di Andrea V.
Non avete idea di quello che ho scoperto. Eppure mi sembra l’altro ieri che ricordavo a menadito nomi, cognomi, bands, fanzines, distros e a volte anche indirizzi e numeri di telefono. Saranno passati al massimo 13-15 anni, suvvia, più qualche cisterna di birra e di rosso…eppure mi sembra che mi abbiano cancellato a caso alcune aree della memoria. Ormai la regola è avere la sensazione di ricordare o conoscere qualcuno di quella scena anni Novanta, ma di non riuscire a inquadrarlo. Del resto è anche normale, no? Se ci si perde di vista, tutto sbiadisce. Ma a volte sbiadisce anche se ci si tiene in contatto, maledetto il santo sepolcro… e me ne rendo conto perché, quando Claudio mi ha chiesto di scrivere qualcosa per la nuova “Nessuno Schema”, mi ha suggerito di parlare di come ci si conobbe all’epoca: ebbene, non sono esattamente in grado di ricostruire la faccenda. Nemmeno fossimo davanti a un giudice e ne andasse della mia libertà. Però so che – neuroni avariati a parte – da quel momento più o meno indefinito del 1993 in poi, con Claudio c’è sempre stata occasione di sentirsi, vedersi e coltivare un’amicizia che dura ancora oggi. E mi pare già molto. Ho la sensazione che l’asse Colico-Alessandria sia nato in maniera semplice, come accadeva spessissimo allora: ti arrivavano lettere, fanzines e pacchettini pieni di flyers. Roba che, quando aprivi la busta o la scatola, la prima cosa che vedevi era la pioggia di volantini che cadevano per terra, come coriandoli di tutte le dimensioni… C’erano gli esosi coi flyer A4 (di solito riservati a manifestini di concerti o flyer/catalogo di distro), i frati miniatori coi flyerini da 3×2 cm, gli avanzati del marketing che azzardavano flyers adesivi (fotocopie su carta adesiva che duravano venti minuti massimo, ma punkissime)… ce n’era per tutti i gusti. Tra i mille coriandoli, spesso mi capitava di trovarne alcuni di questa “La Fiera del Bestiame distro”, che come logo aveva la sagoma di una mucca – se la memoria non mi inganna (ma può essere che io mi stia inventando tutto: fa parte degli effetti collaterali della senilità, la trasformazione del passato a proprio uso e consumo –no, era una cosa reale, il simbolo dell’etichetta, a quel tempo gestita dal Bonello e da me, era effettivamente e tragicamente una mucca stilizzata… -n.d.Claudio). A forza di vederlo mi prese la curiosità e credo di aver scritto la solita letterina (verosimilmente con la macchina da scrivere di famiglia, una Olivetti degli anni sessanta con il nastro dell’inchiostro perennemente mezzo secco) in cui chiedevo il catalogo e se avevano voglia di scambiare. Però devo essere sincero: non escludo che possano avere fatto loro il primo passo. O magari non è andata così e ci siamo conosciuti in un night della bassa Lomellina (in effetti non ricordo nemmeno io chi dei due si “dichiarò” per primo. Certo che l’opzione del night della bassa ha un certo fascino decadente…. ;-) –n.d.C.). Vostro Onore, non ricordo, è passato troppo tempo e io sono diventato almeno due-tre persone diverse nel frattempo, per poi avviarmi verso la rapida e sempre soddisfacente fase del regresso mentale (ora credo di essere intorno ai miei 11 anni). Detto questo – che può essere vero o meno, chissà – mi colpisce ancora adesso (e in maniera quasi epifanica) il fatto che nonostante tutto, i casini, i cambiamenti, le faccende della vita e l’inevitabile devastazione portata dall’infame trascorrere del tempo, l’amicizia sia rimasta forte, limpida e cristallina. E vi assicuro che non credo di potere contare sulle dita di una mano monca le persone con cui è accaduta la stessa cosa. Con tanti ci si è semplicemente persi di vista (scenario classico e standard), con altrettanti sono nati scazzi più o meno deliranti, con altri mancava a priori un qualsivoglia terreno comune… e stop. Tutti abbiamo raccolto quanto è stato seminato, nel bene e nel male. Ammetto che non so più dove andare a parare ormai… noi vecchi siamo un po’ così, come i nonni che raccontano le storie dei partigiani quando gli chiedi se preferiscono il grana sulla pasta al pomodoro oppure no… e che cosa devo dirvi? Amen, è così. Si chiama involuzione. Rincoglionimento. Ma forse anche un po’ coglioni pieni di tutto. Del resto, invecchiando, ci si ripiega su se stessi… lo vedo chiaramente. Se penso a questo momento vent’anni fa, vedo che mi ponevo in maniera molto ingenua, ma fondamentalmente aperta e positiva: c’erano cose da fare, si poteva provare a sperare di cambiare il mondo (ingenuità, ok, ma succedeva che lo si pensasse), ci si sentiva parte di qualcosa. Ora ripenso a tutte quelle cose e mi sento come un vecchio reazionario della X Mas… ma non rinnego. E anzi: se ne avete la forza, il modo e la voglia, dovreste provarle. Perché comunque sono una gran scuola di vita e di pensiero. E’ un dato di fatto e ne vado orgoglioso: “Nessuno Schema” è stata una cosa bella e importante nella mia vita. E mi rimarranno sempre in mente i momenti speciali come i primi scambi, la coproduzione di un numero Nessuno Schema/Shove, le visite (una volta la redazione di NS arrivò ad Alessandria a sorpresa, in un pomeriggio estivo, e finimmo a comprare dischi metal scontati in superofferta da Otello), quel concerto valtellinese Derozer+Point Of View, le lettere, le risate, le telefonate interminabili. E, per fortuna, le visite periodiche che ci si fa ancora, per andare a comprare dischi e chiacchierare di vita, ricordi e pensieri. E tutto il resto non esiste.