Battles in the North

“Done my time I got nothing to prove, if you’ve got nothing there’s nothing to lose”

 

(Slapshot, 1996)

 

E’ il febbraio del 1991, io sono in quinta liceo scientifico (a luglio mi diplomerò con un risicato 36/60) e da qualche settimana ho iniziato a vedermi con una ragazzina della mia stessa scuola. Non ci combinò granchè a dire il vero e un giorno la stessa durante l’intervallo si presenta davanti alla mia classe porgendomi un sacchetto di plastica (contenente due cassette che le avevo prestato e una mia sciarpa che le avevo messo al collo un pomeriggio di gennaio in cui aveva freddo), gesto simbolico che stava a significare che fra noi due era tutto finito, anche se non è che fosse poi cominciato molto. Sedotto ed abbandonato decisi di trovare una nuova ragione di vita nell’hooliganesimo applicato all’hockey su ghiaccio! Chiavenna, la cittadina vicina al confine svizzero dove andavo a scuola, vantava una società di detta disciplina che all’epoca militava in serie B2. La squadra era un mix di giocatori semi-professionisti e di giovani locali (fra cui un paio che fino all’anno prima facevano la mia stessa scuola), più la stella (professionista, ovviamente), il difensore cecoslovacco Polasek. Quell’anno il team chiavennasco aveva raggiunto la finale per la promozione in B1. Avversaria era la squadra di Aosta e Courmayeur, cioè i Lions Courmaosta (società che è poi defunta nel ’99). La prima partita in Valle d’Aosta aveva visto prevalere i padroni di casa, mentre al ritorno era stato il Chiavenna ad aggiudicarsi il match, ragion per cui si rese necessaria una “bella”, nuovamente in territorio valdostano. Io, sia in quella stagione che in quella precedente, avevo visto alcune partite dalla “curva” (in realtà una tribuna laterale) locale, invitato da alcuni ragazzi della mia scuola che erano presenza fissa il tardo pomeriggio del sabato (orario in cui il Chiavenna giocava le gare interne). Avevo presenziato anche alla finale di cui sopra, partita in cui la curva aveva fatto un tifo pazzesco grazie al quale mi ero divertito davvero parecchio (dato che per il resto non ho mai ben capito come funzionasse il gioco in campo, al di là del fatto che quando il dischetto finiva in rete era gol…). Il gruppo ultras principale era quello degli Alcool-Fossa dei Beoni, composto da alcuni ragazzi (tutti over-20) figli della Chiavenna Bene, mentre l’unico altro gruppo, i Nutters, era composto da ragazzi più giovani (under-20) provenienti dall’hinterland chiavennasco, diciamo così, e di estrazione piccolo borghese od operaia. I ragazzi che mi invitavano appartenevano a quest’ultimo gruppo, anzi l’avevano pure fondato un paio di stagioni prima, quando per un breve periodo si erano chiamati Wine’s Lovers sulla scia del gruppo-guida. Gli Alcool erano politicamente orientati a destra, mentre ai Nutters non gliene poteva fregare di meno, anche se spesso intonavano ‘bandiera rossa’ tanto per fare incazzare (bonariamente, va detto) quelli del gruppo principale. Una cosa che succedeva spesso era che gli Alcool lanciassero il coro ‘Tutti in alto eh-eh, tutti in basso oh-oh, tutti a destra eh-eh’ con tutti che prima salivano verso l’alto della gradinata, poi scendevano verso il basso, poi si spostavano a destra, finchè il coro si chiudeva con ‘a sinistra non si va’ (una scherzosa presa di posizione politica, ovviamente), e tutti si fermavano in un groviglio laocoontico. Occasionalmente i Nutters ristabilivano l’ordine originario intonando ‘Tutti a sinistra!’ alzando scherzosamente il pugno chiuso (sempre per far incacchiare gli Alcool), con la gente che tornava al suo posto. Come tifoseria, considerato il tipo di sport e considerata la minuscola realtà, quella chiavennasca era decisamente in gamba. Numerosi, vocianti e con varietà nei cori (a volte anche ironici od autoironici), i ragazzi della nord di Chiavenna facevano spesso uso di fumogeni e torce e sfoggiavano striscioni professionali, oltre ad aver stampato gli adesivi e le sciarpe degli Alcool (a tutt’oggi ne ho ancora una appesa nella camera degli ospiti). Andavano anche in trasferta, magari solo in dieci, ma ci andavano, e si rammaricavano del fatto che a Chiavenna non arrivassero mai degli ultras ospiti, soprattutto quelli del Valpellice (vallata del torinese) con cui c’era una forte rivalità, dato che ogni volta che i chiavennaschi andavano a Torre Pellice c’erano sempre scaramucce e volavano insulti e schiaffi. L’altra sera ho visto il Valpellice giocare su Rai Sport, la squadra piemontese ora milita in serie A ed ha appena vinto la Coppa Italia e perso la finale (sulla lunghezza delle cinque gare) di campionato contro l’Asiago. Ma torniamo a quel febbraio di più di ventidue anni fa, quando i ragazzi della curva stanno organizzando la nuova trasferta in Valle d’Aosta. Una mattina uno di quelli della mia scuola me ne parla durante l’intervallo e io, di colpo, decido di aggregarmi! Ho bisogno di sgomberare la testa dalla presenza di una piccoletta dal dolce sorriso e cosa c’è di meglio che unirsi ad una brigata di maschi pronti a tutto nel nome della loro cittadina? ;-) All’epoca ero abbonato nella curva interista, ma quella domenica l’Inter avrebbe giocato a Roma contro i giallorossi (trasferta per me economicamente proibitiva, oltre che improponibile come tempistiche. E aggiungiamoci anche pericolosa), per cui non c’era nessun ostacolo nerazzurro che si potesse frapporre fra me e questa gita valdostana. La partita è prevista per la sera di sabato 16 febbraio, si parte da Chiavenna alle tredici e trenta. Io vado a scuola con lo zainetto praticamente privo di libri e materiale didattico in genere, dato che andrò direttamente all’appuntamento con tutta la banda assieme al gruppetto liceo/ragioneria (le due scuole erano ubicate nello stesso complesso). Al ritorno ho già chiesto ed ottenuto di farmi scaricare a Colico. Mi presento in perfetta tenuta da ultrà-ignorante: capelli cortissimi tagliati un paio di giorni prima, bomber olivastro, sciarpa dei Viking Inter al collo, jeans scuri e anfibi Doc. Martens ai piedi con le immancabili stringhe rosse. In testa, ovviamente, una berretta anti freddo. Sono l’unico del gruppo (saremo una trentina) che viene da fuori Valchiavenna e, anche se mi conoscono già tutti, vengo guardato con una certa ammirazione mista probabilmente alla perplessità sulle intenzioni di questo cazzo di colichese che fra l’altro non capisce niente di hockey. Ci sono anche gli striscioni arrotolati, quello degli Alcool da trasferta (che era quello che usavano in casa nei primi anni di vita del gruppo, poi sostituito per le gare interne da uno striscione lunghissimo con la dicitura Alcool-Fossa dei Beoni) e quello dei Nutters che veniva usato sia a Chiavenna che fuori e costituito in pratica da un telo verde con scritto in bianco Nutt- e uno blu con scritto -ers, inframezzati da una bandiera dell’Eire, che stava a significare un approccio festaiolo fatto di bevute e divertimento, in contrasto con l’idea di violenza pura della più classica ed abusata bandiera inglese. Arriva il pullman, saliamo e subito i ragazzi degli Alcool tengono fede alla denominazione del loro gruppo iniziando a far circolare superalcolici vari (niente birre o vino, direttamente i grossi calibri). Io invece nello zainetto ho un paio di bottiglie di acqua minerale, non sono ancora diventato totalmente straight edge (ci vorrà ancora un annetto e mezzo), ma non voglio toccare una goccia d’alcool, devo restare lucido e presente, pronto per la battaglia ;-) ! Oltre all’acqua nel mio bagaglio c’è anche un piccolo walkman, che a volte già da un paio di stagioni mi porto a San Siro per registrare i cori della Nord direttamente dal suo epicentro, realizzando così alcune cosiddette “cassette-tifo” (che per un po’ di tempo ho pure scambiato con altri pazzi come me in giro per l’Italia e l’Europa, affiancando così al tape-trading di nastri hardcore-punk-metal anche quello curvaiolo). Stavolta il registratorino è con me perché voglio documentare questa trasferta con gli ultras dell’hockey: avrei mai pensato allora che ventidue anni dopo il contenuto di quel nastro sarebbe finito su di una fanzine che all’epoca non era ancora nemmeno un’idea? Trentatre minuti di cassetta (oltre ai vari cori, ci sono alcuni brevi dialoghi o frasi catturati per caso e parecchie imprecazioni! Tutto quello che è riportato in corsivo viene direttamente da quel nastro del ‘91), che iniziano con due introduzioni di altrettanti miei compagni di viaggio (che rimarranno anonimi), i quali non appena videro il registratore vollero incidere per i posteri le seguenti immortali parole: Bene, oggi giornata memorabile per l’Hockey Club Chiavenna. Ultras in trasferta ad Aosta. Giornata intensa, ragazzi! declama il primo, seguito a ruota dal secondo: Giorno 16/02/1991, tifosi in trasferta pronti alla partenza, in culo a questa fottutissima scuola di merda! Per entrambi il tono è sull’esaltato andante, con la voce che quasi trema, in quel momento l’adrenalina pompa a mille. E dal pullman parte il primo coro: Ehhh dai Chiavenna alè, ehhh dai Chiavenna alè, ehhh dai Chiavenna alè, dai Chiavenna alè-ehh-oh! Durante il viaggio, di cui ricordo pochino (anche perché solo i due momenti che seguono vennero registrati), insegno ai ragazzi dei Nutters il seguente coro, subito cantato a gran voce da tutto il gruppo: C’è chi le chiama bagasce, c’è chi le chiama puttane, sono le valdostane, sono le valdostane… L’avevo sentita nella curva interista a proposito delle sampdoriane (e la domenica dopo questa trasferta di hockey, a San Siro per Inter-Atalanta, sarò io a suggerire a Pisu, il capocoro dei Boys all’epoca, la variante ‘c’è chi le chiama bagasce, c’è chi le chiama sgualdrine, sono le atalantine’. Nella stagione 02/03 vidi un altro Inter-Atalanta e in curva la si cantava ancora così. Mi sono sentito onorato ;-) !). Sosta in un autogrill, il nastro documenta un: “non rubate un cazzo stavolta, porco dio!” l’ammonimento di uno dei capi degli Alcool, in riferimento alla prima trasferta valdostana di quindici giorni prima in cui i ragazzi più giovani si erano dilettati in qualche furtarello, con conseguenti problemi con la vigilanza dell’esercizio in questione. Il pullman riparte, abbandoniamo il Piemonte ed entriamo in Valle d’Aosta; la regione dei Kina, penso io che ci vengo per la prima volta in vita mia, mentre dal finestrino osservo i castelli e le montagne innevate. In effetti qui è bianco dappertutto, ha nevicato parecchio ultimamente e quando arriviamo al parcheggio del pullman, ci troviamo in mezzo a mucchi di neve ciclopici. Scendiamo e i primi locali che vediamo sono un gruppo di ragazze. C’è chi le chiama bagasce, c’è chi le chiama puttane, sono le valdostane, sono le valdostane… E’ l’ovvio coro cantato a gran voce da tutto il gruppone appena sceso dal pullman. Tempo un minuto e arrivano i ragazzi locali, una decina di mezzeseghe che, stando a distanza di sicurezza, ci mostrano il dito medio. Figli di troia, voi siete figli di troia cantiamo in risposta e subito dopo Come mai come mai non ci caricate mai? E in effetti i ragazzini si allontanano, mentre noi gli facciamo il gesto della raspa. Arriviamo allo stadio, o meglio, al campo all’aperto. Il ghiaccio su cui si svolgerà la partita, le tribune in ferro laterali con la neve spalata da poco e tutto attorno le montagnette ghiacciate ammassate qua e là: se esiste una situazione migliore per una partita di hockey su ghiaccio ditemelo voi ;-). Noi trenta ultras raggiungiamo nel settore a noi riservato i pochi familiari dei giocatori del Chiavenna al seguito, fra cui spicca la ragazza di uno di loro, la quale qualche anno prima era stata per un po’ assieme nientepopodimenochè ad Andrea Roncato. Per tutta la partita mi tratterrò dal presentarmi alla signorina come “capoufficio pacchi!”, in omaggio ad una delle migliori interpretazioni dell’attore bolognese, quella del sessuomane Loris Batacchi in ‘Fantozzi subisce ancora’. Intanto gli ultras della città del Mera iniziano a farsi sentire: Siamo sempre con voi, siamo sempre con voi, siamo sempre con voi, per sempre ciavenàsc! mentre alla ringhiera vengono appesi i tre tamburi (un rullante e due timpani, tutti con pelli ormai devastate) che solitamente vengono utilizzati nelle gare interne. Ein-zwei-drei, forza Chiavenna, sieg heil! …dicevo prima della “lievissima” ispirazione destrorsa degli Alcool, appunto. E chi non salta è un valdostano oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh (porcodiooooo! – urlo isolato) E chi non salta è un valdostano oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh! E sull’aria di ‘Bella ciao’ (al di là della connotazione politica non certo troppo gradita al gruppo-guida ;-) ….) si va avanti per un bel po’, col sottofondo del rumore della gradinata in acciaio su cui sta saltellando una quarantina scarsa di persone, le quali poi battono le mani cantando: E chi non batte le mani è un valdostano, è un valdostano, è un valdostano. E poi sull’aria di ‘Rosamunda’: Dai Chiavenna, forza Chiavenna alè, dai Chiavenna, forza Chiavenna alè, dai Chiavenna, forza Chiavenna alè, oh-oh-oh-oh-oh-oh-oh, dai Chiavenna alè-alè. Adesso i ragazzi si stanno scaldando: A Chiavenna Alcool, in Piemonte Alcool e nel mondo, ciàvenasc, an se semper fö di strasc (traducibile con ‘fuori di testa’, più o meno). E poi: Dai Chiavenna, dai Chiavenna, dalla curva si alzerà, noi ti amiamo, ti adoriamo, siamo del commando ultrà. Sono tutti gasati a mille e si canta di conseguenza: Non ci sto dentro più sha-la-la-la-la, non ci sto dentro più, sha-la-la-la-la-la-la. “Cazzo fai? Stai registrando?” mi chiede un bestione degli Alcool con un accento così chiavennasco che necessiterebbe del porto d’armi “Sì…” rispondo io un po’ preoccupato. “Ah ok!” mi dice il mammuth di rimando. Tiro un sospiro di sollievo. Chiavenna la la la la la, Chiavenna la la la la la… e qui i canti sono abbastanza sconnessi e fuori tempo e i tamburi sono percossi a casaccio: l’alcool sta salendo al cervello di gran parte dei presenti, anche se il gruppo si riprende e ricompatta subito. I tifosi locali non sono ultras o gruppi organizzati, ma rimangono comunque un bel po’ di persone, circa duecento. Fra noi e loro ci sono tre o quattro metri di gradinata vuota, presidiata da un paio di carabinieri, cioè praticamente da nessuno, ma i chiavennaschi se ne fregano: E Courma e Courma e Courma vaffanculo, e Courma e Courma e Courma vaffanculo. E poi, dato che se ne fregano, appunto, in una ventina intonano il classico canto fascista del dopoguerra: Me ne frego è il nostro motto, me ne frego di morire, me ne frego di Togliatti e del sol dell’avvenire, ecc.ecc. (la cantano tutta, ma evito di riportarla per intero). E poi a seguire ancora: Ein-zwei-drei, forza Chiavenna, sieg heil! Con qualche braccio teso nella notte invernale. Scendono in campo i giocatori e la partita sta per iniziare: “Lele la torcia, la torcia!” urla uno dei ragazzi dei Nutters a un altro e dai quaranta tifosi ospiti sale il grido: Chiavenna-Chiavenna!!! Subito seguito dall’inno degli Alcool: Ingranati stiam marciando siam la fossa dei beon, oh beon beon beon, beon beon, siam la fossa dei beon (sulla musica de ‘L’armata Brancaleone’), Alcool-Chiavenna-Fossa dei Beoni! E poi: E questo è il cuore che batte, che fa cantar tutti in coro, forza Chiavenna, c’è solo un grande Chiavenna. Dai tifosi di casa parte qualche fischio a cui i chiavennaschi rispondono con: Guarda lì, guardali là Sandra Milo e i piccoli fans Minacciando poi i locali con: E dopo veniam da voi, e dopo veniam da voi, e dopo veniamo e dopo veniamo e dopo veniam da voi. Anche se in realtà nessuno, né da parte chiavennasca né tantomeno da parte valdostana, ha voglia di menare le mani, infatti non succederà nulla a parte qualche spintone (molto all’acqua di rose) fra qualche locale e quei nostri ragazzi che in gruppi di due o tre persone si avventuravano al bar dell’impianto durante gli intervalli. E’ ora il momento di incitare i giocatori del Chiavenna: Polasek Polasek Polasek / Loris D’Agate, c’è solo un Loris D’Agate (il portiere) / Oi-la-la Fusoni, oi-la-la Fusoni, oi-la-la, alè Fusoni. E poi la squadra intera: Quando saremo uniti nella nord, come una bomba il tifo esploderà, Chiavenna è qua, Chiavenna è là, Chiavenna è forte e vincerà, alè alè, alè alè… L’arbitro è un certo Tadini di Milano, odiatissimo dalla tifoseria chiavennasca che difatti al primo fischio contrario gli dà subito il benvenuto: Tadini figlio di troia, Tadini figlio di troia. Gli addetti ai tamburi suonano ritmi tipicamente da stadio, mentre in sottofondo si ode qualche bestemmia. Il Chiavenna attacca a spron battuto, il gol è nell’aria e uno dei presenti appollaiato sulla balaustra raccomanda al vicino: ‘Se segnano non buttarmi giù porcodio eh?! Che ti inculo se no!’. Il gol però non arriva, anche se i ragazzi non smettono di incitare la propria squadra: Forza Chiavenna alè, sha-la-la-la-là Forza Chiavenna alè, sha-la-la-la-la-la-là. E di marcare le distanze fra loro e i padroni di casa: E chi non batte le mani è un valdostano, è un valdostano, è un valdostano. Non vengono dimenticati i giocatori del Courmaosta: Zanon, Zanon, succhiami i coglion! La squadra intera: Courma di merda, c’è solo un Courma di merda, Courma di merda, c’è solo un Courma di merdaaaa! E le donne e ragazze locali, naturalmente: C’è chi le chiama bagasce, c’è chi le chiama puttane, sono le valdostane, sono le valdostane. Segna il Courma. I ragazzi sono affranti e il registratorino immortala questi commenti: ‘Porco dio stiamo perdendo’, ‘Dio cane e la madonna!’, ‘Stiamo perdendo…porcodiooo!’ ‘Porco di quel dio cane…’. Ma subito si alza il grido: Forza Chiavenna alè, sha-la-la-la-là Forza Chiavenna alè, sha-la-la-la-la-la-là. Un attimo viene dedicato ai tifosi locali che esultano: E dopo veniam da voi, e dopo veniam da voi, e dopo veniamo e dopo veniamo e dopo veniam da voi. Per riprendere poi con: Chiavenna-Chiavenna!!! E ancora: Dai Chiavenna eh-eh, dai Chiavenna oh-oh, dai Chiavenna eh-eh, dai Chiavenna alè alè. La vita dell’arbitro è sempre dura, anche per quelli dell’hockey su ghiaccio: Tadini Tadini Tadini vaffanculo, Tadini Tadini Tadini vaffanculo. A cui segue un roboante: Succhiami, succhiami, succhiami l’uccello, oh Tadini sai fare solo quello!. ‘Occhio, porco dio ogni volta mi tiri giù il berretto!’ dice piccato un ragazzo ad un altro che si stava muovendo un po’ troppo alle sue spalle. E’ora il momento di insultare i giocatori del Courma. Va detto che, dato che le squadre e i giocatori erano più o meno sempre quelli nel corso delle varie stagioni, gli ultras chiavennaschi conoscevano benone tutti ed avevano i propri bersagli preferiti in ogni squadra. Una cosa reciproca, ricordo infatti che all’andata mentre stavo entrando nell’impianto di Chiavenna e il Courma si stava riscaldando, uno dei ragazzi che entrava con me gridò “Oro, pezzo di merda, vaffanculo!” a uno dei giocatori ospiti, il quale per tutta risposta scagliò il dischetto verso di noi con una mazzata terrificante che se non fosse stato per la spessa rete di protezione avrebbe staccato la testa a qualcuno! Il primo della lista è ovviamente lui: E Oro è un figlio di troia, è un figlio di troia. Segue il loro cecoslovacco: Jiri Rech vaffanculo! Per proseguire poi con una canzoncina che a seconda dell’occasione veniva adattata a vari giocatori/arbitri, in questo caso ad Olivo del Courma: Per andare, per andare a St. Moritz, si fa il passo del Maloja, c’è l’Olivo che fa la troia, c’è l’Olivo che fa la troia / Allemagna, Allemagna panettone, caramelle e cioccolatini, c’è l’Olivo che fa i pompini, c’è l’Olivo che fa i pompini / non fa un cazzo, non fa un cazzo tutto il giorno, non si guadagna la pagnotta, ma sua moglie fa la mignotta, ma sua moglie fa la mignotta. Neanche il tempo di finirla che segna il Chiavenna! I ragazzi non stanno più nella pelle: ‘Goool porcodio!!!!’, ‘Gooool!!! Figli di troiaaaaaa!!!!’. E poi tutti assieme sulle note di ‘Happy happy Halloween’: Dai chiavenna alè alè, oh-oh-oh-oh-oh-oh, dai Chiavenna alè, alè, dai Chiavenna alè. Segna ancora il Chiavenna, ma il maledetto Tadini annulla il gol. I ragazzi non condividono la decisione:’Dio cane, annullato??’, ‘L’ha annullato!! L’ha annullato!!! …Porcodiooo!’. Segue una serie di cori dedicata all’arbitro e alla lega italiana hockey su ghiaccio: Tadini Tadini Tadini vaffanculo, Tadini Tadini Tadini vaffanculo / Lega italiana – figli di puttana! / Tadini Tadini Tadini vaffanculo, Tadini Tadini Tadini vaffanculo (ancora) / Tadini figlio di troia, Tadini figlio di troia…E poi subito i cori per sostenere la squadra allenata dal coach cecoslovacco Karel Blazek: Chiavenna-Chiavenna! / E facci un gol eh-eh!, e facci un gol eh-eh! e dai Chiavenna facci un gol, ed è la nord che te lo chiede, e dai Chiavenna facci un gol / Forza Chiavenna alè, sha-la-la-la-là Forza Chiavenna alè, sha-la-la-la-la-la-là / Forza Chiavenna – Forza Chiavenna (ritmico) / Chiavenna-Chiavenna! I tifosi e la città locale (anche se si giocava a Courmayeur) non vengono comunque dimenticati: Se prima ero da solo a cantare Aosta merda, adesso siamo in due a cantare Aosta merda, se prima eravamo in due a cantare Aosta merda, adesso siamo in tre a cantare Aosta merda (segue fino a sette). E nemmeno l’arbitro: Succhiami, succhiami, succhiami l’uccello, oh Tadini sai fare solo quello / Tadini Tadini Tadini vaffanculo, Tadini Tadini Tadini vaffanculo / Tadini tadini tadini valdostano, Tadini tadini tadini valdostano (insinuando connessioni proibite del direttore di gara con la società locale). La spazzatura (carte di merendine, mignon di superalcoolici terminati, pacchetti di sigarette vuoti, chewing-gum masticato, ecc.) lanciata in campo dalla curva chiavennasca viene raccolta da alcuni dirigenti del Courma, prontamente scherniti dai ragazzi alto-lombardi: Dei netturbini, voi siete dei netturbini. I boys del Mera rimarcano poi che: Noi facciamo quel cazzo che vogliamo, noi facciamo quel cazzo che vogliamo. E mettono le cose in chiaro con quelli che raccolgono gli oggetti e che adesso ci stanno minacciando dal di sotto: Dirigente sei un figlio di troia, allo stadio non ci vuoi fare entrar, ma se credi di farci paura, ce lo puoi solamente succhiar, la la la la la la…E poi si torna a sostenere la squadra: Ehh dai Chiavenna alè, ehh dai Chiavenna alè, ehh dai Chiavenna alè, dai Chiavenna alè, eh-oh! Il Chiavenna coglie un clamoroso palo (il secondo del match) e i ragazzi commentano a modo loro: ‘palo! palo!’, ‘porca troia…’ grida una voce, ‘…impestata!’ fa eco un’altra, ‘due ne abbiamo presi!’ dice qualcuno con un tono a metà fra l’incazzato e lo stupito. E subito si torna a tifare: Quando il vento alzerà le bandiere, e i tamburi torneranno a rullar, dalla curva un solo grido si alzerà, dai Chiavenna vinci per noi ultrà / Forza Chiavenna – Forza Chiavenna (ritmico). Portaci portaci portaci a Sanremo, Paolo Riga portaci a Sanremo cantano vantandosi dalle proprie doti canore i Nutters, rivolti ad uno dei capi degli Alcool. Sale poi alto il grido Chiavenna-Chiavenna! E poi parte: Ehh dai Chiavenna alè, ehh dai Chiavenna alè, ehh dai Chiavenna alè, dai Chiavenna alè, eh-oh! che prosegue per un bel po’ stile cori della curva laziale di molti anni dopo, finchè il Chiavenna segna il gol del 2-1 e la curva letteralmente esplode: ‘Gol-gol, dio porco!!!’ ‘Figli di troia, figli di troia!!!’ ‘Bastardi! Nel culo, dio cane!’ e altri fonemi gutturali incomprensibili e che sono quindi impossibilitato a riportare qui. Comunque il senso era sempre quello ;-). I chiavennaschi adesso sono incontenibili: Ce ne andremo, ce ne andremo, ce ne andremo in serie B (nel senso della B1). E scherniscono i rivali: L’Aosta non canta più, l’Aosta non canta più, l’Aosta non canta l’Aosta non canta l’Aosta non canta più! La gioia è totale e tutti saltellano cantando a gran voce: Non ci sto dentro più sha-la-la-la-la, non ci sto dentro più, sha-la-la-la-la-la-la. Per poi celebrare l’autore del gol del vantaggio: Mingo gol – Mingo gol – Mingo gol – Mingo gol – Mingo gol… I giocatori del Chiavenna vengono ammoniti di non mollare col classico motto, ahimè, fascista: Boia chi molla è il grido di battaglia! Il Courma adesso fa fatica e i ragazzi chiavennaschi glielo cantano chiaro e tondo: Gioca di merda, il Courma gioca di merda, gioca di merda, il Courma gioca di merdaaa. Ma è la promozione ormai a portata di mano che ispira maggiormente gli ultras di Chiavenna in questo momento: Ohi-le-le-ohi-la-la dai Chiavenna sì, ce ne andremo in B (sulla musica del tristemente famosissimo ‘faccela vedè, faccela toccà). Oltre a continuare l’incitamento ai ragazzi in campo: Dai Chiavenna alè-alè, dai Chiavenna alè, dai Chiavenna alè-alè, dai Chiavenna alè, tutti insieme! Sulle note dello spot della Coca-Cola anni ottanta. E ancora: Chiavenna-Chiavenna!! / Chia!-Ve!-Nna! – Chiavenna – Chiavenna!!! Purtroppo il Courma segna il 2-2 su azione dubbia e come è facile prevedere il primo coro è: Ladri-ladri! Seguito dall’altrettanto prevedibile: Tadini-tu sei-un figlio di puttana! I ragazzi chiavennaschi minacciano: Se non cambierà lotta dura sarà! E in riferimento alla guerra appena scoppiata in Iraq: Come nel Golfo, finisce come nel Golfo. I tifosi locali esultanti ci fanno dei gestacci, ma la risposta dei chiavennaschi stavolta ha del geniale: Solo la neve, avete solo la neve (mutuata dal classico ‘avete solo la nebbia’ cantato dalle tifoserie calcistiche del sud a quelle del nord), ma adesso non abbiamo troppo tempo per le mezzeseghe locali, è il momento di sostenere i nostri: Siamo sempre con voi, siamo sempre con voi, siamo sempre con voi, non vi lasceremo mai / Forza Chiavenna – Forza Chiavenna (ritmico) / Forza Chiavenna alè, sha-la-la-la-là Forza Chiavenna alè, sha-la-la-la-la-la-là. Un paio di ragazze locali ci gridano qualcosa, non capiamo cosa dicano, ma intuiamo che sono parole di scherno, di conseguenza si leva subito alto l’ormai classico coro: C’è chi le chiama bagasce, c’è chi le chiama puttane, sono le valdostane, sono le valdostane. Il Courma segna il 3-2 e la partita sfugge di mano al Chiavenna. ‘Dai porco dio…’ (dice qualcuno a bassa voce, ormai rassegnato), ‘Oro, picio, figlio di puttana!’ inveisce qualcun altro all’indirizzo del giocatore avversario più odiato. Ma nessuno dei ragazzi-ultrà molla: Dai Chiavenna alè-alè, dai Chiavenna alè, dai Chiavenna alè-alè, dai Chiavenna alè, tutti insieme! Qui è un momento commovente: cantano tutti a pieni polmoni anche se si sta mettendo davvero male. E infatti poco dopo il Courma segna il gol del definitivo 4-2. Il Lele si avvicina al walkman e immortala le seguenti parole: “Ragazzi abbiam preso il gol del 4 a 2, abbiamo perso…basta…finita”. Il finale di partita vede i chiavennaschi gridare ai valdostani: Campioni del cazzo eh-eh-oh-oh Ricordando loro che: Ladri siete e ladri resterete! Tadini non viene dimenticato di certo: L’è un milanès de merda, l’è un milanès de merda. E nemmeno la squadra, che comunque ha dato tutto: Grazie lo stesso! quando i ragazzi in campo vengono sotto la curva a salutare. Gli ultimi giri della cassetta sono dedicati a una manciata di secondi catturati mentre facciamo ritorno al pullman, con qualcuno che sibila “Dovevi tagliargli la capote”, rivolto credo ad un ragazzo che aveva appena rigato la fiancata di un’auto sportiva, la prima di alcune macchine vittime della rabbia vandalica dei chiavennaschi, che cantano: Hooligans, hooligans, hooligans, hooligans, hooligans…. E il nastro si chiude definitivamente con l’outro di uno dei ragazzi dei Nutters: “Questa partita è stata molto sofferta, nel senso che il Chiavenna ha giocato benissimo, ma come si sa gli arbitri non sono mai come si deve, ma almeno ci siamo rifatti adesso distruggendo qualche macchina, dio caneeee!!!”. Il ritorno in pullman l’ho quasi completamente rimosso dalla memoria e il fatto che non ci sia nessuna testimonianza audio dell’epoca fa sì che l’unico mio vago ricordo è quello di un groviglio di ragazzini in fondo al torpedone che dormono (o tentano di farlo, vedasi il sottoscritto) in maniera scomposta e sconnessa…

Note a margine:
Un paio di stagioni dopo questa del 90/91, la Federazione unificherà B1 e B2 in un’unica serie B, affrontata dal Chiavenna con l’allenatore-giocatore Anisin (tre ori e un argento ai mondiali con la nazionale sovietica e sei campionati dell’U.r.s.s. vinti col Cska Mosca!) e la stella ucraina Shastin. I playoff per la serie A2 verranno mancati per un soffio. A metà anni novanta, causa problemi economici, l’Hockey Club Chiavenna sospese per alcuni anni l’attività. Fu il momento dell’Hockey Club Alcool Chiavenna, squadra clamorosamente composta da alcuni degli ultras della trasferta appena raccontata uniti ad alcuni giocatori di quel 90/91, che per qualche stagione mantenne in pista l’hockey su ghiaccio nella cittadina alto-lombarda. Il Chiavenna attuale milita in serie C ed è allenato proprio da Bohumir Polasek, la stella di quella squadra fra fine 80’s e primissimi 90’s. Dopo quella trasferta valdostana io vedrò ancora qualche partita interna e seguirò gli ultras in trasferte vicine come Como e Varese nelle due stagioni fra ’91 e ’93, poi mollerò il colpo e a tutt’oggi l’unico altro match di hockey su ghiaccio che ho visto dal vivo fu un incontro della massima serie finlandese fra Jokerit Helsinki e TPS Turku nel 2004. Ricordo che entrambe le squadre avevano degli ultras, ma che il paragone con quelli di Chiavenna dei tempi d’oro sarebbe stato imbarazzante, per i tifosi finnici s’intende!