Buried by time and dust

Eccovi una bella carrellata di vecchi dischi che mi è capitato di andare a risentire negli ultimi due anni e che, vista la validità (in alcuni casi l’estrema validità), mi hanno fatto chiedere come mai non se li caga e/o ricorda più nessuno!

 

AGENT STEEL “Skeptic apocalypse” (Lp 85)
Questo, signori miei, è (era) un gruppo della madonna e questo è un disco spettacolare! Punto e basta! …e non ammetto discussioni di sorta! Lo so che voi trovereste ridicoli gli acuti di cui abusa molto spesso il cantante, che giudichereste troppo datato il suono, che pensereste che i pezzi non sono abbastanza a manetta, che in fin dei conti questo più che Thrash Metal è Trash Metal (metallo spazzatura, via!), e via dicendo. Ma andate tutti a cagare! …possibilmente con in sottofondo i vostri amati posers Satyricon (quelli attuali, s’intende!) o Dimmu Borgir (o peggio Angra o Rhapsody, per gli pseudo-classic metallers). Ah, ovvio che mi stia rivolgendo ai lettori più metallari, tanto voi “hardcorers” al di là dello sbavare per il falso metallo di Earth Crisis e Arkangel non andate… Comunque, ‘sti Agent Steel erano americani e nella loro line-up in continuo cambiamento sono passati personaggi che hanno suonato anche con Abattoir, Holy Terror, Savage Grace e Evildead (sempre che questi nomi vi dicano qualcosa…); il punto di forza della band era però il singer John Cyriis, un cespuglione di origine brasiliana (di cui all’epoca, qui sulla “East Coast” del Lago di Como, giravano almeno tre inconsapevoli cloni, anch’essi rigorosamente accessoriati con giubbino di jeans senza maniche, magliettina aderente e jeans elasticizzati) fuori di testa per misteri del cosmo, Dei dello spazio esterno, antiche e perdute culture centro-americane e (soprattutto) per il triangolo delle Bermuda (addirittura, dopo questo primo Lp, il gruppo, con un paio di cambi di formazione, si trasferì dalla California alla Florida per essere più vicino all’influenza magnetica del triangolo maledetto… così disse il riccioluto cantante!), tutte fonti ispiratrici per i testi degli Agent Steel. Addirittura John non si faceva accreditare come vocalist sul disco, eh no, lui era il “communicative channel”! “Skeptic apocalypse” si apre con “The calling”, misterioso intro tratto da un programma radiofonico statunitense in cui una voce (si dice di provenienza aliena…altro che X-Files!) occupa contemporaneamente cinque linee telefoniche e rilascia un criptico messaggio che io non sono mai riuscito a decifrare (probabilmente solo perché è in inglese!), per sfociare in “Agents of steel”, manifesto della band con lo strepitoso ritornello “masters of metal, agents of steel, masters of metal, agents of steel, masters of metal, agents of steel, masters of metal, agents of steeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeel”. Poi, fra i restanti sette pezzi, la menzione è d’obbligo per “Bleed for the Gods”, “144.000 gone” e “Guilty as charged”. La cosa che più mi piace di questo gruppo (e lo noto soprattutto in questo disco) è che da ogni singola nota trasuda passione per il metallo, voglia di suonare la propria musica preferita; c’è una carica incredibile (quasi Hardcore) in tutti i pezzi, pur suonando gli Agent Steel “soltanto” una sorta di Thrash/Speed mai velocissimo e con svariate iniezioni di metallo classico, e il suono è incredibilmente vivo ed elettrico/elettrizzante (c’è un abisso fra questo e quello del 95% del Metal, o pseudo tale, di adesso, piatto e privo di carica, anche se il gruppo sta andando a 200 all’ora. Un discorso che vale anche per l’Hardcore attuale, comunque). Dopo “Skeptic” gli Agent Steel fecero uscire il mini-Lp “Mad locust rising” (con una favolosa cover di “Ripper” dei Judas Priest!) e l’Lp “The unstoppable force” (dedicato al succitato Triangolo delle Bermuda, ma incredibilmente moscio rispetto ai primi due dischi, più lento e sul Classic-Metal e con pochissime parti Thrash/Speed), prima di sciogliersi. Di recente il gruppo si è riformato ed è uscito un nuovo album (“Omega conspiracy”, mi sembra); ho sentito due pezzi su internet e non sono malaccio, però John Cyriis non è più della partita e, almeno per me, non sono più gli Agent Steel “veri”…provare “Skeptic apocalypse” per credere!

 

DAG NASTY “Can I say” (Lp 86)
Per molti anni ho creduto che per Emo-Core si intendesse prioritariamente lo stile di questo gruppo (e di tutti quelli simili ai Dag Nasty, ovviamente), ma all’epoca prendevo cantonate memorabili ritenendo che anche i Bad Religion facessero Emo (ebbene sì…chi ce l’ha, si rilegga “That’s Life” -mini ‘zine pre-NS-, le recensioni del # 3, primavera ’92, neanche tantissimi anni fa…). Comunque, tolta quest’ultima idiozia, l’idea di Emo-Core mi garbava parecchio: testi emozionali su di una musica melodica ma con nerbo, senza sdolcinamenti poppeggianti o ammiccamenti ai trends correnti. Poi negli anni a venire per Emo si è finiti ad intendere cose ben differenti (che nella mia ignoranza intollerante definisco a seconda dei casi: 1) versacci da maiale scannato su basi fra il metal più scadente e il noise -che per me è già scadente di per sé- con testi incomprensibili da calci nel culo con rincorsa 2) canzoncine, pallose ma senza palle, buone per frocetti oratoriali e verginelle in calore della stessa estrazione), tanto che adesso come adesso il termine mi fa spesso venire conati di vomito misti a violenti attacchi di diarrea… Esaurita l’introduzione, torniamo ai Dag Nasty, che nell’86 registrarono e buttarono fuori su Dischord (servirà dire che è l’etichetta dei Fugazi?) questo capolavoro. Fra i quattro componenti del gruppo c’erano Dave Smalley che aveva cantato coi D.Y.S. (e che negli anni successivi troveremo al microfono di All e, soprattutto, Down By Law) e Brian Baker che era stato prima il bassista e poi il chitarrista dei Minor Threat (e che qui suona appunto la chitarra, come farà poi coi tamarrissimi biker-rockers Junkyard; attualmente è nei Bad Religion), mentre gli altri due non so che trascorsi avessero avuto, e la loro alchimia era perfetta. Non c’è molto altro da dire: dieci pezzi eccezionali dai testi altrettanto fenomenali per un disco che chiunque si consideri “hardcore” (o hardcoooore, come direbbe qualcuno!) dovrebbe possedere. Non nascondo di essere stato influenzato parecchio (e/o di essermici rivisto fin troppo) da versi tipo “never go back, I wish I could learn to never go back”, “I never doubted what I have inside”, “I always thought the wrong thing, I never gave you a second chance” o “I tried to love what I knew I hated, I defended what I should have denied” (se proprio ne avete voglia traducetevele da voi, tanto di sicuro l’inglese lo sapete meglio di me), e mi ricordo ancora quando (era il ’90 o il ’91) io e lo Zorro (Carrions NN all’epoca, Alienazioni Unite adesso) ci trovavamo a suonare covers e “Circles”, pezzo numero tre di questo disco, era una di queste…insomma, un disco fondamentale per il sottoscritto, sia per questi motivi personali, sia per altri meramente oggettivi (l’indiscutibile grandezza del 33 in questione…su cui, sia chiaro, non accetto discussioni, e che cazzo!).

 

ELVIS HITLER “Hellbilly” (Lp 89)
No, non sono un gruppo nazi! Sono semplicemente quattro rednecks statunitensi (evidentemente però col gusto della provocazione!) che buttarono fuori un paio di dischi a fine anni ottanta; questo dovrebbe essere il secondo, uscito su Restless (che, a giudicare dalle note di copertina, pare fosse una filiale della Roadrunner o qualcosa di simile) e da me acquistato nel ’92 o ’93 nelle offerte a 2.900 L. della Sweet Music! Se ne deduce che di successo questo gruppo non ne ha avuto mica tanto! Eppure, a mio parere, erano dei grandi: una miscela di Hardcore, Rockabilly e quella roba che chiamano Bluesgrass, incredibilmente trascinante e dai titoli perfetti (“Teenage surf slave”, “Ballad of the Green Berets”, “Revolving Blues of death”, “Ghouls: looking for food”, peccato che i testi non siano inclusi nel disco, o almeno nella mia copia). La foto del retrocopertina merita da sola l’acquisto del disco: i quattro sono in un bar, le luci sono basse e loro sono attorno al bancone del biliardo, adornato quest’ultimo da bicchieri e bottiglie di birra e liquori vari. Il batterista è un panzone rasato che si presenta con cappellino, camicia senza maniche e stecca da biliardo alla mano, il bassista sfoggia capello lungo cotonato alla Bon Jovi e sembra stia studiando un “triplo filotto reale ritornato con pallino” (per citare dal mitico primo “Fantozzi”!), il chitarrista è il più sobrio col suo look alla John Travolta in Grease (occhiali scuri inclusi), e infine ecco Elvis Hitler (il cantante), cicciottello, chiodo-munito, capello corto e sguardo da pazzo. Sembrano usciti da un bar delle mie parti! Questa foto fa passare in secondo piano anche la bella copertina raffigurante (è un disegno) due super-zoccolone in abiti ultra succinti, appoggiate a due macchinone e con revolver fumante in mano! Se trovate questo Lp non esitate un solo momento!!

 

FALL OUT “Mondo criminale!” (Lp 88) “Xenodrome – il circo dell’odio” (Lp 93)
Il disco più citato della band spezzina è sempre il 7” d’esordio (’83 o giù di lì) e non ho mai capito il perché: sì, facevano un buon Hc con influssi del Punk d’oltremanica, ma cantavano ancora in inglese e, a dirla tutta, non è che fossero degli originaloni o facessero dei così gran pezzi! I due albums invece, oltre a sotterrare il 7”, ci presentano dei Fall Out originalissimi, autori di pezzi strepitosi e cantati in italiano! “Mondo criminale!” è un po’ un misto fra Hardcore italiano e giri / stacchi Thrash Metal (ma non solo Thrash, strepitoso il riff “mainstream-metal” di “1-2-3-4 chiodi”!), in cui spiccano dei cori che rendono i brani molto ma molto anthemici; sembrerebbe la solita minestra, ma il tutto è affrontato con un’incredibile personalità e i testi, stranissimi e inquietanti, completano l’opera. Cinque anni dopo (e con un chitarrista diverso) arriva “Xenodrome”: un Hardcore/Metal dalle sonorità cupe e sofferte, col gruppo che va comunque a mille e non perde un’oncia della propria forza trascinante. Nei dieci pezzi che compongono l’Lp il tema conduttore è una tensione portata allo spasimo, amplificata da dei testi molto didascalici che in certi casi (“Tabula rasa”, soprattutto, sui massacri nella nostra bella Europa) fanno veramente accapponare la pelle (altro che Death e Black Metal!). Cercate i due albums e fateli vostri, sono dischi di cui l’Italia Hc deve andare fiera! P.S.= la Fall Out discografia si completa (se non erro) con un Ep 12” del ’96 (“Neuropa”, bellino) e una cassetta (credo dell’85) chiamata “Insurrezione”: vendo un rene (di mia nonna) per quest’ultima (anche duplicazione con copertina fotocopiata)! Pare si siano riformati di recente.

 

FIFTH ANGEL “s/t” (Lp 86)
Sì, dopo questo album i Quinto Angelo avranno probabilmente fatto una serie di dischi di merda e magari adesso si sono pure riformati sull’onda del nuovo interesse per il metallo classico e fanno più schifo di prima, ma l’Lp d’esordio è una bomba! Se penso alla definizione Heavy Metal, beh, questo disco ne sarebbe la descrizione più adatta! Metallo puro, fra pezzi un po’ veloci, anthems a tempo medio e l’immancabile ballatona. Erano (sono?) statunitensi e il loro, se proprio vogliamo specificare un po’ di più, è il tipico American Classic Metal con una spruzzatina di Epic: certo, non sono i Manowar, ma la loro la dicono eccome!

 

HOLOCAUSTO “Campo de exterminio” (Lp 87)
Questi avevano cominciato ad interessarmi quando avevo letto di loro su “HM!” (nella solita rubrica Thrashin’ del Piccini); era circa la primavera dell’88 e nella recensione i lettori venivano invitati a boicottare gli Holocausto a causa dell’uso sfrenato che facevano di svastiche e simbologie naziste varie. L’invito ebbe su di me l’effetto opposto (è noto quanto enorme sia il fascino esercitato dagli estremismi, figuratevi quindi su di una giovane mente quindicenne che, come alcuni suoi soci dell’epoca, era in fissa totale per qualsiasi estremismo politico) e da subito iniziai a bramare questo primo Lp del gruppo, “Campo de exterminio”. Purtroppo i miei contatti nel giro “underground” erano e sarebbero stati per troppo tempo piuttosto scarsi, così che potei mettere le mani sull’album solo nel ’91, più di tre anni dopo, acquistandolo usato per posta da uno scozzese. La copertina (disegnata piuttosto malamente) ritrae una scena da lager nazista con un cane lupo nell’atto di dilaniare uno scheletrico prigioniero, sotto gli occhi di due soldati in unforme con svastiche in bella evidenza! Il retro ci mostra i componenti del gruppo: quattro metallarazzi anni 80, capelloni e abbigliati con chiodo (o giubbetto di jeans), pantaloni elasticizzati e cartucciere varie; vi presento i quattro dementi: Rodrigo Fuhrer alla voce, Valerio Exterminator (che sfoggia una maglietta dei VoiVod) si occupa della chitarra, Anderson Guerrilheiro (con un’ enorme A cerchiata sulla maglietta…w la coerenza!) è il bassista e Armando Nuclear Soldier (ostentante un bracciale rosso con svastica nera in campo bianco!) suona la batteria. Citazioni di Brecht, l’autodefinizione War Metal inframezzata dall’onnipresente svastica e i contatti del gruppo presso un non meglio precisato Concentration Camp completano il retrocopertina, mentre il foglio interno presenta i testi su un lato ed un collage di foto del Terzo Reich (in una nelle quali compare anche il Duce) sull’altro, oltre ai consueti “antichi simboli del sole” disseminati qua e là! Vengono salutati Sepultura, Ratos de Porao, Sodom e Rattus! Musicalmente i nostri (introdotti dalla voce di Hitler con cui si apre l’Lp!) fanno Death/Black Metal d’epoca, né più né meno: semplice, basilare e dalle velocità molto elevate. Presi uno a uno i pezzi sono bestiali e trascinanti, messi insieme tutti e nove tendono un po’ troppo ad assomigliarsi fra loro. Le liriche sono in portoghese e offrono titoli-perla come “Faccao Revolucionaria Armada”, “III Reich”, “Setembro negro” e la title-track. Insomma, per molto tempo questo disco restò per me come un singolare esempio di Metallo nazista sudamericano (beh, qualcosa che valeva la pena possedere, converrete!), poi circa tre anni fa entrai in contatto epistolare coi tipi della Cogumelo (l’etichetta brasileira che all’epoca stampò questo Lp, oltre ai primi lavori di Sepultura e Sarcofago! E’ ancora attiva adesso e stampa sempre parecchi dischi, addirittura anche di Rap o Alternative, di bands brasiliane, solo che deve essere caduta un po’ in disgrazia se i suoi dipendenti si sono ridotti a scambiare dischi col sottoscritto, cosa che abbiamo fatto in effetti un paio di volte!) e ne approfittai per chiedere notizie sugli Holocausto; seppi allora che dopo questo “Campo de exterminio” i quattro bambi si erano dati al Prog Metal (?!?!?!) e avevano fatto uscire un altro paio di Lp (rigorosamente circoscritti al Sudamerica), mentre tutto il circo nazista degli esordi altro non era che una sorta di provocazione, di voglia di shockare…e c’erano riusciti in pieno ‘sti Holocausto, altro che bambi e dementi: a modo loro sono stati geniali (non come i grandiosi primi Disciplinatha, ovvio!)!! Onore (anzi, blood & honour, eh eh!) a loro!

 

POINT OF VIEW “Discography” (Cassetta 92-96)
Non è mai uscita una cassetta così, è solo la sessanta che mi sono registrato io con tutti i pezzi del gruppo che ho recuperato nel corso degli anni. I P.o.V. erano la band capitanata da Andrea Valentini (penso lo conosciate, in caso contrario è quello di Shove ‘zine, su carta e nel web, che adesso suona nei Reverends) e sono stati per lungo tempo (assieme ai loro cuginetti Permanent Scar e alle vecchie glorie Peggio Punx) la bandiera dell’Hardcore di Alessandria, basso Piemonte. Erano il classico gruppo di male assortiti (almeno quando li vidi per la prima volta di persona, già dopo alcuni cambi di formazione): Andrea capellone e barbuto, amante del Punk-Rock’n’Roll e del vecchio Metal, Roberto, chitarrista virtuoso e metallaro/hard-rocker, quel crustone di Fulvio al basso (che suonava anche coi Permanent Scar e che adesso è nei Jilted) e infine Fabrizio, tecnicissimo batterista dal look elegante e (pare) dal cuore di turnista. Facevano un Hardcore melodico molto Emo (un po’ vagamente alla Dag Nasty se volete, ma l’originalità era ben presente), cantato in inglese e suonato alla grande. Non furono comunque molto apprezzati in giro, non fecero poi molti concerti nella penisola (ovviamente mai andarono all’estero), e alla fine buttarono fuori solo un paio di 7”, una cassetta e una lunghissima serie di pezzi per compilations di vario formato. Avevano un po’ precorso i tempi: quando uscì il primo 7” (quello per l’etichetta francese Inaudito) erano forse gli unici qui in Italia a proporre un genere di Hc così melodico, ma quando ci fu il boom dell’Accacì melodico vennero tacciati di eccessivo metallarismo (abbastanza infondatamente, e ve lo dice uno che si fa di Metal tutti i giorni!) e rimasero nell’ombra, non cagati praticamente da nessuno. Alla fine si sciolsero, proprio quando il loro tipo di musica stava ritornando sulla breccia (pensate a certo Emo-Pop che va di moda adesso)…ma il gruppo del Valentini non poteva che finire così! I loro singoli si trovano ancora in giro, spesso a prezzi da fame, fatevi un favore e investiteci qualche millino: non resterete delusi!

 

SCORPIONS “Worldwide live” (doppio Lp 85)<
Potrei mentire e dire che la band di Klaus Meine non è mai stata contemplata dai miei, pur svariati, ascolti, ma chi, conoscendo la mia passione per tutto quello che è Metal-Tarro anni 80, sarebbe disposto a credermi? Eppure se con la memoria vado indietro agli anni 84/87, credo che, soprattutto negli ultimi due (86 e 87, intendo), mi sarei rotolato in un letamaio piuttosto di ammettere di possedere una C90 col doppio dal vivo “Worldwide live”! Ma andiamo con ordine: conobbi gli Scorpions più o meno come successe per gli Iron Maiden, cioè sentendo due o tre pezzi alla radio (era l’84? Mi sembra) e rimanendo folgorato da classici tipo “Big city nights” o “No one like you”, che mi spingevano ad imbarazzanti e stonati sing-along allorquando il sabato dopo cena sguazzavo nella vasca per il bagno settimanale (ero troppo piccolo per essere contagiato dalla febbre del sabato sera e durante il periodo della scuola uscivo sì e no sette o otto sere in nove mesi!) con un atroce walkman-mono e i crucchi (catturati dalla radio su una Basf Ferro!) a manetta in cuffia! Erano dei grandi gli Scorpions, eppure, rispetto per esempio ai succitati Irons, avevano un grosso neo: piacevano molto al pubblico femminile e questo, ai miei occhi di True Metaller, suonava sinonimo di commerciale e se un True Metaller come mi reputavo ascoltava roba commerciale, beh, era automaticamente un poser e perdeva consensi (di chi non lo so ancora bene, comunque…). Così un bel giorno, stufo di ascoltarmi “Worldwide live” di nascosto (anche qui non so da chi mi dovevo nascondere, probabilmente dalla mia metal-coscienza!) e ormai di controvoglia perché sapevo che razza di venduto stavo diventando, decisi di non rovinare la mia reputazione di “Die-Hard Thrasher”, costruita a suon di gruppacci (per modo di dire!) tipo Slayer, Bathory, Sodom, Metallica, Venom, Bulldozer, Anthrax, ecc. ecc., e regalai la cassetta alla mia amica (di allora) Giovanna (che un paio d’anni fa si è sposata, tra l’altro…che tristezza)…comunque senza secondi fini, malelingue! Comunque sia, mossa quanto mai avventata, ragazzi! Me ne sarei reso conto solo molti anni dopo, un paio di estati fa (‘99), quando, entrando al Brick con un paio di soci in un orario tipo le due del mattino di un martedì (ero in ferie), sono stato travolto da una “No one like you” sparata a volumi stratosferici, mentre il Budda, già nel locale, mi riceveva con un: “Senti che Rock! …Scorpions!!”. Immediatamente, il giorno dopo, mi sono fatto prestare una versione su cassetta del doppio-live con cui ho allietato le mie ultime mattinate vacanziere: “Blackout” per le operazioni di risveglio, “Rock you like a hurricane” per quelle di lavaggio e vestizione, e infine “Dynamite” per la trionfale uscita di casa in direzione bar per un caffè + brioche con lettura della “rosea” incorporata!

 

V/A “PROJECTIONS OF A STAINED MIND” (Lp/Cd 91)
…e pare ne esista anche una versione-box con dieci 7”! Questa è la bibbia vera e propria dello Swedish Death Metal esploso a cavallo fra gli ottanta e i novanta. Quattordici i gruppi presenti (almeno sulla mia cassetta duplicata dal cd; si dice che bands e pezzi siano diversi a seconda dell’edizione!): ci sono proprio tutti! Entombed, Therion, Merciless, Grotesque (futuri At the Gates), Unleashed, Tiamat, Dismember e gli ospiti norvegesi Mayhem (con lo svedese suicida Dead alla voce!), più nomi meno noti come Nirvana 2002, House of Usher, Chronic Decay, Macrodex, Traumatic e Skull. Death Metal quindi (e generalmente sempre a manetta!), con le puntatine nel Black di Grotesque e Mayhem (che erano nel periodo della svolta dal Death al Black) e le contaminazioni punkeggianti degli Skull. Una compilation veramente da paura!!!!