di Marco S.
(Claudio) La column del mio ex collega di fanza Marco, non avrei mai potuto uscire con la ‘zine priva di un suo contributo, dato che senza di lui “Nessuno Schema” non sarebbe mai diventata quella fanzine che molti fra voi lettori/lettrici hanno apprezzato in quegli anni, a loro modo gloriosi, di fine millennio.
Ci sono dei concetti che abbiamo imparato in giovane età e che, nonostante i nostri sforzi per scrollarceli di dosso, riaffiorano di tanto in tanto nella nostra testa a condizionare il nostro modo di pensare. Sono nozioni subdole che ci sono state passate (consciamente o inconsciamente) dai nostri genitori come dati di fatto, cose di cui non vale nemmeno la pena di discutere e che proprio per questo sopravvivono più facilmente dei dogmi religiosi, primi ad essere spazzati via nel processo di formazione della propria identità culturale.
Uno di questi concetti, trasmessomi da mia madre, è quello dell’ “Età dèla stüpidéra”, ossia un periodo pressochè obbligatorio nel processo di maturazione di una persona in cui si finisce a combinare una qualche cazzata, col rischio di rovinarsi la gioventù e magari l’intera esistenza.
Quando il Canclini mi ha chiesto di scrivere qualcosa su “Nessuno Schema” ed ho cominciato a riflettere sul periodo ‘92-´97 (anno in cui mi sono trasferito in Finlandia) la prima domanda che mi sono posto è stata: “Ma sarà stata quella la mia età dela stüpidéra?”
Già, perchè non riesco a pensare a “Nessuno Schema” senza pensare a tutta “la scena” Punk/Hardcore/Metal del morbegnese: tutti i gruppi, la Colonia Fluviale, le serate con gli amici al bar, le partite di calcetto. E se è vero che poi a fare NS eravamo materialmente in due (con l’aggiunta ovviamente di chi contribuiva con columns, recensioni, vignette, ecc…), senza l’humus della “Bassa Valle Hardcore”, la fanza non sarebbe stata nemmeno parente di quella che effettivamente scrivemmo.
Perchè la parte più bella di “Nessuno Schema” era quella: la fanzine era sostanzialmente un’estensione cartacea della nostra vita reale, con le cazzate, i tormentoni e le idiosincrasie dell’essere ventenni “alternativi” (no alternativi, dai, che fa troppo pistola con capello rasta, occhiali spessi e maglietta del Che, facciamo “unici”, come dicevano i Negazione –n.d.Claudio) nel Terziere Inferiore. Mai abbiamo cercato di presentarci per qualcosa che non eravamo e se ci andava di parlare di qualcosa sulle pagine della fanza non ci siamo mai chiesti “Cosa penserà la gente di noi?”. In un’età pre-Internet e SocialMedia il pericolo della settarizzazione non esisteva; al bar, ancora fulcro della vita sociale, si interagiva con tutti, indipendentemente da ceto sociale, orientamento politico o religioso, gusti musicali . Non potevamo fare una fanza monotematica e politically correct, perchè monotematica o politically correct non era la nostra vita, il sottotitolo ‘Anarco-demenzial-Cech…ecc.’ era lì in copertina a dichiararlo. E se al bar si discuteva di calcio o di figa o di cazzate tout-court, perchè non ne avremmo dovuto parlare su “Nessuno Schema” (ricordo ancora con piacere Giampiero Capra dei Kina definire geniale la nostra column “Suonare = Scopare ? “)?
Sono stati anni belli in cui si è diventati adulti, in cui si è vissuto spensieratamente ed allo stesso tempo si è tentato, attraverso l’esperienza della Colonia di inseguire un ideale di autogestione. E se il seme dell’autogestione e dell’anarchismo non hanno attecchito come avremmo sperato, i nostri tentativi non sono stati comunque vani: dei loro frutti, i ragazzi di Morbegno godono ancora adesso (perché, diciamolo senza falsa modestia, senza l’esperienza della Colonia col cazzo che ci sarebbe il Lokalino).
Sono stati anni fondamentali per me come persona, anni in cui ho maturato le idee politiche e (anti)religiose che tuttora seguo; anni di cui invidio l’entusiasmo, l’energia e l’ingenuità che quindici anni di “vita vissuta” (per restare in tema col vecchio sottotitolo della ‘zine) hanno purtroppo affievolito e rimpiazzato con una buona dose di cinismo. Anni in cui abbiamo pubblicato 5 numeri della fanza, un racconto di fantascienza, due 7” (più tutte le varie produzioni minori de La Fiera del Bestiame, musicali e non), organizzato concerti, girato per l’Italia e non solo, conosciuto tantissime persone e passato una quantità imprecisata di ore a discutere dei più disparati argomenti. Sono stati anni in cui ci si è divertiti. Anni in cui volevamo cambiare il mondo. E forse, un pochino, ci siamo riusciti (a cambiare il nostro e quello del nostro piccolo microcosmo, penso che ci siamo riusciti sì –n.d.C.).
No, decisamente no, l’epoca di Nessuno Schema non è stata la mia età dela stüpidéra…