COLICO’S HOOLIGANS ARE HERE, SHAG YOUR WOMEN, DRINK YOUR BEER!

L’avrete forse già letto prima nella mia column sul calcio: fra la fine degli anni ottanta e l’inizio dei novanta ero totalmente calato nel mondo ultras, tanto che, Inter a parte, mi piaceva ogni tanto andare anche in altre curve, tanta era la mia sete di tifo, coreografie, cori, amicizie/inimicizie, ecc. Ero stato in quella del Verona perché le Brigate Gialloblu erano gemellate coi Boys interisti, ma ero finito anche in quella del Genoa (la mia seconda squadra) e coi laziali durante un Inter-Lazio (esisteva comunque un rapporto d’amicizia fra le due curve); e ancora sulle gradinate del Lecco (allora in Interregionale) e del Chiavenna di hockey su ghiaccio (allora in A2), le due a me geograficamente più vicine, e infine una volta addirittura in quella dell’allora Tracer (mi sembra) Milano di basket, in mezzo ai Red Shoes Supporters assieme al mio socio Fasc che era abbonato. Era il tempo di tentare di buttare in piedi qualcosa di simile anche qui in paese, a supporto della locale squadra di calcio (allora come oggi ospite fissa della Seconda Categoria). L’idea originaria fu del suddetto Fasc, mio coetaneo, che intendeva formare un gruppo ultras chiamato Collettivo Al-Colico (“simpatico” gioco di parole…), nome presto scartato in favore di un più “serio” Total Chaos (suggerito da me perché mi ricordava il Punk ’77 inglese, genere per cui all’epoca vivevo un periodo di infervoramento). Era la fine d’ottobre del 1990 e, sfruttando il fatto che la domenica successiva la Seconda Cat. osservava una sosta, decidemmo di prepararci per esordire nella trasferta di Malgrate (vicino a Lecco, una cinquantina di Km. da Colico). Io avevo messo in chiaro che alla domenica per me prima veniva l’Inter, per cui non ci sarei stato sempre, ma per quella prima uscita la serie A era ferma, così potei dedicarmi “ànema e core” al Colico! Il cosiddetto “direttivo” dei Total era composto dal Fasc, da me, dal Binzo, dal Fede e dal Checo…in pratica i cinque disgraziati che si presero la briga di mettere in piedi la faccenda. Ci serviva innanzitutto uno striscione e lo ottenemmo facendo cucire a mia nonna Adriana una tovaglia azzurra e una bianca (che non ricordo più da dove provenissero), inframezzate da una bandiera inglese (ehhh, dura resistere al fascino degli hooligans d’oltremanica!) che avevamo rubato nottetempo io e il Fasc al Lido di Colico. Sulla parte azzurra il Fasc scrisse Total e su quella bianca Chaos, usando una bomboletta spray…un bello striscione d.i.y., eh?! Il gruppo doveva essere apolitico, viste le divergenze fra noi cinque, ma sul foglio diffuso in occasione di questa prima trasferta (“Chaos”, in pratica la fanzine della curva, dove spiegavamo ai compaesani chi eravamo e cosa intendevamo fare…peccato che non sia riuscito a recuperare nessuna copia da trascrivere qui perché erano un concentrato di ignoranza davvero notevole!) campeggiava anche una bella celticona (che faceva più “estremo-cattivo”!) disegnata, udite udite, dal sottoscritto (che era quello che disegnava meglio -eravamo conciati male!- e che si era fatto convincere senza troppi problemi!). Pronti striscione e fanzine (e appiccicati una quindicina di manifesti per Colico e frazioni che invitavano la popolazione a partecipare in massa…ignoranza allo stato brado!), il sabato pre-Malgrate acquistammo una decina di fumogeni all’edicola della stazione e il giorno dopo ci recammo a prendere il “treno speciale” (come, in vena di megalomania, avevamo denominato il Sondrio-Lecco delle 12.50…). I temerari che presero parte a questa spedizione storica (la più massiccia trasferta ultrà colichese che la storia ricordi!) furono i seguenti 20 individui (ho conservato il foglio dove avevamo segnato i nomi per l’acquisto dei biglietti del treno): io, Fasc, Fede, Checo, Binzo, Baldo, Bobbe, Remo, Gufo, Tadde, Manuel, Mao, Canta, Raf, Ovolo, Alburno, suo fratello, Simone, Lorenzo e un non meglio identificato “altro picio” (cito testualmente!) amico degli ultimi due (miei cugini, all’epoca suppergiù tredicenni). Tolti questi ultimi tre giovincelli, eravamo tutti fra i diciotto e i quindici, tolto il Gufo, già oltre i trenta, su cui vale la pena di spendere due parole in più! Il Gufo era uno di quei personaggi assurdi che credo si possano trovare solo ai bordi dei campi del calcio minore: durante la settimana era un tranquillo commesso del Comprabene (il supermercato colichese), ma alla domenica si trasformava in una belva scatenata! Come posseduto si scagliava contro la rete di cinta del campo, si arrampicava su di essa per circa un metro e mezzo, ricadeva all’indietro sul terreno e zompava come una molla qua e là… il tutto urlando insulti alla terna arbitrale (all’epoca non c’era ancora il quarto uomo!) frammisti ora ad incitamenti, ora a grida di disappunto verso i calciatori del Colico. Insomma, uno spettacolino imbarazzante anche solo a doverlo guardare! E lui era ben conscio di questa sua incontrollabile trasformazione, ma diceva di non poter fare nulla per controllarsi e insomma, diciamolo, a noi Total andava alla grande un elemento simile nel gruppo! Riempimmo un vagone (sì, uno di quelli “a metà” vicino alle porte, con appunto una ventina di posti a sedere!) e, a suon di cori e agitazioni varie, già in Garavina (estrema periferia sud di Colico…adoro questi paralleli con le metropoli!) ci eravamo fatti notare dai controllori e dagli altri passeggeri… A Lecco bisognava cambiare treno e salire su uno di quei trenini biancorossoblu tipici delle linee ultra-minori (qual’è la Lecco-Como): l’immagine di venti disgraziati preceduti da un cencio scarabocchiato a spray che urlavano come ossessi “Colico-Colico!!” avrà di certo fatto sbellicare dalle risate parecchi viaggiatori domenicali! Preso posto nel vagone del nuovo treno, riprendemmo a fare teatro cantando e battendo i piedi sul pavimento (per la classica “arriva qua la zanzara” di veronese memoria!), attirando inevitabilmente le attenzioni della polizia ferroviaria… schedatura a caso dei primi tre capitati sottomano ai pulotti, non ricordo neanche più chi fossero i fortunati (io non c’ero), e partenza verso Malgrate, cioè cinque minuti scarsi di treno da Lecco. Se ripenso alla scena di noi giovani colichesi che percorriamo la strada dalla stazione al campo di calcio gridando terribili slogans tipo “malgratesi tutti appesi”, mi viene da ridere e anche da pensare a quanto fossimo scemi ed incoscienti! Del resto sta scrivendo uno che era in testa al gruppetto (a fianco di un suo socio, il Fasc, dotato di megafono –un prestito del prete colichese!), abbigliato con un giubbotto di pelle stile teppistello di film americano di serie zeta (mi si dovrebbe riconoscere nella foto, sono il primo vicino ai fumogeni) e probabilmente convinto di essere al comando di una brigata del Millwall sulla strada per Stamford Bridge prima di un derby col Chelsea! Insomma, arrivammo al campo (che era piuttosto carino, col terreno curato, la pista d’atletica e una bella gradinata laterale, dove prendemmo posto noi), piazzamo gli striscioni (oltre al nostro del gruppo guida -mamma mia…-, c’erano anche quello degli “originalissimi” Bad Boys -a nulla valse la mia proposta di cambiarlo nel più divertente Bed Boys, come il gruppo Hc piemontese, famoso oggidì per la cover fatta dai Frammenti- e un bel tricolore con celtica che non avrebbe sfigurato sul palco dei Peggior Amico! Peccato che non abbiamo mai trovato una bandiera con la croce di S. Giorgio -quella bianca con la croce rossa molto in voga fra le tifoserie inglesi-, visto che il suddetto santo è anche il protettore di Colico -secondo una leggenda molto Epic Metal avrebbe ucciso un drago- e l’esporre quel vessillo non sarebbe stata solo una mera copiatura degli hooligans di Britannia) e attendemmo l’inizio della partita. Il Colico, come sempre, stazionava già stabilmente a metà classifica e il fatto che la promozione fosse riservata ad una sola squadra e la retrocessione mi sembra a sole due (forse tre) può farvi immaginare di che enorme interesse fosse, a livello sportivo, quel Malgrate-Colico… Una decina di disgraziati come noi (ma senza striscioni, non erano certo ultras…o pseudo-tali come noi!), piazzati dall’altra parte del campo (su una specie di dosso che penso fungesse da tribuna per chi non voleva pagare il biglietto), cominciò a far partire qualche coro di scherno al nostro indirizzo: noi rispondemmo prontamente e poi fingemmo di muoverci tutti e venti verso l’uscita della gradinata, mossa che ebbe l’effetto sperato di far spaventare il drappello malgratese: le giuste gerarchie erano state stabilite, prima i colichesi e poi il resto! La nostra coreografia fu una bella fumogenata (vedi foto) coi famosi fumogeni dell’edicola della stazione colichese e facemmo un discreto tifo per tutta la partita, che ci vide in vantaggio per tutto il primo tempo, salvo poi soccombere 1-2 nella ripresa. Nel Malgrate giocava un ragazzo di colore che in un paio d’occasioni fu tristemente fatto oggetto dei classici “uh-uh” razzisti (che purtroppo ci sono da sempre, solo che ultimamente i mass-media gli danno un certo risalto, mentre dieci anni fa passavano -volutamente?- inosservati) da parte di alcuni nostri elementi (io no). L’uscita dallo “stadio”, tolti un paio di (immancabili) screzi verbali fra qualcuno di noi e qualche locale, fu abbastanza tranquilla, idem dicasi per il ritorno in stazione e quello a casa, coi furori “hooliganistici” ormai placati e l’imminente lunedì scolastico o lavorativo che stava “arrivando come una prigione su ruote” (tanto per citare i Clash di “48 hours”). Ma come prima uscita non era andata assolutamente male, ci eravamo scontrati con la polizia e avevamo pure fatto scappare gli ultrà locali (potrete ben immaginare come noi “magnifici venti” amplificammo le nostre imprese al ritorno in paese!), cosa volere di più?!
La settimana dopo era in programma Colico-qualche altra squadra (eh, non mi ricordo più!), ma io non c’ero a causa di un’inderogabile presenza sulle gradinate della Nord di San Siro per Inter-Parma; così successe che l’organizzazione fu in mano soltanto agli altri quattro “capi”, col sottoscritto che se ne era sbattuto altamente per tutta la settimana! Quella partita interna fu memorabile per vari motivi: il Colico vinse (non rammento il punteggio, ma vinse molto bene), fu effettuata una mega fumogenata che coinvolse l’intera curva e vennero lanciati in campo tutti i suddetti fumogeni con conseguente multona alla società! C’è da dire che nel vecchio campo colichese non c’era una vera e propria curva (beh, neppure in quello nuovo, comunque), ma c’era il “Muretto Sud” dietro la porta posta in direzione Lecco, cioè a sud: il muretto era semplicemente il muro di contenimento dell’argine del torrente Inganna ed era separato dalla rete del campo dal “parterre”, cioè la strada sterrata (e carrabile!) che conduceva alla spiaggia; gli ultras si mettevano in piedi o seduti sul muretto, oppure nel parterre (vedasi Gufo!), ma contro la rete, onde evitare di essere stirati da qualche camper di surfisti tedeschi o svizzeri diretto al bagnasciuga!
La domenica successiva, 18 novembre ’90, era la volta della trasferta più lontana della stagione, quella a Bormio (Alta Valtellina, circa 120 km. da qui), dove il Colico avrebbe affrontato la Bormiese. La dirigenza, probabilmente esaltata dall’esodo malgratese, aveva addirittura messo a disposizione della tifoseria un pullman da cinquanta posti (!), che avrebbe dovuto fungere anche da mezzo di trasporto per degli eventuali familiari dei giocatori. Successe invece che di mogli, fidanzate e parenti vari non si vide nemmeno l’ombra, mentre noi ultrà ci presentammo in sette! The magnificent seven (altra citazione Clashiana!) erano: il Fede, il Binzo, il Tadde, il Raf, l’Ovolo, il Gufo e il sottoscritto. Assenti giustificati il Fasc ammalato e il Checo che giocava la mattina nelle giovanili (sempre del Colico, of course) e quel giorno era impegnato in Brianza, così che mai sarebbe potuto tornare in paese per mezzogiorno, ora in cui il tragico pullman quasi vuoto sciolse gli ormeggi per raggiungere l’Alta Valle. La partenza dal piazzale della stazione dei treni venne salutata dalla sempre gradita presenza di alcune “eminenze” (leggasi tossici e matocchini vari) locali (Tank Yu, Ao, Paolo & Lele Carena, Maffìa e Giuàn Stainer) che soggiornavano davanti al bar della suddetta stazione e che diedero il La al Fede per sollazzarci almeno fino a Morbegno con le sue proverbiali imitazioni delle succitate eminenze! Ovviamente noi sette eravamo tutti svaccati nelle ultime due file del torpedone (sì, vabbè, ma m’ero rotto di scrivere pullman!) e altrettanto ovviamente davamo sfoggio di alta classe e signorilità con rutti, scoregge, bestemmie e volgarità varie, ma si sa, metti un pugno di ragazzini di paese su un pullman (qui ci stava bene!) e l’esplosione di rozzezza sarà inevitabile! Nel frattempo venne distribuito (si fa per dire!) il secondo (ed ultimo, mi sembra) numero di “Chaos”, dove veniva raccontata la trasferta di Malgrate con toni epici e guerreschi! Arrivammo a Bormio dove faceva, ovviamente, un freddo terrificante e per un po’ stazionammo nel piazzalone del Palazzetto del Ghiaccio locale, prima di infilarci nel bar della zona sportiva dove ci scaldammo un po’. Non pagammo nessuna entrata e prendemmo posto nella spettacolare curvetta, modello secondo anello, che sovrastava gli spogliatoi; di quella partita ricordo il campo che pareva stra-ghiacciato, il vento stile tundra siberiana che imperversò per tutti i novanta minuti (oltre che, ovviamente, nel pre-partita e nell’ intervallo…) e il pareggio colto dal Colico in extremis (finì 1-1). Per il resto, i soliti fumogeni (vedi foto) e i soliti cori di rito, ma quando pareggiammo, noi Total partimmo in quarta con una serie di spettacolari canzoncine inneggianti ai vari personaggi del bar della stazione di cui sopra, per poi sbeffeggiare al suono di “E adesso non parte più, e adesso non parte più” (sulle note della musichetta di Braccio di Ferro) un locale che aveva suonato il clacson dell’auto per tutta la partita e al novantesimo la stessa non si metteva più in moto: cose per cui vale la pena vivere! Il ritorno fu il solito mezzo mortorio, fra l’oscurità in cui viaggiavamo, le luci del pullman spente, il solito lunedì incombente e la classica stanchezza, quella che in casi simili fa uscire il lato più interiore delle persone e spinge un po’ tutti a fare filosofia spiccia a mezza voce…e così fu il rientro in paese. Ma già poche ore dopo ci eravamo autodipinti come i sette eroi che erano andati a Bormio senza scorta e ne erano tornati vivi! La settimana seguente solito impegno interno col sottoscritto assente; non ricordo che partita fosse e credo che ciò sia dovuto al fatto che i miei colleghi se n’erano stati piuttosto tranquilli, vista anche la presenza, dopo il lancio di oggetti di quindici giorni prima, di alcuni caramba in più rispetto al solito (tutti gentilmente offerti dalla locale caserma dei carabinieri e capitanati come sempre dal maresciallo Cicorella, che veniva regolarmente sbeffeggiato per tutta la partita al grido di “Cicorella vaffanculo”, sia che giocasse il Colico, sia che fosse il Laghetto Piona -la seconda squadra colichese- a farlo, in Terza Categoria beninteso). Il mercoledì successivo, impegno infrasettimanale: Colico-Lecco, amichevole di lusso! Decidemmo di presenziare e di farci notare con una fumogenata coinvolgente tutto il Muretto Sud; sapevamo (ed era anche più che logico!) che i Mods Lecco (l’allora gruppo di punta della Nord lecchese, quella curva che quasi dieci anni dopo avrebbe ispirato il nome dei miei Gradinata Nord!) non si sarebbero fatti vedere (tolti un paio di nostri conoscenti della “East Coast del Lago”, il Vitali e il Callone -quest’ultimo purtroppo deceduto qualche mese fa, investito da un auto in corsa-, che andavano a scuola a Chiavenna e che si sarebbero fermati sulla via del ritorno a vedere la partita in “curva” con noi), cosa buona e giusta visto che in un delirante articolo su “Supertifo” (la bibbia del tifoso organizzato, anche se qualcuno di noi già si era spostato su pubblicazioni più violente tipo il delirante “Hooligans”) il Fasc aveva inserito i lecchesi fra le tifoserie che non ci piacevano (li consideravamo sfigati perché copiavano pedissequamente i cori della Nord interista e di quella atalantina e cantavano poco!), oltre peraltro a vaneggiare di nostre trasferte oceaniche nei paesi vicini, ovviamente mai effettuate! Già che siamo in tema, non volevamo nessun gemellaggio, ma ci ritenevamo amici dei chiavennaschi (sia gli Stra-Kaos del calcio che gli Alcool-Fossa dei Beoni dell’hockey su ghiaccio) e dei Monkeys del Mandello, tifoserie in cui, è facile intuirlo, avevamo alcuni soci. Il giorno di Colico-Lecco, comunque, il Fede si presentò agitando una sciarpa della Fossa Lariana del Como che venne ovviamente guardata con odio dai due Mods presenti (era passato un mesetto soltanto dagli scontri fra comaschi e lecchesi all’imbarcadero di Lecco, dopo Lecco-Como di Coppa Italia di serie C. Quel giorno io, il Fasc e il Fonta eravamo presenti, sia pure soltanto come semplici osservatori, anche perché non ce ne fregava poi nulla di nessuna delle due fazioni). Dopo un primo tempo (finito 0-0) in cui noi ultras facemmo più o meno la nostra parte, nella ripresa ci ammosciammo presto (complice anche l’uno-due del Lecco per lo 0-2 finale) e finì che ritirammo gli striscioni prima della fine (e io andai a studiare geologia per il compitino del giorno dopo, me lo ricordo ancora!). Passano alcuni giorni ed è la volta della trasferta di Dongo (sì, il paese famoso per la morte del Duce), a cui si pensava di partecipare in tanti, visto che fino al sabato tutti avevano dato la loro adesione. La domenica (si pensava di andarci con la corriera) eravamo in quattro… (qui non ho nessun appunto scritto, ricordo solo che c’era il Binzo). Io mandai tutti affanculo e me ne tornai a casa, dopo mezzora venne a suonarmi il Binzo dicendo che il numero era raddoppiato e che aveva trovato anche due ragazzi dotati di macchina (chi si ricorda più chi erano?!)! Raggiungemmo Dongo proprio mentre la partita iniziava, ci piazzammo nella bella e grande tribuna laterale e reggemmo lo striscione Total Chaos con le nostre mani per tutta la partita perché avevamo paura che ce lo fregassero, vista la foltissima rappresentanza locale (non ultrà, ma peggio: i lettori locali possono capire la pericolosità di capannelli di quarantenni provenienti da Stazzona, Garzeno o Dosso del Liro!). Il Colico vinse 2-0 con un finale micidiale e nonostante tutto fu una buona giornata, anche se avevamo capito che il futuro per i Total Chaos non sarebbe stato certo roseo: poco interesse e troppi pacchi tirati da gente che, passata la novità, aveva cominciato a fottersene del gruppo. Il tentativo di tenere in piedi la faccenda fu fatto durante la pausa invernale dei campionati minori: la stampa delle magliette del gruppo! Onde evitare di stamparne cinquanta per venderne dieci (senza capire che quando uno vede una maglietta addosso a qualcuno, poi la vuole anche lui e cinquanta, viste anche le richieste che ricevemmo dopo, le avremmo fatte fuori davvero), decidemmo di chiedere un po’ in giro e alla fine contammo “ben” quindici richieste. Grazie ad un ragazzo che faceva la mia scuola e che conosceva un tipo che stampava amatorialmente delle t-shirts, entrammo in contatto con questo personaggio e ci accordammo, vista la quantità irrisoria, per quindicimila lire a maglietta (temevamo di più, calcolando anche la doppia stampa). La t-shirt (ideata dal sottoscritto) era bianca, davanti c’era la scritta Total Chaos Colico in azzurro a caratteri gotici, col classico bulldog (in nero) vestito da skin con tanto di mazza da baseball in mano, e dietro il tocco di classe: il Lombardia Tour 90-91 con tutte le date e i paesi in cui il Colico aveva ed avrebbe giocato le partite esterne di quella stagione! Prima che la maglietta uscisse dal laboratorio artigianale del chiavennasco, passarono più di due mesi (immaginate cosa pensavamo facesse, sessualmente e da solo, il tipo al posto di lavorare per noi!), due mesi che videro affondare miseramente il progetto Total Chaos con conseguente scioglimento definitivo a metà campionato (e io che volevo andare per la prima volta nella mia vita in Val d’Intelvi -in primavera il Colico avrebbe giocato a S. Fedele Intelvi-! A tutt’oggi ancora non ci sono stato! …per la cronaca è una vallata laterale del ramo ovest del Lago, più o meno vicina a Como città). Una mattina di marzo, quando ormai non ci speravo più e pensavo di andare dal tipo a dirgli di lasciar perdere la faccenda, il ragazzo che faceva la mia scuola si presentò con uno scatolone contenente le quindici t-shirts! Io e il Dux (mio compaesano e compagno di classe, nonché uno dei quindici acquirenti) passammo almeno mezza mattinata con indosso la maglietta sopra la felpa! Ma il gruppo non c’era più e così noi del “direttivo” decidemmo, in pieno spirito “no profit”, di venderle proprio a quindicimila, per recuperare i soldi, ma senza guadagnarci niente. E così finì l’avventura del primo (e credo ultimo) gruppo ultras del paese di Colico, un’avventura ingloriosa, ridicola e grossolana, proprio come eravamo noi “fondatori” ed “adepti” allora! …ma che tristezza vedere quello che siamo diventati una decina di anni dopo…