RECENSIONI

“Stalin ascolta musica su un grammofono che gli hanno regalato gli americani e sui dischi scrive ‘buono’, ‘passabile’, ‘porcheria’…”

 

(da “Addio a questi mondi. Fascismo, nazismo, comunismo: uomini e storie, che cosa è rimasto” di Enzo Biagi, 2002)

 

CLAUDIO

Qui uno un po’ si vergogna! E sì, state per leggere recensioni di uscite targate 2010, 2008, 2006, 2005, 2002, addirittura 2000, ma avendoci messo più di un decennio a far uscire questo numero, è matematico che le cose spedite/consegnatemi al fine di ricevere una recensione siano tutte piuttosto datate… Però, diciamocela tutta (e diciamola anche per giustificarmi un pochetto, eheh!), la musica non è forse eterna? Nel momento in cui scrivo, sull’autoradio ho il primo omonimo lp dei Suicidal Tendencies (1983), l’ultimo vinile messo sul piatto di là in soggiorno è stato l’album omonimo dei Van Halen (1977), l’ultimo cd sul medesimo stereo è stato “Die mensch-maschine” dei Kraftwerk (1978), l’ultima cassetta che ha girato nel ghetto-blaster in sala da pranzo è stata “Wiggle” degli Screeching Weasel (1992), l’ultima cosa che ho ascoltato nel mio walkman andando in bicicletta è stata una compilation di 7” di bands hardcore europee periodo 1991/1993 (Nations On Fire, Spawn, Feeding The Fire, Man Lifting Banner, Suchas, Intolerance, ecc.), l’ultimo disco che ho ascoltato nel lettore cd portatile in spiaggia quest’estate è stato “Keeper of the seven keys – part II” degli Helloween (1988). E la mia musica preferita in genere parte dai primi anni sessanta ed arriva massimo al principio dei duemila (pur non mancando le ovvie eccezioni dei giorni nostri), perché i dischi non sono mai datati, non sono alimenti che scadono, se un disco è bello adesso lo sarà anche fra vent’anni, così come è vero il contrario, se un disco fa schifo ora lo farà anche due decenni dopo (questo per stigmatizzare certe rivalutazioni in vari ambiti musicali di dischi marginali ed oggettivamente di merda, che dopo anni e anni vengono invece considerati storici ed imprescindibili…). Magari qualcuna delle bands di cui andrete a leggere è sparita dalla faccia della terra, però ha lasciato un bel disco o un bel demo, perché non andare a cercarlo lettori/lettrici miei/mie? Idem dicasi per quei gruppi che invece di lavori ne hanno poi fatti uscire altri, qui il mio invito è di scoprirne gli esordi o comunque quel disco in particolare. E tutto questo discorso fatto per i dischi, vale anche per le fanzines, sia chiaro. Dal fischio d’inizio dei lavori per l’assemblaggio di ‘Nessuno Schema’ # 10 (estate 2002) ad oggi sono arrivate parecchie cose nei primi due anni a seguire, poi sporadicamente qualcosa ogni tanto e infine qualcosina di più negli ultimi tempi (leggasi ultimi tre/quattro anni!), forse perché ho sparso un po’ in giro la voce che il numero è finalmente in uscita (più o meno in uscita, s’intende!). Le recensioni, tutte o quasi, sono comunque da intendersi come se fossero state scritte in tempo reale, quindi non troverete quasi mai accenni o notizie sulle mosse dei gruppi (o delle fanzines) dopo le uscite qui recensite, anche perché voglia/tempo di andare a cercarle su internet e/o di chiederle ai diretti interessati = 0, anzi -8 (come la penalizzazione del Milan per Calciopoli qualche anno fa!). E non venitemi poi a dire, come succedeva solitamente coi vecchi numeri, “dei gruppi che avete recensito non ne conosco nemmeno uno” …fidatevi, nemmeno io/noi (includendo nel ‘noi’ anche gli altri recensori che mi hanno aiutato in questa sezione)! …prima di ricevere i loro sforzi, s’intende (ovvio che diciamo un 10% dei gruppi/’zines a me era già noto, questo è logico). Le mie recensioni sono tutte abbastanza lunghe, io i dischi li ascolto sempre fino in fondo (e le fanze le leggo dalla prima all’ultima riga, tutte), magari anche due volte in certi casi, mi sembra il minimo ed è una sorta di rispetto verso il lavoro altrui, anche se poi magari il cd o il demo mi fa irrimediabilmente cagare! Qualche disco l’ho inciso anch’io, conosco molto bene la fatica, i casini e i sacrifici che stanno dietro ogni lavoro, specie quelli delle bands underground o ultra-underground. Mi piace far capire agli autori che io il loro disco o la loro fanzine l’ho ascoltato/letta veramente, non come fanno tanti/troppi recensori che ascoltano il primo pezzo e le parti iniziali degli altri brani (o danno una veloce scorsa alle pagine delle ‘zines) e poi scrivono recensioncine di quattro righe fatte di aria fritta. Ho inserito nelle recensioni qualche riferimento estraneo (citazioni cinematografiche, racconti di vita vissuta, ecc.) sperando che anche chi fra lettori/lettrici non sa minimamente di cosa si stia parlando a livello musicale, trovi qualcosa di interessante e legga lo stesso, alla fine avrete fatto un’opera buona nei confronti di tanti gruppi e fanzinari scoprendo la loro esistenza e leggendone le gesta. Tutto ciò fermo restando che io di musica probabilmente non ne capisco un beato cazzo, sia chiaro! Le mie sono solo impressioni ed opinioni, le quali, si sa, sono come il buco del…vabbè avete capito, ognuno ha il suo!
Una cosa importantissima: se qualcuno dei gruppi/etichette/fanze recensiti qui sotto, fra quelli che mi spedirono il materiale al fine di essere recensito, appunto, non ha ricevuto la copia gratuita di “Nessuno Schema” che gli spetta di diritto, significa che i contatti in mio possesso non sono più attivi/validi. Quindi, si facciano vivi ed avranno la loro copia, ci mancherebbe altro!
PS: ah sì, alcuni di questi dischi/cd/cassette, quelli che meno mi interessavano ovviamente, li ho venduti e li venderò per cifre irrisorie, altri li ho regalati e li regalerò. Cito quindi una frase del Fuzz (caporedattore delle ottime riviste ‘Classix’ e ‘Classix Metal’) a riguardo: “dopo che un’etichetta o un gruppo mi ha mandato un cd in redazione, dopo che questo è stato recensito, dopo che la recensione è uscita, dopo che sono passati sei, otto, dieci o più mesi, io se quel cd lo butto, lo regalo o lo vendo, ma che cavolo di differenza fa? O me lo devo tenere come un oracolo sulla scrivania per tutta la vita?”. Ecco, sottoscrivo, con buona pace di chiunque si senta in dovere di fare delle critiche. Anche perché, mi rivolgo al gruppo e all’ etichetta stessi, non è meglio che il vostro lavoro vada in mano a qualcuno a cui interessa veramente piuttosto che rimanere in casa mia a prendere polvere e ad occupare spazio? (e lo stesso vale per alcune fanzines da me lasciate nel “locale-relax” della sala prove comunitaria morbegnese). E dopo aver posto questo amletico quesito, partiamo in quarta con le reviews!

 


 

VINILI, CASSETTE & CD

 

The APPLICANTS “Exile on…hate street” (Mini-CD-Promo 2002, autoprodotto)
La band romana del Valentini durante i suoi anni di soggiorno lavorativo all’ombra der Cupolone. Erano un trio Garage senza basso, ma con due chitarre, e…non saprei offrirvi gruppi/termini di paragone, se non un generico Garage-Rock U.s.a. o al limite anglosassone, possibilmente anni settanta/ottanta. Tre pezzi (per circa sei minuti di durata totale), belli ritmati e che si snodano in maniera fluentissima; “Any pier is good in the storm” è un po’ più punkeggiante delle altre due. Ottima la voce del Valentini, registrazione buona e potente. Copertina in bianco e nero con disegno caricaturale della band dal vivo, con contorno di cappi, unghioni demoniaci, mutanti da incubo e (cito un Abatantuono d’annata) “esseri sottonaturali” vari (fra l’altro dal vivo erano pure venuti a suonare dalle mie parti in una piovosa serata novembrina organizzata da me e dal Bassman, e mi sa che quassù di “esseri sottonaturali vari” ne avevano davvero fatto il pieno, vero Andrea? Eh eh!). Il solito vecchio adagio: fossero stati americani o inglesi (o svedesi, per stare al passo coi tempi) forse avrebbero scritto altre pagine del loro Garage-Rock-Punk, invece di quest’unico gioiellino (e non lo dico perché Andrea è un amico da quasi vent’anni ormai, ma perché è un dischetto davvero validissimo!), fra l’altro rimasto miseramente allo stato di promo senza che nessuno si fosse degnato di farlo uscire in qualche formato ufficiale… Richiedeteglielo al Valentini, credo gli farete immensamente piacere e penso anche che non vi costerà uno sproposito, anzi!
ANDREA VALENTINI – love.supreme@gmail.com

 

AS LIKELY AS NOT “Stand up and nerve” (CD 2011, The Execution Kollective)
Primo album per la nuova band del Chicco (chitarrista negli anni novanta coi Samsahara e nei primi duemila coi Captura), leader indiscusso di questo quintetto che negli ultimi tempi ha cambiato spesso cantante, secondo chitarrista e bassista. All’epoca di questo esordio alla voce c’era lo Spini a.k.a. Spifty a.k.a. Spizza (già cantante n°1 per la band hardcore morbegnese Unabomber a cavallo fra vecchio e nuovo millennio e dei RedBloodHands nel primo decennio del duemila), mentre gli altri tre sono ragazzi che non conosco proveniendo tutti dal sondriese, come del resto lo stesso Chicco. La musica degli As Likely As Not è fondamentalmente un Death Metal melodico di stampo svedese col feeling di metà/tardi anni novanta. L’ispirazione viene decisamente dalle big-bands di quella branca del death nata a Göteborg nei primi novanta, per cui At The Gates e Dark Tranquillity su tutti, con qualcosa che rimanda anche ai Dissection e degli arpeggi acustici di stampo In Flames. Ispirazione che non sconfina comunque mai palesemente nella clonazione totale e priva di gusto tipica di molte altre bands, specie di quelle fautrici di quella merda che qualcuno osa chiamare nuovo hardcore Bravi tecnicamente tutti, molto buoni i riffs, vari e curati, fra Death e Thrash Metal, col Chicco che si conferma un riffeur di primissimo piano (fra l’altro il nostro, sei/sette anni fa, fu per circa un annetto la seconda chitarra dei miei Gradinata Nord e contribuì poi come ospite al cd “Valtellina boyz” con qualche parte chitarristica qua e là, oltre al lungo assolo incrociato con un altro nostro ex guitar-hero, il buon Nasty Abraham, in un pezzo). Purtroppo ogni tanto affiora qualche parte deplorevolmente di metal moderno (aborro!), ma quando la band va veloce lo fa come si deve (con l’aggiunta di qualche blast-beat ogni tanto) e questo è decisamente un plus. La voce del mio socio Spini è praticamente sempre urlata, mai troppo per fortuna, ma alla lunga stufa un po’ ed è il “punto debole” del disco. Punto debole fra virgolette perché la prestazione del vocalist morbegnese rimane comunque ottima, solo che avrei preferito più varietà dato che la versatilità lo Spini ce l’ha nelle corde (vocali, ovvio). Otto tracce per quasi trentacinque minuti di musica, anche se alla fine i pezzi veri e propri sono solo sei, essendoci un breve intermezzo ambient a metà scaletta e un lungo outro fra ambient, metal, ed elettronica con voci filtrate, che sembra una composizione del Buzzo (Joseph C / Joy Coroner)! Per cui durata perfetta per non finire, come molti/troppi dischi degli ultimi anni, a spaccare le palle “grazie” a tempi superiori all’ora! Il cd, come spesso quando si tratta di metallo estremo, va preso in blocco e i pezzi si fanno seguire senza annoiare e non sono mai troppo lunghi. Certe frazioni a media velocità ti fanno inconsciamente battere il tempo e ti ritrovi a picchiare la mano aperta appena sopra il ginocchio come un demente ;-). “My last confession” è più melodica e catchy e non a caso è il pezzo per cui la band ha girato un videoclip professionale. “Inhale/exhale”, pezzo numero sei con delle sfuriate thrashone mica male, pensavo fosse un tributo alla defunta grind band svedese Nasum (defunta nel vero senso della parola, dato che il chitarrista/cantante morì travolto dallo tsunami del 2004 mentre era in vacanza, quando si dice la sfortuna…) e al titolo del loro primo album, ma così non è. Ah, il Reggy (voce/chitarra dei thrashers S.N.P.) si occupa delle backing vocals nel brano “Nerving empathy”. Insomma, un death metal melodico ma non eccessivamente tale (diciamo melodico quanto lo furono le big-bands succitate all’epoca, non quelle cose atroci di gruppi venuti dopo in cui la melodia aveva preso il sopravvento e ormai il death era sparito), che non dimentica il passato di questo genere e lo tinge di thrash e di metallo, ahimè, più moderno. Copertina tipica di questi ultimi anni, quindi abbastanza “artistica” e dal significato a me incomprensibile, naturalmente. Io che per i dischi death vorrei sempre copertine stile “Left hand path” o “The astral sleep” e in genere i disegni di Dan Seagrave e di Kristian “Necrolord” Wahlin (che fu chitarrista dei seminali Grotesque e dei particolarissimi Liers In Wait) all’infinito, ma questo è un problema mio ;-) ! All’interno delle otto pagine del booklet ci sono i testi, seri e sul personale, niente abissi, déi dello spazio esterno o entità demoniache…purtroppo, eheh. Peccato poi per la foto del gruppo, dato che la band che ha registrato il disco è composta da cinque elementi dal capello corto e dal look normale e io su un disco death metal voglio vedere cinque capelloni sciatti, brutti, sporchi e possibilmente con qualche chilo di ferramenta varia addosso! Suono non troppo moderno/plasticoso, anzi direi decisamente buono per il genere e non è un caso dato che il cd, registrato a Sondrio, è stato mixato in Svezia da Pelle Saether (producer con all’attivo dischi per nomi abbastanza grossi del death metal come Fleshcrawl, Carnal Forge e gli italiani Necrodeath, oltre alla band gothic metal di Jennie Tebler, la sorella minore del defunto Quorthon dei Bathory) e col mastering ad opera di Göran Finnberg (uno che ha lavorato con In Flames, Arch Enemy, Meshuggah, The Haunted, Opeth, Dark Tranquillity ed Hammerfall), gente di primo piano insomma. Bel disco, anche se non esattamente al top delle mie preferenze quando si tratta di death. Infatti posso ascoltarlo tutto senza annoiarmi, ma proprio non riesco a trarre energia da questo cd. Quando sono pronto per la battaglia ho bisogno di caricarmi. Quando il campo di battaglia chiama, marcerò verso la mia morte coi suoni dei primi dischi di Grave ed Unleashed che mi scorrono nelle vene. Quelli che avranno il cranio aperto in due dalla mia ascia probabilmente staranno marciando al suono degli As Likely As Not. [questa parte finale è un mio adattamento di parte di una recensione di un disco dei belgi Liar apparsa su un ‘HeartattaCk’ del 1996. Chicco e soci prendetela per quello che è, cioè una simpatica -spero almeno!- presa per i fondelli mediata dai miei gusti in fatto di Death Metal]. La band, reduce da un paio di tour in Russia ed ex repubbliche sovietiche varie, uscirà a breve col secondo album. Voi intanto fatevi vivi con:
aslikelyasnot@gmail.com / executionk@gmail.com

 

ATREPSIA “Feeling the human tragedy” (Mini-CD 2000, autoprodotto)
Questi li avevo conosciuti nei primi tempi di attività del sito www.gradinatanord.com (si parla dei primi mesi del 2003), quando avevo concordato col loro chitarrista/bassista Davide uno scambio di links fra i siti delle rispettive bands; da ciò allo scambio dei cd dei due gruppi il passo fu breve, poi un giorno il tipo in una mail mi “chiede”, a proposito dei Gradinata, “siete di destra, spero!”, io ovviamente gli rispondo che purtroppo per lui spera male, e da lì in poi non l’ho più sentito! Però gli avevo promesso una recensione su NS (no, non sta per National Socialist, ha ha!) e dato che sono uomo di parola, eccomi qua a parlare di questo mini-cd, fra l’altro oltremodo datato, ma tant’è… Gli Atrepsia sono (erano?) un duo di Gorizia dal logo indecifrabile…a malincuore devo dare ragione a quanto diceva il Pomini anni addietro riguardo i loghi delle bands Death Metal…e tra l’altro ho notato che di solito sono i gruppi più merdosi ad avere il logo incomprensibile, mentre gruppi buoni o anche ottimi hanno loghi comprensibilissimi! Non che comunque gli Atrepsia rientrino obbligatoriamente nel primo caso, come avrete notato ho scritto “di solito” e non “sempre”, eh eh! La copertina (bianco e nero nella mia copia, ma essendo una fotocopia suppongo che l’originale sia a colori, il cd invece è quello originale non un cd masterizzato; dei Gradinata io invece gli spedii un becero cd-r senza custodia coi nostri cinque pezzi dello split-cd coi Rebelde e i titoli su un foglietto, quindi ha fatto bene il camerata a fotocopiarmi la copertina!) è una foto di un tipo assassinato giacente in mezzo a una strada in un paese presumibilmente centro-sudamericano, con la gente a curiosare attorno stile pensionati con gli scavi; all’interno note, ringraziamenti e foto: Jonathan (cantante e batterista, oltre che suonatore di quelle poche tastiere che ci sono) è un “cavelùn”, mentre Davide (che canta su un paio di pezzi) è uno skin, evidentemente nazi o comunque “di destra, spero” ;-) Di elementi sul fascio/nazo negli ultimi anni ce ne sono sempre di più nel panorama Metal, compresi quei pagliacci che strombazzano il Black Metal “ariano” (che vorrei metterli faccia a faccia con elementi di gruppi storici BM “di colore nero”, tipo i quattro inquietanti brasileiri dei Mystifier o il palestratissimo chitarrista dei canadesi Blasphemy!). Fondamentalmente gli Atrepsia fanno Death Metal, registrato piuttosto bene, anche se caotico nelle (poche) parti veloci. Delle due voci preferisco quella di Davide, anche se è la più “naìf” (diciamo così), rispetto all’altra più tipica e classica del genere. Sei brani (intro e outro inclusi) per un totale di quasi ventisei minuti. Primo pezzo con chitarre quasi svedesi o comunque europee su una base a tempo medio più sull’ americano; il secondo pezzo si intitola “Of blood and honour” (non ci sono i testi, ma viste le premesse posso immaginare, eh eh!) ed è un mid-time di quel death (o post-death?) tipicamente europeo di metà anni novanta (Hypocrisy, certi Therion intermedi, volendo qualcosa degli Amorphis), direi molto buono, che nel finale diventa velocissimo, ma solo per poco. Terzo brano bruttarello, un po’ troppo U.s.a. e moderno per i miei gusti, ma figo il rintocco “a morto” nella parte rallentata centrale. Quarta traccia dal riff CelticFrostiano (ma non penso volutamente tale), buon incedere a tempo medio, poi arriva però una parte rallentata un po’ troppo “modern”…La quinta canzone parte a palla quasi con un tempo Grind, poi sfocia nel solito mid-time con la consueta doppia cassa ben presente. Inizia ad affiorare una certa monotonia…ma per fortuna questo è anche l’ultimo pezzo, visto che la traccia 6 è già l’outro: ottime tastiere d’apertura su base lenta (dai suoni quasi alla Emperor del capolavoro “In the nightside eclipse”, quelle che loro mettevano sui pezzi veloci) e poi parte effettata/rumoristica a chiudere il cd. Cd che risulta essere un buon dischetto…certo, originalità zero o poco più, ma tutto sommato è carino. Ovviamente, interrotto il contatto, non so che fine abbiano fatto questi Atrepsia, in caso:
DAVIDE CIANETTI – VIA BRIGATA CASALE 55 – 34170 GORIZIA – davrsi@libero.it

 

ATROX “Vacca 103” (Mini-CD-Promo 2001, autoprodotto)
Questo promo-cd di tre pezzi, per cinque minuti e mezzo di durata totale, riporta sulle scene gli storici Atrox (attivi dal 1984 vi ricordo) dopo l’ultimo segno di vita (il cd “Hardcore against repression” -una decina di pezzi registrati nel ’98 più lo storico Lp del ’90 “Fiori neri” rimasterizzato- coprodotto dalla loro Point Zero e dalla mia La Fiera del Bestiame…suppongo il disco migliore della mia “carriera” di “produttore discografico”, eh eh!). Il primo brano, “La tua illusione”, è il classico trascinante Hardcore a manetta in pieno Atrox-style (lo stile però dal secondo album in poi, non quello, francamente migliore, di fine 80’s pervaso da quel feeling darkeggiante che li rendeva davvero unici ed assolutamente intriganti e che ha fatto sì che il succitato “Fiori neri” risultasse quel disco impressionante che ancora oggi è), idem per “Privacy”, che è solo un pochettino più lenta (si fa per dire!). Ah, sgombriamo subito il campo da equivoci per quanto scritto sopra: a me gli Atrox post-primo album piacciono diciamo 9/10, prima 10,5/10, per intenderci! E diciamo anche che hanno comunque sempre avuto uno stile riconoscibilissimo e, vista l’oggettiva difficoltà, mai emulato (mi ripeto: conoscete un gruppo che suona “alla Atrox”? e se, incredibilmente, sì, che lo fa a livello degli originali?). Detto questo passiamo al terzo pezzo, “Vacca 103” (la title-track diciamo, eh eh), che è il migliore del mini-cd: testo ironico alla Atrox (in prima persona parla una vacca da batteria diventata “pazza” per il noto morbo, of course) e musica un po’ diversa da quella degli altri due brani, tempo medio, ottime melodie e bei cori “solari”. Insomma, quando si parla di Atrox siamo sempre lì: cagati da pochissimi, eppure grandiosi (originali, tecnici, suono sempre ottimo, testi quasi mai banali), e questo promo purtroppo non cambierà le cose (infatti doveva essere un 7” o un mini-cd che nessuno si è poi preso la briga di far uscire in tutti questi anni…Conco è pure diventato papà nel frattempo!). Eppure loro continuano imperterriti ed ammirevoli a portare avanti la band! E hanno da poco registrato un nuovo album…
Ecco la guerra” (CD 2007, Point Zero)
…questo qua! La copertina ricorda un po’ quella del mitologico “Fiori neri”, mentre all’interno troviamo varie foto che ci ricordano in che mondo agghiacciante viviamo, nostro malgrado. Ventisei pezzi per trentotto minuti di musica che, come sempre nel caso degli atroci brianzoli, è di ottimo livello. Loro sostengono di aver registrato nove di questi pezzi costruendoli su improvvisazioni di chitarra e batteria, il bello è che se non l’avessero scritto, io di certo non me ne sarei accorto, e difatti non chiedetemi i titoli dei brani in questione dato che loro non lo specificano! Testi tipicamente alla Paolino Shock, personali con quel miscuglio di critica, ironia, denuncia e provocazione, condito da quel feeling leggermente darkeggiante (meno di quello di vent’anni fa, ma sempre presente); il tema principale è, come da titolo dell’album, la guerra, intesa a 360°: guerriglie, stragi, genocidi, guerra per la sopravvivenza; e di conseguenza odio, morte e repressione… Autoprodotto sulla loro Point Zero (etichetta, ridendo e scherzando, attiva da più di due decenni ormai) e registrato ottimamente dal solito fido Fabio Magistrali, il disco si snoda su di un Hardcore old school perfettamente trasposto negli anni duemila. Ritroviamo delle nuove versioni dei tre pezzi del promo recensito prima, più una serie di brani nuovissimi che mostrano come gli Atrox nel corso della loro storia non fanno mai un disco uguale all’altro, pur mantenendo lo stesso stile e la stessa identità, nonché l’elevato livello. L’album suona quindi molto Atrox, in qualche pezzo ho ritrovato addirittura lo stesso spirito di “Fiori neri” e questo è un plus. Pezzi velocissimi, veloci, a tempo medio, scuri come la pece, più solari, cori grandiosi, melodie chitarristiche notevoli, tecnica elevata…insomma, il disco è la solita bomba, colpevolmente ignorata da quasi tutti…ma perché non li mandiamo in tour mondiale a far vedere di cosa siamo ancora capaci di fare in ambito Hardcore qui in Italia?? Miei pezzi preferiti: “Bravi ragazzi”, “Ecco la guerra”, “Terra”, “Compromessi”, “Vacca 103” e la rockeggiante e danzereccia “Hardcore disco party old school” (il cui testo è un vero e proprio manifesto per tutti noi old farts che continuiamo imperterriti a suonare incuranti degli anni che passano). Come penultima traccia c’è spazio per un brano di un ospite, non una cover fatta dagli Atrox, proprio un pezzo della one man band di Roberto ”Delirio” (primo bassista degli Atrox dagli inizi fino a metà anni ’90, ora residente in California per via del suo lavoro di ingegnere informatico) dal titolo “Made in China”, un electro-metal-punk-pop che potrebbe diventare tranquillamente una hit radiofonica e non sto scherzando! E come degna conclusione di un gran bel disco c’è un pezzo (degli Atrox) tributo a Joe Strummer (dei Clash, defunto nel 2002) che cita le varie ‘London calling’, ‘Lost in the supermarket’, ‘The magnificent seven’ e ‘Bank robber’ della band inglese; un tributo a una persona che è stata una figura importante tanto per i componenti degli Atrox quanto per il sottoscritto, che quindi approva in toto l’iniziativa! Contattate obbligatoriamente:
STEFANO “Concobeach” FAINI – VIA MATTEOTTI 47 – 20047 BRUGHERIO (MI) – point0@tin.it / PAOLO “Shock” FAINI – VIA CARAVAGGIO 35 – BURAGO DI MOLGORA (MI) – atrox@fastwebnet.itwww.atrox.it / www.robertdelirio.com

 

BAMBINI FULMINATI “S/T” (7” 2006, Sick Of Talk Records)
Ricordo di averli visti live di spalla ai Raw Power in quel di Milano, mi pare fosse il 2000, e non mi erano affatto dispiaciuti. Vengono da Siena, sono un terzetto attivo sin dai primissimi anni novanta e, che io sappia, prima di questo 7”, hanno fatto uscire un paio di cassette e un mini-cd (recensito dal Rocco più avanti). La copertina del dischetto presenta il disegno del volto di un pukettone ingrugnito, all’interno foto, note e testi. Viniletto color giallo-piscia, sei i pezzi inclusi. Nella thanx-list c’è pure ‘Nessuno Schema’, sulla fiducia mi sa! ;-), ma non avevano sbagliato, difatti eccomi qua a recensire i loro dischi, seppure con “qualche” annetto di ritardo, eheh! Musicalmente siamo su territori nettamente Hardcore, con qualche lievissima spruzzata punkeggiante qua e là. Registrato piuttosto bene, il 7” ci offre dei pezzi belli tirati, ben costruiti e coinvolgenti, e suonati bene da una band bella coesa; niente di originale o di innovativo, chiaro, ma lo spirito è quello giusto! E’ un Hardcore di marca statunitense, metà anni ottanta direi, che non dimentica la tradizione italiana (i succitati Raw Power in primis, che in effetti erano una ‘band da esportazione’ che gli States accolsero a braccia aperte negli 80’s) e in cui a tratti emerge qualcosa di quello scandi-core d’annata (gli svedesi Mob 47 e primi Anti-Cimex e i finnici Terveet Kadet periodo anni ottanta e Kaaos, per fare qualche nome illustre). Qualche assolino, qualche coro e degli stacchi mica male completano l’opera, musicalmente parlando. Liricamente siamo sull’ultra-classico punkhardcore: contro gli sbirri, contro l’esercito, contro il sistema, contro il governo, a favore della birra. Tutte cose che a grandi linee condivido (tranne l’ultima), per carità, solo che sono espresse in maniera troppo semplicistica per colpire nel segno l’ascoltatore, almeno quello che da secoli sente le stesse liriche e magari vorrebbe qualche approfondimento in più oltre allo “slogan da bar”. Poi io faccio le mie critiche (ricordate il vecchio adagio “la mancanza di sesso origina critici musicali”? ecco, non siamo troppo distanti…) e intanto i bimbi escono su un’etichetta americana e io no! ;-) …anche se a dire il vero ricordo che la seconda stampa del 7” Obbrobrio/Disarm (quella con la copertina color seppia) venne coprodotta, fra gli altri, dalla Autonomy-Resistance-Equality Records di Lafayette, Louisiana, che comunque doveva essere un’etichetta talmente piccola che al confronto la nostra Fiera dell’Odio era la Nuclear Blast! (anche se poi, da una ricerca su internet appena effettuata per curiosità, leggo che produssero pure un lp dei Lunatic Gods, atmospheric death/doom metal band slovacca abbastanza nota nei circuiti metallici underground). Non che la Sick Of Talk sia una Epitaph o una Fat Wreck, ma resta comunque una label con parecchi titoli all’attivo, seppure di bands decisamente poco conosciute al grande pubblico hardcore. Costo del dischetto non so, chiedete a:
SICK OF TALK RECORDS – P.O. BOX 9723 – 89507 RENO, NEVADA – U.S.A. – www.sickoftalk.com
BAMBINI FULMINATI: PAOLO ANSELMI – VIA CHIANTIGIANA 121 – 53100 SIENA – bf_hc@yahoo.it

 

BODY BAG REDEMPTION / ANTI-BODIES “Body Bag Redemption has got some medieval cure for attention whores like you / Anti-Bodies” (split Mini-CD 2009, O’Style Records)
Questo mini-split (tre pezzi a testa per tredici minuti totali di durata) ci presenta in apertura il progetto solista del Valentini e a seguire quello, sempre solista, di un misterioso A-B di Ferrara. La copertina è, come spesso accade in questi casi, doppia: su quella di Body Bag Redemption compare un bizzarro personaggio occhialuto che suona una chitarra acustica mentre pedala su di un monociclo (il tipo ricorda parecchio il Prof. Botka, per la cronaca), mentre su quella di Anti-Bodies c’è una squadra di sei criceti schierati. All’interno titoli e note per entrambi i progetti, foto solo dal lato ferrarese (presumibilmente è lui da bambino con una maschera da coniglio…). Il Valentini in versione acustica parte con “The fucking eighties are gone for good”, dal forte sapore Blues di quell’America polverosa di certi vecchi film. “Peter saw no evil” è un acoustic-rock di facile presa, mentre lo strumentale “JLP (paying old debts)” porta alla mente le paludi del sud degli States, ma anche quelle della bassa mandrogna. Musica sentita (“di pancia” come si suol dire) e registrazione decisamente ok. Anti-Bodies fa un…uhm…diciamo Garage-Rock di sola voce e chitarra elettrica, registrato decentemente. “Walls” suona decisamente americana, con qualcosa di Stoogesiano; “Ssshh” è più rarefatta, a suo modo vagamente Blues; “Ballad of the youngest sister” è una ballata quasi psichedelica. Insomma, un bel dischettino!
BODY BAG REDEMPTION: love.supreme@gmail.com
ANTI-BODIES: sexandmirrors@gmail.com

 

CODA DI LUPO “Una mera illusione” (CD-R 2003, autoprodotto)
Valdostani, nati nel ’99, si autodefiniscono un incrocio fra Kina e Negazione; sentendo il cd, oddio, i Kina, sì, vagamente, ma i Negazione proprio no (almeno non quelli storici); io direi invece bands forse meno note, ma non per questo meno grandi, come Tempo Zero (quelli degli inizi), Atrox in certi stacchi e nei cori, Church Of Violence per le parti lente e non solo (in effetti ci sono vari richiami ai fumatissimi torinesi lungo tutto il dischetto!). I pezzi sono otto, di cui uno è una sorta di outro (un simil-Grind al limite dell’imbarazzante, per fortuna sono solo pochi secondi!), mentre “Crisi d’identità” è presente in due versioni di cui una acustica; durata del tutto: circa venti minuti. Ci sono due covers, entrambe delle succitate due bands corregionali dei nostri: “Volti nuovi” dei Tempo Zero e il quasi-inno di più generazioni “Questi anni” dei Kina. I testi sono discreti e spaziano dalla denuncia socio-politica al personale. Grafica a mano, nero su bianco, fra corsivo e stampatello. Copertina dal disegno semplice ma efficace; all’interno testi e ringraziamenti/saluti. Una buona band, niente per cui strapparsi i capelli (per chi ce li ha e belli folti, io ad esempio, e così non risparmio la frecciatina a un bel po’ di miei soci, eh eh!), ma onesta e a suo modo dotata di una certa personalità. E poi sono gente montana/pedemontana come me (e come diceva a riguardo il buon vecchio Gianpiero Capra dei Kina “fra di noi ci si capisce”), quindi mi sento quasi in dovere di invitarvi a dargli una chance contattandoli presso:
EMANUELE CACCHIONI – FRAZIONE CISERAN 158 – 11020 MONT JOVET (AO) – nationonfire@virgilio.it

 

DR. KROLLSPELL “Demo ‘04” (Mini-CD-R 2004, autoprodotto)
Inizio notando con piacere che il batterista di questi svizzeri-tedeschi è Gianpiero Azzolino (di evidenti origini italiche -o al limite svizzero-italiane- parrebbe, eh eh!), per anni cliente de La Fiera dell’Odio (l’ormai defunta distribuzione mia e del Rocco). I Dr. Krollspell, che buttano sul piatto cinque pezzi per sette minuti scarsi, sono un trio e cantano in tedesco; il loro è un Hardcore/Punk che va da parti quasi Hc-abbestia a stacchetti “puliti”, da riffs tipicamente punk-tedeschi belli quadrati con influenze chitarristiche Metal ad altri quasi Oi! Registrazione più che decente, ma sempre a livello demo. I testi non so proprio di cosa parlino, nemmeno capisco i titoli visto che la mia conoscenza del tedesco è quasi pari a quella del sanscrito! Spero comunque non siano testi alla Inkoma (vedi dopo). La copertina è una semplice fotocopia col disegno di una persona d’età avanzata (e sesso indefinibile!) su letto ospedaliero con cannula al naso, mentre sul retro trovano posto titoli, line-up e contatti. Non sono mica male, con un suono migliore poi guadagnerebbero punti! Prezzo ignoto, comunque:
drkrollspell@krollspell.chwww.krollspell.ch

 

GARGANTHA / RIP ROARING “Split” (10” 2004, Dada Dischi / Musictrick / Kimera Records)
Di questo ne ho ricevute ben due versioni: prima mi è arrivata quella promo in cd-r (copertina fotocopiata a colori e bustina di plastica come involucro) dai ragazzi della Dada Dischi, il cui foglio allegato recitava: “data la quantità ridotta di copie a nostra disposizione sarebbe stato un suicidio riservare delle copie del vinile alla “stampa”, ecc.ecc.ecc.”, ma poi, dato che evidentemente io faccio parte dei V.i.p. (Voraci immani piselli, citando Caccola/Booger in “La rivincita dei nerds 2” …sì lo so, la stessa identica cosa l’ho messa anche in un report di un concerto, ma da anni sognavo di scrivere ‘sta cazzata e ora esagero!), più o meno negli stessi giorni ho ricevuto quella ufficiale in vinile direttamente da …boh? Una delle altre due etichette of course, ma non ricordo più quale e, se c’era, ho perso la lettera d’accompagnamento; mi scuso con “umiltè” alla Arrighe Sacchi! Sono due gruppi che non avevo mai sentito nominare prima, eppure i trevigiani Gargantha prima di questo split hanno realizzato un ep (7” suppongo, la bio non specifica) autoprodotto, “Boy-cot-friendo” (mamma mia, ma che bel titolo…rabbrividiamo, brrrr – citazione ‘oldskul’ della Massironi), mentre i Rip Roaring (dalla provincia di Padova) addirittura un album (anche qui non viene specificato se lp, cd o ambedue le cose), “Excluded, but undervalued”, per una tal Cripta Records (che mi fa venire in mente l’ atpirc di “Fracchia contro Dracula”!). Il 10”, che si presenta benone con copertina-collage a colori e foglio interno (un lato per gruppo, of course) con testi, note e foto, dura circa quindici minuti divisi, sembra nemmeno troppo equamente, fra le due bands. Allora, i GARGANTHA, nei loro quattro pezzi cantati in inglese, fanno un Hardcore melodico e veloce di stampo piuttosto europeo (diciamo tipo quello tedesco/olandese degli anni novanta e azzarderei anche i pesaresi Eversor del periodo “Friends”), ma che non si fa mancare qualche riferimento d’oltreoceano (certi Shelter, le cose più veloci degli imprescindibili Dag Nasty e quelle più melodiche dei Propagandhi del primo lp); che poi come sempre io sono fermo come minimo a circa quindici anni fa, quindi forse anche questi hanno dei modelli e/o dei gruppi più recenti a cui essere comparati! Pezzi ben suonati, prodotti decentemente, ma non in maniera super (quindi in questo senso siamo più sull’Europa/Italia che sugli U.s.a./Canada, eh eh!). Belli gli armonici. I testi sono tutti sull’anti-religioso; cavolo, ma la voce, la voce…sì, ma è lampante, la voce è uguale-uguale a quella di …’azz, non mi viene proprio! Dovrei controllare la mia collezione Hardcore, ma chi ne ha tempo e voglia? I RIP ROARING buttano sul piatto (eh bè, per una volta che c’è il vinile!) tre pezzi in inglese e uno in italiano (dal ‘poetico’ titolo di “Bush è come il liquame”, i testi spaziano fra denuncia e personale) di Hardcore old school a palla (ispirazione Infest, butterei lì), pieno di stacchi, ma anche, ahimè, di riffs non proprio memorabili, anzi… Inoltre certi giri, certi stacchi, anche il suono stesso ogni tanto, risultano troppo moderni per i miei gusti. Voce gridata, a volte, diciamo così, “americana”, a volte vagamente alla Nations On Fire o comunque da gruppo belga straight-edge pre-Goodlife Records (si parla di primissimi anni novanta); fra l’altro non so e non penso che i Rip Roaring siano sXe, ma vorrei vedere quanti componenti dei gruppi belgi di cui sopra (bands che naturalmente strombazzavano la cosa ai quattro venti) lo erano! Gruppo discreto comunque, impersonale, ma discreto. Dei due meglio i Gargantha, abbastanza impersonali pure loro, ma quatomeno più gradevoli all’ascolto (parlando soggettivamente, eh!). Il vinile (allegato al quale c’è un volantino anti-industria zootecnica) costa(va?) 7,00 euro (spese postali incluse), un prezzo onesto per un 10” ben confezionato, anche se dalla lunghezza appena appena superiore a quella di un 7”.
DADA DISCHI: LUCA ZANETTE – VIALE AI CADUTI 20 – 10098 RIVOLI (TO) – dadadischi@libero.it
MUSICTRICK: musictrick@virgilio.it / ginopatrizio@hotmail.com Website: www.musicktrick.com
KIMERA RECORDS – VIA CAMOGLI 11 int. 3 – 10090 RIVOLI fraz. CASCINA VICA (TO) Website: www.kimera.biz

 

GLI ULTIMI “Gli Ultimi” (CD 2009, Laida Provincia Crew / Marchiato A Fuoco / DistrOi! / Manco A Li Cani! Records / Tuscia Skinheads)
Band della provincia romana che esordisce direttamente con questo album coprodotto da cinque etichette, fra cui la Marchiato A Fuoco del buon Filippo che gentilmente me ne ha fatto avere una copia. Confezione con tutti i crismi: copertina con un cuore (ma un cuore di forma reale, quella anatomica, non quella del classico cuoricino!) alato ed incatenato e la scritta ‘Gli Ultimi- Street Punk’. All’interno altre sette facciate del libretto con testi, foto e note; sul retro foto della band, titoli dei pezzi e loghi delle etichette coproduttrici. Pezzi che sono nove per circa trentasei minuti di durata, registrazione molto buona. Lo stile de Gli Ultimi è un misto fra l’Oi! britannico e quello italiano degli anni novanta/inizio dei duemila, con una voce tipica del genere ed ottimi cori. Le canzoni sono costruite bene, con riffs e strofe/bridges/ritornelli che si incastrano alla perfezione, peccato solo che la chitarra si trattenga un po’ troppo in fase di armonizzazioni ed assolini di contorno. Mi piace il fatto che traggano parecchia ispirazione dall’Oi! di oltremanica, cosa non comunissima qui in Italia, anche se inevitabilmente il già sentito è sempre dietro l’angolo. Testi abbastanza sugli standards del genere, ma efficaci e ben scritti. Il pezzo “Laida provincia” è una cover dei Chilly Willy (ricordate quel pinguino dei cartoni animati?), punk band della zona di Bracciano attiva nei 90’s. Bel dischetto comunque, e se devo essere sincero non me l’aspettavo! Fans dell’Oi! scrivere subito a:
gli_ultimi@hotmail.it

 

GOAT SEMEN “Promo 2000” (Cassetta-Promo 2000, autoprodotta)
Trattasi di rehearsal-tape ufficiale di questo progetto di “Southamerican terrorist Black Death destruction!” (autodefinizione presente nella copertina della cassetta), creato dal peruviano Levifer (mastermind della band omonima, vedi recensione più giù, qui a chitarre e basso), affiancato dal vocalist Neyra e dal “batteraio” Satyricon (che fantasia…), probabilmente come gruppo-tributo a certe sonorità che vedremo a breve. Nati nel febbraio 2000, i Goat Semen hanno subito registrato questo promo contenente cinque tracce; copertina fotocopiata in bianco e nero con orribile disegno di capronazzo (orribile nel senso di brutto), all’interno solo i titoli e i contatti. Il logo ricorda un po’ quello dei grandi Beherit. Il suono è proprio da sala-prove, tipo quando si registra col mangianastri a pile! Eppure resta comunque nitido e ascoltabilissimo, come a volte accade in questi casi. “Goat Semen”, pezzo d’apertura, è veloce e molto alla primi Mayhem (“Pure fucking armageddon” / “Deathcrush” demos), anche la voce di Neyra ricorda molto quella orribile di Maniac negli 80’s (che poi quando è tornato nei 90’s era anche peggio!), ma è meno fastidiosa ed in effetti non è che ci voglia poi molto! Segue “Madre muerte”, a palla pure lei, con una vaga influenza Blasphemy (i mitici skinheads canadesi con alla chitarra un negrone muscolosissimo che in una loro vhs live in mio possesso suona una favolosa chitarra rosa!). Chiaro che un gruppo influenzato dai primi Mayhem e dai Blasphemy sia comunque di discendenza Sarcofago: la band brasiliana ispiratrice delle due appena citate e fra l’altro grossissima influenza del Black Metal norvegese ai suoi albori (tempi di batteria e look soprattutto), checchè ne dicano adesso certi personaggi! E infatti, specie dal terzo pezzo (“Sodom graves”) in poi, ci sono molte parti alla Sarcofago (quelli di “I.n.r.i.” e dei demos precedenti, ovviamente) e anche la voce spesso si stacca dal Maniac-style e segue un po’ lo stile di Wagner Antichrist (Sarcofago) lanciandosi poi a volte in acutazzi, a dire il vero oggettivamente atroci! Il quarto pezzo si intitola “Warfare noise”, che sia un tributo alla storica compilation della Cogumelo Records (tre volumi, ma quello mitologico è il primo dell’86 con Sarcofago, Mutilator, Holocausto e Chakal) ? Tutti i brani sono quasi sempre veloci/velocissimi, si va regolarmente dal tupa-tupa al cosiddetto blast-beat, pochissimi i mid-time, ma quei pochissimi hanno dei riffoni granitici! Loro si dicono influenzati anche dai Beherit: mah, logo a parte, musicalmente io non ci trovo praticamente nulla del geniale caos organizzato (no, Fascetti quando allenava il Varese qui non c’entra!) dei finlandesi del nord della Finlandia, che pure avevano una grossa e dichiarata influenza (però rielaborata a modo loro) degli onnipresenti (in questa recensione) Sarcofago: una band, quest’ultima, influentissima a livello mondiale (citerei anche svariate bands asiatiche e il cosiddetto War Metal australiano), ma sconosciuta ai più e pure molto sottovalutata (provate a sentire, per esempio, l’Lp “The laws of scourge” del ’91 e poi ditemi!); e nemmeno il fatto che Wagner Antichrist fosse un ex-Sepultura ha aiutato… Comunque tornando ai Goat Semen, per loro vale un po’ il discorso dei Krushers (vedi dopo): fosse un demo anni ottanta o al limite primissimi novanta, sarebbe la classica figata da culto; l’essere solo del 2000 gli fa perdere parecchio, pur restando un ottimo esempio di quel Black/Death “vero” (ma non quella cazzata del “true”) ormai dimenticato dai giovinastri e pressochè morto se non a livello molto underground (vi ricordate quando i DarkThrone dicevano nelle interviste che loro il Black Metal lo volevano morto così che non se lo filasse nessuno? Era il 1991 ed era in uscita il loro “A blaze in the northern sky”…che tempi!). I tre peruviani seguono quindi la tradizione sudamericana Black/Death di tutte quelle ottime bands degli 80’s: i brasiliani Sarcofago (aridaje!), Sepultura (quelli degli inizi, ovvio!), Mystifier, primi Holocausto (su di loro vi rimando a ‘Nessuno Schema’ # 9), Mutilator, Sextrash, ecc. i cileni Mortem, i colombiani Masacre, Parebellum e Reencarnacion, i loro connazionali peruviani Hadez, ecc. ecc. : tutta roba apprezzatissima in Norvegia agli albori dei 90’s (dai vari Mayhem e DarkThrone), mio giovane wannabe-blackmetaller che stai ridendo all’idea di queste bande composte da neri, amerindi e discendenti di immigrati europei, dedite al più feroce Black/Death…ma lascia stare, resta comunque roba troppo estrema per te e per quelli come te, và! Per voi bastano quei cattivoni dei Gorgoroth! Invece i più furbi potrebbero essere invogliati a contattare:
ERIC NEYRA – AV. GERMAN AGUIRRE 1422 – CONDEVILLA – LIMA 31 – PERU’ – goatsemen@hotmail.com

 

The HELLRAISERS “Rock you bastard” (Mini-CD 2004, Giain Plade Records)
Gli Hellraisers sono un terzetto romano coi nomi d’arte (Billy D. Rocka, Luky B. Luke e Egomet D. Machine…’sti cazzi!) e la foto con macchinone rock’n’roll (targato Roma, chiaro!), ma dal look non troppo R’n’R (diciamo che il piumone non fa molto Rock!) e ci offrono cinque pezzi (per una ventina di minuti scarsa) in uno stile che è quello del Rock’n’Roll un po’ sulla scia degli Hellacopters e di quei gruppi che vanno a pescare a piene mani dal Rock (americano e non) fine 60’s/primi 70’s (MC5, tanto per fare un nome storico); per questo non è un’eresia dire che, soprattutto in un pezzo come “High/low”, ma anche in “Drunk man walking” (bluesaccio bello andante e sostenuto, con tanto di acuti qua e là), si sente qualcosa che rimanda ai Deep Purple dei primi tre albums, quelli pre-mark II e meno conosciuti, te capii Dario? ;-) E fra l’altro il pezzo interamente strumentale “Dragster” ricorda vagamente gli Iron Maiden del primo Lp, non ridetemi dietro, guardate che vagamente…! La voce invece è decisamente Rock, piuttosto seventies-style. Suono buono, disco registrato abbastanza bene, anche se chiaramente non a livelli eccelsi, ma tutto suona come deve (forse la chitarra è un po’ troppo “scorreggiona”). Per la copertina stampata (bianco e nero con disegno di diavolo beone) e ben fatta, che sembra quella di un dischetto ufficiale, lo considero più un mCd che un demo su cd, anche se il supporto è un cd-r; all’interno ci sono foto, saluti e thanx vari, e però il solo testo della cover (riveduta) di Patti Smith (nell’occasione coadiuvata dal Boss Bruce Springsteen che le donò il pezzo, va detto!) che diventa “Because the night belongs to rockers” (e non più “to lovers”). Degno di nota il marchietto pro-football (“Football is fun, football is joy. Support football, tackle hard, play to win”). Non male ‘sto dischetto (alla fine forse il pezzo più brutto è la cover), gruppo meritevole di più di una chance! Prezzo del mini-Cd ignoto, voi fatevi sentire con:
DARIO BARTOLI – VIA A. ASCARI 247 – 00142 ROMA – the_horns@hotmail.com
GIAIN PLADE RECORDS – VIA G. GENOCCHI 6 – 00147 ROMA

 

HOUMA “Houma” (Mini-CD-R 2011, autoprodotto)
Progetto Sludge/Doom/Black (loro si autodefiniscono con le prime due parole e basta, black ce lo aggiungo io!) milanese gestito in duo dal Lorenzo a.k.a. Renza a.k.a. Marra (ex Gradinata Nord, Death Before Work!, Obbrobrio, per citarne giusto tre) e dalla sua compagna Pamela (di fama Agatha). Renza alla batteria (come già nel ‘97/’98 con i Castr-Azione, hardcore wretchediano morbegnese) e Pamela a voce e chitarra. Incuriosito dal nome Houma me lo cerco in rete e scopro che è quello di una città della Louisiana, terra in effetti di storiche Sludge bands (Eyehategod, Crowbar, Down, per citare le più famose), ma gli Houma sono anche una tribù di nativi americani (gli indiani d’america, via!) e in effetti entrambe le fonti di ispirazione sono omaggiate in questo dischetto contenente tre pezzi per quasi venti minuti di durata. Copertina spartana in bianco e nero: un tronco di conifera e relativi rami, il logo Houma con tre penne da copricapo pellerossa che si dipanano dalla ‘o’ (l’adesivo con detto logo campeggia pure sul mio frigorifero…); sul retro titoli e contatti. Ottimo il suono della chitarra, pieno e scuro il giusto, meno buono quello della batteria. La voce è fatta di urla distanti, vagamente Burzumiane. Si parte con “Gold” (ispirato ad una poesia di Robert Frost, defunto poeta statunitense), un pezzo che ha qualcosa dei vecchi Satyricon (primi tre dischi). “Poison tree” (questa ispirata dall’omonima poesia di William Blake, buonanima pure lui, ma penso lo sappiate tutti/e!) è aperta da un canto pellerossa e si snoda ancora su coordinate dal flavour Norse Black Metal (i soliti Satyricon ‘93/’96, nei loro momenti più rallentati, sono un buon termine di paragone) e non solo Norse, vista una certa similarità con certi riffs dei tedeschi Desaster dei primi albums. “Confederacy of dunces” infine (ispirata al romanzo di John K. Toole, scrittore americano pure lui six feet under…), forse il pezzo più Sludge del lotto (beh, Toole era di New Orleans, c’entrerà qualcosa?), chiuso da un’invocazione/canto pellerossa che funge anche da outro del cd. I tre brani sono lunghetti (dai cinque ai sette minuti cad.), ma coinvolgono non poco, in maniera quasi ipnotica. Io ci ho trovato parecchie somiglianze con certo Black Metal, ma è perché sono un fan del genere mentre conosco poco lo Sludge, dato che è ovvio che le influenze vere e proprie degli Houma siano altre e vengano appunto da quel genere (Eyehategod et similia?). Ah, li ho visti anche dal vivo lo scorso anno a Talamona e li ho decisamente graditi (avevano pure chiuso con una cover di ‘Orgasmatron’ dei Motorhead, versione sludge of course). Caldeggio i contatti con:
666nations@gmail.com / houma.bandcamp.com

 

IBLIS “Axiom” (CD 2000, Negatron Records)
Sono un trio comasco composto da Moonbeam, che suppongo all’anagrafe sia il Nino Cotone autore di tutte le musiche e di tutti i testi (apro una parentesi, era “Viuuulentemente mia” il film dove Abatantuono impersonava tale Achille Cotone? Quello con la Antonelli, no? Col famoso tormentone: “No in Babbaggia no!” e il nome che Abatantuono vuol dare al figlio: Idrofilo, Cotone Idrofilo), a voce, chitarra, violino e piano, Thidra al basso (e a un paio di guitar-solos) e Malignant alla batteria. Prima di questo cd gli Iblis all’attivo avevano due demos e un mini-cd (ed erano più Black Metal se ricordo bene, avevo il primo demo e non lo trovo più…), mentre le otto tracce dell’album (che dura circa 37 minuti, punto a loro favore, che non se ne può più di quei dischi da sessanta e passa minuti! Non prendiamoci in giro, tolti rarissimi casi di gruppi/dischi della madonna, più di quaranta minuti un full-length non deve durare, pena lo scassamento di maroni dell’ascoltatore che finisce col perdere attenzione e con lo spegnere lo stereo) che sto recensendo risultano essere state composte fra il ’96 e il ’99. Me lo regalò (era come minimo l’autunno del 2001!) il mio socio lecchese Giulio “Ghiulz” (Genital Grinder, Sacrarium Execratus, Profanatum, ecc. e ora addirittura seconda chitarra dei mitologici Bulldozer!), che ora ho il dubbio sia uno fra Thidra e Malignant (ma poi probabilmente no, comunque dovrò chiederglielo, ma non lo sento da tempo), che compare nei credits in veste di produttore assieme al mitico Alex “Calboni” Azzali nel cui studio comasco Alpha Omega è stato registrato il cd (il piano però l’han registrato al Bips di Milano…lo dico per completezza). Confezione digipck apribile, testi e note all’interno, colore seppia chiaro (?) non esaltante come del resto la copertina: bimbo ballerino in tutù e dagli occhi bianchi/demoniaci, quasi nell’atto di fare il saluto romano (scherzo, comunque il fanciullo è a braccio teso e mano semiaperta). Testi non tipicamente Black Metal, sono più sul personale, fra tristezza, riflessioni, illusioni, ribellione, confusione, ecc. il tutto comunque permeato da un alone abbastanza oscuro. E’ fondamentalmente un misto “evoluto” fra Death e Black Metal, complesso e con svariati stacchi, suonato alla grande, a volte seguendo stilemi proprio di musica Classica (almeno secondo il mio orecchio inesperto e soprattutto ignorante!), e prodotto benone con un suono pieno e potente. Però la parte prettamente Metal (quella di chitarra/basso/batteria diciamo) non è che mi smuova/esalti molto, contrariamente ad intros ed intermezzi classici (sempre giocati su piano e violino, per esempio il brano che dà il titolo al disco), che sono molto evocativi e di gran gusto (evidentemente il Cotone è un musicista classico, come del resto il Ghiulz, che di sicuro in questo disco ci ha messo lo zampone, oltre all’assistenza tecnica!); altro ottimo esempio è l’intro di violino e piano che apre il cd: molto bello, un vero e proprio pezzo classicheggiante, non il solito intrazzo stile colonna sonora di film horror di serie z. La voce è decisamente più sul Black, ma niente strillacci vergognosi! Suono mediamente moderno, ma non troppo, forse la giusta media fra vecchio e nuovo. Avessero mischiato/impastato di più le parti classiche di cui sopra con quelle elettriche/Metal (un po’ come fanno in “La follia”, comunque), sarebbe venuto fuori un discone, che oltre all’essere originale, in fatto di Classica avrebbe demolito senza pietà il 95% di quei tanto strombazzati gruppi con le loro tastierine in verità da saggio scolastico o poco più! In definitiva non un lavoro epocale, ma qualcosa di alternativo e di molto migliore delle ultime uscite (da almeno dieci anni a questa parte!) di big-bands tipo Dimmu Borgir (sempre più pagliacci, o pagliacciacci per dirla con Paolo Villaggio) o Cradle of Filth (sempre peggio, sia la musica che il look…), non dico Satyricon (il cui look degli ultimi anni è francamente imbarazzante, sembrano dei modelli ultra-gay di Dolce&Gabbana, cristo, pare incredibile che siano quelli di pezzi come ‘In the mist by the hills’ o ‘Walk the path of sorrow’) perché a me “Now, diabolical”, vergognosamente lo so, piace abbastanza (“The age of Nero” è invece, senza la minima possibilità di appello, una merda). Un ascolto lo meritano eccome:
IBLIS: NINO COTONE – VIA OLTRECOLLE 15/A – 22100 COMO
NEGATRON RECORDS – VIA S. MARGHERITA 13 – 27100 PAVIA
PS: Ah, prima di chiudere una nota per il Ghiulz: ma dei tuoi Obscurity riuscirò mai a sentire qualcosa? Nome banale e abusato a parte (gli storici black-thrashers svedesi anni ottanta e i loro connazionali death metal dei primissimi novanta, i viking-pagan metallers tedeschi, i death-grinders turchi, un paio di bands statunitensi dei primi novanta fra thrash e death, sono solo i primi Obscurity che mi vengono in mente, un sito come Metal Archives ne riporta un altro bel po’ sparso nei meandri dell’underground metallico mondiale), musicalmente dovrebbero essere quello che mi sarebbe piaciuto fossero gli Iblis (vedi sopra)! Ricordo solo una rehearsal del ’97 o giù di lì, peraltro a formazione incompleta.

 

IL MALE “Il Male” (CD 2009, Hanged Man Records)
Gruppo da doppio misto tennistico, nel senso che sono due ragazzi e due ragazze: queste ultime due sono trentine e si occupano della sezione ritmica, mentre i maschioni sono forlivesi e sono dediti a voce e chitarra. Il chitarrista è Enrico (già guitar-hero di Rebelde e R.o.i.d., oltre che dei LeTormenta, un cui disco viene recensito più avanti), mio amico/corrispondente da quasi quindici anni. Il cd si presente benone, con confezione digipack e copertina raffigurante degli spettrali rami bianchi su sfondo nero; all’interno il disegno di un corvo appollaiato su un ramo di conifera e la luna piena nel cielo, nel foglio interno le foto delle fasi lunari, quelle dei quattro componenti del gruppo e i testi con relative traduzioni in inglese. Tale iconografia decisamente banal-black metal può portare fuori strada, dato che i nostri non sono certo una black band, quantomeno nel senso stretto del termine. Dieci i pezzi (più intro e outro) per trentatre minuti di musica. Che musica? Beh, io direi un misto fra black metal (appunto), hardcore (specie crust e con qualcosa della variante del genere cosiddetta power-violence, che conosco comunque pochissimo e magari sto dicendo una cazzata, ma tant’è…) e qualche stacchettino che rimanda al death metal, col cantato in italiano decisamente più sull’hardcore/crust. Domina su tutto la chitarra di Enrico, con delle armonizzazioni da black metal norvegese alla vecchi Satyricon ed Emperor lanciate su tempi per lo più veloci o velocissimi con qualche passaggio in blast-beat. A volte ci sono delle parti con quel tu-pa/tu-pa saltellante che rimanda a quegli stacchi simili e polkeggianti dei DarkThrone. A volte i pezzi diventano semplicemente Hardcore rallentato dal sapore metallico, come nel caso dell’ottima “Lampi”. Oserei dire che questi Il Male sembrano un’evoluzione dei R.o.i.d. ultimo periodo, Enrico sei d’accordo? I testi sono tipicamente hardcore/punk/crust, con l’utilizzo di parole e frasi “scure”, ma pur sempre a sfondo antiautoritario, ambientalista e tutto sommato umanista. Ecco, già questo striderebbe col concept del black metal come lo si intende comunemente: quello della seconda ondata, quello sviluppatosi soprattutto in Norvegia, quando il compianto Euromymous dei Mayhem definiva “life metal” i gruppi death con liriche a sfondo socio-ambientale, bollandone i componenti come umanisti in senso dispregiativo. A me i Il Male hanno riportato alla mente quei gruppi della scena hardcore belga di metà anni novanta (Liar, Congress) o quell’album ultra-death metal dei romani Time Bomb, cioè musica metallica estrema associata ad attitudine e testi hardcore/punk; anche se le bands appena citate erano virate più sul death metal, mentre i forlitrentini virano più sul black, riportando alla mente i più appropriati canadesi Iskra, attivi dai primi duemila. In definitiva un buon lavoro, registrato come si addice al genere e suonato bene. Una chance la meritano eccome!
IL MALE: ENRICO GUARDIGLI – VIA SOMALIA 78 – 47122 FORLI’ (FC) – odino_rebelde@libero.it
HANGED MAN RECORDS: hangedmanrecords@gmail.com / hangedman.crazynet.org

 

INKOMA “Porka puttana!” (CD 2003, Sana Records – distribuzione Audioglobe)
Un giorno mi arriva a sorpresa un promo-pack mittente Audioglobe (la grossa distribuzione all’ingrosso nazionale con sede a Firenze) contenente questo cd e quello dei Kompagni di Merende (vedi sotto); la prima reazione del sottoscritto all’apertura del pacchetto fu ovviamente qualcosa tipo “ma che cazzo, con tutta la roba anche figa che distribuisce la Audioglobe proprio ‘sti due gruppi qua, che di certo faranno schifo, mi mandano?!”. Seconda reazione (a scoppio moooolto ritardato, visti i tempi di uscita di questa fanza, eh eh!) invece è la giudiziosa recensione dei dischetti in questione. Da bio allegata gli Inkoma (già il nome, per non dire del titolo del cd, non mi mette certo addosso una “positive mental attitude”…per citare i Bad Brains, gruppo che negli ultimi tempi sto inizando ad apprezzare dopo averli sdegnati per quasi vent’anni!) sono (erano? ma come da intro alle recensioni qui si parla quasi al presente, come se il disco fosse uscito ieri, se no addio!) un quartetto del milanese nato nel 2000 e con all’attivo un demo su cd dell’anno successivo e la partecipazione a qualche compilation di vario formato, che portano alla realizzazione di questo primo album. Album che si presenta subito benone: copertina carina con batrace “irish” (cappello verde da folletto e birrona verdastra alla mano) e grafica di buona fattura comprendente testi, note e foto con facce da bravi ragazzi. I pezzi sono quindici (per ben 43 minuti), registrati bene e in maniera professionale; musicalmente (chiaramente prendiamo e stracciamo la bio che delira di influenze hard rock anni settanta e metal!) siamo su un Punk-Rock, vagamente Ska in qualche frangente, che spesso ricorda dei Punkreas (dei primi dischi) assonnati incrociati ai Derozer, e su cui a volte fa capolino qualche riffaccio rocknrolleggiante rieccheggiante certo becero Oi! di stampo R.a.c. (sì profano/a, hai ragione, devo dirti per cosa sta questa sigla adesso, sta per Rock Against Communism). Quasi sempre i pezzi sono giocati sull’alternanza fra tempo medio e tempo veloce sui cui i ragazzi piazzano il ritornello corale. La stragrande maggiornanza delle liriche è più demente che demenziale, peraltro fra corredi di rutti e schifezze varie; per qualche testo abbastanza serio (rovinato però dall’uso ed abuso delle “k” in luogo delle “ch”, cosa che me li candida inesorabilmente al rogo su pubblica piazza) come “La mia luce sei tu” (pezzo d’amore un po’ alla Fichissimi anche se le rime baciate lo instupidiscono un po’), ce ne sono altri proprio poco ispirati, ad esempio quelli del bassista Kiky glorificanti il vivere punk più idiota e grossolano: “Con un lukketto al collo”, “Pogo” e “Accendini ai celerini”, dal finale che sembra una versione “light” di ‘Frana la curva’ degli Erode (loro cantano “noi vogliamo tanto bene alla polizia italiana, noi vogliamo tanto bene a quei figli di Susana”…bah, patetico quanto un “porco due” o un “vaffancuore”….). Per tacere poi di pezzi a sfondo sessuale (chiaramente scritti dal chitarrista Trapano…eh bè, nomen omen, no?) come “Vanilla”, “Malù” o “La belva”, dalle liriche assolutamente imbarazzanti! In un certo modo ammiro molto il vocalist degli Inkoma (che però parrebbero due, i succitati Kiky e Trapano, ma suppongo e spero per l’altro che quest’ultimo vada a cantarsi lui i suoi testi) perchè andare su un palco davanti a della gente a gridare in un microfono deliri come “è scoccata la scintilla dentro il cuore di Vanilla e non riesco a trattenere le sue mani dal mio sedere, e io grido come un pazzo, la sua mano è sul mio mazzo, mamma mia che meraviglia il dolce tocco di Vanilla” (con uno squallidissimo “troia” finale… ahh ragazzi che delusione che siete…ma rispettatate le ragazze che scelgono di venire con voi, coglioni!), oppure “e Malù mi salta addosso con la voglia di strusciarsi, ma c’è qualche cosa che inizia ad alzarsi, all’istante me ne accorgo e le chiedo ‘cos’è quello?, lei risponde orgogliosa ‘non ti piace il mio pisello?’ “ (questa dovrebbe essere un po’ stile “Avventura con il travestito” di Franco Califano…altri tempi e altra classe quella del defunto Califfo!) o la tremenda “…mi amano all’istante alla vista del mio pene…da lei sono andato e le ho stretto la manina, ma mi ha detto ‘no! tu mi spacchi la vagina’, il suo viso era molto carino che subito il mio pistolino divenne una belva, vivo con la belva, vivo vivo con la belva….” (qui si potrebbe citare “Tengo ‘na minchia tanta” del compianto Frank Zappa, ma ancora una volta altri tempi, altra classe…). Insomma, se il quadretto vi attrae (e se lo fa vi meritate il classico “you’ve lost my respect!” di Mike Judge col suo tono alla tough guy!) contattate (il cd dovrebbe costare 12,00 euro + spese postali):
inkoma@tiscali.itwww.inkoma.too.it

 

INTER NOS “Deforme” (CD 2002 autoprodotto)
Loro sono un duo di Pordenone composto dai fratelli Faggion, uno dei quali mi ha gentilissimamente inviato pressochè tutta la produzione discografica della band, cioè tre albums su cd e un demo, spalmata fra gli anni 1997 e 2009. Volevo recensire “Produzione propria”, il disco più recente (del 2009), ma non lo trovo più (ehm…) e sono quindi costretto a ripiegare su quello cronologicamente precedente, “Deforme” del 2002 (contenente sei pezzi in circa ventitré minuti). Particolarità di questo gruppo è l’essere composto da un cantante/bassista (col basso a produrre una doppia linea di suono: pulita ed effettata) e da un batterista elettronico (nelle foto dal vivo sembra di vedere uno dei grandissimi Kraftwerk!) che si occupa anche della seconda voce e di effetti vari. Noto che spesso vengono sbrigativamente definiti Rock Progressivo, ma secondo me la loro musica è più un misto fra suggestioni di Alternative-Rock, Punk ed Elettronica, con alcune parti strumentali effettivamente Prog. Tecnici e a loro modo artistici, ma allo stesso tempo pregni di spirito punk quasi hardcore. Difficile paragonarli a qualcuno, io butto lì una vaga rassomiglianza con due storiche bands canadesi, NoMeansNo e VoiVod (quelli di “Nothingface” e volendo anche quelli immediatamente successivi, più rock, di “Angel rat”), e ne aggiungo una per orgoglio nazionale, seppur meno udibile nella musica degli Inter Nos, cioè i CCCP-Fedeli Alla Linea. La voce è monotona, ma non è da intendersi come una critica, anzi direi che si sposa alla perfezione con la proposta musicale del duo. I pezzi sono vari (nota di cronaca, l’inizio di “Miraggio” ricorda paurosamente un pezzo degli Iron Maiden dell’ lp “No prayer for the dying”, non ricordo il titolo di preciso, comunque mi pare sia su quel disco lì) e l’ascolto scorre via benone. Grafica a colori: in copertina campeggia un doppio basso, all’interno testi e note, sul retro titoli e contatti. Provateli!
internospienne@libero.it

 

KALASHNIKOV “Romantic songs of dissidence” (Demo 2001, KDV Records)
Top-demo assoluto di questo numero! Vi giuro che quando lo ricevetti (mi pare fosse appena prima del natale ’01, c’era l’Inter alla testa di quel campionato che poi finirà tragicamente col maledetto 5 maggio…) l’avrò ascoltato almeno una ventina di volte in una quindicina di giorni, e non sto esagerando! I Kalashnikov (milanesi, sestetto con voce femminile e tastierina, nati nel ’96 e con un primo demo uscito nel ’99) si autodefiniscono Combat-Folk, ma non pensate ad un Van De Sfroos un po’ più duro, questi sono un misto di Hardcore melodico, Rock, Folk tipo quello est-europeo, certo Metal, certo Punk, qualcosa di Ska (ma non lo Ska che immaginate, diciamo che sono più sul Clashiano/Madnessiano); le chitarre girano che è un piacere (a volte addirittura al limite di certo metallo Maideniano classico, davvero!), la voce di Cinzia (quasi adolescenziale, espressiva, dolce e incisiva allo stesso tempo) fa la parte del leone (o è più appropriato dire leonessa? Ah ah!) e i ritornelli corali trascinano non poco! Ciliegina sulla torta il synth/tastierina che punteggia qua e là, lavora sullo sfondo e/o tiene la melodia di base. Melodie generalmente tristi e particolari che molto spesso hanno appunto un qualcosa di “russo” e/o di “baltico” (non so se avete presente certe melodie popolari di tali lande, il cui stile fra l’altro viene ripreso ed inserito nei propri pezzi da vari gruppi russi, lituani, finnici, ecc., solitamente metal-bands ma non solo). Demo suonato benone e con una gran bella registrazione. Pezzi migliori (ah, cantano in italiano, a dispetto di qualche titolo): “Pravda the overdrive” (nettamente la più bella), “Bandiere da bruciare”, “Berlino Est 1980” e “Verso i giorni di Dionisio”. Testi fra la poesia urbana (passatemi il termine da giornalista musicale fighetto ed intellettualoide!) e l’antimilitarismo/antiautoritarismo, a disegnare e ad evocare scenari di periferie di metropoli dell’Est Europa, di una Belfast lacerata dai conflitti, di una quotidianità a stelle e strisce al tempo della guerra in Vietnam; niente slogans semplicistici e niente look da 99 Posse e simili, due cose che me li rendono simpatici e credibili. Copertina fotocopiata, ma fatta molto bene con testi, note, foto, ecc.ecc. Obbligatorio l’acquisto!
Songs about amore and revolution” (CD 2003, KDV Records / Rovina H.C. Production)
C’è una nuova cantante, Milena, più “dura” vocalmente della sua predecessora, ma di ottimo livello, versatilissima e davvero con una voce della Madonna (nel senso della Vergine -?- Maria, non della Maria Louise Veronica Ciccone in arte Madonna!) anche se personalmente preferivo la voce più acerba di Cinzia. Nove pezzi più uno strumentale che funge da outro per un totale di trentasei minuti scarsi. Manca l’effetto-sorpresa che ebbe su di me il demo, ma il disco è ugualmente e veramente figo! Registrazione molto viva e di gran potenza, sembra quasi di trovarsi in sala con loro; i sei suonano benone e arrangiano alla grande con mille soluzioni di chitarra/tastiere/voci ad arricchire i pezzi, in cui trovano spazio le loro favolose consuete melodie “russe” unitamente a dei cori super-trascinanti! Parti skaeggianti qua e là un po’ alla Madness volendo, o comunque uno Ska non irritante alla “ska/ska/ska / “pickitup/pickitup/pickitup” (sì, ho già fatto questa stessa precisa identica critica in una recensione su ‘Nessuno Schema’ # 9, sei attento/a lettore/lettrice! Che vuoi, mi ripeto dato che non ho quasi più idee, eh eh), butto là un combat-ska che farà aleggiare pure il fantasma di certi Clash! Alcune parti strumentali sono molto evocative (ad esempio l’intero outro, ma anche qualcosa sparso nei vari pezzi), sembra di sentire una versione Hardcore di certi gruppi Black atmosferici (tipo gli austriaci Summoning). Titoli e testi ottimi ed evocativi di scenari metropolitani gelidi e disperati, ma allo stesso tempo grondanti di grande umanità seppure un po’ spersonalizzata (dite che dopo questa non mi prendono a “Rockerilla” o “Rumore”?). I Kalashnikov sono una combat-band vera, molto meglio di altre bands italiche così definite e per cui si sprecano fiumi di inchiostro e fanfare (vedi Atarassia Grop e simili ad esempio). Uno dei cd migliori usciti in Italia negli ultimi anni! Ogni copia ha un piccolo papiro, legato con lo spago e posto all’interno dell’involucro in plastica, diverso per ogni cd: nella mia è un sagace fumetto di tale Ken Avidor a proposito del “drinking & driving”. La copertina è fatta a libretto di dodici pagine ed è a due colori (nero e ……dipende dalla copia, ci sono sei colori possibili: azzurro, rosso, blu, giallo, arancione e verde): bella la grafica, recante tutti i testi, delle illustrazioni a completamento, un disegno caricaturale dei sei componenti del gruppo, il geniale “Il gioco dell’oca del giovinastro libertario” (cito come esempi 24-il prete, 31-gattabuia: può capitare, 32-la sfiga della suora, mi dispiace torna al 16, e così via) e un’inusualissima lista di contatti di bands / distribuzioni / fanzines di amici con cui i Kalashnikov sono in contatto (non mancano i miei Obbrobrio e la nostra ormai defunta distro La Fiera dell’Odio). Difficile dire quale sia il pezzo migliore, il cd è un po’ tutto un blocco dello stesso livello; citerò comunque (quasi a caso, lo ammetto!) “Il ritorno dell’eretico trionfante”, “Metropoli”, “Paura nella città dei vivi morenti” e “Alba bianca di rivolta”. Cd da avere, stop! Purtroppo non so quanto costi, ma mi sembra che lo vendessero davvero a una miseria, considerando anche l’effettivo valore del dischetto!
Five songs for few faithful friends” (Mini-CD-R 2002, autoprodotto)
Questo mini-cd (di sedici minuti circa) è semplicemente una sorta di promo per amici e conoscenze strette, contenente cinque pezzi che ci sono anche sul cd appena recensito, e che girò qualche mese prima dell’uscita di “Songs about amore and revolution”.
STEFANO & ALESSANDRO SARTORI – VIA VERITA’ 8 – 20158 MILANO – francosart@tiscalinet.itWebsite: www.kalashnikov.tk

 

KOMPAGNI DI MERENDE “Disfunzione” (CD 2002, Sana Records – distribuzione Audioglobe)
Arrivato from Audioglobe assieme ai tremendi Inkoma (vedi sopra). I Kompagni di Merende (nome ispirato anche dal batterista Paolo Merenda?!) sono/erano (vedi sempre intro alle recensioni!) un trio di Alessandria nato nel 2000 con un demo e due 7”-split (la bio però non specifica con chi), tutti e tre usciti nel 2001, e già quasi settanta concerti all’attivo anche all’estero (dati del 2002)! La biografia recita anche un “i loro live sono imprevedibili” (ecco, anche i miei, di qualsiasi gruppo in cui abbia suonato e/o suono, specie quando hanno luogo a notte inoltrata e più in là si va più imprevedibili diventano…chi ha visto mi può capire, eh eh!). Copertina (apribile a poster con logo e disegno da un lato, sul retro testi e note) con foto d’epoca bellica o immediatamente post-bellica, ma non si capisce qual è il nome del gruppo e quale il titolo del disco (datemi atto che Disfunzione ha del nome di una band, o no?); anche i colori rosa/grigio/seppia/nero non è che siano il massimo, come del resto il monicker del gruppo…cambiano i tempi eh? Una volta l’Italia Hardcore sfornava denominazioni grandiose come Stige, Infezione, Nerorgasmo, Negazione, ecc. I pezzi sono quattordici più un outro acustico, il minutaggio è sui 35 primi. E’ presente una scritta “Prezzo consigliato 12 euro”, cosa sarebbe? La versione annacquata del “non pagare più di….” ? Vabbè… Musicalmente (il cd è registrato bene, professionalmente) è Hardcore italiano, a volte buono, altre meno; diciamo una summa del vecchio e del nuovo Hardcore tricolore, senza che i nostri ricordino qualche nome in particolare. Non sono epocali comunque, anzi… Cantano in due, uno dei singers ha una voce abbastanza particolare e originale (cosa che li accomuna alle vecchie glorie alessandrine Peggio Punx, anche se fra le due voci non ci sono somiglianze), i testi sono quasi sempre sul personale. L’ultimo brano è una cover proprio dei Peggio Punx, “Rumori”, che senza la voce di Alberto degli originali viene fuori ‘na merda! Dopo l’outro di cui sopra, se si ha la pazienza di aspettare un discretamente lungo silenzio, ci sono un bel po’ di ghost-tracks: inediti registrati nel 2001 (nello studio comasco di Ale “Calboni”), leggermente differenti dallo stile dell’album, più melodici con gli stacchettini tipici, inserti Ska e parti Reggae, ecc. insomma, facevano Punk/Ska/Hardcore melodico. Ma aver inserito questi brani nel disco significa che i K.d.M. non rinnegano il proprio passato e io gli tributo un plauso silenzioso! Se volete provarli, sono 12,00 euro + spese postali a:
PAOLO MERENDA – VIA DE GASPERI 39 – 15100 ALESSANDRIA – marcomerenda@hotmail.comWebsite: www.kompagnidimerenda.cjb.net

 

LeTORMENTA “L’unico elemento” (Lp 2004, Solezenith / Equal Rights Forlì)
Dalla fiorente scena forlivese arriva anche questo disco di uno dei mille gruppi in cui sono coinvolti degli amici di lunga data quali l’Enrico e il Momello (entrambi già di fama Rebelde e R.o.i.d., fra i vari). Il nome segue un po’ la lunga scia di quelli preceduti da un articolo determinativo usati da svariate altre bands italiche, vedasi i milanesi LaCrisi o, per restare a Forlì, i LaQuiete (quelli del Cebio, fratello di Enrico), ma perché Le invece di La?? Vediamo che ingredienti i forlivesi hanno messo stavolta nella piadina (ah ah!): un hardcore “Frammentiano”, delle chitarre “svedesi” (nel senso di quella contraddizione in termini che è il melodic-death nato in quelle fredde lande), tempi di batteria spesso in blast-beat, tappeti di doppia cassa (ottima la prova del Momello), cori urlati o in growl, una voce solista pulita e mai troppo urlata che si produce in interpretazioni sentite anche se alla lunga risulta un po’ ripetitiva, giri di hardcore scuro, riffs di black metal melodico (qui non c’è la contraddizione, certo black, anche quello più estremo, ha la sua carta vincente nelle melodie, il death la deve avere nella forza d’urto dei riffs…sono un tradizionalista su certe cose, che ci volete fare? eheh) e pure di power/heavy metal, stacchi a profusione, arpeggi d’atmosfera sognanti e a volte bucolici, tempi cadenzati ed incalzanti, rallentamenti d’impatto, un pizzico di folk dal sapore medievale e perché no? romagnolo (col sapore di quell’Italia rurale del centro), impreziosito dal violino suonato da un ospite e dal cembalo del cantante. Qualcuno ha detto emo? No, questi non sono dei piagnoni, emo-metal magari, ma direi che sono più una versione hardcore di quei gruppi black metal ambientalisti o eco-black, tipo gli americani Wolves in The Throne Room e compagnia dal nord-ovest degli States. Sono anche una via diversa rispetto a tutti quei gruppi melodic-death/core (o come cavolo si definiscono) fatti con lo stampino e senz’anima per quanto bravi tecnicamente, i LeTormenta sono bravi, ma hanno anche una grossa anima. Il punto di forza delle bands forlivesi in cui suona Enrico è sempre la sua chitarra, che dà la classica marcia in più con le cascate di riffs e di soluzioni sempre varie e raramente banali. Registrazione ottima, dodici pezzi (tre corti strumentali parlati inclusi) per una mezzora abbondante, è un disco da prendere in blocco, difficile indicare un pezzo migliore degli altri. Forse alla lunga i LeTormenta stufano un pochetto, anche perché i pezzi sono lunghetti e complessi, e quindi è un Lp da riascoltare più volte per coglierne tutte le sfumature che sono parecchie. Il gruppo è un quintetto, in un loro video live che ho avuto modo di visionare su internet ho notato con orrore che il cantante ha i capelli rasta. “Como i rasta, tu vuò fa la fine de Bob Mallo!”, citando Abatantuono ne ‘I fichissimi’! No, su questo non transigo, gli unici capelli rasta che sopporto nell’hardcore sono quelli dei Bad Brains, punto! ;-) Testi in italiano (riportati sulla busta con allegate traduzioni in inglese e spiegazioni, in italiano, delle liriche), emozionali senza essere stupidamente “emo”, poetici senza essere stupidamente ridondanti e pretenziosi, scuri e notturni il giusto, personali come si addice ad un gruppo decisamente valido. Il vinilone, poi, presenta tutti i crismi del caso: copertina in cartone rigido e busta contieni-disco con testi e note. A me piace così, detesto quelle confezioni “alternative”, sono un tradizionalista anche del prodotto vinilico, e che cazzo! ;-) All’interno il catalogo Equal Rights (libri, fanze, vinili, cd, magliette, ecc.) e un paio di lussuose cartoline (con immagini e pensieri) griffate LeTormenta, di cui una con tre semi di girasole attaccati sul retro: diciamo che la cura dei dettagli non manca ai nostri, eheh! Beh, in fin della fiera molto ma molto meglio dei più quotati LaQuiete, per rimanere a Forlì e in famiglia Guardigli! ;-)
LeTORMENTA – c/o EQUAL RIGHTS FORLI’ – VIA MONDA 62/A – 47100 FORLI’ (FC) – band@letormenta.comwww.letormenta.com / equalrights@libero.it

 

LEVIFER “Tribute to the supreme beast” (Demo 2000, Devil’s Art Production)
Demo, ma praticamente è un Lp su cassetta! Copertina patinata in bianco e nero (molto True Black Metal, comunque), foto, testi, note e numerazione a mano (la mia è la # 413), chissà se fra qualche anno ‘sta cassetta varrà qualcosa…io stavolta la tengo, non come, per fare giusto tre esempi fra (ahimè) tanti/troppi, due demo originali dei polacchi Behemoth regalati allo Spini (RedBloodHands / As Likely As Not), per poi pentirmene qualcosa come cinque secondi dopo, i due demo dei Nile pure originali dati via, oppure i cinque demo dei Carpathian Forest in distro senza tenermene nemmeno uno… Sulla copertina c’è lui, Levifer: capellone, face-painting d’ordinanza, maglietta nera senza maniche, croce (rovesciata ovviamente) fatta di ossa al collo, bracciali borchiati e catene in quantità da ferramenta, braccialone di spunzoni alla Kerry King (degli Slayer, mi ero illuso che non avrei dovuto dirvelo…) e in mano una catenona tipo quelle che vengono usate per attraccare le barche al molo (ed è fotografato solo dalla vita in su!). All’interno altra foto di mister Levifer, stavolta ritratto a figura intera e seduto: qui sfoggia altri due bracciali Kerry King-style ai polpacci modello scaldamuscoli più due anifibiazzi che sembrano più dei carrarmati che delle calzature (avrà il 50 di piede questo!). C’è solo lui nelle foto perché i Levifer (peruviani, attivi dal ’96, questo è il loro demo d’esordio) sono praticamente una one-man band, dove il nostro vocalizza e suona sia chitarra che basso, coadiuvato alla batteria da un membro esterno, tal Jose. Sette pezzi per una buona mezzora di musica; dopo un intro che evoca il caprone (“Evocated goat”, appunto) con voce alla Sandro Ciotti (ma sul serio, sembra di sentire il mitologico: “scusa Ameri, sono Ciotti dall’Olimpico, Lazio in vantaggio con Bruno Giordano…”), si parte. Io speravo nel tipico Black/Death sudamericano e in effetti l’influenza degli incommensurabili Sarcofago (sia quelli più grezzi di “I.n.r.i.” che quelli più elaborati dell’ep “Rotting” e di “The laws of scourge”) si sente eccome, però si fa spesso strada anche qualcosa di scandinavo: certi Mayhem (quelli dell’inarrivabile “De mysteriis dom Sathanas”), gli svedesi Dissection dei primi due albums, ma anche qualcosa di Death Metal gialloblu old school. E, saltando dalla Svezia alla Florida, ci trovo pure un bel po’ di Morbid Angel (periodo “Altars of madness” / “Blessed are the sick”); non negli assoli (comunque più che decenti) che, come magari qualcuno poteva invece aspettarsi, non copiano il personalissimo e geniale stile di Trey Azagthoth (a proposito, ma è vero che è gay?! …bè se sì, titoli come “Chapel of ghouls” -“La cappella dei ghouls”- assumono tutt’altro significato adesso, eh eh! ). Detto questo il demo è comunque bello sudamericano ed è proprio un misto in parti uguali di Death e Black Metal. Voce abbastanza varia, cattiva il giusto e pure lei a metà fra Black e Death, niente checche isteriche Black o grugnenti vomitate Death (due deplorevoli stili vocali venuti purtroppo alla ribalta fra fine 90’s e primi anni del nuovo millennio). I riffs non sono esattamente memorabili, ma hanno un ottimo impatto! Jose poi è bravo e tecnico il giusto, è una macchina da guerra e “pica sec” per tutto il demo (come pare facesse un noto ferroviere cinquantenne dal baffo a manubrio della tratta Colico-Chiavenna con una compiacente coetanea, e questo a detta di lei!). Insomma questi due peruviani suonano benone, altrochè! I testi sono inerenti al tutto: “My lord of darkness”, “Black’s soldiers” e “Infernal crypt”, anche senza leggerne le liriche sono titoli che lasciano poco spazio all’immaginazione! Ma va bene, va bene, va bene, va bene così (come diceva il Vasco nazionale), è proprio così che il Black/Death deve avere i testi, ‘fanculo il ‘Life Metal’ (Euronymous -r.i.p.- copyright)! Sei tracce (sì, ho detto sette prima, ma una è l’intro) da prendere in blocco, come una colata lavica di bollente Black/Death sudamericano, al passo con gli anni duemila (niente suoni digitali, batteria triggerata e merdate simili, però), ma che sa come e dove omaggiare la tradizione (no, non è la presentazione di un ristorante per turisti!). Non sarebbe un cattivo acquisto, anzi!
LEVIFER – levifer@hotmail.com
DEVIL’S ART PRODUCTIONS – c/o JUAN NALVARTE – AV. 12 DE OCTUBRE 740 – URB. PERU’ – LIMA 31 – PERU’ – devilsartprodistro@yahoo.com

 

L’INVASIONE DEGLI OMINI VERDI “Veniamo in pace” (CD 2002, P.o.t.a. Records)
Non sono male: è il classico Hardcore melodico stile NoFx e derivati cantato in italiano, con qualcosina vagamente più sul modello Bad Religion e derivati (perdonatemi se non faccio nomi di bands di Hardcore melodico che non conosco, ma che probabilmente sarebbero più appropriate, tanto derivano tutte da Bad Religion e NoFx / R.K.L. !), anche se tutto sommato questi ragazzi (che credo vengano dalla zona fra Bergamo e Milano) sono discretamente personali. Dieci pezzi, di cui uno è uno strumentale brevissimo, più una track nascosta, quindi alla fine undici brani per mezzora scarsa. La registrazione è ottima e i ragazzi sono bravi a suonare: c’è pure una chitarra solista che spara assolazzi con un certo gusto (alla NoFx di “Ribbed” per intenderci, quando avevano alla lead-guitar quel tipo metallaro anche nell’aspetto); in un paio di pezzi però ci sono gli immancabili stacchetti Ska che se fossero mancati non sarebbe stato certo un male! L’ultimo brano (prima della hidden-track, più punkrockeggiante rispetto al resto dell’album) è una ballata acustica che ricorda un po’ quelle dei soliti NoFx (specie su “Punk in drublic”). Il cantato è ok, ma con l’italiano-lingua maledetta è dura far star sopra a certi giri tutte le parole senza forzare un po’ qua e un po’ là! Testi non malvagi, sul serio/personale (anche se un pezzo come “Masturbati”, ‘nsomma….vabbè che è una cosa personale pure quella, però…!). Questi se non sbaglio sono ancora attivissimi oggidì, devono pure aver suonato a qualcosa tipo Rock in Idro qualche estate fa con un bel po’ di grossi nomi, comunque qua erano agli inizi o poco più e non erano malaccio, chissà adesso? Contatti:
ominiverdi@libero.itWebsite: www.linvasionedegliominiverdi.it

 

LUCERNA “L’oscurità sta arrivando…” (Demo 2010, autoprodotto)
Questo lo trovo nella posta a sorpresa un giorno di fine inverno: pacchetto senza mittente, dentro una cassetta senza copertina, un paio di foto di un misterioso figuro vestito da fantasma (e che si fa chiamare Fantasm-Ferous appunto) davanti a delle candele in una sorta di cripta, i titoli dei pezzi. Guardo bene il pacco, il timbro postale segnala la provenienza: Poschiavo, Svizzera Italiana. Uhm, non siamo lontani da Tirano, la cittadina italiana di confine patria dei Sagatrakavashen (la one man band, anche se su un demo erano in due, di Ugo “Pentacolar” Scarsi, uno dei primi a suonare black metal in Italia, siamo nel 1988, ora passato al glam coi suoi Sluter, vedi recensione più avanti), sarà l’aria di quei boschi e di quelle montagne che ogni vent’anni fa saltar fuori un progetto Black Metal piuttosto particolare? Sì, perché da immagini e titoli evinco che non può essere altro che “metallo nero”. Metto su la cassetta e intanto penso al nome inusuale di questa one-man band, Lucerna come lampada ad olio, non nel senso della città svizzera, ovviamente, nonostante la provenienza! Lato A, chiamato Lato Nebbia: parte un’ intro, lunghissima, ipnotica ed ambient, che ricorda paurosamente quelle dei primi albums dei Bathory e già qui io scatto sull’attenti. Subentra il primo pezzo, sì sì Black Metal fra DarkThrone ed Hellhammer dai riffs semplici e a loro modo melodici su base veloce. Ma canta in italiano?? Beh, sì, essendo svizzero-italiano, non è strano. Fantasm-Ferous suona tutto lui, batteria inclusa (niente batterie elettroniche qui). Brano monotono (detto positivamente) e d’atmosfera, che non sfigurerebbe su “Panzerfaust” dei DarkThrone, l’album dei norvegesi che in molti riffs tributava volutamente Hellhammer e Celtic Frost. Secondo pezzo, ancora DarkThrone-style, questa volta l’album “Transylvanian hunger”, tempo più veloce e qualcosina dei Mayhem-periodo Dead che fa capolino ogni tanto. La voce è piuttosto in stile black anni ’90 e volendo anche vagamente hardcore-punkeggiante in certi frangenti. Giro la cassetta sul lato B, qui rinominato Lato Luna: il pezzo che lo apre fa ancora riferimento a quel quarto lp della band di Fenriz & Nocturno Culto, mentre il brano che chiude la cassetta ritorna allo stile dell’album hellhammeriano dei norvegesi. E come i DarkThrone, pure i (o il) Lucerna trascinano mica poco e spesso ti ritrovi a battere velocemente le dita sul tavolo seguendo i pezzi. In chiusura ancora l’intro a fungere da outro come facevano i Bathory, band che nei pezzi veri e propri ritrovo poco, anche se va detto che i brani veloci dei vecchi DarkThrone sono la diretta filiazione dei Bathory di “The return…” (mentre quelli medio-lenti sono di netta derivazione Hellhammer/Celtic Frost), per cui lo spirito del compianto Quorthon alla fine aleggia su questa cassetta, a cui, ne sono certo, darebbe la propria benedizione. Il suono è reale, sporco e non-prodotto come proprio i DarkThrone nel ’91 volevano che fosse il suono del black metal; forse un po’ troppo confuso e a volte debole, ma si dice che questa cassetta sia stata registrata in una grotta montana con l’ausilio di un gruppo elettrogeno! In realtà le registrazioni dovrebbero essere state effettuate con un 4-piste in un vecchio hotel chiuso da più di trent’anni e sito vicino al confine con l’Italia. Con un suono leggermente migliore (ma non troppo, lo snaturerebbe) il demo sarebbe una bomba, dato che soprattutto i riffs sono decisamente fighi. Ho usato sempre i DarkThrone come gruppo di riferimento, ma in realtà qualcosa mi dice che ‘sto Fantasm voglia in realtà suonare un black metal ispirato dal duo Hellhammer/Bathory e gli venga fuori la stessa musica che veniva fuori ai norvegesi (periodo ‘91/’95), i quali avevano le medesime ispirazioni. Volendo sapere di più su questo individuo, ho chiesto al buon Ugo Scarsi se lo conoscesse, lui mi ha risposto che deve aver capito chi è e che, se è lui, è un personaggio veramente strano (per usare un eufemismo) e misantropo, come la tradizione del black metal nordico impone. Chi fosse interessato provi a sentire l’Ugo, magari nel frattempo ne ha saputo qualcosa di più: ugo.scarsi@gmail.com

 

MUDLARKS “Rocket boy!” (CD-R Demo 2002, autoprodotto)
Questo credo sia l’esordio della band veneta, che negli ultimi anni, fra cambi di formazione e movimenti vari, è arrivata addirittura a farsi un mini-tour statunitense, oltre ad aver fatto uscire altre cose (essendo nella loro mailing-list, e trovando scortese mandare una mail del tipo “remove me”, volente o nolente qualcosa so!). Su questo dischetto di otto pezzi (per poco più di venti minuti) sono tre ragazze e due ragazzi e fanno un buon Punk’n’Roll ben registrato e ben suonato, senza originalità alcuna, ma con passione da vendere e grossa convinzione. Belli gli assolini (quelli mono nota o poco più, ma con gusto), molto inglesi e anche quasi Oi!. La voce della Miky è come la celeberrima grigliata di pesce ratto, può piacere e non piacere: a me, come al compianto Gigi Reder/Rag. Filini, piace (più quando canta in inglese e quando non grida troppo però). Ecco, quattro pezzi sono in inglese ed è meglio così, che quelli in italiano hanno dei testi a volte imbarazzanti, vedi “Nonno Adolfo”! Uno dei brani english è però la cover di “Firing squad” dei Penetration, storica U.k. Punk band ’77 minore con voce femminile ad opera della mitica Pauline: ottima scelta di un gran pezzo! Fra l’altro se i Mudlarks vi venissero spacciati per la solita oscura Punk band U.k. ’77 o U.s.a. della prima ora, correreste tutti a cercare questo cd e vi piacerebbe parecchio, ve lo dico io, và! Ah dimenticavo, la copertina è a due colori (nero e porpora) e raffigura la band, mentre all’interno troviamo testi, foto, note e ringraziamenti vari. Prezzo ignoto (fra l’altro vista la discretamente nutrita discografia che hanno accumulato a tutt’oggi, di cose da vendere ne hanno di certo parecchie!), voi fatevi vivi con:
SILVIA SARVESE – VIA MONTE CENGIO 15 – 36040 GRISIGNANO DI ZOCCO (VI) – mudlarks@virgilio.it

 

NOINFO “Out of setting” (CD-Promo 2002, Dracma Recordings)
Torinesi, sono un quintetto dal look “giusto” (quello fatto di bragoni larghi e cappellini con visiera) attivo dal ’98 e con due demo e un mini-cd all’attivo prima di questo che dovrebbe essere il primo album (non so se poi sia uscito, a me spedirono il promo, comunque nelle intenzioni doveva essere una coproduzione fra El Paso e l’etichetta messinese Fortemente Indiziati). Otto pezzi + intro per poco più di ventidue minuti. Copertina a colori (il promo si presenta benone con tutti i crismi del caso, tipica confezione a busta inclusa), bruttina però, e disco registrato ai famosi Dracma Studios di Torino, appunto (ma, dubbio, uno di loro ci lavora?): suoni micidiali, di una potenza davvero spaccaculo! Loro poi sono proprio bravi e hanno un gran tiro: è un Hardcore un po’ alla Sick Of It All e simili, quindi un po’ old school e un po’ metallico, con qualche digressione nell’Hardcore melodico più veloce e tirato, coroni a getto continuo e ritmi pressochè sempre a manetta! Poco originali, chiaro, ma il tiro che hanno (aiutato anche dal suono ottimo) lo fa passare in secondo piano. Voce “cazzodurista” ma non esageratamente “macho”, meglio quando canta in inglese (comunque in sette pezzi su otto, quindi…!); i testi non ci sono e io l’inglese lo capisco poco in genere (figurarsi quando è cantato!), comunque ecco qualche titolo per darvi un’idea: “Who can laugh now?”, “Buon viso & cattivo gioco”, “Insipid revenge”. Se questo tipo di Hardcore vi attrae è obbligatorio contattare:
EUGENIO GHERARDINI – VIA FOSSATI 5 – 10141 TORINO – noinfomusic@libero.it

 

PORT OF SOULS “All is vanity” (mini-CD-R marzo 2008, autoprodotto)
Negli anni il lavoro del Valentini ha portato il nostro dapprima a Roma (dove formò i Reverends e gli Applicants, di quest’ultimi vedi recensione più su), poi nella natia Alessandria (e in quel periodo nacquero, vissero e morirono i suoi Mother Morphine) e infine a Milano, dove in questi ultimi anni ha messo radici (anche se con molto poco entusiasmo verso la metropoli lombarda, e lo capisco!) e, seguendo lo schema posto che vai/gruppo che fondi, ha messo in piedi i Port Of Souls (il cui nome è quello di un pezzo dei Gun Club, la grande passione di Andrea). Band la cui line-up su questo primo lavoro rimanda direttamente ad un versione milanese di quelle bands della Los Angeles dei tempi d’oro, quando i rockers di mezza America si trasferivano nella città degli angeli e fondavano gruppi sì di Los Angeles, ma in realtà senza nemmeno un losangelino in formazione! Infatti Hugo Bandannas (voce) è di Civitavecchia, il Valentini e il batterista Ale sono alessandrini e il bassista Jean viene dal piacentino. Copertina in bianco e nero con dama d’altri tempi davanti a uno specchio a forma di teschio, titoli e la nota “registrato in mono su una Tdk di 10 anni fa durante varie prove fra dicembre 2007 e marzo 2008”. Suono quindi lo-fi, quello classico delle registrazioni in sala prove col mangiacassette, appunto! Cinque i pezzi, di cui uno (“Fire of love”) è la cover del classico dei Gun Club (of course, eheh!), per circa quattordici minuti di durata. Si parte con un incalzante garage-rock-punk, per poi passare ad un polveroso bluesaccio che sa molto di provincia iuessei, arrivando quindi ad un brano breve, più punkeggiante e corale con un ritornello quasi alla Cockney Rejects! E’ poi il momento della suddetta cover dei Gun Club, era un pezzone del suo e qui è resa piuttosto bene, per cui passiamo all’ultima canzone, un bel garage-rock che fa battere il piede senza che te ne accorgi! In genere l’ispirazione è da ricercarsi fra i 70’s e gli 80’s, la voce di Mr. Bandannas è bella espressiva, scazzata e strafottente al punto giusto e il Valentini si districa piuttosto bene fra riffoni ed assolini con un certo gusto (oltre a piazzare qualche coretto qua e là), pur non nascendo come chitarrista (ricordiamo che il nostro è stato nei primi anni 90 il cantante degli alessandrini Point Of View, band di emo-core melodico in stile americano fine anni ottanta, ovviamente per l’itaglia avanti di almeno cinque anni e denigrati con paragoni agli Helloween dai soliti soloni che la penisola produce a getto continuo… fra l’altro noto proprio in questo momento che l’acronimo con cui per comodità venivano indicati i Point Of View era P.o.v., quindi molto simile a quello che si potrebbe usare per i Port Of Souls, cioè P.o.s. …solo che il primo adesso mi fa venire in mente un tipo di inquadratura che ha dato il nome ad un sottogenere del cinema hard, mentre il secondo mi rimanda al famigerato Piano Operativo di Sicurezza, tristemente arcinoto nella mia categoria lavorativa). Praticamente uno di quei cosiddetti ‘rehearsal-demo’, ma davvero mica male!
Rehab city” (mini-CD-R agosto 2008, autoprodotto)
Confezionato allo stesso modo del cd precedente, con copertina in bianco e nero (foto di ragazza molto carina seduta per terra, attorniata da alcool e sigarette e nell’atto di sniffare colla da un sacchetto che in realtà è una costosissima bustina di Louis Vuitton! …spero sia un’immagine presa da qualche parte e non una foto di un’amica del Valentini perché se così fosse e non me l’ha mai presentata vado a casa sua e gioco al lancio del fresbee dalla finestra con la collezione di vinili dei Gun Club ;-) !) e interno sobrio con titoli e un brano tratto da “Sopa de mar” (un romanzo che Andrea aveva iniziato a scrivere, mai portato a termine). Sei pezzi, nessuna cover stavolta, line-up immutata, ancora quattordici minuti di durata. Ci sono i quattro brani originali del cd precedente più due nuovi; stavolta la registrazione è stata effettuata in studio e la differenza si sente eccome! I pezzi sono forse suonati leggermente più veloci, ma ovviamente sono meglio prodotti e ciò fa sì che il coro vagamente Cockney Rejects di “Charred remains” qui sembri più un coro alla Rolling Stones! E con questi suoni “Mutant tonight” (che era la opener del cd-demo di cui sopra) è proprio un gran bel pezzo. Ne beneficia anche la voce che dà la classica marcia in più al tutto. Le due composizioni più recenti sono un torrido garage up-tempo e un altro pezzo dal ritmo piuttosto sostenuto e dal feeling cupo di certa California di fine 70’s/primi 80’s (ottimo il ritornello). Il feeling del cd è quello della provincia, che sia americana o italiana poco importa, è quel suono-colonna sonora delle strade secondarie, dei bar di periferia, dei paesini dove non succede mai niente e quel poco che succede non è mai qualcosa di piacevole… Vista la mole di dischi garage e dintorni che uscivano ed escono tuttora a getto continuo (con un qualità troppo spesso molto bassa, pure troppo), è un delitto che nessuna delle migliaia di etichette dedite al genere abbia tratto un 7” o un mini-cd ufficiale da questo promo (e non lo sto certo dicendo per l’amicizia che mi lega al Valentini, è una semplice constatazione).
The life and the damage done” (7” 2011, Bad Man Records)
E’ passato qualche anno, ma con la forza della disperazione che alimenta i veri rockers nel tenere in piedi le proprie bands ad ogni costo (penso anche al Bassman coi nostri Gradinata Nord), il Valentini riesce a far approdare i Port Of Souls al traguardo del disco! La formazione è cambiata per due quarti, adesso accanto ad Andrea e al sempiterno cantante Hugo, ci sono Tizio alla batteria e Corrado al basso (quest’ultimo “boss” del Lo-Fi, il circolo/sala da concerti milanese che negli ultimi due anni sta ospitando grossi nomi del panorama Hardcore/Metal/Garage/Punk mondiale e che ha visto pure noi Gradinata sul palco in uno dei primissimi concerti lì organizzati), stavolta due milanesi d.o.c. Il 7”, che esce per l’etichetta piemontese Bad Man (attiva già da metà anni ’90 se non ricordo male), si presenta alla grande con copertina coloratissima e zeppa di citazioni: trattasi infatti di una specie di scarafaggio antropomorfo (citazione Kafkiana) che si ciba di vinili (nella fattispecie di un 7” dei Dead Moon) e forse non solo di quelli (visto il sangue sulla parte mangiata del disco). Indossa una maglietta dei Gun Club (ovviamente, eheh!) e ha tatuati il logo dei Black Flag (come anche il Valentini) e la scritta ‘croaton’ (legata ad una misteriosa vicenda che io, da buon seguace di Voyager, non posso certo non conoscere: in due parole, nel 1587 un centinaio abbondante di coloni inglesi approdò sull’isola di Roanoke al largo dell’attuale Carolina del Nord; tre anni dopo una spedizione che raggiunge la colonia non trova più nessuno, erano tutti spariti senza lasciare traccia se non appunto la scritta ‘croaton’ incisa su un tronco d’albero. No, il Valentini non ha anche questa scritta tatuata…almeno credo, eheh!). Il titolo del 7” poi parafrasa il notissimo brano di Neil Young sull’eroina (“The needle and the damage done”). Il lato a presenta una nuova versione del mio pezzo preferito dei P.o.s., cioè “Mutant tonight”: bei suoni e poi è comunque su vinile, per cui non si può sbagliare! Sul lato b ci sono invece due pezzi più recenti: il primo con un riff che mi ha ricordato quello di ‘Let’s lynch the landlord’ dei Dead Kennedys (pezzo che coverizzavo coi Pubertas Morbegno, ricordo che avevamo anche l’idea di rifare ‘California über alles’ ribattezzandola ‘Valtellina über alles’ con testo ad hoc, ma era troppo difficile da suonare per noi e l’idea venne miseramente abbandonata…) e un ritornello molto 70’s rock virato garage-punk; il secondo più cadenzato e con un feeling rock dei seventies ben presente pure qui. Ecco, forse questi due nuovi brani suonano più rock che garage-punk rispetto a quelli dei due cd, però, boh, è solo una mia impressione, nulla da prendere come verità, sia chiaro! ;-) Comunque, viniletto bello, bei pezzi, bella copertina multicolore, è decisamente un disco da collezione, nel senso che non può e non deve mancare nella vostra, ok? Sentite il Valentini e ordinatagliene una copia (7,00 euro s.pi.) : love.supreme@gmail.com

 

PRZEWALSKI “Vestite a festa” (Mini-CD 2007, autoprodotto)
Questo mini-cd mi venne consegnato nell’ormai lontano 2008 dal Teo, l’allora bassista del gruppo (ora suona con gli Hangover Blackout), boss dell’Arci Demos di Talamona nonché edicolante a Nuova Olonio (l’edicola in cui mi sono comprato tutta la serie ‘I 3000 gol dell’Inter’…venti dvd, quasi come le diciotto bobine de ‘La corazzata Kotiomkin/Potemkin’ di fantozziana memoria…ma i Gorilla Biscuits mi avevano detto “finish what you started” e io ho completato la collezione…un mezzo pacco per la cronaca). La band (attiva tuttora e con altri lavori usciti, fra cui un album) viene dal morbegnese, era (ed è) un terzetto e reca un nome che sembra quello impronunciabile di qualche oscuro centrocampista della Polonia (in effetti il termine è polacco e indica una razza equina nota anche come pony della Mongolia)! Questo, se non erro, è il loro disco d’esordio, contiene tre pezzi e dura circa quattordici minuti; il titolo o si riferisce a delle persone di sesso femminile o è un’esortazione in romanesco (ah ah…). In copertina (stampata in bianco e nero e apribile su quattro facciate) foto “artistica” dei tre alle prese con un albero, all’interno testi e note, sul retro foto della band dal vivo, info e contatti. Il disco è stato registrato ad Oro (frazione di Bellano), nello stesso studio in cui coi Gradinata avremmo poi inciso buona parte di “Valtellina boyz”, dal Maglia (ex dei punkabbestia Riot, ora negli indies Manetti!, oltre che fonico/roadie per i Tre Allegri Ragazzi Morti), mentre il mixaggio l’ha effettuato il Lollo (altra connection coi G.N.). Cosa suonano i Przewalski? Ecco, qualcosa che non conosco tanto bene ;-) …nel senso che ci trovo echi di un certo rock italiano dei 90’s (Marlene Kuntz?), qualcosina riconducibile a certe atmosfere care ai norvegesi Motorpsycho, e oserei anche buttar lì il termine Grunge. Certo di aver probabilmente detto un bel po’ di cazzate, aggiungo che il primo pezzo è un’alternanza di parti acustiche ed elettriche su un tempo medio-lento, il secondo fa battere il piedone, mentre il terzo è una sentita ballatona acustica con inserti di clarinetto. La voce è decisamente adolescenziale, un po’ troppo sforzata e sopra le righe, i testi sono sul personale, a modo loro poetici e a me non dispiacciono affatto. Dischetto più che discreto.
przewalski@gmail.com

 

RED ACE “Torino Oi!-Core” (Mini-CD-R 2002, autoprodotto)
Copertina spartanissima: l’asso di quadri fotocopiato in bianco e nero davanti; titoli, line-up e contatti dietro; stop. Tre pezzi per poco più di otto minuti di musica e fra l’altro il gruppo (un quintetto, torinese, come avrete già evinto dal titolo del demo-cd) si è sciolto non molto tempo dopo questa registrazione… Comunque, voce alla Skin (nel senso del cantante dei Rebelde, non la tipa degli Skunk Anansie!) e anche la musica è nello stile dei forlivesi (specie dello split-cd coi miei Gradinata Nord e anche un po’ del demo), quindi Oi!-Core (e qui il titolo vi aveva già messo sulla strada giusta!) dal buon tiro, compatto e quadrato; tempi mai veloci, ma medi e potenti. Testi tipicamente Oi!, ma non imbarazzanti, a parte qualche caduta di tono, comunque perdonabile. Volendo:
ANDREA CONTINO – C.SO V. EMANUELE II° 208 – 10138 TORINO – a.contino@iol.it

 

SAGATRAKAVASHEN “Sexual lust” (7” 2013, Umbrella Records)
Pluricitati lungo tutta la fanza, ritroviamo i Sagatrakavashen anche in sede di recensione, nonostante la band non esista più dal lontano 1991. Questo 7” infatti altro non è che la trasposizione su vinile, ben ventiquattro anni dopo, del secondo demo di questo progetto black metal altovaltellinese. Contestualizziamo i fatti: siamo all’inizio del 1989 nella provincia italiana di confine, il black metal norvegese ancora non esiste (ci sono sì i Mayhem che stanno passando dal deathrash dell’Ep ad un nuovo tipo di black e muovono i primissimi passi gli Stigma Diabolicum, che diventeranno poi i Thorns. I Mortem, da cui nasceranno gli Arcturus, suonano death metal, idem dicasi per i DarkThrone, già autori di alcuni demo inequivocabilmente death) e in Grecia i Rotting Christ fanno ancora grindcore (anche se entro l’anno effettueranno la svolta black metal col demo ‘Satanas tedeum’, ma in quei primi mesi dell’89 in terra ellenica ci sono i soli Varathron che stanno per uscire col loro primissimo demo di primordiale black metal). Per il resto sono attive, sparse qua e là per il globo terracqueo, alcune formazioni dedite a questo nuovo black, quello della seconda ondata che da lì a poco travolgerà il mondo del metallo: in Italia gli alessandrini Mortuary Drape, i liguri Black Prophecies e i reatini Angel Death del primo demo, in Svizzera i Samael, in Svezia i Treblinka (che a breve muteranno il nome in Tiamat), i Morbid e i Grotesque, in Giappone i Sabbat, nell’allora Cecoslovacchia la triade Master’s Hammer, Root e Törr, nella vicina Ungheria i Tormentor di Attila Csihar e in Polonia gli Imperator. Altre bands seminali del genere come i canadesi Blasphemy, i singaporiani Abhorer, i giapponesi Sigh, gli statunitensi Profanatica e i finnici Beherit faranno uscire i propri demo d’esordio in contemporanea o dopo questa cassetta dei Saga. Tutto questo pippone è per dare alla registrazione in questione l’esatta posizione temporale: un anno in cui il black metal come lo si intende oggi era ancora al di là da venire, le bands della prima ondata (Bathory, Hellhammer/Celtic Frost, Sodom, Destruction, Venom stessi, ecc.) erano passate a forme più “educate” di metal estremo (resistevano, ma ancora per poco, i brasiliani Sarcofago) e il ‘metallo nero’ era considerato morto, sepolto, vetusto e sorpassato dai media ufficiali e dal grande popolo metal, i quali non avevano però considerato che cose come occulto e oscurità hanno da sempre un fortissimo potere attrattivo e quel genere da loro dato per scomparso stava invece rigenerandosi a livello molto underground, fra demo a volte anche inascoltabili e fanzines stampate in pochissime copie. E siamo a Tirano all’inizio del 1988 quando un certo Ugo Scarsi fonda la propria one man band a cui dà il nome di Sagatrakavashen. Un nome al limite del pronunciabile e dal significato oscuro (copiando direttamente da un libro trattasi, secondo il mito indù, del nome del dio nato dal sangue sgorgato da una testa di Brahma e dotato di ben cinquecento teste che governano mille braccia: un’ allegoria che si riferisce alle forze devastatrici della natura, quali i maremoti, i terremoti e i diluvi). In quello stesso ’88 esce il primo demo, “Forza arcana”, grezzissimo esempio di black metal primordiale in cui trova spazio anche una cover di “Bela Lugosi’s dead”, un classico del dark a firma Bauhaus (cover che a suo modo anticipa di anni il connubio fra black metal e dark). Dopodiché in formazione entra un batterista che prende il nomignolo di Satanic Drums e che si affianca a Pentacolar, il nome scelto dall’Ugo, e viene registrato un secondo demo a titolo “Sexual lust” (di chiara reminiscenza Sarcofago anche se credo inconsapevolmente). Il demo esce in due versioni a distanza di qualche mese: la prima con soli quattro pezzi più intro e la seconda con in aggiunta uno strumentale arpeggiato e un pezzo bonus. Su questo 7” è stata ripresa la prima delle due. E veniamo finalmente al disco! In copertina foto d’epoca del duo: borchie, catene, cuoio, capelli lunghi, face-painting totale (!), candele accese e il tocco di valtellinesità dato da una scatola dei biscotti Galbusera sfasciata che si vede vicino al piede destro di Pentacolar, piede ovviamente che calza una zeppa alla Kiss! Sul retro due foto singole dei componenti, Pentacolar in mutande di cuoio stile Sabbat giapponesi, più venomiano Satanic Drums a torso nudo e borchie. Foglio interno patinato con da un lato il disegno di una simpatica diavolessa ultrasexyzoccolona e dall’altro i testi, onnipresente il pipistrello-vampiro stilizzato e un po’ celticfrostiano volendo. Simpatica la nota in cui si dice che chi riesce a pronunciare il nome della band correttamente al primo colpo ha di sicuro l’anima destinata alle fiamme dell’inferno! La grafica sembra quella di un demo di fine anni ottanta…eh beh, perché è quella di un demo di fine anni ottanta! ;-) Infatti le grafiche sono quelle originali con l’aggiunta di qualcosa comunque disegnato all’epoca (il demo doveva già essere ristampato su vinile nel 1990, ma non se ne fece nulla) e la stessa registrazione non è stata minimamente toccata rispetto a quella della cassetta originale. I pezzi sono stati registrati nella ‘crypt of Sagatrakavashen’, cioè la cantina dell’Ugo, che data la collocazione sotterranea non usurpa certo il nome di cripta. Si parte con “Incubi”, intro d’atmosfera che come quelli dei Bathory ti mette nel mood giusto per ascoltare quello che segue. “Necromanzia” anticipa di qualche anno quello che faranno i DarkThrone su dischi come ‘Under a funeral moon’ e ‘Transilvanian hunger’! Erano secoli che non riascoltavo questo demo dei Saga e non ricordavo quanto fossero stati avanti in questa riproposizione on speed degli Hellhammer mixata con qualcosa dei Bathory di ‘The return…’; gran pezzo con voce black e assolo di chitarra fra Tom Warrior, Quorthon ed Euronymous. “Sexual lust” parte con un riff più heavy metal che ricorda certi Venom, per poi assestarsi su un mid-time che sconfina in territori di hardcore oscuro (non dimentichiamoci che i Sagatrakavashen si autodefinivano Black-Core) un po’ stile ultimi Wretched. “Reincarnazione”, dopo un intro horror, sembra gli Hellhammer versione hardcore italiano! Voce di Pentacolar, stridula e maligna, fra black metal ed hardcore appunto, stacchi più lenti un po’ alla Venom, velocità abbastanza sostenuta. “Lussuriosa” infine è un po’ un pezzo a parte: riff indiscutibilmente alla Kiss all’inizio (ma anche Euronymous era un grande fan del bacio newyorkese: tutto quadra), poi il brano si velocizza con dei giri fra i soliti Hellhammer e certo punk (verso la fine c’è una parte decisamente sexpistolsiana!) e un coro hardcore quasi oi! (ma anche il Quorthon pre-Bathory suonava in una oi!-punk band: tutto quadra ancora). I testi sono in italiano, eppure non sono imbarazzanti come quelli che saltano fuori quando si traducono liriche dei primissimi Sarcofago, Hellhammer o Sodom. Quelle dei primi tre pezzi sono storie orrorifiche ed evocative di stampo demoniaco, quella di “Lussuriosa” sembra invece scritta da un Gene Simmons nato e cresciuto in Alta Valle ;-) (e non a caso era la cover che avevamo scelto noi Deflorator per omaggiare i Saga, essendo in linea con le nostre tematiche a sfondo sessuale; per la cronaca il brano lo rifacevamo più veloce e più black metal/crust core)! Insomma, nell’89 la nostra zona (più o meno, Tirano dista una settantina di chilometri da Colico) aveva prodotto un valido esempio di black metal (o proto-black metal, in riferimento alla seconda ondata, se preferite), in un certo senso addirittura anticipatore di sonorità che verranno dopo (vedasi il primo pezzo). Il confronto con realtà simili attive in valle attualmente e che ho avuto modo di sentire è impietoso: progetti mediocri ed ultra-derivativi e pure deleteri per il panorama black metal… Dopo questo demo i Sagatrakavashen, tornati nel frattempo una one man band, faranno (farà) uscire un ultimo demo, “Borealis” nel ’91, prima di scrivere la parola fine. Pentacolar si rifarà vivo con l’heavy metal band Aspes e
poi coi glamsters Sluter, attivi tuttora (vedi recensione dopo questa). I Saga sono sempre stati un gruppo misterioso, anche perché sono girate davvero poche copie dei demos, e questo negli anni ha aumentato il fascino che questa band tiranese esercita sui fans del black metal più underground del periodo fine 80’s/primi 90’s (ne parlavano anche sull’autorevole forum della Nuclear War Now! Records, etichetta californiana che presta particolare attenzione al black/death d’epoca e alle sonorità che si rifanno a quel periodo): spero che questo 7” serva sia a soddisfare la curiosità degli appassionati, sia a riconoscere alla band i meriti per il lavoro svolto in quei tempi lontani. Contatti obbligatori con:
UGO SCARSI – VIA ROMA 14 – 23037 TIRANO (SO) – ugo.scarsi@gmail.com

 

SLUTER “Halloween ‘75” (7” 2007, Umbrella Records)
Vedono finalmente la luce su vinile questi quattro pezzi registrati dal trio tiranese già nel 2000 e pubblicati sulla cassetta-promo “Stregoika erotika” dello stesso anno, recensita su ‘Nessuno Schema’ # 9. Riproporrò quindi quella recensione, aggiungendoci qualche nuova impressione derivata dall’ascolto attuale di questo 7”, anni dopo aver ascoltato la k7. Ma iniziamo dalla copertina, che varrebbe da sola l’acquisto del disco: coloratissima (a mano!), grafica totalmente alla vecchia maniera, con le immagini ritagliate con le forbici ed incollate con la colla, come fossimo ancora negli anni settanta richiamati nel titolo. Fra zucche, pipistrelli, tubi di rossetto e torce accese, ci sono le foto dei tre componenti in leather & face-painting: un look quasi black metal, ma del resto questa è la band capitanata da colui che il black lo suonava già nell’88 pitturandosi già allora il muso (e non dimentichiamoci degli Aspes, che suonavano heavy metal, ma che adottavano il face-painting assieme ad un look leather & chains). Le note sono scritte a macchina da scrivere, non al computer, e questo aggiunge un fascino davvero “vintage” al tutto. Recensione del 2002 “riarrangiata” nel 2012: Eccolo qua il primo parto discografico della band attuale dell’Ugo! Partito come Pentacolar nella one-man band Sagatrakavashen a fine anni ottanta (black metal con tre demo all’attivo) e passato attraverso l’esperienza Aspes (trio heavy/speed metal con un mini-cd uscito nel ’94), l’Imperatore Nero dell’Alta Valle ha formato questi Sluter (ancora un terzetto) nel ’96. Il genere è glam metal (ma non quello anni ‘80 che imperversava a Los Angeles, vedi Motley Crüe, Poison, Ratt, ecc., bensì quello inglese di fine anni 70/primi 80, Wrathchild su tutti), con influssi punkeggianti (sempre di stampo anglosassone) e qualche sana iniezione di robusto metallo classico (Judas Priest su tutti), senza dimenticare i Kiss (idoli indiscussi dell’Ugo) e i Motorhead (che fanno capolino in qualche passaggio chitarristico). Il risultato sono questi quattro pezzi, suonati con carica, passione e spirito adatto al genere: riffoni ultra-trascinanti, gran voce con acuti e gridolini, ritornelli coinvolgenti, tempi rock’n’roll in 4/4 (a parte l’ultimo brano che è un classico metal up-tempo rimembrante certe cose dei giapponesi Metalucifer). Il piede batte da solo a tempo senza che te ne accorgi. Pollice in su alla Arthur Fonzarelli per l’uso del campanaccio (di cui sono grande fan oltre che utilizzatore). I testi sono in italiano (cosa che a me, nel genere, non piace molto…soprattutto perché si capiscono troppo le parole!), a base di fatalone misteriose, streghe, erotismo nero, demoni ed elfi (liriche che definirei di “glam notturno”), e ovviamente faranno ridacchiare più di una persona, anche se per loro stessa ammissione gli Sluter si considerano un po’ una parodia dell’Heavy Metal e quindi il tutto assume il sapore dell’intrattenimento puro e semplice (come del resto vanno considerati il Glam e un certo tipo di metallo commerciale). Registrazione buona, ma non ottima. Voi schiodatevi un attimo dai vostri soliti gruppacci preferiti e provate a concedere una chance a questi tre glamsters dell’Alta Valle, ok?
UGO SCARSI – VIA ROMA 14 – 23037 TIRANO (SO) – ugo.scarsi@gmail.com

 

TERKUTOK “Our long fucking delay demo” (CD-R 2010, autoprodotto)
Dalla Malesia, attivi dal 1992 (anche se mi sanno tanto di side-project portato avanti una tantum da componenti di bands di Metal estremo più famose, almeno limitatamente al sud-est asiatico…poi controllo in rete ed in effetti ci trovo gente dei Demisor di Singapore e dei malesi Necrotic Chaos, Narsamum e Damokis, tutti gruppi fra Death e Grind, attivi in alcuni casi già a fine anni ottanta, che chi bazzica un po’ l’underground avrà di certo già sentito nominare), ci presentano una raccolta di pezzi incisi fra il 1998 e il 2009, nella fattispecie sette tracce in studio recenti (’09 appunto), un paio di altre tracce in studio (’00 e ’05, pezzi per compilations), più le rimanenti dal vivo in un paio di concerti fra ’98 e ’99. Copertina fotocopiata in bianco e nero pieghevole con otto facciate, front-cover raffigurante un teschio con aureola, foto interne della line-up più recente (capelli cortissimi, baffi, stazze imponenti), parecchie note a corredo con grafica semplice, ma chiara e pulita…tutto scritto, ahimè, in malese purissimo! In trentasei minuti sono stipati ventitre pezzi. Il vocalist è il mio corrispondente Fadzil (giornalista di “Karisma”, in pratica il Metal Hammer/Rock Hard malese, e impegnato in un’ agenzia organizzatrice di eventi e concerti grossi, tipo Iron Maiden) che qui prende il nomignolo di The Killer Donut, cioè La Ciambella Assassina o Il Bombolone Assassino (a me piace di più quest’ultima traduzione, fa più impressione, eheh), e, visto che alcuni suoi compari (delle varie formazioni cambiate durante questi vent’anni) assumono nicknames tipo Baca The Bread Breaker (Baca Lo Spezzatore Di Pane, traduco liberamente) o Bob The Sumo, si deduce che dietro il progetto ci sia un certo grado di demenzialità! I titoli (e quindi i testi) sono tutti in malese, a parte “Last song!!” e “Enjoy!Enjoy!Enjoy!Enjoy!” (e già queste…), ma non penso che le liriche di, che so, “Kasut proton saga siapa ni???” o di “Muntah busok di Mexico” o ancora di “Bong!!! Tu tak ganas geng”, parlino di mali del mondo ed ingiustizie sociali o di satanassi e foreste nordiche, che dite?? I pezzi in studio del 2009, dal suono sporco, ma vivo e trascinante, presentano strutture Grind old school, chitarre Death dei primi 90’s, una voce più urlata che growl, qualche frangente decisamente Hardcore (e decisamente N.Y. style), qualcosina-ina-ina sul Thrash; si va dai blast-beats a tempi veloci normali fino ad arrivare a sezioni rallentate e ad altre cadenzate…insomma, c’è varietà fra e nei brani, si capisce che questa è gente che sa il fatto proprio! I due live presenti sono più che altro un documento dei Terkutok anni novanta e prendiamolo unicamente come tale, vista la registrazione orrenda ed incomprensibile e la presenza di un secondo vocalist oltre a Fadzil, cioè un tale Shah Rok Han che per lo più emette versacci simili ad ululati e latrati… In un pezzo viene ripresa per un po’ la celeberrima “Smoke on the water” di nonvidevodirechi, spero! Molto meglio le compilation-tracks, entrambe registrate bene col suono sporco di cui sopra: quella del 2000 si distingue per l’uso della batteria elettronica assieme a quella normale/acustica, ricordando (e non solo per questo) qualcosa dei miei Obbrobrio. Il pezzo del 2005 invece è più sull’Hardcore/Punk, con tanto di cori puliti (stile “oohh-oohh-oohh”, per intenderci); in questi due pezzi anche Shah etc. si produce in vocalizzi sensati. Insomma, limitatamente alle tracce in studio, direi che è un cd mica male. Mandate due righe a:
the_true_terkutok@hotmail.com

 

THE KRUSHERS “Megalòi Theòi” (Demo 2002, Terror Core Records)
La tradizione Sicilia Thrash continua! Dopo che negli anni ottanta si affermarono i vari Schizo, Incinerator (mitico l’intro, suonato col marranzano, del loro unico lp!), Nuclear Simphony, ecc. (ricordo anche i famigerati Third Reich, il cui demo mi è stato copiato qualche anno fa proprio da Giuseppe dei Krushers), ora tocca a questo trio. Un trio, come lo erano certe grandi bands nei primi dischi: Kreator, Destruction, Venom, Sodom, Bathory (eh sì, non sono mai stati una one-man band, al massimo un duo ma in tempi relativamente recenti. Ah una domanda da Trivial Pursuit, sapete chi suonò la batteria nei due pezzi della compilation “Scandinavian metal attack”, primissima apparizione vinilica dei Bathory? Jonas Akerlund, attuale regista, fra gli altri, anche di alcuni videoclips di Madonna, U2, Metallica, Paul McCartney, Rolling Stones e Prodigy!), e la lista potrebbe continuare. Nati nel 2001 come duo, i Krushers nel breve volgere di nemmeno un paio di annetti hanno buttato fuori qualcosa come quattro demos! Questo “Megalòi Theòi” è il quarto e contiene nove pezzi. Sentiamo un po’! Già il fatto che sia una cassetta e non il più asettico cd-r mi mette di buon umore! Subito parte un riffone che ricorda la furia-Kreator (“Endless pain” era)! Il suono è grezzo, quasi da rehearsal-tape, ma vivo e potente, la voce è cattiva e incazzata, una sorta di crossover fra Quorthon, Mille Petrozza e…Provenzano incazzato! ;-) I pezzi sono decisamente corti (un po’ come quelli dei Nunslaughter, storica band Death statunitense attiva da più di vent’anni ormai, i cui pezzi è già un miracolo se arrivano ai due primi). Vero Black/Thrash di stampo teutonico metà anni ottanta (vedasi i riffacci anche alla primi Destruction), ma qualcosa rimanda anche agli States, grazie ai riffs a manetta molto Hirax, nonché alla terra natìa, vedi qualche parte di batteria a batticarne tipo i vecchi Schizo. Si sente anche qualcosa che sembrerebbe più moderno, ma in realtà sono i vecchi riffs dei Bathory (periodo Black Metal) che negli anni ci siamo abituati a sentire presentati sotto neanche tanto mentite spoglie, ma coi suoni un po’ diversi, da svariate Black/Death bands nordeuropee! Oddio, certo, tutta roba sentita e strasentita, però fatta con passione e sentimento (parola che non dovrei usare se si sta parlando di Black, come disse Fenriz dei DarkThrone, il Josè Mourinho del Black Metal -sempre meglio le sue interviste anno dopo anno!), perché è la musica che evidentemente ai nostri piace di più (non come certi side-projects 80’s style dalla Scandinavia, finti e falsi come una real-doll o come certi scudetti juventini!). Il debito alle proprie influenze viene comunque saldato con l’ultimo pezzo: una stringata cover di “Under the guillottine” dei maestri Kreator. Fosse un demo dell’86 sarebbe una perla di culto perché per l’epoca sarebbe stato una figata, purtroppo è arrivato “solo” sedici anni dopo… E’ quindi un lavoro figo, ma figlio del suo tempo. Copertina fotocopiata, sbiaditissima però (spero solo la mia copia!), purtroppo non si vede/legge quasi niente…parrebbe comunque raffigurare una tipa nuda assieme ad un uomo-caprone con birra alla mano: il tipico e grandioso trash del Thrash, eh eh! All’interno troviamo i titoli dei pezzi, la line-up (niente foto) e i contatti. Da quel che so i Krushers sono ultra-attivi anche ai giorni nostri, non so però se hanno continuato su questa strada, spero di sì! Intanto chiunque si consideri almeno un po’ thrasher farebbe bene a contattare:
GIUSEPPE PERI – VIA S. SOFIA 4 – 92100 AGRIGENTO – pgedifr@tin.it

 

THE SOLUTION “The Solution“ (CD 2004, Cane Records)
Quintetto veneto (zona Vicenza) con alla voce Jave, cioè l’ex Javo (fosse Javè sarebbe biblico!) di XGocceNelMareX e XFratellanzaX (questi ultimi li ricordo come gruppo preso per il culo per anni su varie fanze e in rete!) che, dato per disperso/dropout (ehhh, ‘sti termini americani usati da noi hardcorers…sì profano, te lo spiego, basilarmente significa uno che si è tirato fuori dalla scena Hardcore e generalmente l’ha pure rinnegata), si rifà invece vivo con questa band di Posi-Core (posi sta per positive, già ci sono, però poi basta fare lo Zingarelli eh!) melodico molto U.s.a. primi 90’s (non faccio nomi per ignoranza e poca memoria!), fra momenti veloci e pezzi più rallentati. Io ci sento gruppi “ottantiani” come i Dag Nasty e anche i 7 Seconds (due gruppi che io per inciso adoro), ma so che i riferimenti dei The Solution sono bands venute dopo e a me sconosciute se non forse di nome! Non è che Jave abbia una gran voce, però è particolare (sarà l’accento veneto? Eh eh!) e a suo modo personale. Otto pezzi (in 21 minuti), testi belli personali, in ambo i sensi, con spiegazioni e traduzioni in italiano, essendo le liriche in inglese. L’ultimo brano (“Lullaby”) ha il testo tratto da un libro di Chuck Palahniuk e parla del Grande Fratello, quello Orwelliano chiaramente, non quell’altro ormai diventato tristemente più famoso… Copertina e confezione ben fatte, molto professionali. Se vi piace il genere nella vostra collezione non ruberebbe certo lo spazio! Prezzo ignoto, sentitevi con:
jacopo@hotmail.com

 

Тиран “Rehearsal 12/06/2010” (Mini-CD-R 2010, autoprodotto)
Terzetto russo di Thrash/Speed Metal nato nel 2005, con all’attivo un paio di albums (la rehearsal che mi accingo a recensire si posiziona cronologicamente fra i due full-length) e capitanato da un certo Tiran (voce e basso, credo che Tiran sia la trasposizione in caratteri occidentali di Тиран) che, nella foto della copertina interna in cui appare con chioma fluente biondo scuro e giubbetto di jeans pieno di toppe, sembra uscito da un disco thrash tedesco dell’85. I suoi compari (di cui non viene specificato chi è il chitarrista e chi invece il batterista) sono un tal Chuvak (un efebico ragazzino molto magro con capello castano liscio lungo e maglietta degli Slayer) e un tal Kozlou (il quale, fra cappellino con visiera all’insù, capello corto, occhiali, maglietta sobria e aspetto leggermente sovrappeso, sembra più un componente dei vecchi Gang Green che un thrasher post-sovietico). Copertina semplice ma curata, in bianco e nero e stampata professionalmente; nell’interno, oltre alla foto della band, troviamo i titoli dei brani (niente testi, comunque titoli come “Genocide” o “Children of war” vi possono dare un’idea), qualche info e due slogans: Speed Metal – Death to false Metal (e ai Manowar fischieranno le orecchie per l’ennesima volta) e Stop the mp3 madness (eh beh, però sai quanta grande musica mi sarei perso senza quella droga da mp3? Uso questo termine in quanto lo slogan riprende quello anti-droga della campagna Stop the madness a fine 80’s). I pezzi sono quattro per tredici minuti di durata totale, il suono, come da titolo del mini-cd, è da rehearsal, grezzo ma comprensibilissimo, oltre che decisamente adatto al genere suonato dai tre, cioè un Thrash Metal ispirato quasi totalmente ai primi Destruction (più qualche tocco di Kreator) e con qualche lieve influsso di oltreoceano, sia Thrash (qualcosina qua e là che rimanda agli imprescindibili Slayer e addirittura un paio di punti in cui si odono echi dei vecchi Metallica e Megadeth) sia Speed (faccio il nome degli Hallow’s Eve del primo album). I brani sono pieni zeppi di stacchi e cambi di tempo, ma tutti secondo logica e quindi al servizio dei pezzi che in effetti scorrono via in maniera decisamente piacevole per l’ascoltatore. La tecnica del trio è più che buona, c’è soprattutto un gran lavoro del chitarrista, mentre la voce di Tirzan (ops, Tiran) è quella tipica di quel vecchio Thrash Metal sporco, fra il greve e l’urlato, anche se qui non mancano frangenti in cui rasenta o il Death o l’Heavy, a seconda del momento. C’è passione e competenza nella musica di questi russi, a mancare, come prevedibile, sono originalità e personalità. Nota di cronaca, il pezzo “Room 16” ha un ritornello che sembra paro-paro quello di “Curse the Gods” dei Destruction (appunto). In fin della fiera un buon gruppo di Thrash vecchio stile suonato da Thrash-fans per altri Thrash-fans, si suppone anche dall’età media molto bassa. Chi, come me, col Thrash e lo Speed dei primordi ci è cresciuto preferisce andare a risentirsi per l’ennesima volta gli originali…e dateci torto! ;-)
Тиран – c/o GORBANEV AD – LENINA 22-26 – 182100 VELIKIE LUKI, PSKOV – RUSSIA

 

ULTIMA RIPRESA “Ultima Ripresa” (Mini-CD-R 2010, autoprodotto)
Dischetto gentilmente regalatomi da un componente della band quando ci abbiamo suonato assieme in quel di Arcore (vedi Valtellina Boyz Tour in altra parte della ‘zine), ma non perché ne facessi la recensione; credo che il tipo manco sapesse che io redigo una fanza! Però, dato che la faccio, mi sembra il minimo buttare giù due righe in cambio appunto del cd. Confezione a busta, copertina fotocopiata, ma curata: incollata/ritagliata/piegata con tanto di liguetta chiudi-cd; davanti il logo della band con le classiche foglie di alloro Fredperryane tipiche degli skinheads di tutto il mondo e un paio di guantoni da boxe che indicano il concept degli Ultima Ripresa (come già il nome), dietro titoli e foto del gruppo (due skins, due non-skins). La band di Torino si presenta con tre brani più un outro/hidden-track (il cd dura circa quindici minuti di durata, ma c’è un lungo silenzio fra terza traccia e outro), introdotti da uno spezzone del film “Snatch” (quello dove Alan Ford/Brick Top dice ‘Mohamed “tispaccoilculo” Bruce Lee’, per intenderci). Oi! bello potente stile Italia 90’s/primi duemila con accelerazioni e stop&go hardcore qua e là, e coroni a contorno. Registrazione non eccelsa, ma più che decente. Pezzo migliore “Fino all’Ultima Ripresa”: inusuale intro acustico quasi pop-cantautoriale, poi Oi! un po’ core con vari cambi e stacchi e una sezione parlata. A chiudere l’outro/hidden-track di cui sopra, uno strumentale divertente/divertito che non sfigurerebbe alla fine di un disco dei NoFx! Buon gruppo, altrochè!
http://it-it.facebook.com/ultima.ripresa

 

VADAVIKU “Le porno vacche d’assalto” (CD 2002, P.o.t.a. Records / Derotten Records)
Nome e titolo del cd a parte, io questi (bergamaschi?) li salverei! E’ un Punk-Rock tirato con una certa influenza Derozer (il disco è anche prodotto dalla P.o.t.a. assieme all’etichetta dei Derozer stessi), misto ad un Hardcore mid-time assolutamente BadReligioniano, cantato in italiano e pieno di cori; testi fra il serio e lo “stupidino”. Suonano bene, sono stati registrati ottimamente (sempre per il genere e sempre per essere in Itaglia, ovvio!) e nei vari pezzi sono anche sufficentemente vari e a volte anche personali (e nemmeno uno stacchetto Ska: bravi!). Dodici pezzi, più un intro “muggente” e una hidden-track, quindi alla fine quattordici tracce per circa ventinove minuti. C’è da fare una menzione a parte per il brano “1999”, che non c’entra nulla col resto (fosse una cover? E se sì, di chi?): voce che in questo frangente finisce per ricordare quella di Paolino Shock degli Atrox, riff molto simile a quello di “Scum” dei Napalm Death, ma un po’ più veloce [apro una parentesi, quadra perché sarò lunghetto: il riff di “Scum” è inoltre praticamente uguale a quello di “Fog” degli Agathocles, uscita un paio d’annetti dopo, chissà se per tributo o perché uscito spontaneamente così. E’ la stessa cosa, e qui mi rivolgo ai fans più osservanti del Black Metal, del riff di “Necromansy” dei Bathory, ripreso pressochè identico qualche anno dopo, dapprima in “Pisen pro Satana” dei cechi Root e poi in “War” di Burzum. Chiusa parentesi: ]. Tornando ai Vadaviku e chiudendo quindi la loro recensione:
chubhc@hotmail.com – Website: www.vadaviku.com

 

Adesso ci sono le compilations, noterete che ho avuto il puntiglio di recensirle pezzo per pezzo… che volete, è il risultato di un paio di mattine agostane di ferie (siamo nel 2006): preso il caffè, letti i televideo (Rai, Mediaset e Unica Lombardia), se la “dolce” metà dorme ancora e fuori fa già troppo caldo per uscire, cosa ti resta da fare? Cuffie e via con le reviews!

 

V/A “NEXTPUNK RECORDS PROMO” (CD-R 2002, Nextpunk Records)
La Nextpunk Records è un’etichetta Punk-Rock svizzera (svizzera-italiana credo) e in questo cd (durata poco più di un quarto d’ora) ci presenta tre gruppi suoi connazionali con due pezzi a testa; cantano tutti e tre in italiano, quindi ticinesi o giù di lì? Sì, …sì, …suppongo di sì (n.d. John Cleese). Copertina semplice fotocopiata coi loghi delle bands, all’interno track-list e contatti dell’etichetta. Si parte con i PROTOVAL, buon Punk-Rock misto Hardcore-melodico suonato bene, registrato bene e con un buon tiro; secondo pezzo con immancabile parte Ska (brutta peraltro) che rovina un brano altrimenti carino e dal bel ritornello. Testi “spensierati” ma non cretini. A seguire ecco gli STRAWBERRY SPUNK, Hardcore melodico veloce con tanto di chitarra solista, registrato e suonato benone; c’è però un odioso vocalizzo alla Ben Weasel nel primo pezzo (per chiarezza: gli Screeching Weasel a me piacciono e pure parecchio, gli imitatori proprio no!). Anche loro hanno testi sullo “spensierato andante”, diciamo così. A chiudere i B.C.S. (ignoro per cosa stia l’acronimo): il logo è tipo lo stemma di una squadra di calcio e ci hanno pure piazzato un boccale di birra, sarà Oi! ? In apertura del primo pezzo si sentono le sirene della pula…mah, forse….Ahi! parte un intro Ska/Beat leggerino che si “evolve” in un ritornello Punk-Rock stupido con voce stupida e testo pure (su fuga dalla polizia in scooter). Meglio il secondo pezzo, veloce Hardcore melodico (vagamente alla No Use For A Name) con testo d’amore smielatuccio. Registrazione meno buona rispetto agli altri due gruppi, ma comunque decente. I “migliori in campo Sky”? Direi i Protoval. Per contatti: dexter@nextplayer.chWebsite: www.nextpunk.ch

 

V/A “PUNK FICTION – VOL. 1” (CD 2002, P.o.t.a. Records)
Mega-compilation da parte dell’etichetta bergamasca con titolo che fa chiaramente il verso a “Pulp fiction”. Ben trentatre pezzi da parte di trentadue gruppi per quasi 78 minuti! Quasi tutti (se non tutti, ma ho almeno un paio di dubbi!) dal Nord Italia, Lombardia in primis, quasi tutti cantano in italiano. DEROZER – Commando : i veterani vicentini offrono una cover dei maestri Ramones registrata live al Thunder Road di Codevilla (Pv): versione ok, ma quella dei brasileiri Ratos De Porao era meglio! LOS FASTIDIOS – Hate G8 : già con la formazione post-i due Derozer e quindi in peggioramento, pezzo difatti non molto convincente. L’INVASIONE DEGLI OMINI VERDI – Giorni instabili : primo pezzo del loro cd (vedi recensione più sopra), buon Hardcore melodico d’ispirazione NoFx, cantato in italiano. MORAVAGINE – Terror Natale: Antonio : loro sono (inspiegabilmente a mio avviso, ma tant’è…) uno dei best-sellers del “punk” italico; bah, a me ‘sto punketto annacquato risulta decisamente irritante, anche se fatto bene com’è il caso di questi ragazzi… VADAVIKU – L’armata dei deficienti : pure per loro un pezzo del cd (recensito prima), anche se è stato scelto uno dei meno belli: comunque, Punk-Rock “derozeriano” con testo stupidotto. RETARDED – I hate your whims on saturday night : praticamente gli ex Home Alone di Voghera (lo dico per quelle quattro persone locali che li conoscevano una quindicina di anni fa); Pop-Punk Screeching Weasel-clone, decisamente ok se non esistessero già gli originali! SENZA PUDORE – Billo : Punk-Rock innocuo da sottofondo al centro commerciale il sabato pomeriggio. PORNORIVISTE – Seduto su una luce : copia & incolla quanto scritto per i Moravagine, più o meno… GIORNO DI PAGA – Clochard : partenza con tromba, pezzo quasi cantautoriale misto ad Hardcore melodico NoFxiano. Discreto. PETER PUNK – Antieroi : no lettori locali, non il gruppo del Bassman a metà anni novanta (o uno degli altri mille gruppi con questo nome sparsi per il mondo!), questi sono quelli famosi, che credo siano del varesotto. Anche per loro vedi parzialmente quanto scritto per Moravagine/Pornoriviste, ma questo resta comunque un bel pezzo di Pop-Punk-Rock dal testo antimilitarista, con buoni cori e un certo nerbo che non guasta affatto. MARADONAS – Fuma dai : Punk-rocketto che non punge, niente di che. Diego Armando in campo pungeva assai, quindi questi era meglio si fossero chiamati, che so, Quaresmas! SUCCO MARCIO – Storiella : altre “stelle” del triste panorama pseudo-punk tricolore…li ricordo live da qualche parte qui sul Lago anni fa e li ricordo assolutamente insopportabili. Restano tali anche dopo l’ascolto di un pezzo in studio che risulta essere una specie di Punk poppeggiante che, tutto sommato, preso di per sé, e senza i miei ricordi, non è nemmeno male… MURDER WE WROTE – 13 : Hardcore melodico LagWagoniano in inglese abbastanza carino e con un certo gusto. Se non ricordo male qui ci suonava qualcuno dei Mach5, gruppo Hc milanese famoso per circa dieci minuti all’inizio dei duemila. MELT – Ho bisogno di qualcosa di forte : altri veterani veneti attivi dai primissimi anni novanta. Rock un po’ punkeggiante, ben fatto e con melodie e cori a presa rapida. Sembra una hit “rock” da paese crucco e/o scandinavo, fosse in inglese… E’ comunque a mio avviso il pezzo migliore dell’intera compilation. DOWNPETERSONS – Downpetersons : discutibile gioco di parole con Dan “mmmhh mmmhh, per me numero uno!” Peterson. E’ Hardcore melodico punkeggiante e quadrato con un ritornello discreto; testo in inglese. GLI IMPOSSIBILI – Punk girl : altri veterani, stavolta dal milanese. Pezzo leggerino stile Queers in italiano, con gli “uo-ho-ho-ho-ho” classici; sufficientemente divertente. RAZZI TOTALI – Giorni lunatici : credo siano trentini, li vidi live anni fa qua in zona ad un Loka-live e, citando Anna Mazzamauro/Sig.na Silvani: “A’ Fantò, du’ palle!”. Questo pezzo di Punk-Rock veloce alla Screeching Weasel / Derozer volendo raggiunge la sufficienza stiracchiata; già, se poi dal vivo te ne fanno quindici così uno di fila all’altro… STINKING POLECATS – You’re not mine : ormai fra i nomi di punta del movimento Pop-Punk-Rock tricolore (infinitamente con più merito dei vari Moravagine, Pornoriviste, ecc.), le mie vecchie conoscenze piacentine in questo brano abbandonano le coordinate Screeching Weasel e Queers dei vecchi lavori in favore di un Punk-Rock “cupo” che può ricordare vagamente certe rock-punk bands finniche o russe e da ex repubbliche sovietiche. Non male! GAMBE DI BURRO – La mia ragazza invisibile : ehilà, chi si vede! Il gruppo più stroncato da me in sede di recensione (su ‘Nessuno Schema’ # 8, 1998), eh eh! Va detto che, poveri cristi, mi ero detto “la prima cosa di punk-rock brianzolo che mi capita in mano la demolisco senza pietà!” (era il periodo in cui laggiù erano sorti gruppi su gruppi generalmente osceni, musicalmente quasi tutti uguali e con dei testi terribilmente stupidi; c’era pure DJ Francesco che suonava in un gruppo Punk-Ska schifosissimo e faceva pure una fanzine dalla grafica stile classe differenziale!), sfortuna volle che quella prima cosa fu proprio il loro demo! Tornando al brano qui presente, è Brianza Punk-Rock style della seconda metà dei 90’s, testo sciocco e pezzo veloce: una delle numerose clonazioni brianzole degli Screeching Weasel. Ma sì dai, ascoltabile! Glielo devo a ‘sti ragazzi! THE POPSTERS – Everything I want : Pop-Punk in inglese. Pezzo discreto. Non saprei proprio cos’altro aggiungere, eh eh! PENSIONE LIBANO – La strega : visti live anche loro anni fa (erano i tempi in cui il Lokazione faceva venire ‘sti gruppi del cazzo…non che adesso siamo messi meglio con quei gruppi di indie-pop-rock ripugnante…) e recensiti malissimo nel report della serata su ‘Nessuno Schema’ # 9. Qui, non vedendoli, mi risultano un po’ meno irritanti, ma musicalmente restano noiosi e piatti, stavolta come una partita del campionato argentino, magari un Lanus-Banfield che finisce 0-0, in replica su SportItalia. Di loro apprezzo solo la scelta del nome (è la pensione dove alloggia Pozzetto in “Casa mia casa mia…”). ANNA & THE PSYCHOMEN – You really got me baby : voce particolare la signorina (o signora?) Anna! Pezzo non epocale, ma se qualcuno ve lo spacciasse per un oscuro singolo di Punk inglese o americano di fine anni settanta, sbavereste eccome, altrochè! KLASSE KRIMINALE – Mangia i ricchi : Balestrino e soci live all’El Paso di Torino con uno dei loro classici per eccellenza (originariamente datato 1991); sempre un bel pezzo col suo testo simpatico/delirante! NO ONE – So small : Hardcore melodico in inglese fra i soliti NoFx e Lag Wagon con gli immancabili stacchetti alla NoFx (o è meglio dire R.K.L., visto che furono loro i primi a farli?). Pezzo però un po’ deboluccio, ma forse la colpa è anche dei suoni non certo ottimali. F.F.D. – Notti di follia : altro grosso nome dell’Oi!/Punk italico, piuttosto veterani anche loro ormai! Qua sono molto Punk/Rock’n’Roll con testo Oi! ma non ignorante. Buon pezzo. ATARASSIA GROP – Amerika I egleska : i reucci del combat-punk comasco con un pezzo che alterna parlato su base soffusa e parti Punk-Rock con coroni a due voci maschile/femminile. Particolari, ma non è che mi esaltino molto… INERDZIA – Iniziative : Punkaccio vagamente Oi!eggiante con voce femminile incazzata, niente di che comunque. SISTER CONFUSION – Inside : alternanza fra Ska e Pop-Punk con testo in inglese, pezzo carino e molto orecchiabile, ma roba sentita e strasentita! IMODIUM – In silenzio euforico : Rock punkeggiante e pure un po’ grungeggiante neanche malaccio; cantato non esaltante, comunque ascoltabilissimi. THE TWINKLES – Little girl : è una cover dei Beach Boys no? In ogni caso, terribilmente sixties! DISCARICA ABUSIVA – Gli abusivi : buonissimo Ska con tanto di sezione fiati, hanno quasi il tiro dei Persiana Jones del disco live di inizio anni novanta! STAGE BOTTLES – Weird life in a strange world : un po’ alla Mighty Mighty Bosstones, anzi diciamo pure sul clone andante! Vociona simile a quella dei bostoniani, fiati a palla su tempo medio: bravi, buon pezzo, ma copiare così sfacciatamente che senso ha? DEROZER – L’estrazione : avevano aperto e ora chiudono pure! Sempre live, sempre al Thunder Road (nome di Springsteeniana memoria!), stavolta con un pezzo loro nel pieno Punk-Rock Derozer-style che li contraddistingue ormai da anni; suono però non eccelso. Insomma, un’idea della (non esaltante) scena Punk-Rock (e zone limitrofe) italiana, com’era nel 2002, questa compilation ve la dà! Prezzo ignoto, ma voi chiedete a:
potarecords@yahoo.itWebsite: www.potarecords.it

 

V/A “SONGS FROM A DISSIDENT WORLD – VOL. 1” (CD 2003, KDV Records / Rovina H.C. Production)
Venticinque pezzi per venticinque bands (sette italiane, diciotto estere) su questa compilation assemblata dal Sarta, uno dei chitarristi dei Kalashnikov. Durata ben 75 minuti. Tutti i brani sono registrati benone, venendo praticamente quasi tutti da dischi ufficiali o al massimo da demotapes. Prima ci sono i sette italici, poi il resto del mondo. KALASHNIKOV – Alba bianca di rivolta : uno dei pezzi più belli del loro cd recensito più sopra (schizzare su a leggere la recensione per saperne di più, grazzzie!). SICKERS – Dovrei : miei coprovinciali (sono di Calco), anche se io sto all’estremo nord e loro all’estremo sud della provincia di Lecco. Comunque, Pop-Punk cantato in italiano niente male. FRAMMENTI – Uno dei tanti : inizio Ska?! Ma…sono i Frammenti del demo del 1993?! Eh sì, parrebbe proprio di sì! Vado a controllare sulla mia copia originale [varrà qualcosa? Boh! ;-) ], sì è proprio l’ultimo pezzo di quella cassetta giallonera: pezzo mezzo Ska e mezzo Hardcore melodico un po’ alla Pennywise. Poi muteranno le proprie coordinate stilistiche e diventeranno i Frammenti come li conoscono più o meno tutti. 101% ODIO – Autorità=morte : milanesi (ci dovrebbe suonare il fratello del Sarta, che oltretutto è anche la seconda chitarra dei Kalashnikov); Crustone violentissimo mixato al vecchio Hardcore italiano, ben registrato e quindi decisamente granitico. STANDING STRONG – Skin & Punk : dalla cintura torinese, se non ricordo male li vidi live anni fa di spalla ai Colonna Infame a Milano. Oi!-Mosh-Core a tempo medio in italiano con chitarre metalliche e voce piuttosto particolare. Potenti, seppur non originali per niente, sia musica che testo. DANNY’S WEDNESDAY – Alive again : la band della mia vecchia (nel senso di “di lunga data”!) amica Amanda (“Quando il mondo fece Punk!” fanzine, primissimi 90’s); genovesi, col loro Punk melodico (con tanto di inserti di viola!) dal sapore totalmente U.k. e la bella voce della bella Amanda a dare la classica marcia in più. SETTEVOLTERONIN – Prototipo : milanesi, amiconi dei Kalshnikov parrebbe. Urlatissimo e disperato Hardcore “scuro” e rallentato, che poi esplode in un Hc velocissimo fra cori e stacchi a tempo medio. Abbastanza originali. KGB – Maoroi orizontes : prima band straniera della compilation. Sono greci e si autodefiniscono Tekno-Punk e in effetti sono un mix fra tempi e tastiere da discoteca techno-underground e voce e ritmiche più sul Punk/New Wave in stile est-europeo (non che la Grecia sia proprio est-europea, però geograficamente, volendo…!). Le melodie di tastiera sono molto evocative ed angoscianti come solo certa Techno-underground sa essere. Particolari e fighi! PETROGRAD – Oktober : lussemburghesi, nome di un certo spicco all’interno del panorama Emo-Core melodico europeo, e qui si capisce il perché: pezzo fra Hardcore e Pop con tastierine di contorno ed ottime melodie vocali, quasi un hit-single! THE PAUKI – The time will come : russi, piuttosto conosciuti in patria e con vari dischi all’attivo; fuori temo non li conosca nessuno! Mi stanno molto simpatici perché uno di loro in un’intervista di qualche anno fa ha messo i Gradinata Nord fra le sue bands attuali preferite. Punk est-europeo fra Dead Kennedys e Leningrad Cowboys, cantato in russo (sulla compilation c’è il titolo tradotto in inglese, penso per non impelagarsi col cirillico!), con una tastierina-spettacolo e un grandioso ritornello anthemico. Gran tiro e gran registrazione. OI POLLOI – Bash the fash : veterani scozzesi col classico Punkaccio britannico al limite del Crust e del Thrash che li caratterizza dai primissimi 80’s fino ad oggi, fra cori, parlati e velocità abbastanza sostenute. Storici! SMAFU – Emu : ungheresi, Punk-Rock a tempo medio che sembra “triste” per la voce, un po’ tipo i gruppi finnici (suppongo visto lo stesso ceppo linguistico), ricordano infatti dei Klamydia meno cazzoni! PIDZAMA PORNO – Poznanaskie dzienczeta : polacchi. Nome, per quel poco/niente che conosco di lingue est-europee, censurabile, eh eh! Tipico approccio originale dell’est alla materia Punk: pezzo rallentato, ma dall’incedere che prende; Punk più come attitudine, la loro musica è difficilmente definibile (un po’ come erano i nostrani Pape Satan dieci e più anni fa, oppure, sebbene differenti, i brianzoli L’A.Choix qualche anno prima). Rock, Punk, New Wave…fate vobis, sono comunque un bel gruppo! MAN IN THE SHADOW – Lajez (barking) : avevamo un 7” di questi sloveni in distro anni fa, vero Rocco? Fra Punk-Rock, con voce fra il “catarroso” e lo “strilloso” da checca-Black, e aperture melodiche rallentate tipo certo Emo-Core. STALIN’S WAR – Bound and gagged : dagli U.s.a., californiani, e sono subito stacchi NoFxiani a nastro in partenza, poi Hardcore (voce femminile? Parrebbe) a palla, ma non stile NoFx però, più vagamente alla No Use For A Name con tanto di cori “thrashy” simil-Anthrax (usati comunque gà dagli stessi N.U.F.A.N.). Mi ricordano qualcuno, ma non so dire chi…punto a loro favore, non deve essere un nome grosso. RASH – Sombras de guerra : messicani, Hardcore a manetta con chitarre fra Motorhead, Bloody Riot e Tank (tutti mandati a 78 giri però!): hanno una grande carica. Lo stacco centrale è solo un pretesto per poi ripartire a chiodo! BUMBKKLOTT – Life speakless direct : “In Crust we trust” proclamano nel loro spazietto, e difatti questi altri messicani fanno un Crustone veloce a due voci (quella più bassa e quella più alta classiche): non male, ma uguali a centomila altre bands… HOG – Llenando bolsillos : ancora Mexico, ancora Hardcoraccio a manetta, ma con meno idee dei connazionali Rash. FISTT – Paraotempo : brasileiri. Foto che li ritrae con bragoni larghi e cappellini con visiera, dicitura “Hc do interior”, ma ottimo Hardcore melodico in pieno California-mid 90’s-style:
sembrano dei Pennywise più gioiosi. SHIT DOG – Suicide : cinesi?!? Ma sono dappertutto ormai! ;-) Hardcore old school a manetta stile U.s.a. primi anni ottanta. Hanno il loro fascino! BENZENE – Clergyman’s daughter : sudcoreani, Pop-Punk prima a tempo medio e poi veloce, con un cantante dalla voce annoiata e scazzata; mica male e hanno pure un buon tiro! FUCK GEEZ – *** : giapponesi. Punk-Rock “duro” a tempo medio, fra chitarre stoppate e ritornelli corali; il pezzo sembrerebbe cantato in lingua madre. GODDAM’BULL – Real intention : jappo pure loro, Hardcore a palla, potente e ben fatto. La voce ricorda un po’ quella di Mauro dei Raw Power. RED KEDGE – Life is an indeed of addiction : Singapore, terra di ottime Death/Black Metal bands (cito Abhorer ed Impiety, oltre ai vecchi Nuctemeron, Debauchery, Euronymous e Beheaded Nasrani), ci offre questa band di Hardcore piuttosto particolare: alternanza fra tempi lenti e veloci con varie soluzione sonore, tipo intro Metal, Emo melodico-poppeggiante e Hardcore metallico veloce all’interno dello stesso pezzo. PHALANX SUFFER – World of lies : malesi. Doppia voce, una che parla e una che urla; Hardcore di denuncia a tempo medio, “scuro” il giusto e al limite dell’opprimente. Insomma, gran bella compilation! Copertina con spazietto (dimensioni di un flyer medio per intenderci) per tutti i gruppi, presentazione a cura del compilatore e grafica più che buona in genere, al di là del bianco e nero e dell’uso (credo) di carta riciclata (sì, è una copertina fotocopiata). Prezzo non so, ma penso non costi molto! Chiedete a:
ALESSANDRO SARTORI – VIA VERITA’ 8 – 20158 MILANO – francosart@tiscalinet.it

 


 

CARTA

 

911-IN PLANE SITE” (2005, 2 pagg. A4) in inglese
Trattasi più che altro di un foglio promo dell’omonimo documentario su dvd e vhs assemblato da tale Dave Von Kleist. Il video, utilizzando riprese ufficiali ed amatoriali dell’attacco alle Twin Towers dell’11 settembre 2001, mira a sostenere la tesi dell’attacco militare statunitense verso il popolo americano. Degna di nota anche la parte in cui si sostiene che il Pentagono sia stato colpito da un missile e in una parte chiusa al personale per via di una ristrutturazione (e in effetti non esistono prove filmate del fantomatico aereo che sarebbe stato dirottato sulla struttura). Il foglio reca frasi di Michael Moore, George W. Bush, Richard Myers, Donald Rumsfeld, ecc. a sostegno di questa o di quell’altra tesi…sembra di essere in una puntata di “X-Files” (mancano solo gli alieni, forse), anche per le domande finali dell’autore del documentario: “a chi credere? chi è il nemico?”. L’11/9/01…quel giorno ricordo che stavo lavorando a Colico per un intervento murario presso un laboratorio di ebanistica (incidentalmente di proprietà di un signore barbuto che da lì in avanti in paese ha preso il soprannome di Bin Laden!) e appena giunse la notizia la prima cosa che mi uscì dalla bocca fu una roba tipo “cazzo, questo gli americani se lo sono fatti da soli!” detta d’istinto…non ho nemmeno ora la certezza che sia stato veramente così, ma non ho mai pensato di aver sbagliato di tanto, và! Il video (75 minuti) è (era?) ordinabile presso;
THE POWER HOUR – P.O. BOX 85 – VERSAILLES – MO. 65084 – U.S.A. oppure JACOB DAVID – P.O. BOX 3050 – EUREKA, CA. 95502 – U.S.A.

 

CARTA STRACCI” # 9 (2003, 16 pagg. A5) in italiano
Uscita cartacea per una delle icone della scena Ardecore-Panc pugliese, quell’Angelo Olive che qualcuno riconoscerà come l’uomo dietro il microfono dei No Exit e/o degli Erpice. Credo che questa “Carta Stracci” sia la sua vecchia “Karta Kanta” che nel tempo ha mutato il nome, ma potrei anche sbagliarmi. Comunque sia, appena ho ricevuto la fanza e le ho dato un’occhiata fugacissima, questa mi era sembrata un po’ troppo artistoide per i miei (grossolani) gusti…poi invece me la sono letta sul serio e non ho capito come mai mi era sembrata tale (forse per qualche frase qua e là, forse…boh?)! Come da tradizione gli scritti di Angelo spingono sul personale con qualche digressione a sfondo socio-politico e tutti si fanno leggere più che volentieri. Un po’ di recensioni e una grafica ordinata e pulita completano il quadro. Non so quanto costi, ma chiedetelo a:
ANGELO OLIVE – VIA FRATELLI ROSSELLI 39 – 72015 FASANO (BR) – kartakanta@yahoo.com

 

GENTE DI STRADA” # 1 (2010, 8 pagg. A4) in italiano
Fanza allungatami in quel di Cremona da Filippo (Marchiato A Fuoco Records), redattore assieme alla sua compagna Swami di questa mini-‘zine a sfondo skinhead/Oi!/Ska. Ottima grafica al computer, semplice ma chiara e leggibile, con riproduzione ben definita di copertine e immagini varie. I contenuti sono interviste a Bank Robbers (ska da Firenze, plaudo il nome d’ispirazione clashiana) e Double Knockout (punk-rock/oi! svedese con un italiano in formazione), la prima parte di uno speciale sul C.s.a. Dordoni di Cremona, recensioni di dischi, demo, libri e concerti. La fanza è scritta bene e si fa leggere molto volentieri; dato che è del 2010 e ora siamo nel 2013, suppongo che non sia rimasto un episodio isolato, per cui contattate la redazione (ah, la ‘zine è ad offerta libera) :
gdscrew@hotmail.it

 

I FIGLI DEL PRESIDENTE OPERAIO” # 0 (maggio 2004, 4 pagg. A3) in italiano
Si presenta in stile quasi quello di un quotidiano, cosa abbastanza inusuale per una fanzine (così ricordo solo la primissima “aBbestia!” del Pomini, almeno come ‘zine vera e propria, se no ci sarebbe da citare anche “Ultimo Giro” più varie pubblicazioni straniere tipo “Slug & Lettuce”, ecc.), questo primo sforzo di due “picciotti” della zona di Agrigento. Tono simpatico, spigliato e scherzoso (spero scherzino anche quando chiedono di mandargli un proprio flyer più 5,00 euro per la pubblicazione nella quarta pagina, in effetti dedita unicamente alla riproduzione di flyers vari), e contenuti spazianti da una mini-intervista (ma proprio mini, tre domande!) ai genovesi Kafka (ormai nome mitico dell’Hardcore italico attuale, alla facciaccia mia e della mia recensione su ‘Nessuno Schema’ # 7, eh eh!) a un pugno di recensioni, da qualche breve scritto a sfondo sociale (sia serio che sul divertito) a un articoletto su Food Not Bombs. Grafica computerizzata, chiara e abbastanza ordinata. Fanza (mini-fanza però sarebbe più appropriato, ovviamente!) comunque ingiudicabile: è come dare un voto a un giocatore di calcio che entra a tre minuti dalla fine, fa magari un bel passaggio e ferma un lancio avversario, ma non è che puoi giudicarlo…! E’ gratuita, comunque in caso qualcosa per le spese postali mandateglielo:
OSSA ROTTE RECORDS – VIALE DELLE ALPI 31 – 92016 RIBERA (AG) – naticontro@libero.it

 

MUUNA TAKEENA” # 8 (anno d’uscita ignoto, a naso comunque fra 2002 e 2004, 44 pagg. A5 in inglese + allegato di 4 pagg. sempre A5 in finlandese)
Questa è in pratica una fanza fatta di sole recensioni, cioè sulla carta (beh, appunto…) una palla unica! E invece il buon Timo, con la sua capacità di scrivere in modo coinvolgente (al pari dei suoi ben otto collaboratori, provenienti da Stati Uniti, Romania, Galles e Finlandia stessa), specie quando accenna qua e là alle proprie vicende private, riesce a risultare interessante anche se scrive di dischi di bands a me totalmente sconosciute e/o di generi a me assolutamente invisi. Questo numero 8 (dopo che un # 7 non ha mai visto la luce a causa delle fregatura tirata da chi doveva stamparlo e/o fotocopiarlo), oltre ad essere cronologicamente l’ultima uscita, è anche il capitolo finale della saga di “Muuna takeena”, dato che il nostro (come ben spiega in un flyer inserito nella ‘zine) si è rotto le balle di fare una fanzine reviews-only, perché il ricevere quintali di cose (dischi, demos, fanzines, ecc.) appunto allo scopo di essere recensite era diventato un incubo (incubo provato anche dal sottoscritto, specie ai tempi di ‘Nessuno Schema’ # 7, ‘96’97, quegli anni lì!). L’allegato è tutto in finlandese, quindi incomprensibile, a parte una recensione di una fanzine gallese in una lingua che parrebbe gaelico o giù di lì…peggio che andar di notte! I gruppi recensiti (quasi tutti a me sconosciuti come dicevo già più sopra, anche perché sono quasi tutte demo-bands) per lo più non sono “pane ‘ppe i mie ‘ddenti” (per adattare una citazione “vintage” di Abatantuono), spaziando da post-Hardcore a Elettronica, Dub, Industrial e “piacevolezze” varie; le antenne le drizzo solo con qualche Hardcore band vera e propria, con qualcosina di Punk e per una tripla recensione degli storici black/thrash-metallers giapponesi Sabbat (attivi da quasi trent’ anni ormai!). I lettori locali gioiranno nello scoprire l’esistenza di una Rasura Records brasiliana (Rasura è un paesino montano valtellinese –nota per i lettori non locali), un’etichetta Hardcore, parrebbe. Seguono poi le ‘zine-reviews, che sovrastano in numero quelle musicali: fanze da tutto il mondo (soprattutto dagli States, Italia però assente), a dimostrazione che, va bene internet, ma la carta stampata (dal giornale la mattina al bar alle fanzines) non morirà mai! Mi pare che “Muuna takeena” fosse gratuita, ma se per caso avete intenzione di farvela spedire, qualcosina almeno per le spese postali mandatelo su a:
TIMO PALONEN – ORITIE 4 C 24 – 01200 VANTAA – FINLAND – palonen@mbnet.fi

 

NOUVELLE DADA – MAIL ART” (28 pagg. A5) in italiano
G. Donaudi sono anni che mi spedisce le sue opere di mail art, io apprezzo la passione che ci mette, ma lui non sa che questa mica è una fanza di mentalità aperta, e che cazzo! ;-)
G. DONAUDI – VIA ROASIO 17 – 10143 TORINO

 

ROVINA HARDCORE”
Questa mini-zine la faceva (ha smesso) il Cassi da Piacenza (no relations col Cassi locale, “valente” difensore/centrocampista del calcio a 7 dei tornei estivi!), giovane virgulto con passione, intelligenza, capacità ed un pizzico di quell’inevitabile ingenuità dei diciott’anni che aveva allora. Al di là dell’ “originalissimo” nome, la fanza rispecchia quanto appena scritto, uscendone quindi come lettura interessante e piacevole, anche se, vuoi per la brevità degli articoli, vuoi per una visione delle cose non ancora smaliziata, “Rovina Hardcore” risulta essere più una ‘zine adatta a dei ventenni che a degli ormai (ahimè) quarantenni come il sottoscritto! # 13 (giugno 2002, 8 pagg. A5) in italiano Articoli su estreme destre europee e immigrazione, antisionismo (a cura dell’ospite Borys Catelani), azioni di boicottaggio varie, attacchi dei nazi nel classico stile 5 vs. 1 in quel di Piacenza, esperimenti sugli animali (tema proposto per la milionesima volta, e noi per la milionesima volta ci rattristiamo, ci indigniamo, e non facciamo una mazza, io per primo…sad but true, per citare i Metallica); la ripresa di alcune lettere apparse su un quotidiano locale dove dei comuni ignoranti dicono la loro su G8, scuola e vivisezione, un’intervista al Morone per i R.o.i.d. (ben fatta, sia domande che risposte), storie di repressione italica e una paginetta di recensioni (cd, demos e ‘zines). # 14 (ottobre 2002, 8 pagg. A5) Si parla di terrorismi e dei crimini della Shell, c’è una lunga intervista ai crust-corers spezzini Biocidio, poi una parata di notizie di sfruttamento e oppressione in tutto il mondo, a chiudere qualche recensione. Per ambo i numeri la grafica è buona e chiara, computerizzata, ma con qualcosina scritto a mano che purtroppo fa l’effetto pugno nell’occhio! Supponendo ci siano stati altri dodici numeri oltre a questi due (e se ci fosse stato pure un # 0? Eh eh!) e che non sono sicurissimo che il # 14 sia stato proprio l’ultimo, il mio consiglio è: un bel contributo per spese postali e fotocopie al nostro e farsi mandare tutta l’epopea di “Rovina Hardcore”, lettura che non stanca e che informa pure (minuscole pecche a parte, non ultima la datataggine, ma di questo la colpa è solo mia che recensisco così tardi!). Dal 2008 Pietro redige una fanza chiamata “Totentanz”, su carta, ma con un blog a supporto. Contattatelo quindi scrivendo a :
totentanzdiy@yahoo.it – blog: https://totentanzdiy.wordpress.com/

 

 

SHRUNKEN & MUMMIFIED”
L’Ungheria, oltre a una fortissima squadra di calcio negli anni cinquanta, a vagonate di pornoattrici in tempi più recenti, ai cani di razza Viszla (di cui i miei, fra gli altri cani, hanno una coppia fratello-sorella chiamati opportunamente Laszlo e Vera, in onore delle loro origini magiare) e ai visitatori di Londra di “E ora qualcosa di completamente diverso” dei Monty Python, ha esportato ed esporta musica Hardcore/Punk e Metal; ora, non proprio gruppi famosissimi, che se mi chiedeste di fare qualche nome avrei serie difficoltà e balbetterei quelli di bands fine 80’s/primi 90’s, come i Trottel per il primo genere e i Tormentor per il secondo (la band di Attila Csihar, poi con Mayhem e altri), comunque anche nel paese del defunto colonnello Puskas tali scene sono sempre state attive, con le inevitabili etichette, distribuzioni e fanzines ad esse collegate. Tutto ciò per introdurre questa ‘zine Metal appunto ungherese, il cui redattore, Erik, mi ha inviato un paio di uscite, che andremo ora a trattare: # 5 (primavera 2003, 36 pagg. A4) in inglese Svariate interviste: a Gire (modern death/thrash ungherese), Omnium Gatherum (death/grind australiano e millantatori di mega-scopate…), Dhemit (ethnic black metal indonesiano, che vorrebbero vedere la neve dal vero!), Neural Booster (death metal ungherese), Doomstone (l’ironica cult-band statunitense di black/heavy metal composta da alcuni veterani del settore), Inhumate (grind/death francese, ricordo che avevamo dei loro cd in distro), Putridity (brutal death polacco), Martin di “Snuff” (fanzine/distribuzione ceca), poi una serie di bands omonime di altre più note come Acrimony (melodic-death turco, non i doom-stoners gallesi), Sorath (black/death ceco, non quelli black metal statunitensi), Dusk (black ungherese, non quelli americani, né quelli pakistani, né quelli romani de Roma) ed Eviscerated (brutal death greco dall’isola di Creta, hanno omonimi negli States, in Svezia e in Germania). Tutte interviste con domande interessanti e simpatiche o anche le solite, ma formulate in maniera originale e personale. Ci sono poi le biografie di Erebus (doom/death da Singapore), Ulcisia Castra (black metal ungherese, il cui chitarrista porta lo strano nomignolo di Padre) e Hirax (sì sì, proprio quegli Hirax, la storica Thrash band californiana del mitico negrone Katon Da Pena!), recensioni a pacchi di cd, vinili, demos (spingendo su nomi pressochè sconosciuti; c’è pure una recensione dello split-lp on tape fra i miei Obbrobrio e Jan AG definito come “superbo”…ehm!), concerti, fanzines e carta in genere (c’è anche “GrindZone”, Erik sa un po’ l’italiano perché lo studia). Ancora, le scene-reports di Macedonia (dove conoscessi un gruppo che sia uno!) e Arabia: quest’ultima spettacolare e dettagliatissima! Dagli 80’s ai giorni nostri: Giordania, Siria, Iraq, Libano ed Egitto; sorprendente! Thrash, Power, Death, Black, ecc. …gli arabi non si fanno mancare niente! Scoprirete così altri casi di omonimia tipo gli Abattoir (omonimi dei power-thrashers californiani di metà anni ottanta) e i Behemoth (qui ricordo, oltre agli ormai famosissimi omonimi deathsters/ex-blacksters polacchi, una band inglese epoca NewWaveOfBritishHeavyMetal-primi 80’s e i black-metallers brasiliani dei primissimi anni ’90), entrambi giordani, i Black Widow siriani (su tutti gli omonimi da citare sono gli storici inglesi di fine anni sessanta/primi settanta) e i Necropolis egiziani (molti gli omonimi qui!). E che dire degli Spider, thrashers siriani finiti in carcere con l’accusa di essere membri del culto Yezidi (culto persiano apostata odiato a morte dai musulmani che lo bollano erroneamente come adorazione del demonio)?! E degli altri thrashers, stavolta iracheni, denominatisi molto appropriatamente Gulf War a fine anni ottanta? E ancora oggi svariate bands, arrabattandosi fra guerre (che hanno ucciso, e mi sa non solo in senso figurato, scene come quella dell’Iraq), regimi islamici, repressioni poliziesche (che suppongo agghiaccianti, altro che quelle cantate dal gruppo Crust svedese di turno!), ecc.ecc., tengono alta la Metal-flag! Per lo più in questi paesi sono usciti dei demos o al massimo degli album su cassetta, ma i primi cd’s erano in arrivo ai tempi dell’uscita di questa fanza, quindi adesso qualcosa dovrebbe esserci in giro! Ah, in seconda di copertina c’è una foto del redattore: è un po’ scura, però a me Erik ricorda Ninetto Davoli versione primi anni settanta (vedasi ad esempio nel film “Pasqualino Cammarata capitano di fregata” con Aldo Giuffrè nei panni del Pasqualino del titolo). # 6 (inverno 2003/2004, 32 pagg. A4) in inglese Le interviste sono a Lost Infinity (melodic black metal turco), Dark Clouds (death doomeggiante ungherese), Age Of Agony (old school death metal ungherese), Carpe Noctem (black/death “tastierato” polacco), Gate Of Darkness (ungheresi, avantgarde-metal cantato in lingua madre), ad Andrey della Blacksmith Records, etichetta Death Metal siberiana [!!!!] (ricordo di aver scambiato con lui dei 7” Obbrobrio/Disarm per dei cd’s di tali Nosferatos, satanic death metal russo), Nattaphon di “Slava” (fanzine tailandese orgogliosamente true-metal) e a Milan Rakic, il re dell’underground serbo: bassista dei The Stone (black metal band che ho notato ultimamente essere entrata in un giro vagamente grosso) e tastierista dei May Result (black/death), oltre che boss di “Awaken” fanzine e dell’etichetta/distribuzione ad essa collegata. Troviamo poi le bio di Honey For Christ (classic metal nordirlandese) e Vaveyla (black metal depressivo, credo siano ungheresi), e soprattutto una strepitosa scene-report Magrebina (Marocco, Algeria e Tunisia), dove i gruppi spaziano tranquillamente dal classic metal al death/black, corredata di intervista ai Litham (band algerina che fonde un heavy/dark metal con la musica tradizionale del Maghreb!). Le consuete recensioni a fiumi completano la fanza. Graficamente questi due numeri sono praticamente uguali fra loro: bianco e nero fotocopiato, lay out semplice, chiaro e pulito, ma molto ben fatto, presenza di parecchie foto ed immagini varie, tutte riprodotte più che decentemente. # 10 (autunno 2008, 44 pagg. A4) in inglese Avevo perso i contatti con Erik per qualche anno, anche a seguito della sua emigrazione in Repubblica Ceca, poi li ho riallacciati e lui prontamente mi ha omaggiato del numero (all’epoca) più recente della sua creatura cartacea. Grafica decisamente ottima, migliorata sotto ogni punto di vista, tanto che la fanza sembra una versione in bianco e nero di un magazine da edicola! Abbiamo interviste a Perverted Son (thrash metal cileno), Vulvathrone (death/grind sloveno con, beh visto il nome, le ovvie porno-lyrics…), Black Sister (hardcore/thrash scozzese, capitanati da un certo Roddy James Dio…), Death Invoker (death metal peruviano), Lantern (black/death finlandese), Iguman (black metal montenegrino), Persecutor (black/thrash polacco), Graveyard Dirt (doom metal irlandese), Paediatrician (death metal ungherese), più Zero Budget Productions (etichetta black/death/crust ceca) e Terror From Hell (etichetta death/black italiana, dal vercellese). C’è poi una scene-report dalla Slovenia, alcune recensioni di concerti (una addirittura di un Metal festival cubano! Chiaramente ad opera di un collaboratore dalla terra di Fidel Castro) e una miriade di recensioni di dischi e demo. La peculiarità di questa fanza (intesa per tutti e tre i numeri qui trattati) è l’essere quello che le ‘zines (soprattutto quelle Metal) dovrebbero essere, cioè una finestra sull’underground vero e proprio, come furono le fanzines di fine 80’s/primissimi 90’s, quando i prime-movers di generi poi esplosi a livello mondiale come Death e Black Metal trovavano spazio adeguato unicamente su pubblicazioni ultra-underground. Certo, altri tempi, di sicuro dall’underground di questi anni non usciranno degli Entombed o dei Mayhem, ormai quello che c’era da dire in ambito di metal estremo è stato detto, ridetto e straridetto, però un plauso ad Erik glielo dobbiamo, avercene di fanzinari come lui! Dimenticavo infine di dire che ho apprezzato molto anche il nome della fanza, preso dal pezzo (‘Shrunken and mummified bitch’) dei mai troppo lodati death-metallers austriaci Pungent Stench. I tre numeri sono acquistabili (consiglio spassionato: prendetevele perché meritano) per 4,00 euro (spese postali incluse) cad. Contattate Erik Zoldi a questa e-mail :
shrunky@freemail.hu

 

SPALENA RAMENA” # 1 (autunno 2008, 40 pagg. A4 ma diviso verticalmente a metà!) in inglese
E’ l’altra fanza di Erik di “Shrunken & Mummified”, questa dedicata ad Hardcore, Punk e Grindcore (altre sue grandi passioni). Il nome ignoro cosa significhi, comunque le due A di Spalena avrebbero degli accenti, magia grafica che le mie inesistenti capacità informatiche non mi permettono di riprodurre! Anche descrivere il formato mi mette in difficoltà, diciamo che è quel formato da depliant turistico, via! La formula comunque è sempre quella della Metal ‘zine del nostro, per cui giù di interviste a Sakatat (grindcore turco), Gylàzat (hardcore/crust ungherese), Scholars (hardcore italiano, siciliani per la precisione), Michel Platinium (grind/crust francese, simpatico il nome dai!), Ataque Periferico (hardcore thrasheggiante dal Brasile), più Petra di “Cerelitida” (fanzine ceca). Completano il tutto una scene-report dai Paesi Baschi e la solita pletora di recensioni di dischi, demo, fanze e concerti. Non so quanto costi, ma voi fatevi vivi con Erik (pure questa ‘zine merita, fidatevi!):
shrunky@freemail.hu

 

WOLVERNIGHT”
La banda verbanese che sta dietro a questa sorta di via di mezzo fra un “Rumore”/”Rockerilla”/”Mucchio Selvaggio” paesano e una fanza underground da veri appassionati di musica, mi spedisce, ormai da più di due lustri e con puntualità disarmante, pressochè ogni uscita (uscite che fra l’altro negli ultimissimi anni -questo fu scritto nel 2008 –nota 2013- si sono fatte sempre più frequenti!), in cambio unicamente della mia misera recensioncina cumulativa a scadenza mediamente quadriennale: a loro modo i redattori sono degli eroi! Sebbene l’impostazione di “Wolvernight” non sia al top delle mie preferenze in ambito fanzines/riviste musicali, la lettura mi garba sempre abbastanza vista la passione che trasuda dalle righe, il non atteggiarsi per nulla a santoni del giornalismo delle sette note e anche una discreta competenza (dote che spesso manca, sia a livello fanzinaro -e qui passi-, che a livello di stampa ufficiale -e qui io mi incazzo come un toro!-). Ma scendiamo nei dettagli: # 35 (novembre 2002, 16 pagg. A4) in italiano Interviste ad Hard-Ons (pazzi e grandiosi fun-corers australiani attivi da più di venticinque anni ormai) e Slugs (indie-rock reggiano), retrospettiva sui kraut-rockers anni settanta Can, recensioni di dischi, fanzines e cinema. Il # 36, che non vedete qua recensito, trattavasi di speciale sulla raccolta di fondi per salvare il PerchèNo? (locale per concerti verbanese) e non credo di averlo mai ricevuto…credo almeno! # 37 (ottobre 2003, 32 pagg. A4) Numerone doppio! Stavolta “al microfono” dei redattori ci sono Converge (sì, i famosi post-corers, se è giusta la definizione, americani) e Judas’s Kiss (che non sono, purtroppo, un supergruppo composto da membri di Judas Priest e Kiss, ma una band ska-punk piemontese), poi abbiamo retrospettive su R.E.M. (lunga ed interessante), sullo scomparso Joe Strummer e i Clash e sull’altrettanto defunto Giorgio Gaber (entrambe fighissime, anche grazie a chi viene trattato ovviamente!), e infine le solite recensioni assortite. A mio parere il numero migliore, assolutamente sì! # 38 (novembre 2004, 12 pagg. A4) I Groovers (longevi rockers verbanini) e i Kech (guitar-pop-rockers lombardi) intervistati, un articolo-bio sui El Guapo (fra synth-pop, new wave e post-rock, sono di Washington) e recensioni a iosa sono i contenuti di questo numero. # 39 (dicembre 2004, 12 pagg. A4) Qui (e già il mese dopo!!) troviamo un’ intervista alle Motorama (punk-psycho-r’n’rollers romane), un articolo che traccia un interessante parallelismo fra i Talk Talk (ve li ricordate?) e tali Xiu Xiu (più attuali), una retrospettiva su Frederick “Toots” Hibbert (definito il re del Reggae), un articolo-bio sui Low (folk-rockers parrebbe non usuali, suppongo americani) e le solite recensioni di contorno. Loro continuano a produrre numeri a getto continuo e io continuo a non uscire con “Nessuno Schema”, quindi avanti con le recensioni, eh eh! : # 40 (novembre 2005, 20 pagg. A4) E’ passato quasi un anno, ma ci sono otto pagine in più da ora in avanti: epperò! A ‘sto giro abbiamo: interviste a Supersystem (marragani di Chicago, ignoro assolutamente che genere facciano, anche se l’aver fatto dischi su Dischord può essere un indizio), ai torinesi Disco Drive (quando ci suonava ancora il Pomini) e a Bjorn Larsson (scrittore “di mare” svedese); servizi su Animals That Swim (come genere azzardo U.k. Pub Rock), Oneida (qui direi Psycho-Rock, sono ameri-cani) e Creedence Clearwater Revival (e qui non vi dico nulla, d’altra parte non l’avete mai vista la pioggia?!). Solite recensioni di dischi, concerti, libri, films e fanzines a completare il numero. # 41 (dicembre 2005, 20 pagg. A4) ‘azzo! Già un altro numero dopo solo un mese?! Avanti Savoia, sotto con un’altra recensione! Interviste a Franklin Delano (diciamo “nuovo rock italiano”? Ma sì diciamolo) -perché il Depla non fa un gruppo chiamato Franklin Deplano, presidente del Regno Unito di Insubria e di Sardegna? Ehhh, questo è un cosiddetto inner-joke che farà sorridere, spero almeno, non più di tre o quattro persone!-, Father Murphy (diciamo “nuovo rock italiano”? Ma sì diciamolo) e The Preachers (Garage-Rock’n’Roll dal Lago Maggiore). C’è poi un ottimo speciale sul Kraut-Rock di fine anni sessanta/primi settanta (gruppi come Amon Dull, Can, Neu, Cluster, Faust -non quelli di Beruscao, ovviamente!-, Tangerine Dream e ovviamente i famosissimi Kraftwerk). A chiudere le solite recensioni (dischi, concerti, libri, films e fanzines), sempre ben fatte! # 42 (giugno 2006, 20 pagg. A4) Qui per fortuna i nostri han lasciato passare un semestre! Interviste a Electric 69 (R’n’R/Punk/Hard Rock dalle lande verbanesi, con dentro gente ex Wood, qualcuno se li ricorda? Facevano post-Hardcore se non erro), Babalot, Mr.Brace e Ultimo Attuale Corpo Sonoro (per tutti e tre facciamo: nuove bands italiane con sonorità vgamente Rock/Indie/Folk, visto che dalle interviste non ho capito tanto bene, eh eh!). Si sviluppa poi l’articolo sul Kraut-Rock del numero scorso, stavolta con un servizio interamente sui Neu, mentre a completamento del giornale troviamo le solite quintalate di recensioni. Ma il # 43 si sono forse dimenticati di spedirmelo? Eh no, così non vale, o tutti o niente! ;-) # 44 (dicembre 2006, 20 pagg. A4) Le interviste sono a Buongusto (hip-hop sardo), Gatto Ciliegia E Il Grande Freddo (post-rock torinese), Black Lips! (Garage-Rock-Punk da Atlanta, Georgia, U.s.a.) e al mitologico Stefano Giaccone (come “chi è?”…schifosi profani, vi bastino i nomi di Franti e Kina! E se non vi bastano cercatevi questi due gruppi su internet e poi venite a ringraziarmi) esclusivamente su “Due”, il secondo album (datato ’92) degli Orsi Lucille (uno dei suoi innumerevoli progetti “minori”): ottima idea e ottima pure l’intervista! C’è poi un articolo biografico sui Cursive, famosa (bè, li conosco pure io, anche se solo di nome) Rock band americana from Nebraska, e prosegue lo speciale Kraut-Rock, stavolta coi Tangerine Dream (di cui va ricordata la strana connection coi norvegesi Mayhem, sì proprio quei Mayhem: nell’87 Conrad Schnitzler, leader dei Tangerine Dream, compose, registrò e regalò al gruppo del compianto Euronymous -grande fan della band e del kraut-rock in genere peraltro- l’intro “Silvester’s anfang” che apre il demo/mini-lp “Deathcrush”) e con Julian Cope e il suo libro “Krautrock sampler”. A chiudere le solite recensioni di…tutto! # 45 (dicembre 2007, 28 pagg. A4) Qui ci è passato un anno, ma ci sono ulteriori otto pagine in più, quindi nessuno si lamenti! Interviste a Okkervill River (rock/blues/country -lo dico a naso da quello che leggo!- texano), Deadburger (per farla semplice, direi rock alternativo fiorentino), Perturbazione (torinesi ormai decisamente famosi, Wikipedia me li dà come rock/pop band e io non contraddico! Mi viene in mente la mega-stroncatura su “Nessuno Schema” # 7 di uno dei loro primi 7” da parte del mio ex-collega Marco, eh eh!) e Rosolina
Mar (rock strumentale veneto). Poi retrospettive sui Dando Shaft (folk-rock band inglese dei primi anni settanta), Popol Vuh e Cluster (lo speciale Kraut-Rock continua!) e sul pugile Sonny Liston (campione del mondo dei pesi massimi dal 1962 al 1964, grande amante di blues e rock’n’roll, morto in circostanze misteriose). Infine recensioni varie a corredo, of course! # 48 (luglio 2008, 28 pagg. A4) Mi sa che # 47 e # 48 non me li avevano mandati, visto che non mi degno mai nemmeno di inviargli un misero “grazie” via e-mail quando ricevo “W.N.” e si saranno rotti i coglioni (giustissimanente, peraltro!). Poi però mi hanno spedito il # 48, arrivo inaspettato devo dire! Interviste a Dead Elephant (noise dal cuneese), Mauve (indie-pop psichedelico, parrebbe, dalla provincia di Verbania), Grey Cube (anche loro verbanini, fanno metalcore) e Alan O’Leary (scrittore irlandese). Retrospettive su Terry Woods (il polistrumentista dei Pogues, attivo nella scena musicale albionica già dal 1967), Kraftwerk e Klaus Schulze per l’interminabile (ma graditissimo. Almeno al sottoscritto!) speciale Kraut-Rock, e in un certo senso anche sui Doors. Recensioni assortite a completamento, naturalmente. Insomma, se quanto trattato dai nostri vi gusta, fossi in voi spedirei un contributo spese postali più un qualcosina come offerta e mi farei mandare tutti i numeri ancora reperibili di “Wolvernight”, la cui lettura (ripeto, se vi piacciono i gruppi e gli argomenti trattati) è davvero meritevole!
WOLVERNIGHT – VIA PIANEZZA 12 – 28802 BRACCHIO DI MERGOZZO (VB) – champagnesupernova69@tiscalinet.it

 

XEROX MILITIA!” #2 (primavera 2009, 76 pagg. A5) in italiano
Il redattore è Loris Zecchin, che nel lontano 2002 assurse a gloria imperitura quando ospitò noi Gradinata Nord nella casa di famiglia a La Salute Di Livenza (Ve) dopo un nostro concerto nella provincia udinese. In qugli anni il nostro faceva la fanzine “Smile On A Plate”, di cui ricordo almeno un numero (ma potrebbero essercene stati degli altri). Comunque sia Loris (nel frattempo trasferitosi in quel di Trieste) ritorna nel mio radar con questa seconda uscita di “Xerox Militia!”. Grafica computerizzata più che buona con parecchie immagini a corredo delle parti scritte, contenuti che vanno dalle interviste a Port Of Souls (la garage-rock-punk band milanese del Valentini), Soglia Del Dolore (hardcorers friulani degli anni ottanta, recentemente riformatisi), Serpentcult (doom metal band belga con dischi sulla Rise Above Records di Lee Dorrian dei Cathedral/ex Napalm Death), The Fanatic Pillows (sixties-punk da Torino), Proton Energy Pills (rock/punk australiano), Sea Dweller (una band romana, parrebbe fra Sonic Youth e My Bloody Valentine), Gnaw Their Tongues (black/drone/industrial, one man band olandese), Vjaje A 800 (psychedelic-stoner spagnolo), Electric 69 (rockers piemontesi), The Snake Cult (sembra fra primi Black Sabbath ed ultimi Black Flag, da Roma), Black Rainbows (pure loro romani, di ispirazione Kyuss), Putiferio (fra Melvins e Jesus Lizard, veneti con ex membri di Bluid e Antisgammo), El Thule (stoner bergamasco) e, last but not least, The Sick Rose (da Torino un nome ultra-storico del garage-rock italico!). In più vengono intervistati anche Adam della Crucial Blast Records (etichetta americana del Maryland che spazia dal cybergrind all’industrial-black) e Valerio Mattioli (giornalista di “Blow Up” oltre che autore di un libro sul Noise statunitense). Ci sono poi un paio di pagine con citazioni di alcuni musicisti vegetariani/vegani a proposito della loro dieta (non sapevo né immaginavo che gente come Geezer Butler, lo storico bassista dei Black Sabbath, e Mille Petrozza dei Kreator potessero essere vegani…non si finisce mai di imparare!). E infine un nutrito blocco di recensioni completa il numero; numero scritto con competenza e capacità e che consiglio vivamente, anche se non so quanto costa! Passa un anno e “Xerox Militia!” si ripresenta sulle scene con un nuovo monicker: “SOLAR IPSE (a.k.a. XEROX MILITIA)” # 3 (primavera 2010, 60 pagg. A4) in italiano Con un nome nuovo di zecca preso da un pezzo di tali Aufgehoben (band inglese a me totalmente sconosciuta), Loris inizia a spostare leggermente il suo raggio d’azione da rock e derivati ai cosiddetti ‘suoni di ricerca’, cominciando così ad uscire dai territori musicali noti al sottoscritto. Quindi accanto ad interviste con bands tipo Doomraiser (doom metal romano), De Salvo (post-hardcore scozzese), Psychofagist (grindcore inusuale da Novara), The M.e.m.o.r.y. Lab (industrial-metal pugliese), Slumberwood (veneti, fra psichedelia e kraut-rock), Maya Mountains (mestrini, ispirazione Kyuss), Oak’s Mary (piacentini, mix di Queens Of The Stoneage e Stooges), King Bong (doom-rock milanese), The Human Quena Orchestra (doom-industrial-drone statunitense), Vonneumann (romani, Loris li definisce impro-rock, io, che sento il termine per la prima volta in vita mia, ne prendo atto!), Be Maledetto Now! (bolognesi, fra kraut e colonne sonore sci-fi!) e Andrea “Ics” Ferraris (che, anche se passato negli ultimi anni alle “musiche altre”, è stato membro di bands hardcore alessandrine quali Permanent Scar e Burning Defeat), ne troviamo delle altre a gruppi/gente di scene e generi a me completamente sconosciuti, per cui citerò i soli nomi: Alexander Tucker, Taras Bul’Ba (milanesi), Gianmaria della Fratto 9 Under The Sky Records (di Pavia), Larva 108 (one man band piemontese) e Aufgehoben (gli ispiratori di cui a inizio recensione). Una pagina è poi dedicata, come sul numero precedente (quello a nome ‘Xerox Militia!’, vedi sopra) a delle citazioni di alcuni musicisti vegetariani/vegani a proposito della loro dieta; e anche qui devo dire che non pensavo che il tossicissimo Attila Csihar (Mayhem, Tormentor, Plasma Pool, ecc.ecc.ecc.) lo fosse! Menzione anche per Ralf Hutter dei Kraftwerk, la mitica Grace Slick dei Jefferson Airplane e la mia adorata Joan Jett (ex Runaways…è quella di ‘I love rock’n’roll’, per intenderci con profani/e!). Moltissime infine le recensioni di dischi (anche datati) e concerti. Che dire? Mi devo ripetere e usare ancora una volta le parole competenza e capacità…e quando ci sono queste due doti non si può sbagliare sulla qualità del lavoro! Costo anche qui a me ignoto. “SOLAR IPSE” # 4 (primavera 2011, 132 pagg. A5) in italiano Qui si comincia a fare le cose in grande! Se fino ad ora avevamo a che fare con delle fanzines fotocopiate (da cui anche il vecchio nome!), con questo numero “Solar Ipse” inizia ad uscire stampata! In bianco e nero, ok, ma con una qualità grafica da urlo (riproduzione di immagini inclusa) e con nulla da invidiare al classico magazine da edicola che in questi casi si prende sempre come termine di paragone. 132 pagine con nessuno spazio sprecato, ma con caratteri leggibili (non quelle fanze scritte fitte fitte che ci vorrebbe la lente d’ingrandimento), la giusta alternanza di chiaro e scuro…direi perfetta! I contenuti sono ancora un mix fra suoni convenzionali (o abbastanza convenzionali) e quei suoni di ricerca/musica altra che avevano già cominciato ad insidiarsi fra le pagine della ‘zine nel numero precedente. Per i primi abbiamo interviste con gente tipo i grandi Starfuckers (da Massa, sopravvissuti da fine 80’s. Grandi nelle prime cose Garage “stoogesiane”, mi sono piaciuti molto meno dopo con le contaminazioni noise, electro e jazz), gli altrettanto grandi Monks (Garage udinese di fine anni ‘80, questa però è un’intervista retrospettiva con un ex membro), Notorius (intervista postuma pure questa, loro erano un gruppo romano di post-hardcore attivo a fine anni ’90), Yellow School Bus Factory (pop-rock da Ivrea), The Liftmen (indie-rock inglese), El Festival De Los Viajes (etno-psichedelia argentina), Sparkle In Grey (indie-rock italiano, via!), Father Murphy (veneti, psychedelia-noise-rock), True Widow (texani, doom-stoner-dark), Peter Kernel (post-punk/noise svizzero), Mark Fry (musicista folk-psichedelico inglese, già attivo a fine anni ’60), Child Of A Creek (one man band psycho-folk roots italiana), Glenn Jones (post-rocker americano, già nei Cul De Sac), Deadpeach (stoner romagnolo), Gandhi’s Gunn (stoner genovese), Bad Dream (doom-psichedelico da Brooklyn), Morse Code (post-rock-noise bolognese), Three Second Kiss (post-core pure bolognese), Lucertulas (noise-rock veneto), Disappears (di Chicago, fra garage e kraut!), Bobsleigh Baby (garage lo-fi romano), più Eric della Art Monk Construction (etichetta statunitense post-hardcore attiva negli anni ’90, ora defunta. Fra le sue produzioni Samuel ed Iceburn), Piero di Valle Vegan (fondazione vegana nella campagna romana), Onga della Boring Machines (etichetta trevigiana dedita ad ambient, rock stravolto ed elettronica), Andrea della Avant! (italica etichetta garage/noise/wave), Matteo Guarnaccia (illustratore underground e non, dalla carriera ormai quarantennale), Maurizio Blatto (del negozio di dischi torinese Backdoor, autore del bellissimo libro “L’ultimo disco dei mohicani”) e Gino Dal Soler (autore del libro “The circle is unbroken” su quarant’anni di folk psichedelico e visionario. Non posso dire se è bellissimo o meno dato che non l’ho letto né, sinceramente, sono particolarmente interessato a farlo). Per i secondi, cioè quei nomi che esulano dalle lande musicali a me conosciute e di cui quindi fornirò unicamente un mero elenco, abbiamo Grafenberg (piemontesi), Echran (italiani, ignoro di dove), Andrea Valle (docente di audio & multimedia presso il MultiDams di Torino…intervista decisamente interessante), e tale Dustin Wong (cino-americano). Completano il numero alcune pagine a base di cinema di vario genere, uno speciale sulla Napoli sperimentale (musicalmente, s’intende) e l’interessantissimo articolo The rest is (extreme) noise, a proposito di dieci dischi ultra-sperimentali con musiche la cui composizione risale a periodi fra anni trenta e anni sessanta. Ah, dimenticavo, come sempre recensioni di dischi come se piovesse! Devo ripetere ancora le due magiche parole competenza e capacità ? ;-) Devo invece ripetere che non conosco il prezzo! “SOLAR IPSE “ # 5 (estate 2012, 116 pagg. A5) in italiano Stavolta Loris ha mancato l’appuntamento annuale primaverile, ma con l’estate arriva anche questo numero cinque, che festeggia i 30 anni del redattore (idea che gli ho subito rubato io per i miei 40!), il quale nell’occasione non ha badato a spese e ha buttato fuori una fanza che graficamente riprende lo stile del precendente numero, se possibile migliorandolo ulteriormente. A livello di contenuti siamo adesso decisamente passati sul versante suoni di ricerca/musica altra, per cui vi stilerò unicamente l’elenco delle bands e degli individui intervistati (italiani ed esteri): OnGaku2, Jooklo Duo, Francesco Giampaoli, Newtone 2060, Tiziano Milani, Rella The Woodcutter, Satan Is My Brother, Ninni Morgia, Deison, Thuja, Spaceheads, Architeuthis Rex, Hermetic Brotherhood Of Lux-Or, Be My Delay, Salvatore Borrelli, The Olivia Tremor Control, più Luciano della I, Voidhanger (etichetta siciliana il cui nome, questa la so!, viene dal pezzo dei DarkThrone) e Alessandro della Glacial Movements (etichetta romana di musica elettronica, fra le sue produzioni anche i Lull di Mick Harris, l’ex batterista storico dei Napalm Death). Recensioni a nastro a completare il tutto, ovviamente. Già coi precedenti numeri, ma con questo soprattutto, a me sembra di essere tornato indietro di più di vent’anni (nell’89 o nel ’90) quando compravo “Rockerilla” e, esaurita la lettura degli argomenti che più mi interessavano (su tutti la storica rubrica Extreme Noise con le recensioni dei dischi Hardcore di Stiv Valli e quelle Grind/Death di Manuela Barocco), mi leggevo anche il resto del giornale scoprendo bands e persone sconosciute e fautrici di musiche alle mie orecchie per nulla interessanti. E tali sarebbero restate, chiaro! Solo che per come erano generalmente condotte le interviste e per le risposte date (idem dicasi per i vari articoli), io mi leggevo (e addirittura rileggevo!) tutto più che volentieri. Ecco, la stessa identica cosa mi succede con “Solar Ipse”, per me davvero il “Rockerilla” degli anni dieci (del duemila, of course)! Per onestà intellettuale va anche detto che ogni tanto il nostro si avvale di qualche collaboratore esterno. In definitiva, lettura consigliata a tutti, ma se siete “indies” (mai fidarsi di voi, haha!) o appassionati di musiche non convenzionali, allora è un obbligo contattare: loriszecchin@gmail.com (così vi fate dire anche i prezzi dei vari numeri, io vi consiglio l’acquisto in blocco…!).

 


 

SEGNALAZIONI

 

Sono quelle pubblicazioni, di cui giungo in possesso per svariati motivi, che non recano l’esplicita richiesta di recensione da parte dei redattori, ma che ritengo meritevoli di una segnalazione su queste pagine.
Partiamo con “BITTEN BY THE REST” (68 pagg. A5 in italiano), fanzine (del 2010) assemblata dai ragazzi e dalle ragazze della scena Hardcore/Punk novarese (fra cui ci sono anche gli organizzatori di una data Gradinata Nord + Rebelde dell’autunno 2002, che ricordo con molto piacere e che si tenne nell’ora purtroppo defunto C.s.a. Cavalcavia di Novara, appunto). Columns su svariati argomenti, racconti, fumetti e disegni per una fanza scritta bene e piuttosto interessante; è materiale da discussione, se mi concedete la definizione. Costo ignoto, chiedetelo qui: bbtr@live.it
“Ripping Thrash” è una fanzine storica del panorama Hardcore europeo. Inglese e attiva da metà anni ottanta, con un’etichetta/distribuzione ad essa collegate, è redatta dal buon Steve, tifosissimo del Middlesbrough (per anni abbiamo condiviso postalmente le sfighe delle rispettive squadre, poi il Boro ha vinto l’unico trofeo di un certo livello della sua storia -la coppa di lega del 2004- e l’Inter ha cominciato a vincere, per cui entrambi abbiamo fatto la pace con i nostri demoni calcistici!). Il nostro mi ha spedito un paio di uscite recenti (2009/2010) della sua eterna fanza, entrambe split con altrettante ‘zines anglosassoni. Iniziamo con lo split “RIPPING THRASH / HELL AND DAMNATION” (48 pagg. A5, ovviamente in inglese): grafiche (computerizzate) simili e molto ben fatte, chiare e leggibili. Il “lato” RT presenta interviste a Chris della fanzine “Agitate” (altra fanza inglese attiva da più di vent’anni) e a Irena della Active Rebellion (la distribuzione Hardcore/Punk del Regno Unito più…attiva, come da nome), più un bel po’ di recensioni di dischi e fanzines. Il “lato” H&D ha interviste a Vi Gruer Oss (hardcore-punk band norvegese) e NK 6 (hardcore/thrash giapponese), un ottimo speciale sui film con gli zombies protagonisti, columns di vario genere, più un pacco di recensioni di dischi. Una cosa che inorgoglisce tutti noi hardcorers italiani è che la copertina di RT presenta la scritta ‘libero di vivere’, mentre quella H&D ha “libero di morire”, e tutti noi sappiamo che unendole si ha il titolo del primo Lp dei milanesi Wretched, band che in effetti è stata ed è amatissima oltremanica. Passiamo ora allo split “RIPPING THRASH / YOU CAN’T SAY NO TO HOPE…” (16 pagg. A5, english of course), più un mini-split stavolta (diciamo che l’altra era come uno split-Lp, questa come uno split-7”). Con la solita ottima grafica la parte di Steve ci offre un’intervista agli Ocksen (hardcorone tipicamente U.K.-style), un paio di ricette vegan e una manciata di recensioni di dischi e fanze. Giriamo la ‘zine e veniamo catapultati indietro nel tempo grazie ad una grafica “cut & paste” un po’ a macchina da scrivere e un po’ scritta a mano; funny columns (per dirla nella loro lingua!) e qualche recensione…tutto lì! Anche qui ignoro i costi, io direi di farvi vivi con:
Ripping Thrash: steve@rippingthrash.com / Hell And Damnation: colinastro321@hotmail.com / You Can’t Say… : jonfwest@hotmail.com

 

APPENA ALZATA MI SONO MESSA A TAGLIARE LE STELLE COME VOI TUTTE” (52 pagg. A5 in italiano) è una raccolta di poesie della mia più che venticinquennale amica Barbara. Stampata in duemila copie (e con ristampa in atto) da una certa C.s.a.m. Onlus, mette a disposizione tutti i ricavati all’Associazione di Volontariato Donne Contro la Violenza di Pavia (città dove Barbara risiede ormai da qualche anno). Tale scopo fa accettare anche a me una tiratura così imponente di un libercolo di poesie! Battutaccia, ovvio, però se devo dirvi la verità io odio ferocemente la poesia (con qualche dovuta eccezione), specialmente quella di certi sedicenti poeti locali che mi sono dovuto sorbire nel corso degli anni. Quella di Barbara, come la diretta interessata sa da secoli, a volte mi piace, spesso invece no. Però lei sa scrivere (e lo fa da quando la conosco), è una persona interessante e non si atteggia come certi opportunisti di cui sopra (e poi per voi hardcorers dovrebbe guadagnare qualche punto-scena dato che, oltre a non essere una poser ;-), è pure amica di un paio di ex D.D.I., eh eh!). Costo ignoto (a me è stata regalata, quindi niente contributo per l’associazione…sento già le accuse di “fallocrate” da parte di voi lettrici ;-) !), sentite direttamente l’autrice: barbara-guglielmana@libero.it

 

XX MILA LEGHE SOTTO” # 10 (72 pagg. A4 in italiano) è redatta da quelli della Nautilus di Torino. Un ottima grafica ci porta in un mondo di critica radicale (anti-industriale, liberazione dalla civiltà, sinistra? no grazie, IBM e società della costrizione, nanotecnologia e controllo sociale, liberazione dello spazio urbano, ecc.) e molto altro ancora. La lettura è interessantissima, anche per chi può non trovarsi d’accordo con le teorie qui espresse. Io ho in mano una copia che reca la dicitura “copia gratuita”, non so se ci siano anche delle “copie che costano qualcosa” ;-). Per cui: nautilus@ecn.org

 

TERRA SELVAGGIA” # 19 (16 pagg. formato quotidiano, in italiano)
E’ della primavera del 2006, quindi decisamente datato, però dato che la pubblicazione mi risulta essere ancora attiva, almeno a fine 2011, segnalo questo numero (il più recente attualmente in mio possesso…) come esempio. Semplifico dicendo che qui si tratta di ambientalismo ed animalismo estremi con un interessante taglio informativo. Grafica ottima. 2,00 euro + almeno altri due per le spese postali a: IL SILVESTRE – CORSO VERCELLI 70 – 10015 IVREA. Collegato a “Terra Selvaggia” è “SENZA GABBIE” # 0 (36 pagg. A5 in italiano), il bollettino della Cassa di Solidarietà Senza Gabbie (anche questo comunque datato primavera ’06). Gratuito, per contatti: senzagabbie@yahoo.it

 

E ora, ultimum in fundum (come diceva Nino Frassica) :
V/A – “FEAR CANDY # 44” (Cd allegato a “Terrorizer” # 160 del luglio 2007)
Questa la piazzo qua alla fine di tutte le mie recensioni perché trattasi di cd non speditomi per essere recensito, ma di cd comprato dal sottoscritto in quanto allegato di un noto magazine di oltremanica. Una sera che non avevo di meglio da fare ho avuto la masochistica idea di recensirlo, oltretutto, come per le altre compilations che trovate più su, pezzo per pezzo, stoicamente! E stavolta non ero neppure in ferie! Preso un paio di settimane fa (per modo di dire visto che si parla dell’agosto 2007…) all’aeroporto di Monaco (di Baviera) in attesa di uno di quei famigerati mini-aerei dell’Air Dolomiti (tipica compagnia low-budget per cui le due hostess erano, come avevo previsto, decisamente sul cessoso andante, sebbene gentilissime e non come, sempre da mie previsioni, quella maleducatissima e volgarissima dell’episodio di “Pappa e ciccia” con Paolo Villaggio!) per Milano. Dato che il cd è attaccato con una specie di colla gommosa alla copertina del magazine, vari ‘furbetti del quartierino’ han pensato bene di “grattarlo”, così che metà delle copie dell’edicola aeroportuale ne risultavano sprovviste…ma io che sono un furbetto onesto me ne cerco una cd-dotata e sborso i 7,00 euro alla corpulenta edicolante. Generalmente ci metto secoli a leggere “Terrorizer”, quindi soldi tutto sommato spesi bene, primo perché è in inglese, secondo perché è in inglese-inglese, quindi per me è un po’ “intraducibile” (citando il Paolo Limiti versione Gialappa’s, quello impersonato da Claudio Bisio)! Ovvio che il mio english non sia certo “improvato” dopo i sette o otto numeri di questa rivista che ho a casa (la conosco da sempre in pratica, ma il primo numero che ho letto l’ho trovato a Milano, edicola della metropolitana della stazione centrale nel 2001, mi pare, prima non l’avevo mai visto). Comunque, è un lunedì sera piovosissimo (tempo che per inciso io adoro) di quasi fine agosto: tempo da Doom -il genere non il gruppo- o da Black Metal melancolico, ma è troppo presto, non è ancora autunno; l’Inter ieri ha ceduto vergognosamente alla Roma in Supercoppa, sono a casa da solo, in televisione come al solito non c’è una mazza (che novità!), all’improvviso mi cade l’occhio sul cd che già da qualche giorno giace inascoltato sulla scrivania, imbustato nella sua confezione in plastica trasparente, e, incredibile (anzi, unbelievable, così vi faccio vedere che qualcosa di inglese l’ho imparata!), mi viene voglia di fargli una recensione (come dicevo prima, l’unica di qualcosa non speditami appositamente a tale scopo)! Questi cd’s di “Terrorizer” solitamente hanno una copertina pieghevole a sei facciate (tutte della misura della sleeve di un compact disc), ovviamente a colori, dove dopo una front-cover generalmente orrenda, ogni band viene presentata con foto, titolo del pezzo (con album di provenienza ed etichetta per cui esce) e cinque/sei righe di introduzione e di commento spesso zuppo di humour inglese ad opera degli articolisti della rivista; il criterio di scelta ed inclusione penso sia semplicemente un becero pagamento da parte delle varie etichette! Stavolta le bands sono diciannove (che occupano quasi tutti gli ottanta minuti che può contenere il cd), di cui parecchie recensite nel mag. e una pure intervistata, i Nile. NILE – Papyrus containing the spell to preserve its possessor from he who is in the water (ma cos’è? Un film della Wertmüller?) : ed è proprio coi death-metallers “egittologi” del South Carolina che partiamo: questi tre veterani (credo l’età media sia sui quaranta abbondanti) offrono tre minuti di travolgente Death Metal brutaleggiante, tecnico ma coinvolgente e coi consueti (per loro) richiami etnico/egiziani; non sono fra i miei favoriti (tolto qualche pezzo qua e là dalla loro carriera), specie per la voce troppo “brutale”, ma sono davvero una grande band! ENTOMBED – Amok : altra grande band di veterani, grande soprattutto nei primi due albums prettamente Death Metal, che mi piace un bel po’ di più dei Nile (anche se devo ammettere che gli Entombed, specie quelli dei primi dischi, li ho rivalutati nel corso degli anni, che “Left hand path” e ”Clandestine” all’epoca in cui uscirono non mi piacevano molto…beata gioventù ignorante!)! Pezzo nuovissimo che mischia il da loro inventato Death’n’Roll a qualcosa di vero Death Metal, quello svedese d’epoca creato pure questo da loro stessi a fine anni ottanta. Bella canzone che trascina non poco! PIG DESTROYER – Loathsome : questi sono dei semi-veterani (attivi da metà anni ‘90) U.s.a. dalla Virginia: Death/Grind schiacciasassi dai suoni mastodontici. Bravi, ma non è un genere che mi dice molto, cosa che comunque non oserei mai dire direttamente a loro, viste le facce da jocks/rednecks dal capello corto e lo sguardo “gnucco” e incazzato di un paio di membri! ORANGE GOBLIN – They come back (harvest of skulls) : inglesi, look fra il biker e il fricchettone (uno fa il ditone, un altro ha delle lunghe trecce rosse alla Pippi Calzelunghe…), fautori di un buon Hard Rock “fumato” con inevitabili richiami ai Black Sabbath dei 70’s (quelli con Ozzy) e parti più calate nell’odierno. Non sono male, ma difficilmente reggerei un album intero (ehh, sono troppo straight edge, eh eh!). ARKHON INFAUSTUS – Annunciation to the holy ghost : peccato non ci sia la foto, dato che questi francesi pare si vestano (cito dal booklet) “come preti sadomaso in pvc”…erano chiaramente imperdibili! ;-) Musica “Black Metal evoluto” di una noia mortale…e poi Black francese… ‘mais oui, nous adorons les forces du mal’….ma daaaai! Sì, fermo lì black-metaller duro & puro, che magari di gruppi Metal e Black transalpini ne conosco anche più di te, compresi i Gorgon a inizio 90’s, la cult-band Mütiilation (che non è malaccio, seppur derivativa), un bel po’ delle altre bands delle Black Legions (qualcosa non è male, ma l’Inner Circle norvegese era avanti anni luce), i Seth che non sono malaccio e i Deathspell Omega (notevoli, ma forse un po’ sopravvalutati, come i loro soci suomi Clandestine Blaze peraltro), anzi, tu li conosci i vecchi Mutilated? più sul Death Metal, per cui fra l’altro stravedeva la buonanima di Euronymous. In un’intervista dei primi 90’s, alla domanda ‘cosa ci dici del black metal francese?’, fu geniale la risposta di Fenriz (DarkThrone): ‘che la smettano di mangiare rane! è assolutamente ridicolo!’. Chapeaux, per dirla proprio alla francese. GOREFEST – Revolt : ahhh, e che cazzo, bastano due note di questi veterani olandesi a sotterrare senza pietà i prevosti francesi in pvc! Certo, non posso pretendere che suonino ancora come su “Mindloss” (’91) o sullo storico demo “Tangled in gore” (’89), però il loro Death Metal è onesto perché prova a trovare qualche soluzione originale senza snaturare troppo il proprio stile (cosa che comunque i Gorefest fecero abbondantemente a metà/fine anni novanta, eh eh!) e senza appoggiarsi in toto a quello degli esordi. Bel pezzo suonato con mestiere. Peccato per il look dei nostri: uno (non li riconosco e poi mi sa che qualcuno l’hanno cambiato quando si sono riformati qualche anno fa dopo un periodo di scioglimento) sembra Enzo Paolo Turchi, un altro Aldo Agroppi d’annata… CONQUEST OF STEEL – I am legend : ne avevo letto un’intervista anni fa (proprio su “Terrorizer” fra l’altro), ma a tutt’oggi non li avevo mai sentiti. A pelle dalla foto questi inglesotti mi ispirano fiducia: tutti e cinque capelloni (e pure belli
in carne!) e dotati di giubbetti di jeans senza maniche pieni di toppe di metal-bands, un binomio che fa di un 80’s, ma di un 80’s…! Fanno (ma va?) Heavy Metal, solo che sembrano una versione, ovviamente più scarsa, degli Iron Maiden di “The number of the beast” (’82), primo lp con Bruce Dickinson alla voce, a cui il singer dei Conquest Of Steel cerca a volte di avvicinarsi con risultati abbastanza cagosi… Il pezzo tutto sommato è carino, ma dopo quella foto mi aspettavo e volevo di più! Almeno avessero rubato riffs e stile a, che so, Oz o Grave Digger o Trust, ma proprio scopiazzare (inevitabilmente male) i Maiden… SYMPHONY X – Seven : si capisce già dalla foto: capelli lunghi, barbette e camicie nere (beh, non quelle camicie nere!), Prog Metal, e che altro, anzi what else? (che qualcosa d’inglese alla fine l’ho imparata!) per questi veterani del New Jersey (e quindi in gran parte italo-americani). Comunque pensavo molto peggio, perché alla resa dei conti, modernismi a parte, tastieracce troppo presenti a parte, stile vocale non graditissimo (a me) a parte, ne vien fuori proprio un bel pezzo, coinvolgente e suonato con gusto. Poi, ovvio, a un lp loro (che suppongo fra l’altro non duri meno di un’ora, come minimo!) per intero e di fila, preferisco un soporifero 0-0 in un posticipo di serie B tipo Triestina-Cesena il lunedì sera a gennaio con la nebbia, ma un pezzo come questo è ok! BLOOD DUSTER – Rock’n’roll jihad : i tamarrissimi e tatuatissimi australiani (nella foto live il cantante sfoggia occhiali da sole e bandana stile Berlusca versione mare) offrono un brano del loro Scum-Rock/Grind/Hardcore/Metal; carino il titolo, che lascia presagire un mega-anthem corale, ma lo “svolgimento” è troppo piatto e noioso nonostante siano solo due minuti scarsi. Rimandati, anche perché altre loro cose sentite in passato le avevo trovate migliori. THE SENSELESS – Promise : trattasi di tale Sam Bean (Samuele Fagiolo in pratica, no?), membro di una band americana (a me totalmente sconosciuta) dall’ “originalissimo” nome di Berzerker. Nella foto il nostro è ritratto vestito in denim e magliettina bianca, capello corto ben pettinato, sguardo assorto, in piedi fra steli d’erba mossi dal vento e su uno sfondo di nubi in movimento: tale immagine bucolica viene però spazzata via da un violento Grind diciamo evoluto, ma così evoluto che alla fine quasi non è più Grind, con una batteria elettronica martellante, ma non nel senso di veloce; dopo aver visto la foto volevo stroncarlo Mr.Fagiolo, ma il suo non è mica un brutto pezzo, anzi! OBLITERATION – Sepulchral entity : altro nome super-originale, eh?! Però, alt! La foto (tolto un membro skinhead) mostra tre ragazzotti lungocriniti, bruttarelli (questo anche lo skin comunque) e con magliette di gruppi Death Metal vari, e col titolo del pezzo sembra di essere tornati nel ’90 / ’91: fermi tutti! Qui mi sa che ci siamo, questi sicuramente fanno Death Metal, ma intendo Death Metal, quello vero, non quelle cose oggidì intese come tale (per intenderci facciamo il solito paragone calcistico: reale Death Metal = Maradona, Death Metal che usurpa la definizione = D’Alessandro o Ortega o uno di quei finti pibe de oro che, generalmente per lo spazio di qualche partita, venivano indicati come “il nuovo Diego”). E sì, lo fanno! E lo fanno anche bene ‘sti norvegesi; ovviamente originali manco per il cazzo, ma lo spirito è quello giusto e i suoni non sono nemmeno moderni (ottima cosa!); ci sono i tupa-tupa non velocissimi, la voce vomitata ma comprensibile, i rallentamenti “mortiferi” coi tappetoni di doppia cassa, i riffoni belli trascinanti e dal suono “vivo” (controsenso se si parla di Death?), ma greve. Death Metal fra U.s.a., Scandinavia e Inghilterra, rigorosamente 1990-style! Poi, logico, per un album intero vado a sentirmi gli originali d’epoca, ma questi sono comunque ok! Fra l’altro sono su Peaceville, etichetta inglese che proprio ad inizio anni novanta (dopo aver iniziato come label Hardcore) buttò fuori svariati disconi Death e zone limitrofe (citerò Paradise Lost, DarkThrone, Autopsy, My Dying Bride, Anathema, ecc.). ARCHITECTS – Buried at sea : (ma non c’è anche un pezzo dei Saint Vitus con questo titolo? Uhm, no quello è “Burial at sea”…) Già il nome, gli Architetti (split-cd con gli Ingegneri o split-7” coi Geometri, no?) …suvvia! La foto li ritrae in posa artistica su tramonto di sfondo, giubbettini, magliettine a righe, occhialini, acconciature alla moda o da nerd a seconda del componente di questo quintetto inglese: è chiaramente il finto-Death Metal di cui sopra! Ascolto e sì, confermo in parte, nel senso che sono davvero bravi e qualcuno dei cinquemila giri fra i settemila cambi di tempo è anche bello; solo che c’è molto Modern Metal e la voce urlata (“cazzo ti urli?” mi vien sempre da esclamare con fastidio quando sento questo tipo di vocalist) mi fa irrimediabilmente cagare… WHITECHAPEL – The somatic defilement : Whitechapel era dove Jack lo Squartatore squartava, giusto? Comunque loro non c’entrano nulla con Londra, ma sono del Midwest U.s.a., per la precisione dal Kentucky, cioè come dire qua da noi, che so, da Starleggia (ora, abitanti del ridente paesino in quota non mandatemi un commando punitivo a casa, eh!). Capelli corti per quattro quinti del gruppo, ma questi non hanno le belle faccette alla Architects, questi sono rednecks di quelli che se gli entri nel pub e non ti conoscono, tempo due minuti e sono da te e cercare la rissa! Death/Grind di conseguenza devastante, e sono pure bravi! Pezzo ricco di stacchi, anche atmosferici/evocativi, ma con una certa logica. Bello il finale di sole tastiere, decisamente inaspettato! Non la mia tazza di thè, come si dice in questi casi, ma nemmeno a questi andrei a dirglielo in faccia! E poi parlare di thè, magari nel loro pub di fiducia…brrrr! SPECTRAL MORTUARY – Necrotic flesh cravings : danesi, due skinheads e tre lungocriniti, chiodi neri e maglie di gruppi Death Metal, sfondo che pare essere neve/ghiaccio (e se fosse invece marmo bianco?). Beh, potremmo esserci anche stavolta, le facce (specie quelle dei tre capelloni) sono da epoca aurea del Death Metal underground (vedi recensione pezzo Obliteration). Ed è un ferocissimo Death di quello che, come spesso si dice, “gronda sangue”; non veramente old-school come i suddetti Obliteration, ma sempre d’isprazione prima metà dei 90’s. Bravi e precisi, cambi tanti ma tutti logici, riffs discreti, doppia cassa terremotante: ok, l’Uomo del Monte (Legnone) ha detto sì, pollice in su! CAMBIAN DAWN – The words are not the world : Ahi, ahi! Troppo “groove” all’inizio, anche se l’armonizzazione merita; vediamo come vanno avanti: orrore, voce alla Dave Mustaine castrato (Dave Mustaine dei Megadeth, lo dico per gente che andrebbe frustata a sangue per la propria ignoranza)! Eh sì, a me ricorda quel Thrash a tempo medio ai tempi appellato “intelligente” (mah!); sì, un momento, Megadeth band enorme, sia chiaro, ma questi Cambian Dawn sono decisamente da pollice verso, anche se il ritornello è ascoltabile. Loro poi sono brutti e, lettori locali, occhio perché uno è clamorosamente il sosia dell’Italo Cerri…capirete l’horror of it all, come scrissero (profeticamente?) gli Anthrax molti anni fa! MALEFICE – Bringer of war : il nome mi fa drizzare le antenne: che sia Black Metal old school? Eh, magari! Inglesotti, mi basta vederli nella foto: seduti nei pressi del classico muro di “quadréi stopp”
da United Kingdom, un pelatino dietro, due giovincelli ben pettinati in mezzo, davanti un bonzone barbuto che si atteggia con gestualità da rapper e un orrendo pelataccio con barba stile pelo pubico femminile non rasato/regolato da secoli (la famigerata “gatascia”…che i russi chiamano “gatasha”, ah ah!). Mille cambi di tempo pallosissimi, richiami a Death Metal di qua, Thrash di là, Nu Metal di su e Grunge di giù; per carità, quello che fanno lo fanno anche bene, ma…vade retro Saragat! (citando un Abatantuono anni ottanta). HELLFIRE – Deceiver of the damned : ancora una volta il nome mi fa drizzare le antenne: ancora una volta, che sia Black Metal old school? Ancora una volta, eh, magari! Metallo-“core” moderno e in quanto tale schifosissimo, con alternanza fra voce urlata e voce macho; bravi, ma anche per loro vale il discorso fatto per i precedenti Malefice. Nella foto hanno quel look/non look/che però comunque un po’ fa look tipico di certi gruppi “nu”, anche di casa nostra (che so, il Diego -Angelica Mariner- o il Lele -RedBloodHands- qui ci starebbero alla perfezione , eh eh!). MACHINOCHRIST – Torment : La foto mostra un omuncolo acconciato con delle orrende treccine in posa da…boh?…diciamo in posa e basta! One-man band descritta come “una nuova razza di musica Dance”… nuova…’nsomma…: subito batteria elettronica con ritmo da discoteca e suoni cyber alla “Vieni avanti cretino” (chi conosce il film capirà), poi si passa all’Hardcore vero e proprio, quello da gabbers però, la disco estrema per intenderci. Attacco digitale totale, d’accordo, ma a questo il Buzzo/Joy Coroner/ex Joseph C insegna a pisciare sui muri (locuzione dialettale tradotta ad indicare che la one-man band morbegnese è assolutamente superiore alla pari numero band inglese), altrochè! LAHANNYA – Silent victim : ma mi avete cambiato il cd?! Questa è Pop-Dance, e pure di quella commercialotta (con le chitarre appena appena distorte qua e là), con voce femminile. E invece no, il cd è sempre “Fear Candy” e nelle note si dice che la band suona come un mix fra Gothic Metal e Industrial Rock…boh, sarà! Il pezzo è comunque gradevolissimo. Lei, Lahannya, è una deejay londinese del giro Industrial (sempre se ho tradotto bene…) e credo che nella foto sia quella carina con i capelli blu a treccine (per i miei gusti, ampiamente evitabili), poi ci sono un’altra donna (lettori locali, è la sosia di quella del colorificio di Via Gregorini a Morbegno, quella strabica), un uomo ricciolone e barbuto e un biondone tinto che potrebbe pure essere un trans, e di quelli brutti brutti! Ok, sono le 23.04, su Antenna 3 Ravezzani e soci stanno ancora processando l’Inter (hanno iniziato a farlo alle 20.30 mi pare) e io, stremato dall’orgia metallica (e non), sto per crollare addormentato… Come? Il podio della compilation? Uhm, direi primi Entombed, secondi Gorefest, terzi Obliteration, e da questi tre nomi si arguisce parecchio riguardo ai miei gusti piuttosto conservatori, che ne dite?

 


 

Ed ora a seguire ecco le recensioni dei miei tre collaboratori: il morbegnese Rocco Del Nero, mio socio nell’avventura della defunta etichetta La Fiera Dell’Odio oltre che nei grinders Obbrobrio. Il morbegnese giraeuropa Giacomo “Professor Botka” Bottà, ora di stanza a Strasburgo. E infine il tosco-polacco Borys Catelani, metal-hardcore maniac dalle valli della Garfagnana.

 

ROCCO DEL NERO

Nota introduttiva: tanto tempo fa il supremo redattore Dott. Canclini (oltre che Dott., anche Ing. Gran Mascalzon di Gran Croc., sia chiaro! – n.d.C.) mi consegnò una busta contenente svariati materiali da recensire per ‘Nessuno Schema’. Il problema è che fu davvero tanto tempo fa. Così tanto tempo che intanto il mondo fece in tempo a cambiare, ma a cambiare per davvero: si iniziò a parlare di scontri fra civiltà, di terrorismo globale e guerre preventive, di onde anomale ed improvvisi innalzamenti delle temperature, di Moggi e di transessuali al governo prima e che fanno cadere governi poi. Le fanzines vennero soppiantate da blogs, webzines, myspace e altre creature aberranti, la cocaina iniziò a prendere piede anche fuori dalle élites aristocratiche, mentre l’Italia intera rimaneva incantata davanti all’ultima diavoleria del teleschermo: i reality shows. Io nel frattempo cominciai a perdere la mia folta capigliatura, cambiai tre macchine (tutte Volkswagen Polo vecchio modello usate e di colore blu), quattro appartamenti, una decina di coinquilini, almeno tre paia di scarpe da basket, due di scarponi d’alta montagna, un disco intervertebrale e un computer che aveva tirato gli ultimi. Computer su cui, appunto, c’era gran parte delle recensioni affidatemi dal Canclini. Capita. Sì, come capita che poi, come se nulla fosse, un giorno il Canclini alza la voce e pretende quelle fottute recensioni. E le pretende perchè deve fare uscire una delle poche fanzines che hanno saputo resistere alla distruzione della scena Hardcore messa in atto da internet, dalle frangette e dall’emo. Perdio, come dire di no. Eccole allora le recensioni. Alcune (ri)messe insieme con un po’ di fantasia, perchè nei vari traslochi qualcosa è andato perso. Inevitabile. Le mie scuse a coloro che si sentiranno colpiti dalle mie imprecisioni. Mea culpa mea culpa mea fottutissima culpa (e del redattore Canclini, quanti capelli dovrò ancora perdere e quante Polo cambiare prima di vedere il prossimo numero di ‘Nessuno Schema’?).

 

BAMBINI FULMINATI “Angry songs for deranged kids” (Mini-CD 2002, B/F Records)
Hardcore-Punk Rock incazzato, anno 2002, Siena. Per entrare nei dettagli sono sette canzoni cantate in inglese con i consueti testi e quella solida attitudine che ci si aspetterebbe da gruppi del genere. Insomma, suonano veloce, urlano e la registrazione e’ grezza. Un disco, come tanti altri, senza grosse qualita’, se non un’attitudine sincera e tanta rabbia. Un disco, come tanti altri, forse destinato a finire nel dimenticatoio dopo anni di esposizione nei banchetti delle distro… 4,00 euro + spese postali a:
PAOLO ANSELMI – VIA CHIANTIGIANA 121 – 53100 SIENA – bf_hc@yahoo.it

 

BRUTTI & IMPOSSIBILI “Orgogliosi di ritenere le feci” (CD 2001, autprodotto)
Ricordavo bene questo cd, nonostante l’ avessi perso anni fa (vedi intro). Lo ricordo bene non perchè mi avessero colpito i suoni o le parole di questi Brutti & Impossibili. No, lo ricordo bene perchè questo cd era una vera schifezza. Perdonatemi la sfrontatezza, ma proprio non riesco a trattenermi. E lo dico perchè sono davvero sicuro che questo cd sia una schifezza coi fiocchi, nonostante il suo ultimo ascolto (e forse l’unico) risalga appunto a qualche anno fa.
Già si parte male con nome e titolo dell’album, la copertina non la ricordo bene per cui non mi esprimo. Che ricordo bene sono le musiche, una lagna raccapricciante tipo le basi preconfezionate del karaoke, e le parole, ahimè le parole. Perchè un gruppo che vuole far ridere deve fare attenzione alle parole, magari alla musica un po’ meno, ma le parole quelle sì che sono importanti…e invece no, questi tizi probabilmente non conoscono né Elio e Le Storie Tese né i Paolino Paperino Band, per cui credono che per far ridere basti mettere insieme qualche frase fatta, due rime venute male e un vaffanculo qua e là. Ciò che mi irritò in particolare fu una canzone sull’Islam che metteva insieme tutti i peggiori luoghi comuni sui musulmani, cantandoli su una base musicale davvero fastidiosa. No, per carità. A questo punto trovo più divertenti le lettere inviate a ‘Libero’ o qualche editoriale del ‘Giornale’. Retrocessione in serie B con 16 punti di penalizzazione. E scordatevi il ricorso al TAR…
FLAVIO PECORARI – VIA UDINE 4 – 34070 SAN LORENZO ISONTINO (GO) – bigpig007@inwind.it

 

EMETH / KILL YOUR BOYFRIEND “Split” (Cassetta 2000, Mastello Recortz / Depravazione Sonora Records)
Grind super mega a manetta per le due bands in questione. Immagino, perchè la cassetta è scomparsa chissà dove nell’universo, come il suo ricordo è sparito nei meandri della mia confusa corteccia cerebrale …mi fermo, da qui in poi potrei scrivere solo cazzate. 5,00 euro (spese postali incluse) :
EMETH: MATTY DUPONT – THIBAUTSTRAAT 36 – 3545 ZELEM – HALEN – BELGIUM – emeth@angelfire.com
K.Y.B.: MATTEO POGGIO – VIA DON BALBIANO 27/G – 10051 AVIGLIANA (TO) – kybgrind@hotmail.com

 

ERPICE “s/t” (CD 2003, Autoproduzioni Bastarde / Liberi Diffusori del Delirio)
Musica rumorosa, tante urla, pessimismo e fastidio. Ma anche velocità, belle parole e una certa padronanza della strumentazione. Tanta disillusione, dolore, amarezza. L’influenza del sole salentino e delle campagne fasanesi non sembra giovare all’umore dei quattro Erpice che piuttosto sembrano fuoriusciti dalla Torino dei Contr-azione o dalla Milano di Scerbanenco. Davvero strano il mondo. Bel cd. Non si preoccupino gli Erpice…le loro urla non lasciano indifferenti.
ANGELO OLIVE – VIA FRATELLI ROSSELLI 39 – 72015 FASANO (BR) – kartakanta@yahoo.com

 

FUCK THE FACTS “Bastardazing Canada – summer ‘00 tour” (Mini-CD-promo 2000, autoprodotto)
Questi mi stanno davvero simpatici. Sì, perché questi alfieri del Grindcore canadese qualche tempo fa hanno fatto un cd dal titolo “Mullet fever” e in copertina c’erano tantissimi mullet. Il mullet per chi non lo sapesse è quel taglio di capelli, corti sopra e lunghi dietro (massì, dai lettori locali, il taglio “alla Samolìc” degli 80’s! – n.d.Claudio). Impossibile che non abbiate almeno un vicino di casa con il mullet, che magari ha anche l’alfettone con l’arbre magique e il remix dance dell’ultima hit di Vasco. Su questo mini-cd dei mullets non c’è traccia, pare che i F.T.F. siano diventati un pò più seri, o forse è solo una mia impressione. Quattro tracce, cd-promo. Si inizia lentamente, ritmi cadenzati che ti percuotono le membra (e anche il membro, vista la prolissità!), poi all’improvviso una fiammata di violenza ad alta velocità e poi ancora lentezza deprimente. La seconda canzone va a mille all’ora, pura fuckin’ violenza Grindcore dal retrogusto metallico, e quando meno te l’aspetti ecco uno stacchettino strumentale rarefatto che ti lascia a marcire nell’aria putrescente delle periferie metropolitane, fra grigio e disperazione. La terza è Noise digitale, niente strumenti, solo il mal di testa che ti viene la domenica quando hai bevuto troppo la sera prima. Si chiude in bellezza con una traccia live, ovvero i Fuck The Facts nella loro veste più tradizionale e feroce, Grindcore violento e complesso, che sa molto di Metallo ma anche di Hardcore, un Grindcore che fa fatica a rimanere entro i propri confini (mi ricordi la Manuela Barocco di ‘Rockerilla’ quando recensiva i primi dischi Grind a fine anni ottanta. E’ un complimento eh! – n.d.C.) Applausi.
Website: www.fuckthefacts.com

 

GROEBELAR “2000 + 2001” (Cassetta-Raccolta 2002, autoprodotta)
Il solito Grindcore genuino ed istintivo per il duo toscano che fa casino per dieci. I soliti testi con le solite approfondite spiegazioni. Già sapete. Chi non sa si è perso una delle pagine a mio avviso più meritevoli dell’Hardcore(Grind) nostrano di fine anni novanta/primissimi duemila (ho esagerato?). Coraggio, impegno e quel pizzico di simpatia che mai guasta. E ricordiamo il nome ispirato a Bruce Grobbelaar, lo storico ex portiere del Liverpool anni ottanta. Per contatti:
tetanus28@hotmail.com

 

MUMBAJUMBA “Noise pollution” (CD 2003, Fuori Sede Records)
Leggo il titolo e mi vengono in mente gli Ac/Dc. “Rock’n’roll ain’t noise pollution” cantava una ventina d’anni fa Bon Scott (guarda che Bon era già al casello d’uscita della “highway to hell” e quella la cantava quel “lord inglese” di Brian Johnson – n.d.C.). Chiaro però che questi Mumbajumba non hanno nulla, ma proprio nulla, in comune con gli Ac/Dc… Qui abbiamo a che fare con la provincia milanese, i polsini tergisudore, metallo della morte e dei muscoli, cavalcate in doppia cassa, growls e urla animalesche, stop and go, brutal e mosh, chitarroni con retrogusto di rasoio, trame aggrovigliate, inviluppite e servite su un vassoio di metallo da un cameriere arrogante e nerboruto durante il banchetto di nozze tra la Signora Snapcase e il Signor Barcode. Non c’è dubbio, la registrazione è perfetta, i quattro componenti suonano bene, sono diretti, ma senza mai perdersi in inutili virtuosismi e in quelle tamarrate da teoria Darwiniana che fanno molto ghetto iuessei; hanno grinta da vendere e furia da regalare. Insomma, il discorso è lo stesso di molte, troppe, altre volte: questi non hanno nulla da invidiare ai più quotati colleghi d’oltreoceano e del centroeuropa, ma allo stesso tempo non hanno nemmeno nulla che li distingua dai numerosi colleghi d’oltreoceano e d’ogni altra parte del mondo in cui si suona l’Hardcore che sa di Metal. Guadagnano però punti nella graduatoria-simpatia grazie al campionamento di ‘Fight Club’, all’outro elettronico e ai ringraziamenti alla Morbegno Hardcore Crew (di cui modestamente io mi ritengo uno dei massimi esponenti). Contattate il produttore, collega di fede nerazzurra:
NICCOLO’ RONDINELLI – VIA DELL’EURO 24 – 28069 TRECATE (NO) – fuorisedehc@libero.it

 

THE PATRONELLAS “Criminal people” (CD-Demo 2003, Terapia Intensiva / Indios Produzioni)
Ok, lo ammetto. Questo cd deve essere scomparso improvvisamente da casa mia. Spero per lui che sia finito nella casa di qualcuno che i cd li tratta meglio del sottoscritto. Me ne sono accorto dopo un po’, cinque o sei anni credo. Quando il supremo redattore Canclini mi ha intimato l’ultimatum per la consegna delle recensioni. Ho cercato anche in rete qualche notizia riguardo la band. Di interessante ho trovato una sorprendente Texas-connection: a Houston c’è un tal Dott. Patronella che si occupa di liposuzioni ed ingrandimenti di tette, poi c’è la Patronella Enterprise che si occupa di costruirvi, nel caso ne aveste bisogno, dei ranch a regola d’arte e ci sono i simpatici fratelli Patronella che saranno ben lieti di prepararvi una Margherita in puro italian style nella rinomata Patronella’s Pizza & Restaurant di Houston. Niente male, ma tutto ciò con il punk-rock/hardcore ci azzecca davvero poco…sorry! Comunque il cd lo vendevano per 5,00 euro (s.p.i.) a:
PIERPAOLO GRECO – VIA PORTELLE DELLE GINESTRE 9 – 74023 GROTTAGLIE (TA) – patronellas@libero.it

 

DISILLUSIONE” #1 (credo 2002, 104 pagg. A5) in italiano
‘Zine densa, ma densa densa. Tipo un caffè turco preso in un bar all’aperto di Sarajevo. C’ è tanto scritto e disegnato. Un po’ al computer, un po’ a mano. Prende la parola Silvia. C’è molta militanza, un po’ di punk/hardcore e un po’ di vita vissuta. Vissuta appunto tra militanza e punk/hardcore. Alcune cose le trovo godibili e interesssanti, tra queste l’articolo sull’autismo, argomento piuttosto insolito nella scena, altre risultano un po’ pesanti alla lettura, per esempio quelle scritte a mano. E’ tutto quello che avevo da dire. Prezzo ignoto, c’è comunque questo contatto:
SILVIA GUERINI – VIA BAIONI 3 – 24123 BERGAMO

 

IL POSTINO ANARCHICO” # 5 (2003, 64 pagg. A5) in italiano
Mettiamo subito le cose in chiaro: questa è una delle mie fanzines preferite che, insieme a qualche altra fanza, attendo sempre con impazienza. La mente di tutto ciò è Sergio, personaggio anglo-veneziano e studente a Cambridge, uno che di cose da dire ne ha parecchie. E le dice nella maniera giusta, usando giuste dosi di ironia e intelligenza, di impegno e cazzutaggine. In questo numero troviamo le immancabili interviste, questa volta Sergio ci risparmia quelle insignificanti (vedasi Obbrobrio, presente sullo scorso numero, ha ha) e tira invece in ballo gruppi dal notevole spessore quali Gonna Fall Hard e Grimness; bandane al vento e circle-pit per i primi, merda, merda e ancora merda per i secondi. Delirante la finta intervista a Chuck Schuldiner (il defunto leader dei Death) direttamente dall’oltretomba! E ancora interviste a Summer League, Depravati, Silbato e Kryptosexual Cancroid. E poi recensioni, reports di concerti, un articolo su Earth First! e un’interessantissima (almeno, per i deviati come il sottoscritto) retrospettiva sulla serie cinematografica giapponese Guinea Pig. Sì, hai ragione Sergio, i giapponesi sono dei geni, e a dimostrare ciò, oltre al tofu e a Ken Shiro, ci sono anche i Tomorrow, gruppo jappo che canta in italiano (sembra di sentire gli Indigesti dell’epoca, con Rudy Medea che canta con una patata in bocca). Chi non si legge “Il Postino Anarchico” è, citando Dudu, un pagano fascista succhia cappelle! [ohibò, io ne conosco uno che risiede nel comasco! ;-) – n.d.C.]. Contatti:
sergio.knipe@integraltradition.com / paganfire@libero.it

 

SUTA” # 00 e 01 – (2002 circa, numero di pagine ignoto, in italiano)
Ho molti motivi per farmi stare simpatica questa nuova fanza ancor prima di averla tra le mani. Innanzitutto perché è una fanza e in quanto tale esempio concreto dello spirito Punk che più piace a me, spirito fatto di sincerità, passione ed umiltà. Un altro motivo è che questa è una fanza che viene dalla provincia più estrema, ovvero Sondalo, paese di un migliaio di anime nell’Alta Valtellina (dove ci si va purtroppo solo a trovare qualcuno in ospedale, essendo il paesello dotato della più attrezzata struttura ospedaliera della provincia di Sondrio – n.d.C.) e ovviamente mi fa piacere che qualcosa si muova lassù. Altri punti a favore sono che dietro a questo progetto ci sono il Muscio, mio compagno di università, e la sua dolce metà (però non sono più assieme i due, almeno così mi disse lo stesso Rocco tempo fa. Non per farmi i cazzi degli altri, ma per amor di precisione! –n.d.C.), e a me fa piacere vedere che nella scena Punk/Hardcore trovino spazio sempre più ragazze. Parlando strettamente della fanza, abbiamo a che fare con qualcosa di classico: interviste a gruppi più o meno affermati, considerazioni varie e recensioni. Grafica scarna, ma precisa. Approccio scherzoso e (auto)ironico. Entrambi i numeri sono agili e scorrono via veloci, durano il tempo di un viaggio in treno o di un paio di cagate. Mi piacerebbe vedere qualcosa di un po’ più personale, più approfondito e dalle cui parole emerga in qualche modo la personalità dei due redattori. L’Alan mi ha detto che nel prossimo numero verranno accontentate le mie richieste: grazie Muscio. E come sempre: Valtellina nazione – tutto il resto è meridione.
ALAN MUSCETTI – VIA 1° MAGGIO 2/C – 23035 SONDALO (SO) – m.aland@tiscalinet.it

 

GIACOMO “PROF. BOTKA” BOTTA’

POPE OFF “Isteria collettiva” (CD-Demo 2003, Indios Produzioni / Chahhhweh?!? Diffusioni)
Ascolto il cd e non è male, mi fa venire in mente quel genere che dieci (quindici? –ormai anche venti, và professò! – n.d.C.) anni fa chiamavamo Emo-Core (e che adesso non so più se si chiama così) e che ha parti più melodiche e parti più tirate, comunque sempre old school, tipo i primi Kina. La registrazione non è male, gli strumenti sono suonati bene e le voci sono originali. Poi leggo un po’ il libretto accluso: il disco è una specie di concept-album, ad ogni canzone è collegato un brano di una storia abbastanza lunga che ha a che fare con la situazione socio-politico-religiosa dell’Ucraina. Mi chiedo se il ragazzo che ha scritto queste cose sia ucraino, conosca bene l’Ucraina per qualche motivo o così via. Alla fine, quando comincia a parlare dell’università, l’impressione è che l’Ucraina gli serva come lente deformante per parlare della situazione socio-politico-religiosa dell’Italia (certe cose succedono solo nelle università italiane). La scrittura non è entusiasmante quanto la musica, spesso rimane impigliata nel tentare di rendere personali delle esperienze collettive che l’autore non ha interiorizzato adeguatamente, anche se l’idea è sicuramente buona. “Professore perditempo” è un titolo eccezionale [anche “Professor Pugnetta” non sarebbe stato male, vero Prof.? – n.d. Claudio – è il solito inner-joke, ovviamente…]. 3,00 euro + spese postali a:
INDIOS PRODUZIONI – c/o LUCA BOVINO – VIA LA MALFA 2 – 74023 GROTTAGLIE (TA) – orecchiettepestona@libero.it
POPE OFF – popeoff@katamail.it

 

THE DOKTOR SCERBANENKO NOISE PROJECT “Apokalypse 2222” (Demo 2003, Odio Alpino Records)
Un capolavoro su nastro magnetico. Come definire altrimenti l’opera prima di Doktor Scerbanenko, una cassetta che rivoluzionerà il concetto di musica Noise? “Apokalypse 2222” è divisa in 4 atti che ci trascinano in un vortice sonoro fatto di samples (riconosciamo, sfigurate, alcune tracce di Gradinata Nord o di Joseph C) trattati in maniera assolutamente originale. E’ difficile trovare una definizione per codificare la tecnica esecutiva di Scerbanenko, potrei azzardare un neologismo come action mixing, nel senso che i pezzi nascono attraverso una manipolazione di nastri, dischi e cd, registrati dal vivo attraverso un normale mangiacassette. L’azione di Scerbanenko è quindi assolutamente improvvisata, unica ed irripetibile, paragonabile alla velocità d’esecuzione di un ideogramma da parte di un disegnatore a china orientale. Da un punto di vista tematico, la cassetta è un concept album che disegna scenari contemporanei di morte, segregazione urbana ed alienazione, proiettandoli nell’anno 2222, come nella miglior tradizione di fantascienza, cui il nome stesso del progetto fa riferimento (se non sapete a cosa mi riferisco andate su internet e “googhelate” <scerbanenko> ). Qualcuno mi ha detto che dietro il progetto pare ci sia quel giovane barista che mi guardava ammirato al concerto delle Figa De Ferr, mentre facevo il passo dell’oca in divisa da legionario, ma non credo che ciò sia possibile…
ROCCO DEL NERO – VIA PRATI GRASSI 16 – 23017 MORBEGNO (SO) – supercazzola@excite.it

 

CAGNARA” # 16 (2003, 32 pagg. A5) in italiano
Una fanzine fatta di frammenti, recensioni, racconti brevi e flash su realtà diverse è un esperimento interessante. Dedicare poi il tutto alla vita nella provincia sembra proprio un’idea accattivante tesa a decostruire quell’urban-style che domina la realtà editoriale musicale odierna. Insomma ‘Rolling Stone’ fa vomitare, è chiaro, ma il resto non è meglio. Il risultato non è male, va un po’ sistemata graficamente (vabbé non tutti i fanzinari devono essere per forza dei nerds che scaricano fonts tutta la notte) e forse si disperde un po’ troppo ed è un po’ criptica. Degna di nota è la recensione di ‘Nessuno Schema’ # 9 che, se uno vuole scrivere di provincia, resta sicuramente la fanzine da seguire per eccellenza [grazie Prof., ma il tuo contributo a queste pagine resta sempre senza compenso eh! – n.d.C.].
MAURO FRANCIONI – VIA BORELLI 1452/H – 55100 MUTIGLIANO (LU)

 

(Claudio) O’ professore avrebbe dovuto anche recensire le pubblicazioni statunitensi che seguono, ma….

AFTERMATH” (28 pagg. poco meno di un A4) in inglese
Quello snob artistoide del Professore l’ha altezzosamente buttata via rifiutandosi di recensirla.
Eventualmente, $ 5.00 (s.p.i.) a:
SHANNON COLEBANK – P.O. BOX 5591 – PORTLAND, OR. 97228 – U.S.A.

GEORGE BUSH JR. = STUPID RICH NITWIT or NERO FIDDLED WHILE ROME BURNED” (12 pagg. appena un po’ di più di un A5) in inglese
Quello snob artistoide del Professore l’ha altezzosamente buttata via rifiutandosi di recensirla.
Eventualmente:
JACOB DAVID – P.O. BOX 3050 – EUREKA, CA. 95502 – U.S.A.

THE WHIZZBANGER GUIDE TO ZINE DISTRIBUTORS” # 6 (36 pagg. poco meno di un A4) in inglese
Quello snob artistoide del Professore l’ha altezzosamente buttata via rifiutandosi di recensirla.
Eventualmente, $ 6.00 (s.p.i.) a:
SHANNON COLEBANK – P.O. BOX 5591 – PORTLAND, OR. 97228 – U.S.A.

 

BORYS CATELANI

JAHILIA “s/t” (CD-R 2001, autoprodotto)
Singapore! Cioè, dico, mica Castelnuovo Garfagnana… Rahmat è un tipo in gamba, molto attivo nella scena singaporese (o singaporea) (facciamo “di Singapore” e chiudiamola lì, và! – n.d.C.), ed è pure il cantante dei Jahilia. Gli voglio bene perché mi ha regalato una maglietta del gruppo e io potrò vantarmi con tutti sfoggiandola ai concerti più fighi; nemmeno il Pecora (per i non-addentro: Marco “Pecora” Pecorari, noto fanzinaro/scenester copparese, che ora scrive su ‘Rumore’ –n.d.C.) potrà tenermi testa, io ci ho una maglietta di un gruppo di Singapore! Non è per tirarsela (hhm, sì), però l’idea di essere entrato in contatto con realtà talmente lontane, ma con cui comunque si riesce a condividere qualcosa, è francamente esaltante. I Jahilia potrebbero essere un classico gruppo da 625 Records: voce ultra-urlata, musica ultra-veloce, estrazione straight-edge ma testi ultra-critici, come testimoniano titoli tipo “Only the true wear size 52”, “PC Punks fuck off”, “Cry Emo-kid cry”, “Edward Goodlife makes good money”, “666 stupidity”. Insomma, è un gruppo ultranocciolo (ultracore), ma devo riconescere la sua originalità: ora qui si andrà nel tecnico, loro usano spesso riff in sedicesimi su note singole (tipo parecchi gruppi Black Metal, tanto per capirsi), il che crea un’atmosfera abbastanza metallara, e comunque non si può parlare della tipica armonicità hardcore. Non ci avrete capito un cazzo, eh? Guardate, è appena uscito un 3-way Video-Cd (cos’è? È il cugino sfigato del Dvd, voi mettete il Cd nel computer e, anche con un semplice Windows Media Player che fra’ Bill Gates vi regala, vi guardate filmati dalla qualità niente male) e nella loro mezz’oretta di concerto si assiste ad un massacro totale, rovina Hardcore come nei bei tempi che furono, questo dovrebbe bastare per farvi capire l’atmosfera. Contattate:
RAHMAT – BLK 231 – TOA PAYOH – LOR 8 – # 10-198 – SINGAPORE 310231 – nigina@singnet.com.sg

 

NEUROSE URBANA “Vivendo, sofrendo e morrendo!” (7” 2000, Gangrape Records)
Ormai ne abbiamo di tutti i colori: gruppi finlandesi che pensano di essere brasiliani (Força Macabra), gruppi giapponesi che pensano di essere italiani (Tomorrow, Pinocchio), gruppi slovacchi che pensano di essere svedesi (Avgrund), gruppi italiani che pensano di essere americani (ecco, questi sono troppi da menzionare…), ora ci mancavano giusto dei brasiliani che pensano di essere giapponesi! I Neurose Urbana cantano in lingua madre, ma intanto hanno pseudonimi con gli occhi a mandorla quali Glaukushi Nagazaki o Diana Midori, comunque soprattutto sembra di sentire i Disclose, la band giapponese à-la Discharge! Lo stesso modo di fare Crust, con anche lo stesso suono di chitarra (zzzzzzzzzzzzzzz, ecco il suono di chitarra alla Disclose). La voce è un po’ meno urlata, ma non sottilizziamo, la mia tesi regge! I testi sono tradotti anche in inglese (pessimo peraltro), e hanno concetti un’ideina più elaborati dei loro mentori giapponesi, che in genere in una riga e mezzo vomitano tutto quello che hanno in testa. Penso che sia abbastanza per destare la vostra curiosità…
NEUROSE URBANA – CAIXA POSTAL 5252 – 74025-020 GOIANIA – GOIA – BRAZIL

 

SELFISH “Burning sensation” (CD 2001, HG-Fact Records)
Tadashi della HG-Fact è veramente in gamba, produce roba fighissima (e ne produce veramente tanta!) e comunque è molto alla mano e scambia sempre senza problemi; inoltre insieme a Chew della Nat Records e a Makoto dei Nyarlathothep rimane il mio unico contatto giapponese, visto che altri personaggi si rifiutano di rispondere alle mie e-mails. Con questo disco ci ributtiamo nelle intricatissime genealogie Crust finlandesi, roba da “Beautiful” (a proposito, avendo il marito della figlia di Brooke messo incinta appunto Brooke, il figlio che nascerà sarà allo stesso tempo fratellastro della figlia e pure figliastro, quindi zio di se stesso…chiaro no?). Allora, il batterista dei Selfish è lo stesso dei Força Macabra, cioè Otto, che a quanto si dice vive ora in Repubblica Ceca avendo sposato una tipa di là. L’ultima volta che avevo sentito i Selfish era in occasione dello split-Lp coi Doom, e francamente rispetto agli inglesi perdevano veramente parecchio. Ore me li ritrovo con questo Cd registrato in Giappone in occasione del loro tour nel paese delle venditrici di mutandine usate, e tutti sappiamo che in Giappone a parte questo, i manga e le macchine fotografiche digitali non c’è altro. E, minchia, questo disco è micidiale! Si parte con un assoletto che neanche gli Helloween, per poi lanciarsi in un Fin-Crust da manuale con un riff di quelli che ti fanno saltare su per aria (a meno che non ascoltiate abitualmente Emo-sdraiato), un riff che mi ricorda tantissimo gli Impaled Nazarene di “Latex cult” per la cronaca. La particolarità dei Selfish è proprio questa, sanno mettere nei riffs qualche nota in più rispetto alla media (gli svedesi Anti-Cimex sapevano fare un pezzo intero con tre note, ascoltatevi “Cries of pain” se non ci credete), e riescono a suonarle con insolito gusto melodico, grazie ad azzeccatissimi e frequenti raddoppi solistici di chitarra e a qualche arpeggio. Ci sono momenti quasi Rock’n’Roll, ma non fraintendete, il gusto finlandese per la melodia è tutto particolare e chi conosce Amorphis e Children Of Bodom sa di che parlo. Rimane comunque sostanzialmente un disco Crust e pure bello potente e veloce…non intendevo certo battezzare la nascita del Pop-Crust! La grafica è veramente bella, condita con dei disegni un po’ tamarri ma d’impatto, quando si dice i metallari…. E poi ci sono le traduzioni in giapponese dei testi, che volete di più?
SELFISH – PEKANTIE 26 – 58500 PUNKAHARJU – FINLAND – oitkonen@cc.joensuu.fi
HG-FACT RECORDS – 105 NAKANO SHINBASHI M. – 2-7-15 YAYOI-CHO – NAKANO – TOKYO – JAPAN – hgfact@japan.interq.or.jpWebsite: www.interq.or.jp/japan/hgfact

 

ZEMEZLUC “4 EP – 1994 / 1998” (CD 1999, Papagajuv Hlasatel Records)
A molti probabilmente questo nome non dirà nulla, così come a me fino ad un paio di anni fa… Questo è un gruppo storico del Punk ceco e viene da Brno. Gli Zemezluc esistono addirittura dal 1987, condividendo periodo di nascita e città con gli Insania e con gli S.R.K., altri gruppi storici dell’Hardcore ceco (e con gli Insania si può parlare di Hardcore/Metal, vi farei vedere le loro foto!). Se non vi basta posso dire che un membro è poi finito nei Krabathor, gruppo Death Metal di una certa caratura a livello mondiale. Gli Zemezluc hanno fatto uscire svariati dischi e cassette e questo Cd raccoglie quattro 7” del periodo 1994-1998. Musicalmente si tratta di un Hardcore/Punk piuttosto energetico, con punte di melodia in stile Punk ‘77 (non certo in stile californiano odierno…) e pure qualche punta Metal (forse a causa di tutte le parentele di cui sopra!) tipo parti di doppia cassa e cose così. Il Cd ha una grafica un po’ spartana, come molte delle cose della Papagajuv Hlasatel Records che mi sono capitate sottomano, ma c’è comunque tutto, comprese le traduzioni in inglese di testi rigorosamente cantati in lingua madre. Contattate il gruppo presso: zemezluc@email.cz e l’etichetta presso: PAVEL FRIMI – MRSTIKOVA 393 – 664 82 RYCANY U BRNA, CZECH REPUBLIC – info@phr.czWebsite: www.phr.cz

 

KYTARY A REV ANEB CO BYLO ZA ZDI” – Libro (320 pagg.) in ceco
Sotto l’enigmatico titolo si nasconde un libro grandioso. Si tratta di un certosino lavoro di documentazione sulla scena Punk cecoslovacca pre-1989. Vengono elencati tutti i gruppi, tutte le uscite (cioè solamente cassette, a parte due sole eccezioni), le fanzines, e lo si fa con un occhio molto attento a quelli che erano i rapporti col regime comunista: vi potete immaginare che non era affatto facile essere punk con polizia e servizi segreti sempre alla calcagna…sgomberi e botte erano veramente all’ordine del giorno, che al confronto in Italia erano dei signori. A proposito di Italia, prima dell’89 sono stati realizzati solo due vinili in Cecoslovacchia e uno dei due è una compilation-Lp dal titolo “Czech: till now you were alone!”, fatta uscire nel 1984 proprio da un’etichetta italiana, la Old Europa Cafè, che, se la memoria non mi inganna, era dedita più che altro alla New Wave e all’Elettronica del tempo. 320 pagine corredate da foto e da tutte le informazioni di cui si potrebbe aver bisogno. Sono invidiosissimo, perché vorrei un libro del genere anche riguardo il Punk italiano. Alla fine i libri sul vecchio punk italiano non mi hanno mai esaltato troppo: “Costretti a sanguinare” di Philopat è un po’ troppo romanzato ed egocentrico, “Come se nulla fosse” di Perciballi (Bloody Riot) è troppo della serie “quando ero giovane facevo queste stronzate oggi sono un altro”, Pedrini (Nabat) scrive bene, ma anche lui non si è mai messo a fare un lavoro di esaustiva documentazione su quello che è uscito in quegli anni, tantomeno “Nel cuore della bestia” di Giaccone, che però ha dalla sua un tentativo di far capire cos’era il Punk in quegli anni attraverso una moltitudine di “ritagli”. Onore al merito quindi a Filip (ex-Mrtva Budoucnost e ora chitarrista dei See You In Hell). Vi obbligherei quasi a far vostro il libro, solo che a parte una sorta di riassuntino di 15 pagine, è tutto scritto in ceco! Io mi arrangio in qualche modo perché parlo polacco e il ceco è molto simile, ma per voi comuni mortali… Filip mi ha detto che non ha intenzione di tradurre il libro in inglese, quindi o così o così! Se vi va, scrivete già da subito a:
ukrutnost@seznam.cz

 

MISSING IN ACTION

 

(Claudio) Questi che seguono sono alcuni lavori che avrebbero dovuto essere recensiti dal Lorenzo “Renza” (a.k.a. IgnoRenza, Lord Deflorator, Marrabbio, ecc.ecc.ecc.). Ovviamente nel tempo (al pari del mio libro di Varg Vikernes…sì me la sono legata al dito questa e voi due, parlo di Renza e Rocco, avete sbagliato prima e pagherete poi!) i vinili e i cd in questione sono finiti, come si suol dire, in fanteria… Io (dopo essermi scusato in ginocchio sui ceci con chi spedì il proprio materiale) non posso fare altro che elencarveli e se siete curiosi provate a contattare direttamente le bands agli indirizzi qui riportati, sempre che essi siano ancora attivi…

AFFRANTI “…ciò che rimane” (CD autoprodotto)
LORENZO BEVANDA – VIA PRIVATA DEGLI ANGELI 23/6 – 17100 SAVONA

DYSMORFIC / ULCERRHOEA “We will not stop until you exist no more / s-t” (7” Anti-Musical Terrorism / Putrid Nausea Antiproductions)
DYSMORFIC: TOM CONTE – VIA NERUDA 48/C – 46047 BANCOLE (MN) – dysmorfic@inwind.it
ULCERRHOEA: MAGNUS LUNDBERG – HUMBOLDSTR. 12 – 90542 ECKENTAL – GERMANY

FORCEED “s/t” (CD-Promo Division Records)
DIVISION RECORDS – P.O. BOX 208 – 1400 YVERDON 3 – SWITZERLAND – laurent@divisionrecords.comWebsite: www.divisionrecords.com

SKADICHATS “Greve générale” (7” RudebOi! Records / Stay Rude Records / Rural Muzik)
RUDEBOI! RECORDS – 9 ALLEE DE LA BRIE – 91090 LISSES – FRANCE – olivier.rudeboi@ifrance.com

TIMOTHY “Another demoN” (CD-R Demo autoprodotto)
info@timothy.itWebsite: www.timothy.it

V/A “DIVISION RECORDS PROMO” (CD Division Records)
DIVISION RECORDS – P.O. BOX 208 – 1400 YVERDON 3 – SWITZERLAND – laurent@divisionrecords.comWebsite: www.divisionrecords.com