveva già un po’ ragione allora e ce l’ha in pieno oggi…

Una cosa su cui sono molto curioso è vedere tutti questi XXX-Militant cosa faranno e diranno fra una decina d’anni; non lo dico tanto per dire, un paio d’anni fa ho preso quel libro “All Ages” (sulla scena Straight statunitense degli anni ottanta, a base di interviste a svariati personaggi di quella scena, da Ray Cappo a Kevin Seconds, da Mike Judge a Civ, e via dicendo. Molto bello, intelligente e con persone intelligenti a rispondere alle domande, nessuna sparata, tante riflessioni, aneddoti a palate e, tra l’altro, è scritto in un inglese comprensibilissimo. Simpatico e indicativo notare come praticamente tutti/e critichino l’evoluzione-involuzione del pensiero sXe negli anni novanta! Fatelo vostro, ve lo consiglio) dove alcuni sXe dell’epoca raccontano di aver abbandonato la linea diritta ed era gente che la menava parecchio con l’argomento (per esempio ce n’è uno ex Bold, quelli di “Nailed to the X”, per dirne una! Questo peraltro racconta di aver abbandonato lo sXe…si è schiodato dalla X in pratica!…dopo aver conosciuto, parole sue, una donna peccaminosa che lo aveva corrotto: cosa gli aveva detto, “Se non bevi, non te la do!“ ?!); sarebbe bello vedere quelli di oggidì fra un decennio (a parte che ho letto già adesso di certe “eminenze” attuali e dei loro voltafaccia clamorosi dopo aver blaterato per anni di puttanate che poco hanno a che fare con lo spirito originario dello straight edge, se mai c’è veramente stato uno spirito originario o è solo un qualcosa di astratto in cui abbiamo creduto io ed altri), anche se io non ho assolutamente la presunzione di sostenere che la scelta Straight sarà qualcosa che abbraccerò per tutta la vita, né una scelta che debba essere obbligatoriamente portata avanti fino alla morte da chiunque abbia avuto l’idea di intraprenderla. Detto questo, preciso una cosa su cui ho avuto spesso modo di discutere: fermo restando il fatto che io non mi vanto certo di essere sXe (chiedere in giro per conferma), non riesco a sopportare (nella stessa misura in cui non sopporto i super-militanti spaccacazzo) quelli che si autoproclamano straight edge, piazzano X dappertutto, però bevono una birra ogni tanto, fumano qualche sigaretta, ecc. Ok, non vi sconvolgete, restate lucidi, ecc. ecc., ma cazzo, per sXe si intende (parlo proprio di definizione pura e semplice) astensione totale da alcool & droghe, quindi voi NON siete sXe, ma probabilmente vi fa comodo dire di esserlo (per popolarità, vanto o salcazzo cosa). Sì, non siete sXe come me, probabilmente (anche se, obiettivamente, quattro tiri di canna una sera in otto anni più qualche centilitro dell’alcool dell’irish-coffee, dei tiramisù e di roba simile, non sono proprio la stessa cosa del vostro “strappo alla regola” continuo; “regola” è usato in modo ironico!), solo che io non mi firmo XClaudioX (se non qualche volta per scherzo coi miei soci) e non sbandiero lo Straight Edge di qua e di là, ho il buonsenso di non farlo. Il vostro è’ un po’ come dire “sono vegeteriano, però ogni tanto mangio una fettina di salame”, “sono anti-razzista, ma gli albanesi sono un popolo di merda”, “sono juventino, ma spesso vado in curva Fiesole a tifare viola”, “non sono frocio, ma ogni tanto me lo faccio piantare nel culo da un mio amico (oh, etero anche lui sia chiaro!)” (eh eh, questa l’ho messa apposta per tutti i paladini del politically correct e per i warriors dell’ordine naturale). Poi, ci mancherebbe, ognuno faccia quello che vuole: sono il primo a dire che le mie scelte sono mie e non devo giustificarle a nessuno; quello che mi dà un fastidio enorme è l’atteggiarsi, il dichiararsi qualcosa che non si è in realtà, generalmente per acquisire un certo status all’interno di quella “scena” Hardcore che sta diventando sempre più ipocrita e vuota di contenuti reali (un’ altra cosa che mi sta pesantemente sui coglioni è l’esistenza dei gruppi che si dichiarano HC sXe perché due componenti, su quattro o cinque, sono straight edge. Ecco, questo è uno degli esempi più chiari e lampanti di quanto ho appena detto qui sopra).

In conclusione, qual è il significato di tutto questo fiume di righe? Non lo so, sono partito per spiegare perché io sono sXe e cosa ciò significa per me, ma poi ho divagato un po’ troppo, mi sa… è il gusto per un po’ di sana polemica, via! Forse avrei fatto meglio a parlare di cosa significa essere l’unico che non beve in tavolate di dieci o più elementi, del non divertirsi a certe feste in cui tutti sembra si divertano come non mai, dell’essere troppo consapevoli di ciò che si fa in certi casi (quando forse sarebbe meglio non esserlo), di come la mia scelta viene vista dalle persone totalmente al di fuori del circuito Hardcore, di tante altre cose, …avrei fatto molto ma molto meglio. E invece no, deficiente come sono ho guardato più al lato “interno” della cosa (quello più legato ad un discorso di scena, diciamo così)… Uniformandomi ancora una volta all’ormai mio “idolo” Moscarelli, chiudo con alcune domande: avete trovato qualche spunto su cui riflettere? Vi siete incazzati come bisce nei miei riguardi? Siete d’accordo con me? Io spero solo non siate restati indifferenti alla vomitata di parole che vi siete appena sorbiti.